Aristotele

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Testo

Aristotele
1 La vita
Aristotele nacque a Stagira, colonia ateniese nella penisola calcidica, nel 384-3 a.C.; frequentт l'Accademia a 17 anni e vi rimase per altri 20, fino alla morte di Platone.
Si и parlato di ingratitudine dell'alunno, ma questa lunga permanenza, l' influenza platonica in alcune opere e l'elegia dell'altare dimostrano il contrario. La stessa critica alla teoria delle idee nell' Etica nicomachea и preceduta dalla confessione della difficoltа nel fare ciт nei confronti della dottrina di un amico sebbene questo ostacolo debba venire superato per amore della veritа. Probabilmente anche per il fatto di non essere ateniese e di non poter governare in una colonia divenuta macedone, и verosimile che Aristotele fosse piщ interessato alle materie scientifiche che a quelle politico-etiche.
Uscito dalla scuola non condividendo l'indirizzo di Speusippo, con Senocrate si recт nella comunitа di Asso ove insegnт. Neleo, figlio di Corisco, fu suo discepolo ed a casa sua pare siano state trovate opere di Aristotele. Successivamente egli soggiornт a Mitilene dove forse fondт una scuola.
In questa fase della sua vita avvenne il distacco dalla teoria delle idee-numeri, come testimonia Sulla Filosofia.
Nel 342 Aristotele fu chiamato dal re macedone Filippo ad educare Alessandro; il futuro Alessandro Magno verosimilmente assorbм l'idea del maestro della superioritа della cultura greca, superioritа che sarebbe divenuta mondiale se accompagnata da unitа politica. Il dissenso col discepolo si ebbe solo allorchй questi volle unire i popoli orientali ed assumere le forme orientali di sovranitа.
Appena Alessandro salм al trono Aristotele tornт ad Atene (335-334) ove fondт una scuola nel ginnasio, il Liceo (detto cosм perchй sorto vicino al tempio di Apollo Liceo), edificio comprensivo di giardino e passeggiata (perмpato, da cui scuola peripatetica) in cui si svolgevano lezioni di filosofia il mattino e di retorica e dialettica ad un pubblico piщ vasto il pomeriggio, secondo ordine rigoroso ed in uno stile di vita comunitario. Docenti furono anche gli scolari Teofrasto ed Eudemo. Esso era organizzato comunque come un tiaso.
Nel 323 morм Alessandro: nonostante i rapporti col maestro si fossero giа raffreddati (ad esempio Alessandro aveva mandato a morte un discepolo di Aristotele, Callistene, al suo seguito per scriverne le imprese) gli avversari di Alessandro vedendo in Aristotele un nemico lo accusarono di empietа e lo costrinsero a rifugiarsi a Calcide nell'Eubea dove aveva in ereditа dalla madre un terreno. Egli giustificт questa fuga col non voler permettere agli ateniesi di peccare una seconda volta contro la filosofia. Morм nel 322-321.
2 Le opere in generale e gli scritti essoterici
Gli scritti di Aristotele sono distinti in: acroamatici, destinati all'ascolto, o esoterici (es in greco indica l'interno) contenenti una dottrina segreta, appunti per l'insegnamento; essoterici (йxo in greco indica l'esterno) destinati al pubblico, dialoghi nella tradizione platonica o scritti consolatori-esortativi. Noi abbiamo i primi e solo pochi frammenti dei secondi.
In antichitа erano noti solo i dialoghi; tuttavia la tradizione dice che Neleo, erede di Aristotele, nel I a.C. abbia nascosto la biblioteca di Aristotele contenente gli scritti acroamatici nella Troade, per evitare che finissero nelle mani del re di Pergamo e che, scoperta da un dilettante di filosofia, Apellicone di Teo, la biblioteca sia stata trasferita ad Atene e lм requisita da Silla e portata a Roma. A Roma Andronico da Rodi, oramai nel I d.C. li avrebbe sistemati e pubblicati.
Successivamente alla pubblicazione l'importanza attribuita ai dialoghi и scemata, nella convinzione che gli scritti acroamatici contenessero la vera filosofia di Aristotele.
Comunque gli scritti sono coerenti tra di loro mentre i dialoghi, secondo l'ancora oggi accettata opinione di W. Jaeger (Aristotele, Prime linee di una storia della sua evoluzione spirituale, 1923) mostrano un iter dal pensiero platonico ad un ripensamento di quest'ultimo, dall'interesse per la filosofia all'interesse per le scienze. Proprio grazie a questa scoperta dell'evoluzione del pensiero aristotelico si и lavorato per datare o quantomeno ordinare le opere.
Quanto ai dialoghi, similmente al maestro, scrisse il Simposio, il Politico, il Sofista, il Menesseno, il Grillo o Della Retorica (equivalente del Gorgia), il Protrettico (Eutidemo), Eudemo o Dell' immortalitа dell'anima (Fedone). In queste opere il dialogo и costituito da lunghi discorsi in cui l'autore stesso и il protagonista e interviene traendo conclusioni.
L' Eudemo ci и raccontato da Cicerone: Eudemo, malato, sogna la sua guarigione, la morte del tiranno, il ritorno in patria. Si avverano le prime ma Eudemo muore in battaglia: per patria infatti si aveva da intendere quella celeste. Tuttavia la teoria dell'immortalitа critica Platone: l'anima infatti non и armonia poichй se fosse tale, ad essa si potrebbe opporre la disarmonia ma nulla si puт opporre all'anima. Il dialogo riprende l'anamnesi platonica, in chiave pessimistica nei confronti della vita terrena: sarebbe meglio non esser nati, la vita corporea и contro natura.
Il Protrettico и un'esortazione alla filosofia rivolta a Temisone, principe di Cipro. Il filosofare и necessario, giacchй anche per decidere di non filosofare bisogna filosofare. Esso consiste nel condannare tutto ciт che и umano, ingannevole, imitazione, anche la bellezza, per guardare ai modelli eterni. La conoscenza и perciт saggezza (phrтnesis) ed il saggio и un dio mortale superiore al destino tragico umano. Con quest' esaltazione del saggio forse si chiudeva il dialogo. Da sottolineare come l'unione anima-corpo venga paragonata da Aristotele al supplizio con cui i pirati etruschi torturavano i prigionieri, legandoli faccia a faccia con cadaveri.
