Aristotele

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Testo

ARISTOTELE (384 - 322 A.C.)
Fu discepolo di Platone ed espresse il proprio pensiero in testi brevi, concisi e di difficile comprensione.
La conoscenza per Aristotele
Come per Platone, per Aristotele per costruire una scienza è necessario pensare l'universale.
Solo pensando l'universale è possibile costruire una conoscenza solida, stabile, ma per Aristotele l'universale non è l'idea di Platone.
Per pensare le cose non è necessario postulare l'esistenza d'idee separate che esistano di per sé.
L'universale è il carattere comune di una molteplicità di particolari.
Platone_ chiamo qualcosa in un certo modo perché possiedo già la sua idea.
Aristotele_ dall'esperienza e da tutti gli aspetti comuni che mostrano gli esempi traggo il concetto universale (processo INDUTTIVO).

ESPERIENZA
|
estrazione dei tratti comuni
|
Concetto ← UNIVERSALE
Logico |
Parlo delle cose
Il carattere comune è il prodotto dell'induzione: l'intelletto dopo la percezione di casi singolari coglie l'universale, esso astrae le qualità stabili, astrae l'identico dal molteplice.
L'universale non è un "a priori" (Platone: CONOSCENZA PURAMENTE RAZIONALE), ma è acquisito "a posteriori" dalla mente (CONOSCENZA EMPIRICA).
Platone crede che sia necessario postulare l'esistenza delle idee perché noi possiamo pensare le cose anche senza percepirle. La sensazione ci può dare solo la conoscenza del particolare. Per conoscere il particolare, per poter chiamare in un certo modo quel particolare, devo già possedere l'universale.
Aristotele argomenta (per assurdo) che se così fosse, sarebbe necessaria una proliferazione all'infinito delle idee, che dovrebbero riguardare tutti gli enti finiti e anche quelli fittizi.
La teoria delle idee crea più problemi di quanti ne risolva.
Argomento del terzo uomo:
se l'idea, ad esempio l'idea di uomo (il predicato che descrive ciò che è comune fra tutti gli uomini e che rende possibile chiamare Platone e Socrate uomini), ha un'esistenza separata, se esiste di per sé, diventa una cosa "sui generis", una cosa fra le cose individuali empiriche, che gode delle proprietà di cui dice di essere predicato.
L'idea di uomo partecipa della classe degli enti empirici, cioè gli uomini, e diventa un "terzo uomo" oltre Platone e Socrate di cui faccio esperienza empirica.
L'idea diventa soggetto di predicazione, e come tale non è predicato di nulla, così che è necessario postulare un'ulteriore idea per dar conto di ciò che è comune tra Platone, Socrate ed il "terzo uomo" (cosa sui generis chiamata idea di uomo).
Aristotele, a differenza di Platone, parte dalla cosa particolare e individuale e si chiede che cosa si possa dire sensatamente di essa.
Esempi:
_ Socrate è uomo sostanza seconda → definisce l'essenza
_ Socrate è basso quantità
_ Socrate è bruno qualità
L'essere aristotelico, che non è più l'idea di Platone, è solo l'individuale, il particolare.
Aristotele rifiuta che le idee abbiano un'esistenza separata dalle cose sensibili.
L'universale ha una realtà puramente logica, è solo uno strumento utile per parlare delle "cose" che sono le uniche ad esistere e ad essere oggetto di predicazioni possibili.
L'universale stesso non esiste al di fuori delle cose sensibili.
I predicati, infatti, non hanno alcuna esistenza in sé.
Abbiamo dunque un rovesciamento ontologico, in quanto l'essere inteso come "ciò che veramente è" è costituito dalle cose stesse, le uniche predicabili.
ORGANO (STRUMENTO) → Trattato sulla logica aristotelica.
I LIBRO: LE CATEGORIE → Testo di semantica
E' un testo che analizza le differenti qualità semantiche dei termini e i loro contenuti, non le forme logiche.
