Baruch Spinoza

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

BARUCH SPINOZA (1632 – 1677)

• Filosofia come via verso la salvezza esistenziale ricerca di un bene vero, capace di dare un significato all’esistenza, e di colmare la sete umana di felicità. Ma Spinoza nega l’esistenza di un bene oggettivo: bene e male sono solo relativi; l’infinito e l’eterno che l’uomo ricerca si identificano con il Cosmo (= panteismo), e la gioia suprema con la consapevolezza dell’unione con esso.
• Il processo etico procede parallelamente al progresso intellettuale l’elevazione dell’uomo, la sua progressiva catarsi esistenziale, è teorica e pratica al tempo stesso. Ci sono diversi gradi di conoscenza, attraverso i quali avviene la progressiva ascesa della mente dalle forme conoscitive più basse a quelle più alte. Per conoscere, dobbiamo adoperare gli strumenti naturali, cioè le vere idee. Le forme del conoscere sono 3:
1) CONOSCENZA DI PRIMO GENERE, OPINIONE o IMMAGINAZIONE: accettare senza verifica le conoscenze altrui, o acquisire conoscenze sensibili frammentarie;
2) CONOSCENZA DI SECONDO GRADO o RAGIONE: conoscenza razionale e discorsiva: da un effetto, risaliamo alla causa;
3) SCIENZA INTUITIVA: intuizione dell’essenza della sostanza in quanto estensione e pensiero, e deduzione da essa dell’essenza delle cose.

“ La conoscenza del primo genere è l’unica causa della falsità, mentre quella del secondo e del terzo genere è necessariamente vera”; inoltre “la conoscenza del secondo e terzo genere, e non già quella del primo c’insegna a distinguere il vero dal falso”; l’immaginazione vede le cose come frammentarie e tra loro senza nesso; la ragione e l’intelletto colgono i rapporti e la struttura nella quale esse sono inserite. Tuttavia, non esiste un metodo per giungere alla verità, in quanto solo la verità già posseduta, è via a sé stessa; essa è “norma et index sui et falsi”, cioè criterio e indice di sé e del falso, in quanto solo sulla sua base si possono stabilire i contrassegni della verità; infatti, non si potrebbe mai raggiungere il vero e distinguerlo dal falso, se non si intuisse già, in qualche modo, la verità. Ma dove risiede, e in che cosa consiste, la verità? Essa si trova nelle idee innate, e consiste nella loro chiarezza e distinzione. L’idea vera per eccellenza, quella che ha in sé il massimo grado di certezza, è quella di Dio o di Sostanza, che rappresenta, al tempo stesso, il paradigma di ogni idea adeguata, e il punto di partenza da cui deve muovere il sistema della scienza (= la metafisica), che Spinoza concepisce come un procedimento attraverso il quale, poste talune definizioni di base, ne seguono necessariamente determinate conseguenze.
• Spinoza dimostra l’Etica secondo un ordine geometrico: egli, cioè, si serve di un procedimento espositivo che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni (= teoremi), dimostrazioni, corollari, e scolii (= delucidazioni). Spinoza è convinto che il reale costituisca una struttura necessaria, di tipo geometrico, in cui tutte le cose sono concatenate logicamente fra loro, e quindi sono “deducibili” sistematicamente l’una dall’altra. Il concetto fondamentale da cui parte Spinoza per dedurre tutto il sistema del sapere metafisico, è quello di sostanza; per sostanza si intendeva sia la forma, ossia l’essenza necessaria di una cosa, sia il cosiddetto sinolo, cioè l’individuo concreto in cui essa è incarnata, e si considerava il mondo come un insieme di sostanze gerarchicamente ordinate. La sostanza, essendo da sé (da sé = in sé), in quanto deve unicamente a sé stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà autosussistente ed autosufficiente, che per esistere non ha bisogno di altri esseri; la nozione di sostanza, essendo concepibile soltanto per mezzo di sé medesima, rappresenta un pensiero che per essere pensato non abbisogna di altri pensieri; la sostanza, quindi, gode di una totale autonomia ontologica e concettuale. Da questa definizione di sostanza, Spinoza fa derivare una serie di proprietà che la caratterizzano:
1) La Sostanza è increata, in quanto per esistere non ha bisogno di altro, essendo, per natura, causa sui, cioè un ente la cui essenza implica l’esistenza;
2) La Sostanza è eterna, perché essa possiede, come sua proprietà costitutiva, l’esistenza, che non riceve da altro;
3) La Sostanza è infinita, perché se fosse finita dipenderebbe da qualcos’altro, e perché la sua essenza non ha limiti;
4) La Sostanza è unica, poiché “nella natura non si possono dare due o più sostanze della medesima natura ossia del medesimo attributo”.