In Sulla Filosofia, dialogo in tre libri, Aristotele trattava la storia della filosofia, dalla sapienza orientale e dai Sette Saggi, culminando in Platone. Nel secondo libro egli criticava la dottrina delle idee (la loro separazione dalle cose sensibili, sostengono Plutarco e Proclo), in particolare delle idee-numeri: se i numeri sono diversi da quelli del calcolo noi non ne possiamo avere conoscenza. Egli proponeva piuttosto di considerare le idee come predicati comuni di enti della stessa specie. Nel terzo libro era espressa la visione cosmologica: il dio и un motore immobile e causa finale delle cose, poichй imprime movimento alle cose, ispirando loro il desiderio della perfezione. L'etere и il corpo piщ vicino alla divinitа, sotto il motore immobile le divinitа dei cieli e degli astri. Il mondo sensibile и eterno ed eccellente e non perituro e generato come in Platone. Vi и poi la dimostrazione dell'esistenza di Dio attraverso l'argomento dei gradi: in ogni dominio nel quale и una gerarchia di cose e quindi una maggiore o minore perfezione, esiste necessariamente qualcosa di perfetto, perciт poichй in tutto ciт che esiste vi и tale gradazione, l'ente assolutamente perfetto e superiore и Dio. Egli sostiene inoltre che se uomini vissuti sempre in splendide dimore sottoterra sentissero solo parlare della divinitа, saliti in superficie e visto il mondo naturale crederebbero immediatamente alla sua esistenza: il paragone col mito della caverna и lampante e ribalta la concezione illusoria del mondo sensibile di platonica memoria.
Le opere acroamatiche sono distinte da Andronico di Rodi in:
1) Scritti di Logica, noti come Organon o strumento di ricerca
Categoriae sui predicati delle cose, in 1 libro; De interpretatione, sulle proporzioni e sul giudizio, in 1 libro; Analytica priora, sul ragionamento, in due libri; Analytica posteriora, sulla prova, definizione, divisione e conoscenza dei principii, in due libri; Topica, sul ragionamento dialettico e sull'eristica, in otto libri; Elenchi sophistici, confutazione di argomenti sofistici
2) Scritti di Metafisica
Metaphysica, cioи posti dopo quelli di fisica, titolo dato da Andronico, in 14 libri: sulla natura della scienza, sui quattro principi metafisici, sulla dottrina precedente (I libro); sulla difficoltа della ricerca della veritа, contro la serie infinita di cause, i tipi di ricerca, ricerca dal concetto di natura (II libro); quindici dubbi sui principii fondanti la scienza (III); soluzione di alcuni dubbi, principio di contraddizione (IV); sui termini con piщ significati come principio, causa, natura, elemento (V); dominio della metafisica sulle altre scienze (VI); dottrina della scienza (VII-VIII); dottrina della potenza e dell'atto (IX); l'uno e i molti (X); sui libri III, IV, VI (XI 1-8), sul movimento e sull'infinito (XI 9-12); la sostanza sensibile-mutevole, sensibile-immutabile, sovrasensibile (XII); le matematiche, la teoria delle idee, la teoria dei numeri (XIII-XIV).
Vari scritti confluiscono in questa sistemazione: il II sono appunti di uno studente; il Vi era opera a sй; il XII riassume tutta l'opera di Aristotele; il XIII ed il XIV non hanno alcun rapporto con gli altri. Il I ed il III sono i piщ antichi (espressioni della credenza nella dottrina platonica); il XIII e XIV sono rielaborazioni di questi dello stesso periodo; il XIII forse doveva sostituire il XIV poichй piщ completo e sistematico. Il XII contenente la definizione di metafisica come scienza avente per oggetto l'essere divino, primo motore и da attribuirsi al periodo platonico. I libri VII, VIII, IX trattando invece della sostanza e quindi dell' essere, a fondamento di tutte le scienze particolari, appartiene ad un'epoca piщ matura.
3) Scritti di Filosofia della natura e di Psicologia
Physica, 8 libri, De coelo, 4 libri, De generatione et corruptione, 2 libri, Meteorologica, sulle meteore, 4 libri. Historia animalium, su anatomia e fisiologia, De partibus animalium, lo scritto sulla generazione degli animali, sulle trasmigrazioni degli animali, sul movimento degli animali, sulle linee indivisibili e sui meccanismi sono spuri. De anima e Parva naturalia sono sull'anima. Fisiognomica и spurio, come il De mundo; la raccolta dei Problemata contiene certamente alcuni scritti aristotelici.
4) Scritti di Etica, Politica
Ethica nicomachea (perchй edita da Nicomaco), Ethica eudemea (edita da Eudemo di Rodi, scolaro di Aristotele, secondo alcuni sua opera, contiene la prima etica aristotelica) e Magna moralia (piщ breve ma tratta di piщ cose, estratto delle altre due di un aristotelico probabilmente), Politica, in 8 libri: la natura della famiglia (1 libro), critica delle teorie dello Stato (II), concetti fondamentali, natura degli stati e dei cittadini, forme di costituzione, la monarchia (III), caratteri delle diverse costituzioni (IV), mutamenti, sedizioni e rivoluzioni degli Stati (V), la democrazia e le sue istituzioni (VI), la costituzione ideale (VII), L'educazione (VIII). Aristotele aveva raccolto 158 costituzioni, noi abbiamo solo quella ateniese del I libro, ritrovata in un papiro in Egitto nel 1890, unica delle opere pubblicate di Aristotele pervenutaci..
5) scritti di Estetica e Retorica
Rhetorica, 3 libri; la natura e i problemi della retorica, il cui oggetto и il verosimile (I), il modo di suscitare affetti e passioni (II), l'ordine e l'espressione delle parti del discorso (III). La retorica ad Alessandro и spuria, composta da Anassimene di Lampsaco, in questo periodo non esistevano ancora le dediche. Poetica, di cui abbiamo solo l'inizio e la parte concernente la tragedia.