Aristotele trova dieci categorie di predicati e individua quelle parole che possono fungere da soggetto, cioè tutte quelle che non possono fungere da predicato (termini singolari).
Le categorie sono le classi di predicazioni possibili di cui il genere descrive le qualità.
Da essi derivano predicati sempre più determinati, applicabili ad una certa cosa o uomo.
I predicati possono essere SOSTANZIALI e ACCIDENTALI.
Tra i primi abbiamo la Sostanza seconda, che risponde alla domanda
"che cos'è quella particolare cosa?"
mentre tra i secondi abbiamo tutti quelli che definiscono il soggetto fisicamente, visivamente.
La sostanza in senso forte per Aristotele è solo la SOSTANZA PRIMA, essa sola esiste di per sé (in pratica è l'essere aristotelico). Nulla le è anteriore.
La sostanza prima è ciò che riceve le predicazioni senza mai essere predicato, è l'oggetto delle predicazioni, il SOGGETTO, e non può fungere da predicato in quanto l'oggetto particolare non può essere un termine generale che predichi il puntuale.
La condizione di sostanzialità è l'esistenza separata (Sostanza: ciò che esiste di per sé), perciò Aristotele attribuisce alle idee platoniche un'esistenza individuale, come le cose individuali.
Per Platone sono le idee ad esistere di per sé, mentre per Aristotele sono le cose ad esistere di per sé, perciò quest'ultimo afferma che le idee platoniche non esistono di per sé perché si riferiscono alle cose sensibili e dipendono da esse.
L'universale di Aristotele non esiste separato, di per sé, esso è solo un carattere comune (assenza di separazione).
La sostanza prima è il massimo della determinatezza.
In senso logico è oggetto della predicazione (subjectum: ciò che sta sotto, che sta a fondamento), mentre in senso ontologico è ciò che rimane identico nel variare delle determinazioni (sostrato).
In Platone ciò che "è in sé" è l'idea, mentre in Aristotele è la sostanza prima.
L'essere in Platone appartiene alle idee, in Aristotele alle cose concrete e individuali.
Ontologia idealistica ← → Ontologia realistica
Postulo l'esistenza dei SOGGETTI,
dei termini puntuali
|
in senso ontologico parliamo di
SOSTANZA
|
Questi soggetti sono predicati dai predicati delle
dieci categorie per definire determinate caratteristiche
di queste sostanze
|
Diventano idee, ma solo nella nostra mente
Le categorie sono modi possibili di dire l'essere, esprimono i diversi modi dell'esistenza della sostanza.
La realtà è la sostanza e le sue proprietà accidentali.
Tutte le asserzioni espresse sulla realtà sono espresse entro le categorie del pensiero, in quanto la struttura del pensare corrisponde alla struttura della realtà.
Il valore ontologico delle categorie dipende dall'assunzione della corrispondenza fra linguaggio e realtà.
II LIBRO: DE INTERPRETATIONE → Testo di logica delle proposizioni
Il "De interpretatione" contiene una teoria delle proposizioni.
La proposizione, infatti, è l'unità semplice dell'argomentazione razionale, ed è composta da SOGGETTO e PREDICATO, dalla connessione di due concetti.
La connessione da vita ad una proposizione o ad un giudizio.
Se vera, essa dice qualcosa sulla realtà.
I termini presi isolatamente non sono né veri né falsi, solo la proposizione è vera o falsa.
Aristotele distingue termini singolari e universali:
_ il termine singolare individua una determinata cosa (es. un determinato uomo);
_ il termine universale significa o indica un concetto o immagine mentale (es. uomo);
Rapporto tra immagini mentali e cose
L'esistenza dell'universale è puramente logica: da un punto di vista gnoseologico, il rapporto con le cose è spiegato attraverso l'astrazione.
I termini universali stanno per concetti o immagini mentali che a loro volta stanno per classi d'oggetti in quanto astrazione dei loro tratti essenziali.
Le asserzioni dicono qualcosa sul mondo, dunque hanno un valore ontologico.
Esse affermano o negano qualcosa di qualcos'altro.
