Abelardo, Avicenna, Averroè e la filosofia ebraica

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

Abelardo
Abelardo è una delle più grandi figure del Medioevo. Nacque nel 1079 presso Nantes,insegnò dialettica in varie località della Francia e dal 1113 insegnò Teologia presso la scuola cattedrale di Parigi.
Egli ottenne grande successo come maestro;la sua dialettica e la sua intemperanza polemica gli procurarono persecuzioni e condanne;infatti la sua dottrina trinitaria fu condannata nel Concilio di Sassoins(1120). Morì a 63 anni, nel 1142. Le sue opere sono: Il Si e no(in quest’opera raccoglie le opinioni dei Padri della Chiesa e li unisce,facendo così vedere le risposte negative e positive allo stesso problema;lo scopo di Abelardo è quello di mostrare il contrasto delle opinioni e trovare una soluzione;questo metodo fu mantenuto fino alla fine della scolastica;esso consiste nello stabilire una quaestio,nell’enunciare gli argomenti pro e contro la sua risposta positiva e negativa,infine scegliere una delle 2 soluzioni e confutare la soluzione opposta), il Trattato sull’Unità e Trinità divina, l’Introduzione alla Teologia, la Teologia cristiana e l’Etica(conosci te stesso);numerose furono le lettere per Eloisa(con la quale ebbe la storia d’amore più famosa del Medioevo);Abelardo ritiene che si deve credere a quello che si intende(Intelligo ut credam),in ogni caso si deve discutere se si deve o no prestar fede.
Avicenna
Avicenna(persiano), famoso come medico,oltre che come filosofo. Morì a 57 anni nel 1037. La sua opera principale è il libro della guarigione(4 parti: logica, fisica, matematica, metafisica); Avicenna formulò l’affermazione della necessità dell’essere, cioè l’affermazione che tutto ciò che è o accade,è o accade necessariamente e non potrebbe essere o accadere in modo diverso. Egli afferma che le cose naturali, in quanto esistono, sono necessarie perché derivano necessariamente da dio, essere necessario. Perciò la creazione non è un atto libero, ma un processo che ha la sua prima origine in Dio e che si svolge necessariamente. Tutto quello che esiste nel mondo naturale è quindi necessitato a esistere. Inoltre Avicenna formulò la dottrina dell’intelletto(pensiero già affrontato dai filosofi arabi);essa dice che il solo intelletto immortale è quello attivo che non ha bisogno del corpo per funzionare,mentre l’intelletto potenziale e l’intelletto acquisito hanno bisogno del corpo perché operano mediante immagini che derivano dalla sensibilità;lo stesso Avicenna affermava che l’anima dell’uomo dopo la morte, ritorna all’Intelletto universale ed è quindi immortale solo come pura attività intellettuale.
Averroè
Il più celebre dei filosofi arabi è Averroè.nacque a Cordova, in Spagna nel 1126, fu esiliato a causa delle sue idee filosofiche e morì il 10 Dicembre del 1198 all’età di 72 anni. Egli scrisse un commento grande, un commento medio, e una parafrasi delle opere di Aristotele;un’ altro scritto di Averroè si intitola La distruzione della distruzione dei filosofi di Al Gazali. Secondo Averroè, Aristotele è l’esemplare che la natura creò per dimostrare l’ultima perfezione umana.
Egli inoltre è convinto che la filosofia Aristotelica è in accordo con la religione musulmana.
Ma l’insegnamento fondamentale di Aristotele è per Averroè la necessità di tutto ciò che esiste. Il mondo stesso è necessario perché creato necessariamente da Dio. Inoltre per la sua necessità il mondo è tale che tutto ciò che è in esso accade doveva accadere proprio nel modo in cui accade. L’ordine del mondo non può essere modificato o infranto, ma dirige la stessa azione dell’uomo. Averroè ammette che il mondo è stato creato giacchè l’essere del mondo è un essere possibile che non verrebbe alla realtà senza l’azione creativa di Dio;ma egli l’atto della creazione non un atto libero di Dio, ma una manifestazione di Dio stesso.
Averroè separa dall’uomo sia l’intelletto attivo, che quello potenziale, per la ragione che se l’intelletto potenziale può trasformarsi in intelletto attivo, deve averne la stessa natura. L’intelletto quindi è unico per tutti gli uomini, ed è separato dalla loro anima; le 2 dottrine dell’eternità del mondo e della separazione dell’intelletto dall’anima erano in contrasto con le credenze maomettane e cristiane; Averroè affermava che la fede religiosa del filosofo è la sua attività razionale, e che le credenze religiose costituiscono un sostituto di tale attività.
Filosofia e verità religiosa, anche se diverse, non sono in contrasto tra di loro; questa dottrina fu erroneamente interpretata dagli scolastici; questa dottrina fu chiamata come dottrina della doppia verità.

La filosofia ebraica
La filosofia ebraica del Medioevo è rappresentata da un lato dalla Cabala, dall’altro da interpretazioni della dottrina platonico Aristotelica. La Cabala è una dottrina segreta trasmessa dapprima oralmente, e in seguito ci sono giunti dei trattati tra i quali Il Libro della creazione e il Libro dello splendore. Una figura notevole è quella di Avicebron.
Avicebron nacque a Malaga tra il 1020 e il 1021 e fu celebre come poeta; la sua opera Fons vitae è scritta in forma di dialogo; il principio del filosofo è quello della composizione ilomorfica universale, cioè tutto ciò che esiste è composto di Materia e Forma; la materia non è soltanto corpo, ma ce una materia anche delle sostanze spirituali; la materia e la forma tendono a unirsi; questo desiderio di amore reciproco è comunicato dallo stesso creatore.
Il maggiore dei filosofi ebrei è Maimonide, nato a Cordova il 30 Marzo del 1135; fu famoso come medico e morì in Egitto il 13 Dicembre del 1204; la sua opera fondamentale è la Guida dei Perplessi, indirizzata a coloro che restano dubbiosi tra le esigenze della fede e quelle della ragione. Inoltre questo filosofo è contro la dottrina del necessario, infatti afferma che Dio non crea il mondo per necessità, ma la sua azione è libera.
La volontà di Dio agisce liberamente e contingentamente, cioè se essa crea in un mondo le cose, ciò non esclude che potrebbero crearle benissimo in un altro modo o in altri modi diversi.

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