anima e corpo

Materie:Altro
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Testo

L’illusione
I simulacra (termine che traduce la parola eˆdwla che in Epicuro e in Democrito indicava le rappresentazioni di costituzione atomica delle cose) sono delle immagini che provengono da tutto ciò che ci circonda e che colpiscono i nostri organi di senso. Se tuttavia, non ci fosse l'anima e, con essa, la sua capacità di riflettere su di essi, non si potrebbero avere sensazioni.
I simulacra vengono paragonati da Lucrezio a delle membrane o alla corteccia, poiché sono il loro corrispettivo visivo: queste membrane si allontanano dalla superficie esterna dei corpi e volteggiano nell'aria sino a giungere ai nostri organi di senso, riportando fedelmente la forma di un oggetto o di un corpo. Comunque, le percezioni non sono di per sé ingannevoli, ma spetta alla ratio la corretta percezione dei dati sensoriali. I simulacra, tra l'altro, servono anche per spiegare le immagini che vediamo nei sogni e sono all'origine della reazione dei dormienti di fronte all'immagine degli oggetti del loro desiderio. Il sonno è causato dalla dispersione degli atomi dell’anima “alcuni dei quali sono cacciati all’esterno, altri spinti nel profondo del corpo, altri semplicemente disgiunti tra loro”(Boyancé). Durante il sonno, l’anima smette di funzionare, mentre l’animus rimane sveglia senza avere un rapporto con il mondo e noi sogniamo tutto ciò che è legato allo stato di veglia (Freud in un paragrafo dell’ Interpretazione dei sogni cita anche Lucrezio per dimostrare che “nell’antichità si aveva la stessa opinione sulla dipendenza del contenuto di sogni dalla vita cosciente”). Comunque molto spesso i sogni sono “falsi”, perché rappresentano fatti irreali o persone morte.
Tuttavia, l’attenzione di Lucrezio si incentra soprattutto sui sogni erotici e sull’amore in genere. Egli afferma che i sentimenti elementari sono buoni, ma ciò che la nostra mente immagina e aggiunge, li deforma (“nel caso dell’amore, al piacere sessuale, che è buono, si uniscono ogni specie d’illusioni sull’oggetto amato (Boyancé)). Il saggio deve liberarsi di questi sentimenti che vengono creati dalla mente, per non crearsi illusioni che nella maggior parte dei casi fanno soffrire l’uomo (senz’altro questa ideologia si voleva contrapporre a quella dei neòteri ). Tuttavia, non viene criticato l’atto sessuale, ma l’amore, difatti, il poeta consiglia di ricercare la Venere vulgivaga separandola da quella dell’amore(ciò è possibile cercando tutti i difetti della persona amata ), poiché “il piacere sessuale è un bene, ma l’amore è una follia” (Boyancé).
La morte e l’anima
Lucrezio afferma l’esistenza dell’anima come una parte del corpo (sia Lucrezio che Cicerone scherniscono Aristosseno, che la considerava una parte fondamentale, per completare l’armonia del corpo) e la distingue in due parti: l’ animus e l’anima.
L’ animus (corrisponde all’anima razionale) ha sede nel petto poiché esercita i comandi, mentre l’anima (corrisponde all’anima percettiva e nutritiva) subisce gli impulsi della prima. Questa divisione tra l’anima razionale e quella non razionale è stata fatta da Lucrezio per precisare che esse sono “strettamente unite e non formano che una sola natura”. Gli atomi che le compongono si oppongono a quelli del corpo, poiché sono piccoli, rotondi e lisci (la velocità degli atomi è inversamente proporzionale alle loro dimensioni) e in particolar modo quelli dell’animus che è la parte più veloce e dinamica che esiste.
Gli atomi dell’anima sono tutti uguali, ma presentano quattro componenti diverse: il calore, l’aria, il vento e una quarta sostanza che non ha nome (chiamata successivamente “l’anima dell’anima stessa”). Questi elementi sono mescolati fra di loro, ma il prevalere di uno sull’altro spiega i caratteri e le diverse condizioni psichiche, determinate anche, nel caso dell’uomo, dall’ educazione ricevuta.