Il linguaggio può descrivere adeguatamente la realtà in quanto ne condivide la struttura (ISOMORFISMO).
L'identità strutturale presupposta fa sì che un giudizio vero (es. il muro è bianco) sia un'immagine del mondo:
→→ Teoria della verità come corrispondenza: se una proposizione è vera dice le cose come stanno, come sono in realtà.
SOGGETTO + PREDICATO → → struttura logica del linguaggio
=
SOSTANZA + ACCIDENTE → → struttura ontologica della realtà

Dunque l'indagine logica non è puramente formale, ma è indagine ontologica.
La logica e la teoria delle proposizioni
La LOGICA è la teoria dell'inferenza o della deduzione.
Il "De interpretatione" contiene una teoria delle preposizioni e ciò perché la deduzione è fatta di proposizioni.
La teoria dell'inferenza ha come scopo principale distinguere un'inferenza valida da una scorretta.
Aristotele non fornisce un metodo, ma degli esempi.
Un esempio particolare di inferenza è il SILLOGISMO.
1. Tutti gli uomini sono mortali
2. Tutti i filosofi sono uomini
3. Tutti i filosofi sono mortali
Il SILLOGISMO dell'esempio è un ragionamento corretto in quanto la conclusione deriva necessariamente dalle premesse, che non sono considerate per il loro contenuto, vero o falso che sia, infatti, non è in discussione la verità, ma la coerenza logica.
La teoria dell'inferenza è la parte più originale della teoria logica di Aristotele, quella che oggi chiameremmo logica formale, in quanto la validità dell'inferenza non dipende dalla verità delle premesse, a differenza dell'inferenza scientifica e dialettica.
Infatti, l'inferenza scientifica deve avere premesse vere, perché deve fornire informazioni sul mondo, così come in un argomentare dialettico non vano è necessario porre delle condizioni alle premesse in modo che queste siano vere, conoscitivamente e scientificamente esatte.
Gli ENDOXA sono premesse che devono avere il consenso del pubblico che assiste alla contesa dialettica.
Le inferenze sillogistiche non necessitano di determinati contenuti, ciò che conta sono le caratteristiche logiche, il loro essere universali o particolari, affermative o negative.
Aristotele è l'inventore della logica in quanto aveva posto l'attenzione sulla forma logica degli enunciati, infatti, se riprendiamo l'esempio, la conclusione è logicamente necessaria, date le due premesse.
Abbiamo un termine medio che compare come soggetto e predicato
Le premesse possono essere:
_ universali o particolari → (quantità),
_ affermative o negative → (qualità).
Aristotele sviluppa le possibili combinazioni tra premesse
Ogni premessa, infatti, può essere:
_ universale e vera,
_ universale e falsa,
_ particolare e vera,
_ particolare e falsa.
Nel sillogismo scientifico interessano solo quelle vere.
Per ragioni conoscitive, quelle universali sono quelle che interessano di più Aristotele.
Quando formuliamo una singola proposizione o un singolo giudizio noi non ragioniamo ancora, lo facciamo solo quando passiamo da una proposizione ad un'altra, tra le quali esistano dei nessi certi e per i quali le premesse sono causa delle proposizioni conseguenti.
Non c'è un ragionamento senza questa consequenzialità.
Nel "De interpretatione" Aristotele distingue una definizione nominale o verbale che concerne il significato delle parole, da una definizione reale che esprime l'essenza, la sostanza, la natura della cosa indicata dalla parola.
E' una definizione che pretende di dirci ciò che nella cosa è invariante, le sue proprietà essenziali, che fanno di quella cosa quello che è.
Es.: L'uomo è un animale razionale mi dice quella che è una caratteristica essenziale e immutabile in un uomo

Tutto ciò che sta tra l'universale delle categorie, le quali non possono fungere da soggetto, e il particolare o l'individuale concreto designato da termini singolari, i quali non possono mai fungere da predicati (tutto ciò che sta in mezzo può anche fungere da soggetto), può essere oggetto di una definizione reale.