Questa Sostanza increata, eterna, infinita, ed unica, non può essere che Dio o l’Assoluto. Infatti, se la Sostanza è unica, essa sarà come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di sé, e nulla fuori di sé, per cui le cose del mondo saranno per forza o la Sostanza, o la manifestazione in atto di tale Sostanza. “Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita”. Quindi, Spinoza ritiene che Dio e mondo non costituiscano due enti separati, ma uno stesso ente, poiché Dio non è al di fuori del mondo, ma nel mondo, e costituisce, con esso, quell’unica realtà globale che è la Natura. “Deus sive natura”, dice Spinoza: “Dio, ovvero la natura”
PANTEISMO.
Per esemplificare meglio il rapporto fra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di “attributo” e “modo”; infatti, la Sostanza di Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna, che si manifesta in un’infinita di dimensioni (= gli attributi), e che si concretizza in un’infinita di maniere d’essere (= i modi). Gli attributi sono le qualità essenziali o strutturali della Sostanza. Essendo quest’ultima infinita, in quanto la sua essenza è illimitata, infiniti saranno pure i
suoi attributi. Tuttavia, noi ne conosciamo soltanto due: l’estensione e il pensiero, ovvero la materia e la coscienza. I modi sono, invece, modi d’essere, cioè le manifestazioni o le concretizzazioni particolari degli attributi, e si identificano quindi con i singoli corpi e le singole idee, che non hanno sostanzialità, in quanto esistono e possono essere pensati soltanto in virtù della Sostanza e dei suoi attributi. Spinoza, inoltre, distingue due tipi di modi: quelli infiniti e quelli finiti. I modi infiniti seguono direttamente o indirettamente da qualche attributo, di cui ne rappresentano proprietà strutturali; i modi finiti sono, invece, gli esseri particolari, questo corpo o quella idea, che derivano gli uni dagli altri, secondo una catena infinita. Dio non è il primo anello della catena dei modi, ma la catena modale nella sua globalità, ossia il sistema complessivo delle cose. Per questo motivo, la filosofia di Spinoza è indubbiamente una forma rigorosa e consequenziale di panteismo e IMMANENTISMO. Il Dio spinoziano è l’ordine dell’insieme delle parti; inoltre, esso è potenza e causalità infinita per essenza, non può essere senza essere causa. Esso non è al di sopra delle leggi naturali, ma le segue, in quanto sono le leggi della sua propria natura; tutto ciò che avviene, avviene, dunque, necessariamente; nulla e nessuno può sottrarsi all’ordine necessario che regola il reale. Quest’ordine necessario secondo il quale le cose sono prodotte ed esistono, è quello della determinazione casuale. Il più rigido DETERMINISMO, la più rigida relazione fra cause ed effetti, governa l’universo; il principio di tutto il processo di determinazione è la sostanza: lo è non in quanto assoluta, ma in quanto si articola e si esprime nella infinita serie delle cose finite, ciascuna delle quali è la sostanza stessa in uno dei suoi particolari aspetti.
• Negazione del finalismo in natura (convinzione che tutte le cose della natura agirebbero in vista di un fine, e Dio stesso dirigerebbe tutto verso un fine determinato), ma FINALISMO ANTROPOCENTRICO: gli uomini ritengono tutti di agire in vista di un fine, cioè di un vantaggio o di un bene che desiderano conseguire, e sono portati a considerare le cose naturali come mezzi per il raggiungimento dei loro fini, preparati per il loro uso da Dio. Nasce così il pregiudizio che la divinità produca e governi le cose per l’uso degli uomini, per legare gli uomini a sé e per essere onorata da essi, e che i malanni della vita siano una punizione per i peccati.
• Il determinismo non vale nel rapporto tra modi di attributi diversi: il corpo non determina la mente, né la mente il corpo. Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà qualitativamente eterogenee, in quanto lo spirito non può mai essere materiale e la materia non può mai essere spirituale. Come tali, esse non possono influenzarsi a vicenda. Ma, pur non influenzandosi a vicenda, le serie dei corsi e delle idee convengono necessariamente fra di loro, quasi come in una sorta di corrispondenza biunivoca in senso matematico, nella quale ad ogni mutamento corporeo corrisponde un’idea del mutamento stesso, e viceversa, nulla potendo accadere al corpo “che non sia percepito dalla mente”. Ciò accade in quanto il corpo è nient’altro che l’aspetto esteriore della mente, così come la mente è nient’altro che l’aspetto interiore del corpo PARALLELISMO METAFISICO: pensiero ed estensione non sono due sostanze, ma due attributi distinti di una medesima sostanza, e quindi due traduzioni diverse e simultanee della stessa realtà di fondo. Il parallelismo metafisico porta anche al PARALLELISMO GNOSEOLOGICO di soggetto – oggetto, ossia la convinzione che la struttura del pensiero riflette fedelmente la struttura dell’essere (= realismo).
• L’anima:

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