Perduti gli scritti su pitagorici, Archita, Democrito ed altri. Il De Melisso, Xenophane et Gorgia sono spuri. Inoltre abbiamo l'Economica, di cui il primo libro и forse spurio ed il secondo certamente della fine del III secolo di altro autore.
3 La logica
Aristotele и il fondatore della logica come scienza filosofica. Il termine и stoico.
Gli scritti logici sono stati definiti Organon, strumento, giacchй la logica, definita formale, non studia oggetti ma i procedimenti mediante i quali le scienze studiano i propri oggetti.
Tutte le scienze hanno una forma comune; la logica studia tale forma in astratto, il procedimento cioи di cui ogni scienza si serve. Ovviamente lo studio della logica и legittimo solo allorchй la forma che si studia и sostanza di ciт che si considera.
Aristotele usava il termine analitica, distinta in: dialettica o scienza dell'argomentazione discorsiva e probabile; apodittica, scienza dell'argomentazione dimostrativa e vera. La dialettica ha come punto di partenza opinioni e opinioni come punto di arrivo e perciт il criterio su cui si basa и il consenso; l'apodissi parte da premesse vere e giunge a conclusioni vere e non abbisogna di approvazione, giacchй il suo criterio и la veritа. Va da sй la critica all'interpretazione platonica della dialettica. Ciт non significa che la dialettica non sia utile: essa insegna a discutere di qualsiasi argomento con competenza. Difatti nei Topica e negli Elenchi sophistici esamina i luoghi comuni della discussione, classificandoli e fissandone la legittimitа e l'equivocitа.
Le categorie sono i predicati in un giudizio attribuiti ad un soggetto. Perciт di un soggetto possiamo dire: la sostanza, la quantitа, la qualitа, la relazione, il luogo, il tempo, la situazione, la condizione, l'azione compiuta, l'azione subita. Alla sostanza corrisponde il concetto.
La sostanza esiste di per sй; gli attributi invece esistono solo con la sostanza. Il giudizio и una proposizione in cui il soggetto и la sostanza ed il predicato и un attributo.
Nelle Categoriae, in cui Aristotele esprime per la prima volta questa dottrina distingue sostanze prime (gli individui) e sostanze seconde (le specie e i generi, predicati).
Il linguaggio per Aristotele ha un valore simbolico convenzionale delle affezioni che hanno luogo nell'anima.
I termini che designano le cose (nomi) o azioni (verbi) se posti secondo connessione compongono un discorso. Tutti i discorsi sono semantici (cioи significano qualcosa) ma non tutti sono apofantici (cioи possono essere veri o falsi).
La veritа o falsitа di un discorso semantica si ha a seconda della congruenza di esso con la realtа: l'affermazione o negazione di un predicato del soggetto in corrispondenza alla connessione o non connessione oggettiva di sostanza ed attributo identificano il giudizio vero.
Inoltre vi и la distinzione tra universalitа o particolaritа della predicazione: universali sono i giudizi il cui predicato si attribuisce alla totalitа dei soggetti, particolari i giudizi il cui predicato si addice solo a qualche soggetto.
Perciт possiamo dividere i giudizi in: universali affermativi (indicati dai medievali con la vocale A di affirmo), particolari affermativi (I di affirmo), universali negativi (E di nego), particolari negativi (O di nego).
Altra distinzione minore и tra il giudizio singolare e l'indefinito: nel primo il soggetto designa un singolo individuo, nel secondo il soggetto o il predicato и indicato con termini negativi.
Aristotele definisce contrarie A ed E, contraddittorie A e O e E e I. Le proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere ma possono essere entrambe false e quindi puт essere vero un terzo caso non contemplato (tutti gli uomini sono bianchi tutti gli uomini non sono bianchi); le due contraddittorie invece non possono essere entrambe vere o false ma una vera e l'altra falsa (tutti gli uomini sono mortali, qualche uomo non и mortale).
La sillogistica и precisamente l'analisi delle forme dei giudizi. Si puт difatti sapere se un predicato possa essere attribuito ad un soggetto solo se si trova un termine medio che li colleghi. Pertanto un sillogismo и fondato su un ragionamento che da una premessa maggiore (connessione del Predicato con il termine Medio) e da una premessa minore (connessione del M con il Soggetto) trae una conclusione nuova (connessione P S). Famoso esempio: tutti gli uomini (M) sono mortali (P), Socrate (S) и un uomo (M) , Socrate (S) и mortale (P). M и soggetto nella Premessa maggiore e predicato nella minore e le premesse e la conclusione sono delle proposizioni A.
Il termine medio puт fare anche da predicato in entrambe le premesse (nessun bruto puт essere virtuoso, tutti gli uomini possono essere virtuosi, nessun uomo и bruto) in cui una premessa e conclusione sono negative; da soggetto in entrambe (tutti gli uomini sono animali, tutti gli uomini sono ragionevoli, alcuni animali sono ragionevoli), la cui conclusione и particolare. Inoltre le premesse possono essere entrambe universali o particolari oppure lo puт essere una solo delle due e affermative o negative (anche qui entrambe o solo una delle due).
Da questa presentazione comprendiamo come esistano molti modi sillogistici e di questi una buona parte "inconcludenti". Studiarli permette anche di comprenderne l'uso e l'abuso, come nel caso della quaternio terminorum: attraverso un riferimento equivoco del termine medio attribuito a due cose diverse, si introducono nel sillogismo quattro termini invece di tre: questo и l'ingannevole modo di argomentare dei sofisti.
Tuttavia и da puntualizzare ancora che lo studio del sillogismo ci spiega il procedimento logico di un giudizio, non la sua veritа o falsitа. Quanto alla veritа delle asserzioni infatti Aristotele distingue i vari sillogismi:il sillogismo dimostrativo o apodittico ha una conclusione fondata su premesse vere, principii di conoscenza o premesse probabili ed и alla base della scienza; il dialettico и fondato su premesse probabili ed и verosimile e fonda il ragionare; il sofistico, fondato su premesse che sembrano solo probabili, fonda l'eristica.
Ad una premessa vera si perviene o traendo conseguenze da premesse che si sanno vere oppure come risultato dell'esame dei casi particolari. La prima via и quella della deduzione, la seconda dell'induzione.