Per far ciò occorre il genere prossimo (il genere prossimo non è in questo caso "vivente", che è ad esempio genere prossimo di mollusco) e la differenza specifica (es. uomo = animale razionale nella teoria dei predicabili), ciò che differenzia, perciò caratterizza, una cosa rispetto ad un'altra.
Le definizioni reali non sono né vere né false, dunque non hanno portata ontologica.
ANALITICI SECONDI
Trattano dell'inferenza scientifica, dunque del sillogismo scientifico, ma non presentano un metodo deduttivo né in generale un metodo della ricerca scientifica.
L'opera illustra invece come si debbano presentare i dati.
Aristotele è il primo che presenta la struttura del sapere come un sapere assiomizzato, in analogia con la geometria euclidea.
Aristotele presenta due modi di procedere:
- La deduzione, che partendo da premesse universali arriva a conclusioni particolari;
- L'induzione, che produce un sapere universale (principi o assiomi) a partire da casi o fatti singolari.
L'induzione non è un processo intuitivo ma discorsivo che, a partire dall'esame di uno o più casi particolari, arriva a conclusioni la cui portata si estende al di là dei casi esaminati.
La sensazione di qualcosa suscita l'intervento delle nostre facoltà cognitive con cui raggiungiamo l'universale dopo esperienze di molti casi particolari.
La deduzione è il procedimento inverso: da proposizioni universali si deduce tutto ciò che già in esse è contenuto.
La scienza (ha lo scopo di spiegare ciò che già si sa)
Per Aristotele la scienza è la spiegazione del perché le cose stanno come stanno, cioè la conoscenza delle cause che rendono le cose così come sono.
La scienza è dunque una conoscenza universale e necessaria e si serve del sillogismo scientifico o della dimostrazione scientifica muovendo da premesse vere, infatti, il sillogismo qui non prescinde dal contenuto vero delle premesse.
Il sillogismo scientifico è un'argomentazione discorsiva che spiega il perché o la causa della cosa.
Oltre il carattere formale, esso ha come condizione il valore di verità delle premesse.
Nel sillogismo scientifico o dimostrativo il problema è la verità e non solo la correttezza della deduzione, per garantire la verità delle conclusioni è necessaria la verità delle premesse.
Quando le premesse del sillogismo non sono ulteriormente definibili, cioè non deducibili da altre, esse sono "prime", autoevidenti (principi).
Se non fossero principi primi, non sarebbero necessariamente veri, cioè indimostrabili.
I principi sono autoevidenti, non sono veri per definizione, verità che non richiedono dimostrazioni.
La dimostrazione è un procedimento discorsivo che ha come scopo il riconoscimento intersoggettivo della verità di una proposizione.
Il sillogismo scientifico vuole dimostrare le cause delle cose, le premesse (principi) sono le cause delle conclusioni; il nesso causale stabilisce la necessità della conclusione, e con esso la verità delle premesse diventa verità delle conclusioni.
I principi contengono le ragioni della conclusione e si presentano in forma definitoria.
Es. Dalla definizione di triangolo possiamo dedurre le proprietà che gli appartengono necessariamente.
La scienza è il sapere della causa, per conoscere la causa secondo necessità, la dimostrazione sillogistica è lo strumento adatto perché fa vedere come da una certa causa proceda necessariamente (logico - ontologicamente) un certo effetto.
Se però un predicato appartiene necessariamente e intrinsecamente ad un soggetto, la dimostrazione sillogistica deve dimostrare quest'appartenenza necessaria.
Si tratta di dimostrare che al soggetto scelto appartengono necessariamente delle proprietà: se la dimostrazione riesce, allora il sapere generale dell'essenza diventa un sapere determinato analiticamente.
Di una certa essenza si vengono a sapere le strutture intelligibili interne: ecco il problema della definizione che restituisce l'essenza di qualcosa.
Questa definizione si costruisce dimostrando che un certo attributo appartiene necessariamente ad un certo soggetto.