Il corpo può essere colpito da malattie, se sono di breve durata terminano con il ripristino della salute, se sono croniche provocano la morte dell’anima che durante l’infermità si disperde gradualmente. Infatti, “la vita appartiene in comune al corpo e all’anima”(Boyancé), nessuno dei due può esistere senza l’altro, altrimenti dovremmo ricordarci delle vicende anteriori alla nostra nascita. Con la morte del corpo, si ha la perdita dei sensi, ciò che siamo stati prima della nostra nascita, ci dà l’idea di ciò che sarà dopo il nostro trapasso. Quindi bisogna accettare la morte come qualcosa di inevitabile e di esterno all'uomo: quando noi siamo non c'è la morte, quando c'è la morte noi non siamo; cercando di non sprecare la vita ad inseguire stupide ambizioni (“e tu esiterai, e per di più t'indignerai di dover morire? Tu cui è morta la vita mentre ancora sei vivo e vedi e consumi nel sonno la parte maggiore del tempo, e pure da sveglio dormi e non smetti di vedere sogni, e hai l'animo tormentato da vane angosce, né riesci a scoprire qual sia così spesso il tuo male, mentre ebbro e infelice ti incalzano da ogni parte gli affanni e vaghi oscillando nell'incerto errare della mente”). E’ importante, alla luce di ciò, non avere paura della morte, poiché quest’ultima è legata unicamente alle immagini che la religione propone sugli inferi (il poeta si scaglia in particolar modo contro Acheronte) alimentando lo sconforto e non lasciando nessun piacere “limpido e puro”. A questa paura (“il terrore della morte nutre per tutt’altro che minima parte queste piaghe della vita”; Giovenale in un verso ispiratosi a Lucrezio afferma “per amore della vita rovinarsi le ragioni di vivere”) confluiscono la cupidigia, l’ambizione, la sete di onori che vengono considerati come dei subdoli mezzi che addolorano e turbano l’uomo (rientra nella dottrina epicurea la ricerca di sicurezze tramite il piacere catastematico). A questo proposito, Lucrezio afferma che il vero Inferno è la vita del malvagio o dell’insensato. L’uomo vive senza sapere che cosa vuole, per questo è sempre scontento. “La pace dell’anima nasce dall’accordo con sé e quest’accordo è possibile solo mediante la conoscenza del vero bene dell’uomo, nel quale troviamo la nostra stabilità”(Boyancé). Secondo Lucrezio, la conoscenza di ciò che è bene è già in noi, tuttavia essa viene oscurata dalla paura degli dei e della morte, quindi è necessario “abbandonare ogni altra cosa” per dedicarsi allo studio della natura delle cose che è l’occupazione più urgente di tutte. Questo invito è riservato a tutti, comprese le donne.
In latino anima indica propriamente ciò che spira, il soffio, il vento, e anche l'elemento aria. Da questo significato passa a quello di "respiro", nel senso dell'aria che si aspira, e per traslato indica la vitalità primordiale, animale, basata appunto sull'atto del respirare.
Difficile da definire sinteticamente, alla rappresentazione dell'oggetto-anima ci si può avvicinare meglio attraverso alcune delle contrapposizioni in cui è implicato:
• anima / corpo, dove rappresenta il principio vitale di natura immateriale che, finchè è presente, rende la materia altra da sè;
• anima / spirito, dove rappresenta il principio senziente contrapposto a quello raziocinante;
• anima / animo, dove rappresenta una sensibilità di tipo ricettivo contrapposta ad una di tipo attivo e appropriativo
Secondo il dualismo platonico e gnostico, l'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità. Ha la sua origine nel soffio divino (da cui il significato stesso della parola, ossia vento, il soffio).
Secondo Platone, l'anima non ha un inizio, in quanto è ingenerata; inoltre, è considerata immortale e incorporea.
Secondo la contrapposizione gnostica tra Dio (Perfezione, bene) e Materia (imperfezione, male), l'anima sarebbe stata calata da Dio in un corpo materiale e sarebbe stata contaminata dall'intrinseca malvagità della materia stessa.