L'induzione si fonda sui singoli casi e procede verso l'universale, contrariamente alla deduzione. Per essere completa deve esaminare tutti i casi possibili; ovviamente le conclusioni sono subordinate all'esperienza e si ferma alla constatazione del fatto senza poterne dare la causa. In compenso и piщ facile perchй si basa sulla conoscenza sensibile (prima per noi).
Il metodo deduttivo и piщ rigoroso ed efficace contro le contraddizioni perchй si basa su principii universali (primo in sй) ma la difficoltа и nell'avere proposizioni immediatamente evidenti non dedotte su cui lavorare. Difatti queste non possono essere conosciute attraverso la ragione discorsiva (diаnoia) ma attraverso l'intuizione nella loro unitа colta dall'intelletto (noщs). Questi principii non sono dimostrabili, ma sono a fondamento della scienza, quindi piщ certi delle dottrine scientifiche.
Scienza ed intelligenza sono certe e stabili e si occupano di ciт che и stabile ed eterno; l'opinione invece si interessa di ciт che puт cambiare. Opinione e scienza sono inconciliabili quanto a conclusioni anche se possono vertere sullo stesso oggetto.
I primi principi logici sono quelli di identitа, contraddizione, terzo escluso. Il principio di identitа, mai cosм nominato da Aristotele, esprime che ogni contenuto della nostra esperienza mentale deve essere necessariamente determinato ed identico a se stesso; per il principio di contraddizione non si puт attribuire ad un medesimo soggetto nello stesso tempo ed aspetto predicati contraddittori. Il principio di contraddizione impone di scegliere tra affermazione e negazione, pertanto terzo escluso.
Partendo da questi principi la scienza definisce l'essenza delle cose. La definizione collega il predicato al soggetto attraverso il genere (la classe piщ ampia cui appartiene l'individuo), la specie (la parte del genere alla quale appartiene specificamente l'individuo), la differenza (ciт che distingue una specie dall'altra), il proprio (l'attributo che appartiene necessariamente alla sostanza), l'accidente (l'attributo che puт appartenere alla sostanza).
4 la metafisica
Abbiamo affrontato la logica come scienza propedeutica rispetto alle scienze vere e proprie. Va analizzato con piщ attenzione ora il ruolo attribuito alle scienze da Aristotele ed il posto attribuito in questo complesso alla filosofia.
Aristotele riconosce il connubio virtщ-felicitа nell'opera e nella vita stessa di Platone. Ma mentre per Platone la scienza и virtщ e felicitа e difatti si interessa piщ del filosofo che della filosofia, per Aristotele la filosofia non и la vita, ma singola scienza, distinta dalle altre, altrettanto importanti, di cui и fondamento e sistema di scienze.
Per Aristotele, la filosofia и dapprima la scienza divina che ha ad oggetto l'essere immobile e trascendente, motore dei cieli; dipoi scienza che ha ad oggetto l'essere in quanto tale, mentre le altre scienze ne colgono le determinazioni.
Le scienze possono avere ad oggetto il possibile od il necessario: il possibile и ciт che puт essere in un modo o nell'altro; il necessario и ciт che non puт essere diversamente da ciт che и.
Il possibile comprende l'azione (prаxis), che ha il suo fine in se stessa e la produzione (poiйsis), che ha il suo fine nell'oggetto prodotto; le scienze aventi ad oggetto il possibile sono le arti, dette normative o tecniche: tra queste la politica e l'etica hanno ad oggetto le azioni e quindi sono pratiche, le arti hanno ad oggetto i prodotti e sono quindi poietiche (la poesia ha appunto questa radice).
Si interessano del necessario le scienze speculative o teoretiche, matematica, fisica e filosofia prima, poi detta metafisica. La prima ha ad oggetto la quantitа discreta numerica (aritmetica) o continua ad una, due e tre dimensioni (geometria) e quindi enti che non esistono di per sй ed immobili; la seconda gli enti che esistono per sй in movimento e quindi le determinazioni dell'essere legate alla materia che del movimento и condizione.La filosofia prima, analogamente alle due sorelle, procede per astrazione dalle determinazioni particolari, e parte da principii fondamentali, in questo caso l'essere in quanto essere; essa studia perciт gli enti esistenti per sй immobili. E' stata perciт denominata metafisica da Andronico perchй posta nell'ordine degli scritti aristotelici dopo la fisica e perchй dalle apparenze sensibili giunge alla sostanza immobile per salvare i fenomeni
L'unico modo per ridurre ad unitа tutti i modi dell'essere perchй la filosofia sia scienza dell'essere in quanto essere и riconoscere il principio di non contraddizione.
Esso и principio ontologico (costituisce l'essere) e logico (costituisce ogni pensiero vero sull'essere): и impossibile che l'essere sia e non sia, и impossibile predicare di uno stesso soggetto l'essere ed il non essere. Negano il principio ontologicamente gli eraclitei, logicamente megarici, cinici e sofisti, ma negandolo essi non dicono nulla o escludono la possibilitа di qualunque scienza. Il principio mostra che l'essere, in quanto tale, и necessariamente. Difatti se ci riferiamo ad un singolo essere, come l'uomo, и determinato dall'essere animale bipede, l' uomo non puт perciт non essere bipede, quindi и necessariamente bipede. L'essere и ciт che deve essere.
La prima categoria dell'essere и la sostanza ed infatti noi per avere conoscenza di una cosa dobbiamo prima chiederci che cosa и? Nel VII libro della Metafisica, al capitolo 17 Aristotele dice che la sostanza и il principio (archй) e la causa (aitмa) di ogni cosa determinata, facendo in modo che essa non sia semplicemente la somma dei suoi elementi costitutivi; come principio costitutivo necessario di una cosa, la domanda sul perchй di una cosa, sia come fine dietro la cosa stessa sia come causa efficiente del divenire della cosa, и la domanda sulla sostanza. La sostanza и l'essere delimitato e limitato dalla necessitа dell'essere (essenza dell'essere), ma anche l'essere che determina necessariamente (l'essere dell'essenza), in una parola sola, l'essenza necessaria. La sostanza и l'essenza necessaria, non l'essenza di una cosa, ciт che costituisce l'essere proprio di una cosa.