Scienza è dunque per Aristotele un sapere necessario di ciò che è necessario, e questo è l'ideale del suo sapere.
Cioè per Aristotele è la conoscenza di ciò che è necessario conoscere di una cosa per poterne parlare, cioè la conoscenza della sua essenza, dei suoi aspetti intrinseci: nome della cosa e determinate caratteristiche diventano una cosa sola.
Per esemplificare questo tipo di scienza, infatti, Aristotele usa spesso la matematica.
L'evidenza è propria dell'assioma o dei principi: essi devono essere necessariamente posseduti da tutti per dare origine a qualche forma di conoscenza.
Sono proposizioni dotate d'evidenza immediata (Es. Teorema d'Euclide).
Come giungere a verità universali da cui dedurre verità particolari?
Con un processo induttivo che non è un processo razionale, ma una conoscenza immediata, un sapere intuitivo posso raggiungere il sapere mediato, ovvero la conoscenza delle verità particolari.
Aristotele comprende che la validità o correttezza di un argomento non dipende dalla validità delle premesse, e ciò è essenziale per la validità della logica
Mentre ogni prova o dimostrazione è un argomento, non è valido il contrario.
Per avere una dimostrazione è necessaria la correttezza dell'argomento ma anche la verità delle premesse (condizione logica ed epistemologica).
- Un argomento è corretto quando è formale, quando avviene in virtù della sola forma.
(Es. Sillogismo perfetto: se A è B e C è A, allora C è B).
- Invece una dimostrazione è valida quando l'argomento è corretto e le premesse sono vere.
La logica ha come oggetto non questa o quella porzione della realtà, ma la struttura della dimostrazione argomentativa, visto che la dimostrazione è condizione necessaria del sapere scientifico.
Allora, ciò che sappiamo a proposito della realtà, deve per forza avere forma logica.
Se le premesse sono vere e l'inferenza è valida, la conclusione è necessariamente vera, e se la conclusione e l'inferenza sono false, necessariamente anche una delle premesse era falsa.
Ora ci sono assiomi comuni a tutte le scienze, anzi ad ogni proposizione:
- le proposizioni autoevidenti sono il principio di non contraddizione
(non si possono affermare o negare dello stesso soggetto, nello stesso tempo sotto lo stesso
punto di vista dei predicati contraddittori);
- il principio del terzo escluso
(non è possibile che ci sia un termine medio tra due termini contraddittori, una terza
possibilità non è data);
- principio di identità
(ogni cosa è identica a se stessa).
Sono i principi validi per ogni pensiero, condizione di ogni pensare.
Sono le condizioni incondizionate di ogni dimostrazione e dunque indimostrabili.
Non sono premesse delle dimostrazioni, ma regole di ogni dimostrazione, pena la non verità e il non senso.
L'unico caso in cui il principio del terzo escluso può essere premessa di una dimostrazione è nella dimostrazione per assurdo poiché risulterà che, negando la tesi opposta, questa negazione risulterà falsa, e perciò dovrà essere esclusa la proposizione di cui la tesi negata inizialmente è l'opposto.
Alcuni esempi di principi indimostrati e indimostrabili
Principio di non contraddizione: due predicati attribuiti allo stesso soggetto non sono
contraddittori se predicati in diversi tempi o per diversi
aspetti.
Principio del terzo escluso: dimostro la veridicità di una proposizione negando la validità di una seconda proposizione in antitesi con la prima.
Se dimostro che una è falsa necessariamente l'altra sarà vera perché in quanto occupano lo stesso spazio nel significabile, cioè si riferiscono alla stessa caratteristica che voglio dimostrare.
Infatti, i contrari non sono opposti in maniera assoluta, ma
semplicemente occupano lo stesso genere, perciò non
possono essere contemporaneamente veri.

Es. Bianco e Nero → Sono contrari ma non opposti in senso assoluto in quanto tra di loro vi sono infiniti termini medi,
Dialettica
La funzione principale della dialettica è arrivare alla scoperta dei principi delle scienze.