• Anima mundi
Concetto di origine orientale passato, attraverso Platone (per il quale il mondo è una sorta di grande animale, la cui vitalità generale è supportata da questa anima, infusagli dal Demiurgo) e il neoplatonismo, alla cultura rinascimentale. È una nozione particolarmente cara al pensiero magico e mistico, che viene elaborata in occidente non oltre il periodo romantico (Schelling) - ma tende a riemergere in fasi culturali di incertezza e scarsa chiarezza razionale.
Il III libro è dedicato al corpo e all'anima. Entrambi sono costituiti da aggregati di atomi con la differenza che gli atomi di cui è composta l'anima sono più leggeri e lisci. L'anima non può perciò sottrarsi al processo di disgregazione che investe tutte le cose: essa muore assieme al corpo e non l'aspetta un destino ultraterreno di premio o di punizione.
Nel IV libro Lucrezio affronta il problema della conoscenza ed espone la teoria dei simulacra, sottili membrane, composte da atomi, che si staccano dai corpi, mantenendone la forma, e colpiscono gli organi di senso. La testimonianza dei sensi è sempre veritiera e l'errore può derivare solo da un'errata interpretazione di quanto testimoniato dai sensi. I simulacra vaganti spiegano anche le immagini dei sogni. Infine Lucrezio introduce una digressione sulla passione d'amore e, in versi carichi di dissacrante sarcasmo, indica la causa unica della passione nell'attrazione fisica.
Lucrezio tratta poi dell'anima e della sua natura mortale: Scopo del poeta è liberare gli uomini dalla paura della morte, che stende un'ombra funesta sulla loro vita. Lucrezio dimostra con una lunga serie di argomentazioni, tipiche della dottrina Epicurea, la natura materiale e mortale sia dell'anima (principio vitale diffuso in tutto il corpo) sia dell'animus (la mente, sede delle facoltà razionali): essi sono composti, come tutta la realtà, di atomi, destinati a disperdersi, come quelli che compongono il corpo, al momento della morte. Nel momento in cui l'organismo umano si dissolve, cessa ogni forma di coscienza e sensibilità e non ci può più essere per l'individuo sofferenza alcuna. Nel quarto libro, Lucrezio, svolge la teoria delle sensazioni, provocate, secondo l'Epicureismo, da aggregazioni di atomi Perciò, ancora e ancora, esistono invisibili corpi di vento,
giacché nei fatti e nei caratteri si scoprono emuli
dei grandi fiumi, che hanno corpo visibile.
Inoltre noi sentiamo i vari odori delle cose e tuttavia
non li discerniamo mai mentre vengono alle narici,
né scorgiamo le emanazioni di calore, né possiamo cogliere
con gli occhi il freddo, né ci avviene di vedere i suoni;
e tuttavia tutte queste cose è necessario che constino
di natura corporea, perché possono colpire i sensi.
Nessuna cosa infatti può toccare ed essere toccata, se non è un corpo
i sottilissimi che si staccano dagli oggetti e dai corpi e che vanno a colpire i sensi
Ma poiché sopra ho dimostrato che nulla si può creare dal nulla
e ciò che fu generato non può essere ridotto al nulla,
di corpo immortale devono essere i primi principi,
in cui tutte le cose possano risolversi nel momento supremo,
sì che la materia sia bastante a ristorare la perdita delle cose.
Sono dunque di solida semplicità i primi principi,
né in altro modo possono essersi conservati attraverso le età
e ristorare le perdite delle cose, da tempo ormai infinito.
Ancora, se la natura non avesse fissato alcun limite
allo spezzarsi delle cose, ormai i corpi della materia,
spezzati dalle età passate, sarebbero ridotti a tal punto
che da essi nulla potrebbe, entro un tempo determinato,
esser concepito e raggiungere il sommo limite della vita.
Infatti vediamo che qualunque cosa può più in fretta dissolversi
che di nuovo rifarsi: pertanto ciò che la lunga durata
dei giorni, l'infinita durata di tutto il tempo già trascorso,
avrebbe fino ad ora spezzato, sconvolgendolo e dissolvendolo,

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