Per Platone al centro c'и il bene, perciт il valore и ciт che и importante e l'essere va studiato in quanto ha valore; per Aristotele ogni essere dal piщ alto al piщ basso ha un valore, per questo diventa legittimo studiare ogni cosa, anche la piщ insignificante.
La sostanza и intesa come essenza dell'essere quando Aristotele dice che и espressa dalla definizione ad opera dell'intendimento e della dimostrazione della ragione, quando dice che и la forma delle cose composte che dа unitа al tutto e diversitа rispetto ad altro, quando dice che и la specie, il concetto o lтgos che non и generato nй diviene;
La sostanza и intesa come essere dell'essenza quando Aristotele sostiene che si identifica con la realtа determinata, che и il substrato che accoglie ogni predicato ma che non и predicato, materia priva di determinazione che possiede ogni determinazione solo in potenza, che и sinolo cioи unione di forma e materia, perciт in grado di nascere e perire.
La sostanza nel primo senso и conoscibile, oggetto di scienza, giacchй stabile e necessario; nel secondo senso giacchй corruttibile, и oggetto di opinione. Tuttavia anche della realtа particolare corruttibile rimane nel soggetto il concetto.
Tramite il concetto di sostanza Aristotele fonda la filosofia prima e tutte le scienze.
La ricchezza di significati della sostanza esclude perт l'idea platonica della separazione dell'essenza dall'essere: il fondamento dell'essere non и al di fuori dell'essere, individui e specie sono sostanze distinte, ma la sostanza и propria del singolo non di ciт che и comune a piщ cose, altrimenti in una singola cosa si avrebbero piщ sostanze, il che и impossibile.
Quattro sono gli argomenti addotti da Aristotele: ammettere un'idea per ogni concetto significa non solo ipotizzare tante idee quanti oggetti sensibili, ma tante idee quanto tutti i modi o caratteri racchiudibili in un concetto, divenendo cosм piщ difficile spiegare il mondo delle idee che la realtа sensibile; per dimostrare le idee diventa indispensabile postulare idee anche di cose transitorie e negazioni, contrariamente ai platonici, poichй di esse esistono i concetti e cosм tra l'idea di uomo e uomo c'и un'idea intermedia e cosм via all'infinito; le idee non sono cause di movimento e mutamento e quindi sono inutili per spiegare il mondo sensibile; senza principio attivo le idee non sono capaci di creare le cose, perciт la sostanza non puт esistere separatamente da ciт di cui и sostanza.
L'idea и separata dall'essere e perciт и condannata da Aristotele, indipendentemente dal fatto che essa per Platone sia la norma ed il valore del mondo. Il valore per Aristotele и intrinseco alle cose, и ontologico, costituito dall'essere, dalla sostanza, non come in Platone morale, universale, cosmico, a fondamento dell'essere.
Per conoscere le sostanze particolari conviene partire da quelle piщ conoscibili, quindi quelle sensibili, soggette al divenire.
Aristotele obietta a Parmenide ed alla scuola eleatica che non ci si puт basare sulla contrapposizione essere non essere per negare il movimento perchй non и reale l'essere bensм il singolo ente ed in quest'ottica il movimento и innegabile.
Il movimento esiste in quattro forme: sostanziale (generazione o corruzione dell'ente), qualitativo (da una qualitа all'altra), quantitativo (diminuzione od aumento), locale (da un luogo all'altro). Perciт esso и passaggio da qualcosa a qualcos'altro.
Ciт che diviene ha una causa efficiente che и il punto di partenza, la forma, che и il punto d'arrivo, dalla materia, sua possibilitа di forma. La forma che si imprime alla materia non и soggetta al divenire, lo и l'insieme di materia e forma (sinolo).
Di cause del divenire si parla in quattro modi, dice Aristotele: formale (l'immagine da raffigurare nella statua), materiale (bronzo della statua), causa efficiente (l'artista), il fine (lo scopo dello scolpire). Ma si possono ricondurre tutte alla prima, di cui sono determinazioni. I fisici trattano della seconda e della terza, Platone della prima, della quarta Anassagora ma tutti loro in maniera confusa.
La sostanza nel divenire si identifica col fine, con l' atto. Perciт se la sostanza и la forma e l'atto, la materia и la potenza. La potenza (dynamis), possibilitа del mutamento, nel senso attivo di produrre un mutamento и propria della causa efficiente, nel senso passivo passiva di capacitа di subirlo и propria della materia. L'atto и l'esistenza dell'oggetto; atto puт essere sia un movimento (kinesis) che un'azione (prаxis) che ha il fine in se stessa. Movimenti incompiuti sono gli atti che non hanno in se stessi il proprio fine.
L'atto и prima della potenza, poichй si manifesta solo con esso, sia nel tempo che come concetto ed и condizione prioritari di tutto il resto.
L'azione che ha in se stessa il suo fine и detta atto finale (entelиcheia), termine perfetto del movimento, forma e specie perfetta, quindi sostanza. Di fronte ad essa la materia prima, pura e priva di forma, и inconoscibile e non и sostanza.
5 La fisica
La fisica studia la physis, la natura, natura che abbiamo appena visto и il regno del movimento e del divenire.
Gli elementi naturali che determinano la materia informe sono quattro: aria, terra, l'acqua и l'elemento freddo umido e la terra freddo secco, che si muovono verso il basso (la terra di piщ infatti nell'acqua affonda), l'aria caldo umido e il fuoco caldo secco si muovono verso l'alto (l'aria meno del fuoco, come dimostra l'ebollizione); in piщ vi и l'etere o quintessenza che compone i corpi celesti, che si muove circolarmente. Il movimento dei quattro elementi infatti non и perfetto poichй in esso inizio e fine non coincidono come avviene invece nel moto circolare. Il primo movimento и proprio della generazione e della corruzione, diversamente dal secondo, proprio dell'eternitа.