La dialettica è la via tramite la quale si perviene alla conoscenza, consentendoci di argomentare su un problema proposto a partire da premesse endossali.
Dialettica:
- Un interlocutore abbraccia una tesi come soluzione del problema proposto.
- Un secondo interlocutore cerca di vagliarne la tenuta, cercando di porre l'altro in contraddizione ponendogli delle domande alle quali l'altro non possa che rispondere affermativamente, in quanto rispondendo negativamente si negherebbe l'evidenza" degli endoxa.
- Da queste proposizioni così accettate, il secondo interlocutore cercherà di trarre delle conclusioni (sillogismo dialettico) che siano in contraddizione con la tesi proposta dal primo per risolvere il problema.
Il principale strumento della dialettica sono quindi gli endoxa, sfruttando i quali si cerca di arrivare alla deduzione dei principi, lo stesso intento che Aristotele negli "Analitici secondi" attribuiva all'induzione.
La dimostrazione dialettica avviene tramite il principio del terzo escluso: se non si può negare una tesi, la si deve affermare.
I principi della scienza non possono essere dimostrabili in quanto sono primi, autoevidenti, nascendo dal tentativo non riuscito di confutare premesse endossali (endoxa).

Se in seguito ad una discussione dialettica, le tesi proposte come soluzione non vengono confutate vuol dire che sono vere e assumono il ruolo di principi primi.
Il sillogismo dialettico è stato usato da Aristotele come metodo di scoperta della verità, mentre il sillogismo scientifico sarà il metodo per giustificare la verità, cioè per esibire in modo ineccepibile le ragioni della necessità della verità o del sapere filosofico.
Aristotele, infatti, utilizza quasi sempre la dialettica per dimostrare o confutare tesi per la soluzione di problemi.
Il sillogismo dialettico è fondato sull'opinione, quello scientifico su premesse autoevidenti.
Fisica (qualitativa)
La fisica è una delle tre scienze teoretiche (quelle che riguardano l'esercizio del solo pensiero) e si occupa delle sostanze in movimento (vs. la matematica che si occupa delle sostanze immobili separate dalla natura e vs. la filosofia prima che si occupa degli enti sovrasensibili e immobili).
I semplici contrari non danno conto del mutamento: quando qualcosa muta non accade mai che un contrario muti immediatamente in un altro.
Es. Se qualcosa da freddo diventa caldo, ciò avviene non perché il freddo diventa caldo, ma perché qualcosa che prima era freddo si scalda, diventa caldo.
Il "qualcosa" è fondamentale, altrimenti vi sarebbe un collasso dei contrari.
Forma e Privazione
Questo qualcosa è il terzo principio del mutamento, oltre ai due contrari che Aristotele chiama forma e privazione (di forma): il sostrato, ciò che sta sotto, ciò che permane nel cambiamento al variare delle determinazioni.
Il sostrato in pratica è ciò che permane essendo soggetto ai mutamenti, cioè acquistando o perdendo determinate caratteristiche (forme).
Un particolare tipo di forma è la privazione, cioè l'assenza di una determinata forma.
Senza sostrato, cioè senza ciò su cui si verifichino i cambiamenti, gli opposti coinciderebbero in un'immediata identità, gli sarebbe tolta la differenza e addirittura coinciderebbero.
Senza qualcosa che divenga è impossibile dar conto del divenire.
L'essere e il non essere sono sempre relativi a qualcosa che rimane identico.
L'essere e il non essere assoluti non esistono.
La privazione è un non essere determinato e la forma un essere determinato, e il divenire il passaggio dalla privazione di un aspetto al possesso di quell'aspetto, e non dal non essere all'essere, perché così vorrebbe dire che l'essere e il non essere sarebbero pensabili e presenti contemporaneamente.
L'importante è dire che qualcosa (il sostrato) è o non è qualcos'altro, ha o non ha una determinata caratteristica.
Es. Non si può dire "è o non è caldo"
Si deve dire "qualcosa è o non è caldo"
Dopo aver indagato le condizioni del divenire (cioè di tutti i fenomeni fisici), Aristotele si occupa delle sue cause che sono quattro:
- materiale → es. il bronzo della statua;
- efficiente → cioè la causa del fatto; es. l'urto;
- formale → modello di qualcosa, principio e causa del movimento;
- finale → il fine per cui qualcosa è fatto.
Causa materiale e formale rendono conto della struttura dell'oggetto fisico, mentre causa efficiente e finale sono i principi che stanno alla base del cambiamento.
La causa finale è il télos immanente del movimento, il fine a cui è diretta l'azione sin dal principio, fine attraverso cui ogni cosa della natura trova la sua realizzazione e il suo miglior modo di essere.
E' il télos che da conto del movimento in quanto attraverso di esso ogni cosa deve realizzare la propria natura (entelechia).
Es. Ogni parte del corpo realizza il suo fine (si muove) per far funzionare il microcosmo nel suo insieme.
Aristotele ha una visione fortemente finalistica (causalistica) del mondo fisico, cioè non crede che le cose possano accadere per il caso, la fortuna (cause accidentali).
Queste ultime non possono essere oggetto di scienza.
Potenza e Atto
Una delle scoperte più rilevanti dal punto di vista ontologico è la coppia potenza - atto, che Aristotele introduce per dar conto del cambiamento.
Il cambiamento a partire dalla coppia potenza - atto è l'atto di ciò che è in potenza.
I cambiamenti possono essere di Qualità (alterazione), di Quantità (diminuzione o accrescimento) o di Luogo (traslazione o spostamento).
Il passaggio da uno stato in potenza ad uno stato in atto indica il mutamento, attualizzando una potenzialità.
Es. Energia potenziale - Energia cinetica.
Ciò che si muove e muta nel processo di cambiamento comporto il passaggio da un contrario ad un altro, perché nella cosa che muta sono presenti entrambi, uno in potenza e uno in atto.
Questi cambiamenti presumono un sostrato, un oggetto del cambiamento, il quale diventa così un mutamento relativo.
Mutamento della sostanza: generazione e corruzione
Il cambiamento più importante è infine quello che riguarda la sostanza, la quale non ha alcun contrario.
E' il cambiamento che rende possibili gli altri, e si può individuare nella generazione (una sostanza è, mentre prima non era) e nella corruzione (una sostanza non è, mentre prima era).
Generazione e Corruzione → Mutamento / Divenire assoluto
Modifica delle caratteristiche del Sostrato → Mutamento / Divenire relativo
Il Sostrato corrompendosi non scompare mai, ma muta passando da una forma d un'altra.
L'infinito
Da un punto di vista fisico, l'infinito è inconcepibile.
Non esiste un infinito in atto ma solo un infinito potenziale, ma in una potenza che non può mai diventare atto.
Ciò significa che non è ciò al di fuori del quale non c'è nulla, ma ciò al di fuori del quale c'è sempre qualcosa.
Il mondo per Aristotele è finito ma eterno, ingenerato e incorruttibile vs. Platone che diceva che è eterno ma generato dal Demiurgo.
Lo spazio è il luogo dei luoghi, il contenitore universale, qualcosa d'oggettivo, assoluto.
Il tempo
Il tempo è legato al mutamento, infatti, non avvertiamo il tempo senza cambiamento.
Il tempo non è mutamento ma non è senza.
Noi percepiamo insieme tempo e movimento
Il prima e il poi nella loro consequenzialità sono percepiti come successione temporale, e siccome il prima e il poi sono ciò secondo cui si numera il movimento, il tempo sarà l'ordine numerabile del movimento.
Cosmologia
Mondo sublunare: terra immobile al centro del cosmo, mondo della generazione e della corruzione.
Luna e pianeti sono nei diversi cieli in movimento eterno, immobile esternamente si trova il cielo delle stelle fisse.
Tutto ciò è esente da generazione e corruzione.
Il mondo non è il passaggio dal caos all'ordine, ma è ingenerato, incorruttibile ed eterno.