Le sostanze determinate perciт si dividono in: sensibili mobili, che costituiscono il mondo fisico e che appartengono alla classe ingenerabile ed incorruttibile che costituisce i corpi celesti o alla classe generabile e corruttibile costituita dai quattro elementi sublunari ; ed insensibili immobili, oggetto della teologia (XII libro della Metafisica).
Il movimento uniforme ed eterno del primo cielo che regola il movimento degli altri cieli deve avere necessariamente secondo Aristotele causa in un motore primo immobile, altrimenti dovremmo andare ancora a ritroso a ricercare il motore primo.
Il primo motore sarа atto puro, quindi senza possibilitа di non muovere, senza possibilitа di passaggio dalla potenza all'atto, proprio del divenire; esso non avrа grandezza (una grandezza infinita non esiste e una grandezza non puт avere l'infinita potenza necessaria a muovere in eterno) e giacchй la materia muta e si corrompe sarа immateriale; sarа causa finale, sommo bene e non causa efficiente non avendo materia nй grandezza. Questo primo motore и da identificarsi con Dio.
Il primo motore, essendo immateriale, sarа pensiero: non pensiero di altre cose (altrimenti soggiacerebbe al passaggio dalla potenza all'atto), ma pensiero di pensiero, unitа di intelletto ed intelligibile.
Come Dio muove il primo cielo, cosм ogni cielo и un'intelligenza motrice immobile ed eterna, per cui valgono gli stessi principi, muove il successivo. Il movimento non circolare dei pianeti richiedeva che si ipotizzassero piщ sfere che muovessero ogni pianeta, per cui Aristotele ne ammetteva 47 o 55, secondo le diverse interpretazioni di Eudosso o Callippo.
Dio perciт non crea il mondo, ispirando solo al primo cielo il suo desiderio di vita perfetta, ma ne garantisce l'ordine. Tuttavia la sostanza и il fondamento intrinseco dell'essere, non Dio.
Perciт all'estremitа della regione celeste vi и la sfera delle stelle fisse, poi via via le altre, passando per quelle dei pianeti, del sole, della luna, fino a giungere alla terra immobile al centro dell'universo.
Il mondo и unico e perfetto, secondo la pesantezza al centro vi и la terra, intorno la sfera circolare dell'acqua, intorno ancora la sfera dell'aria, poi quella del fuoco, poi i cieli ed i corpi celesti. Gli elementi che si allontanano violentemente dalla propria sfera vi tornano naturalmente. Esiste un unico mondo perchй anche se vi fosse al di fuori altra terra, aria o acqua tenderebbero a tornare nella loro sfera ricostituendo l'unico mondo. Il mondo и inoltre eterno.
A proposito del moto violento, Aristotele sostiene che l'aria sospinga il sasso lanciato verso l'alto da una mano, per cui se esistesse il vuoto il movimento sarebbe impossibile; altrimenti si dovrebbe ipotizzare una velocitа infinita o la medesima velocitа per corpi di diverso peso.
La perfezione implica ovviamente finitezza e Aristotele nega l'infinito. Infatti il mondo и il limite spaziale (per questo la retta non puт essere infinita) e lo spazio и il limite immobile che abbraccia un corpo (per cui il vuoto non esiste); il tempo и un ordine misurabile secondo il prima ed il poi dal movimento degli astri.
Il mondo и ordinato secondo un fine: perciт nulla и accidentale e tutto rientra in quest'ordine: anche la fortuna stessa (tщke) rientra in quest'ordine.
Vale la pena sottolineare ancora questo interesse per la ricerca scientifica.
Le sostanze inferiori sono le piщ accessibili e quindi hanno il sopravvento nella ricerca scientifica, piщ vicine e quindi simili a noi. Sia che si studi la natura che le cose divine si mira alla forma a prescindere dalle parti materiali, l'indagine verte sempre sulla sostanza totale.
Aristotele si interessт di biologia, soprattutto negli anni dell'etа adulta, di fenomeni metereologici, di genetica, embriologia, anatomia e fisiologia animale, mostrando verso tutte queste materie lo stesso interesse per la sperimentazione, lo spirito sistematico, attenzione per il concreto ed il particolare.
6 La psicologia e la conoscenza
Nella natura le parti hanno valore in quanto finalizzate al tutto, per cui anche gli esseri viventi, a seconda della complessitа delle funzioni e delle forme, sono disposti gerarchicamente.
Gli organismo viventi sono composti di corpo ed anima, unitа indissolubile. L'anima и la forma incarnata nella materia corpo: и l'atto che vivifica il corpo, che и potenza. Il corpo и strumento la cui funzione di vivere e pensare и attivata dall'anima. Proprio perchй unitа indissolubile, quando muore il corpo muore anche l'anima e viceversa e non и ipotizzabile una vita ultraterrena dell'anima che si separi dal corpo come prefigurava Platone.
L'anima ha tre funzioni psichiche vitali: vegetativa, propria di tutti gli esseri viventi a partire dalla piante che consiste nella capacitа nutritiva e riproduttiva; sensitiva propria degli animali che permette la sensibilitа ed il movimento; intellettiva, propria solo dell'uomo, che presiede la conoscenza e l'agire razionale. La funzione superiore puт fare le veci dell'inferiore.
La conoscenza и da Aristotele concepita come un passaggio dalla potenza all'atto: con l'atto del conoscere il soggetto conoscente in potenza conosce in atto, ciт che и conoscibile in potenza diventa conosciuto in atto.
All'origine della conoscenza и la sensazione, con cui l'anima diventa senziente e l'oggetto sentito: l'anima riceve dell'oggetto solo la forma.
Vi и un sensorio comune in aggiunta ai cinque sensi che permette di unificare quanto percepito in una singola rappresentazione e permette di cogliere i "sensibili comuni" (moto, estensione) non avvertibili da alcuno dei singoli sensi isolatamente.
La capacitа di conservare e produrre rappresentazioni degli oggetti anche quando non presenti alla sensibilitа и l'immaginazione: l'immaginazione si distingue dalla scienza che и sempre vera e dall'opinione che и fede nella realtа dell'oggetto. Sull'immaginazione si fonda la memoria.
L'intelletto astrae dalle immagini le forme intelligibili, l'universale ed il concetto, che sono eterne, immutabili, indivisibili.