Il caos è un aspetto transitorio dell'ordine eterno.
Il motore immobile è la logica assunzione per dare conto del movimento: è causa ultima, è puro atto, se fosse anche potenza potrebbe, o meno, essere in movimento e dunque divenire (non potrebbe essere causa ultima).
E' solo atto e quindi esclude da se ogni movimento, ogni divenire.
E l'immobile causa di ogni movimento, come l'oggetto d'amore che fa muovere l'amante.
Ciò significa che ogni cosa tende naturalmente al proprio fine, a ciò che ad essa è proprio (entelechia).
Il compimento del fine naturale dei corpi sovracelesti implica necessariamente il loro eterno movimento, mentre il compimento del fine naturale dei corpi sublunari implica necessariamente un movimento limitato con un tempo determinato, in quanto sono enti soggetti a generazione e corruzione.
Metafisica
E’ composta da 14 libri chiamati da Aristotele Filosofia Prima, poi rinominati Metafisica in quanto seguivano cronologicamente i libri di Fisica.
Tratta del senso dell’essere (totalità degli enti o realtà nel suo complesso), si occupa in senso stretto dell’ontologia, cercando di rispondere alla domanda: cosa esiste?
E’ un'indagine intorno all’essere dove quest’ultimo è inteso come il nome del complesso degli enti che formano la realtà e di tutte le loro caratteristiche, nessuna in particolare.
La Fisica si occupa del movimento, la Matematica dei numeri e dei calcoli, la Metafisica non si occupa d'alcun aspetto particolare della realtà, ma semplicemente cerca di dedurne le caratteristiche fondamentali e universali.
Cerca di trovare cosa accomuna tutto ciò che esiste, cerca il denominatore comune tra tutto ciò che esiste in modo tale da definire in modo preciso l’essere.
L’aspetto che non cambia di tutto ciò che esiste è la sostanza, infatti, si può parlare di realtà in numerosi modi che però riconducono tutti alla sostanza.
ES. Tutti i sensi della parola sano vengono ricondotti alla parola salute che in questo caso rappresenta la sostanza.
Tutte le categorie sono riconducibili alla categoria più importante che è la sostanza.
ES. Scorate prima di essere alto o bello è uomo (sostanza).
Tutte le categorie (qualitative, quantitative, ecc.) hanno valore ontologico (esprimono l’essere nelle sue caratteristiche) e logico (sono i modi in cui l’essere può essere classificato o detto) per cui anche il linguaggio, il pensiero e la realtà condividono la stessa struttura logica per cui anche il linguaggio è sia logico sia ontologico in quanto si presuppone che i 10 modi di dire la realtà (10 categorie) corrispondono ai 10 modi essenziali in cui è strutturata la realtà (isomorfismo).
Che cos'è propriamente la sostanza?
- Non è il sostrato in quanto soddisfa uno solo dei due requisiti fondamentali della sostanzialità.
Esso, infatti, esiste in sé ma non soddisfa il requisito della determinatezza: non è possibile dire che è una data cosa perché è il soggetto delle predicazioni, e senza di esse non è nulla, è indeterminato.
- La sostanza non è neppure l'universale, che è qualcosa comune a più realtà, perché la sostanza è invece ciò che appartiene ad un individuo.
L'universale è il predicato di una proposizione, mentre la sostanza è ciò che funge da soggetto.
- La sostanza non è la sostanza seconda delle Categorie.
La sostanza è l'essenza, come qualcosa di no separato dalle cose individuali: essa esiste nelle cose come il nocciolo di ciascuna cosa.
E' il nucleo delle proprietà invarianti al di là delle predicazioni possibili: è ciò che fa essere quell'oggetto ciò che è.
Sostanza → di un individuo
Essenza → di un gruppo di individui
DIZIONARIO:
Epistemologico: riguarda la conoscenza, la scienza esatta.
Ontologico: riguarda l'essere, dice qualcosa su ciò che esiste.
Endossale: che riguarda gli endoxa.

Esempio