L'intendere in atto coincide con l'oggetto intelligibile, con la veritа intesa. Va perciт distinto l'intelletto potenziale ed attuale. Il secondo, separato, eterno, immutabile fa venire alla luce tutte le veritа che nel primo, corruttibile sono solo in potenza.
7 L'etica
L'etica и stata affrontata innanzitutto nei libri I, II, III, VII, VIII (il piщ anteriore probabilmente); i libri IV, V, VI sono posteriori e comuni all'Ethica Nicomachea, di cui costituiscono i libri V, VI, VII. L'Ethica Nicomachea и posteriore.
Ogni azione per Aristotele viene compiuta per un fine che appare buono e desiderabile; alcuni fini sono mezzi per fini superiori. Il fine sommo, desiderabile di per se stesso, bene sommo и la felicitа. La politica lo cerca e determina.
Piacere si ottiene quando si esegue bene il proprio compito; per felicitа Aristotele intende il piacere continuo e duraturo; il piacere и piщ alto quanto piщ alta и l'azione che lo causa; il compito proprio dell'uomo и la vita secondo ragione; perciт il vivere secondo ragione и la fonte massima di felicitа. Vivere secondo ragione и perciт virtщ e la ricerca della felicitа и la ricerca della virtщ. Il piacere deriva dalla vita virtuosa; i beni possono rendere piщ facile o difficile il conseguimento della virtщ ma la scelta di quest'ultima dipende solo dall'uomo che quindi и libero, non di determinare il proprio fine quanto di scegliere o meno di perseguirlo e scegliere quali mezzi adottare.
Due sono i tipi di virtщ: la dianoetica o intellettiva, che consiste nell'esercizio stesso della ragione e la etica o dell'agire che consiste nel dominio dei sensi ad opera della ragione.
Quest'ultima и la capacitа (hйxis) di scegliere il giusto mezzo (mesтtes): giacchй ogni proponimento и il convergere di un elemento razionale (boщlesis) che deve prevalere, e di uno irrazionale (тrexis) che ha la forma della volontа, dell'impeto, del desiderio, l'irrazionale, perchй l'uomo sia virtuoso, deve continuamente dare il proprio assenso al proponimento; la virtщ cioи si rafforza con l'esercizio.
Suoi aspetti sono il coraggio (tra viltа e temerarietа su ciт di cui si deve temere), la temperanza (tra intemperanza ed insensibilitа, sull'uso del piacere), la liberalitа (tra l'avarizia e la prodigalitа, sull'uso delle ricchezze), la magnanimitа (tra vanitа ed umiltа), sull'opinione di sй), la mansuetudine (tra l'irascibilitа e l'indolenza, riguardo l'ira).
Va notato tra l'altro che per Aristotele senza elemento irrazionale noi non potremmo compiere alcuna azione (a questo elemento appartiene la volontа); un uomo privo di passioni non potrebbe realizzare l'armonia (symphonмa) degli estremi che и nella virtщ.
La principale virtщ etica и la giustizia, cui dedica il V libro dell'Etica Nicomachea. Essa и la conformitа alle leggi ed и la virtщ perfetta. In un senso specifico, essa puт essere distributiva o commutativa: secondo la prima bisogna dare proporzionalmente ai meriti di ciascuno e si attua nella divisione di beni, denaro, onori; la seconda cerca di pareggiare tra vantaggi e svantaggi dei contraenti, presiede ai contratti volontari o involontari (di tipo fraudolento come il furto o violento come le percosse).
Il diritto si fonda sulla giustizia. Esiste oltre al diritto privato il diritto pubblico, che regola la vita degli uomini nello Stato ed и legittimo, stabilito da leggi o naturale, non sancito. L'equitа и la correzione effettuata dal diritto naturale della legge nei casi in cui sarebbe ingiusto applicare quest'ultima.
La virtщ dianoetica comprende la scienza (apodittica), capacitа dimostrativa di ciт che non puт accadere diversamente da ciт che accade, cioи del necessario e dell'eterno; l'arte (techne), capacitа di produrre un oggetto; la saggezza (phrтnesis), capacitа di fare cose che abbiano in se stesse il loro fine (essa determina il giusto mezzo); l'intelligenza (nous), capacitа di cogliere i principii primi delle scienze; la sapienza (sofмa), virtщ somma, che deduce i principii e giudica della loro veritа, interessandosi delle cose universali e non di quelle umane come fa la saggezza.
Per Platone il bene и origine dell'essere e studiarlo significa saggezza e sapienza; per Aristotele l'essere non ha il suo principio nel bene ma nella sostanza, perciт la sapienza и conoscenza dell'essere, scienza, la saggezza conoscenza del bene. Perciт per Aristotele Talete, Anassagora erano sapienti, non saggi.
Il libro VIII e IX dell'Ethica Nicomachea ed il VII della Ethica Eudemea trattano dell'amicizia, rapporto di solidarietа ed affetto tra uomini, indispensabile all'uomo: se essa и fondata sul piacere o sull'utile termina quando il piacere o l'utile cessa, se fondata sul bene e sulla virtщ ha radice nella natura della persona e quindi и stabile. Sul piano individuale l'amicizia comporta il desiderare il bene dell'altra persona, sul piano sociale fonda grazie alla giustizia la vita associata.
La felicitа si raggiunge perciт con la sapienza, non con il piacere, nй gli onori; la sapienza и la massima virtщ dianoetica ed il sapiente non ha bisogno di nulla che non sia in se stesso: perciт и sereno ed in pace perchй non si affatica per un fine esterno; la vita teoretica и dell'uomo in quanto ha in sй qualcosa di divino.
In questo aspetto Aristotele si ricongiunge a Platone: la ricerca dell'essere и il compimento della vita umana.
8 La politica
La politica и il fine della vita etica. La vita associata и un'esigenza naturale degli uomini: infatti l'uomo и un animale socievole (zoтn politikтn), diversamente dalle bestie o dalle divinitа che possono vivere isolate.
Solamente l'uomo Greco tuttavia и animale politico, giacchй i barbari non vivono nelle polis, bensм in grandi regni che sono domini personali del sovrano e perciт sono servi per natura.
L'individuo ha bisogno degli altri sia per le proprie necessitа sia perchй senza leggi ed educazione non puт raggiungere la virtщ. Perciт и necessario lo Stato, il quale si pone come fine la felicitа: esso и il fine ultimo di tutte le forme di convivenza sociale. La famiglia и la prima struttura, sia dal punto di vista sociale (и organizzata come un primato del capofamiglia sulla donna e figli e sul possesso degli schiavi) che economico. Come si puт osservare, Aristotele accetta la schiavitщ, giustificata dalla disuguaglianza naturale degli uomini: gli schiavi sono strumenti animati che col proprio lavoro permettono agli uomini liberi di dedicarsi ad altre attivitа tra cui la contemplazione della veritа.
Economicamente Aristotele mostra una preferenza per l'attivitа agricola che converte merce in denaro per acquistare altre merci piuttosto che per l'attivitа commerciale che converte denaro in merce per guadagnare altro denaro e quindi и mossa dal desiderio di ricchezza piщ che dal bisogno.
Aristotele cerca la forma di governo piщ adatta a tutte le cittа, scelta intermedia tra una esistente ed una ideale. Negli ultimi due libri disegna la forma migliore, verosimilmente nei libri IV, V e VI esaminava le tante da lui raccolte. In ogni caso il libro piщ antico risulta essere il III, che discute delle forme perfette.
Le forme di governo le divide in monarchiche in cui governa uno, aristocratiche, in cui governano i migliori, costituzionali (politиiai), che oggi definiremmo democratiche, in cui governano i piщ. Esse degenerano allorchй ognuno agisca per il proprio interesse: la monarchia diviene tirannide, l'aristocrazia oligarchia, la costituzione diviene democrazia, ovvero dominio dei nullatenenti in cui nessuno mira all'utile comune. Ovviamente ogni forma di governo struttura in maniera differente le proprie istituzioni: cosм l'equilibrio migliore si ha quando governa la classe media agricola piuttosto che non quando governano ricchi che vogliono mantenere l'ineguaglianza o i poveri che vogliono sovvertire lo status quo.
Aristotele, che in un primo tempo preferiva la monarchia, giacchй и piщ facile realizzare la virtщ in uno che in molti, ritiene poi che la politиia conferisca la possibilitа a tutti di raggiungere la virtщ e di coprire cariche pubbliche, essendo abbastanza duttile inoltre ad accogliere ciт che vi и di buono nelle altre forme di governo.
Piщ specificamente i cittadini devono essere proporzionati all'estensione territoriale e bisogna tener sempre presente l'indole del popolo che si governa. I compiti devono essere distribuiti bene e Aristotele postula tre classi ma non prevede comunanza di donne o beni. Difatti nel IV libro, in cui Aristotele affronta tale questione, nota come gli affetti e la proprietа siano ciт di cui l'uomo si preoccupa di piщ perchй suoi e perciт lo stimolano ad agire.
E' bene governino gli anziani, giacchй vi и meno amarezza nell'obbedire ad una persona piщ anziana e si potrа poi occupare il suo posto. Comunque i filosofi non sono posti a capo della cittа quanto piuttosto come consiglieri: difatti ciт che и necessario all'uomo politico и la saggezza pratica (phrтnesis) di cui il primo и privo. Compito principe dello stato и l'educazione, uguale per tutti, mirante soprattutto al conseguimento della virtщ.
9 Retorica e poetica
Utile sarа lo studio della retorica, arte che studia le possibili vie per persuadere la gente riguardo ad un argomento.. Essa studia perciт il probabile e va adoperata in funzione della veritа, diversamente da come hanno fatto i sofisti.
La retorica и deliberativa se mira a dimostrare l'utile od il pernicioso affinchй si prendano delle decisioni per il futuro; giudiziale se mira ad accusare o difendere per la valutazione del passato; dimostrativa per lodare o condannare cose presenti.
Riguardo all'arte, essa и concepita da Aristotele come imitazione (mмmesis) che avviene con vari mezzi (colori nella pittura, suoni nella musica, voce nella poesia), su vari oggetti (persone superiori al comune nella tragedia e nell'epica, comuni o inferiori nella commedia), in varie modalitа (narrando nei ditirambi, rappresentando nella tragedia o nella commedia che sono la forme d'arte piщ imitative e quindi piщ alte, narrando e rappresentando nell'epica). In particolare la poesia drammatica (commedia e tragedia) и composta da un mito o intreccio, dalla rappresentazione dei caratteri, dalla diаnoia o riflessione intellettuale, dall'elocuzione.
L'imitazione и una tendenza naturale che si esprime con il linguaggio, l'armonia ed il ritmo e viene valutata positivamente.
Della Poetica a noi и rimasto solo il primo libro, che contiene la descrizione della tragedia: imitazione di un'azione seria e compiuta, di una certa estensione, abbellita in varie forme, di forma drammatica, che mediante una serie di avvenimenti che suscitano pietа e terrore ha per effetto di sollevare e purificare l'animo da tali passioni.
L'azione tragica и perciт un'unitа, tutti gli avvenimenti sono ordinati e concatenati, Gli avvenimenti nella storia si succedono, nella poesia invece si concatenano; l'una narra le cose realmente accadute, l'altra cose possibili secondo la legge della verosimiglianza e della necessitа; perciт l'una concerne il particolare, l'altra l'universale giacchй i suoi contenuti possibili riguardano non solo i personaggi ma anche tutti i possibili spettatori.
La tragedia per Aristotele purifica l'anima dello spettatore che partecipa alle passioni rappresentate, cosм come avviene nella musica. Perciт l'arte assume un potente fine educativo. La passione, verosimilmente, giacchй su questo punto non abbiamo passi precisi, viene purificata o esaltata, non abolita nella tragedia: distogliendo l'uomo dall'oggetto della passione per interessarlo alla passione in sй, la tragedia scopre il mistero della passione e rende l'uomo cosciente.
E' facile notare la differente posizione di Platone, per cui le passioni rappresentate spingerebbero all'imitazione e perciт l'arte и giudicata dannosa, illusoria.

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