Didone ed Enea

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Testo

1) I versi 296/303 costituiscono un intervento del narratore, che introduce le parole di Didone. Analizza tale intervento, che funzione svolge?
Il narratore, con tale intervento, vuole anticipare e spiegare quello che dirà poi Didone ad Enea mettendo in luce l’ira che la donna provava verso di lui.
“...infuria smarrita nell’animo e ardente delira per tutta la città, come una Tiade eccitata al destar dei riti quando udito...”.
2) Didone è informata che i troiani stanno per salpare. Di fronte ai preparativi, le reazioni della regina sono di ira, trepidazione, speranza. Ritrova nel testo tali sentimenti.
- Speravi, o perfido di poter dissimulare una tale infamia, e di allontanarti senza parole dalla mia terra… emerge l’ira della regina.
- Non ti trattiene il nostro amore e la mano che un giorno mi desti e Didone ostinata a morire amaramente?… spera di convincere Enea a restare, dicendogli che morirà dal dispiacere.
- Fuggi me? Ti prego per queste lagrime, per la tua destra –poiché null’altro ho lasciato a me con sventura- , per il nostro connubio, per l’iniziato imeneo, se bene di te meritai, o qualcosa di me ti fu dolce , abbi pietà della casa che crolla, e abbandona, se ancora valgono le preghiere, questo pensiero… Didone vuole convincerlo a non partire, parlando della propria casata, alla quale manca un erede ed è quindi destinata all’estinzione (crolla).
- Non ti è madre una dea, o perfido, né fondatore della stirpe Dardano, ma il Caucaso irto di dure rocce, e ti porsero le mammelle tigri ircane… Didone, infuriata, lo definisce perfido e dice che egli non ebbe per madre né una dea né Dardano (capostipite dei Troiani) come avo, ma nacque dai monti aspri e rocciosi del Caucaso e fu allevato da tigri asiatiche: ciò si riferisce all’indifferenza di enea, che pare insensibile, fuori dal mondo, come un barbaro.
- Ahi, l’ira mi arde e mi travolge…
- Di scontare la pena tra gli scogli… Didone augura ad enea di morire durante una tempesta in mare, mentre naviga per l’Italia.
- E quando loa fredda morte avrà separato le membra dell’anima, ti ti sarò fantasma dovunque… qui appare l’ira dlla donna, la cui anima perseguiterà Didone anche nell’oltretomba
- subirai il castigo, malvagio… il rimorso per il suicidio di Didone perseguiterà per sempre Enea.

DOMANDE
1) Qual è la situazione delineata dal dialogo fra Didone ed Enea?
A differenza che nel resto dell’opera, qui il protagonista non è l’eroe troiano, ma la regina di Cartagine, protagonista di una passione profonda e consapevole raccontata dal suo primo, timido affacciarsi alla coscienza, fino al drammatico epilogo. L’amore coglie Didone di sorpresa, vince la sua ritrosia ad abbandonarsi a un sentimento che la fa sentire in colpa sia nei confronti del precedente marito, Sicheo, sia nei confronti della sua gente, la travolge cancellando dalla sua mente qualsiasi preoccupazione per l’onore e la dignità del ruolo che ricopre. In questa circostanza la figura di Enea, che dopo averla impietosamente illusa, richiamato all’ordine dagli dei decide di andarsene, risulta invece un po’ fragile e inconsistente, soprattutto rispetto ai valori religiosi e civili che si suppone dovrebbe trasmettere al futuro popolo romano.
2) Che cosa intende dire Didone quando afferma non ti è madre una dea, o perfido, né fondatore della stirpe Dardano, ma il Caucaso irto di dure rocce, e ti porsero le mammelle le tigri ircane.
Infuriata Didone afferma che Enea non ebbe per madre né una dea né il capostipite dei troiani, Dardano, come avo, ma dice che egli nacque sui monti del Caucaso rocciosi e aspri (“…irto di dure…”) e fu allevato da tigri asiatiche: allude all’indifferenza e al cuore di pietra di Enea, che pare insensibile e fuori dal mondo come un barbaro.
3) La partenza di Enea.
Enea dice a Didone che deve partire perché è stato richiamato all’ordine dagli dei, è quindi costretto dal fato, il volere degli dei (“…se i fati permettessero che io conducessi la vita secondo i miei auspici o placassi da me gli affanni…” “…ma ora Apollo Grineo e gli oracoli della Licia mi ordinano di raggiungere la grande Italia…). Inoltre si giustifica dicendo che non ha considerato la loro unione come un vero e proprio matrimonio e che, se potesse, tornerebbe a Troia per ricostruirla (“…né mai proffersi fiaccole nuziali o giunsi a questi legami…”). La risposta dell’eroe fa capire che in quell’epoca il Fato era fondamentale nella vita delle persone: la sua stessa esistenza è ridotta a strumento del destino riservatogli dagli dei e per non andare contro a questi ultimi rinuncia ai propri sentimenti e ai propri desideri, perdendo così Didone, una persona cara della quale è innamorato.

4) Quali conseguenze potrebbe comportare per il regno di Didone l’abbandono da parte di Enea?
La regina ha timore che i nemici Pigmalione (fratello di Didone) e Iarba (re che chiese a Didone di sposarlo) vorranno vendicarsi perché lei non ha avuto un figlio da lui. Oltre ai due uomini, Didone si è inimicata anche il popolo, che l’ha vista tradire il giuramento fatto al marito perdendo il pudore. Alla casata di Didone, inoltre, manca un erede ed è quindi destinata all’estinzione (“…abbi pietà della casa che crolla…”) e la donna sperava di avere un figlio da Enea proprio perchè continuasse la sua stirpe.
5) Perché l’unione con Enea ha compromesso gravemente la fama della regina?
Perché la regina si era votata alla castità dopo l'uccisione del marito, ma quando arrivò Enea accolse benevolmente i troiani e si innamorò di lui. In questo modo si era compromessa la fama di donna onesta (pudore) e di regina valorosa e forte, che da sola ha condotto il suo popolo lontano da Tiro, fondando una nuova città.
L’amore, infatti, la colse di sorpresa, vinse la sua ritrosia ad abbandonarsi a un sentimento che la fece sentire in colpa sia nei confronti del precedente marito, Sicheo, sia nei confronti della sua gente, la travolse cancellando dalla sua mente qualsiasi preoccupazione per l’onore e la dignità del ruolo che ricopre.
“…si estinse, sempre per te, il pudore, e, sola per cui andavo alle stelle, la fama di prima…”
6) Indica i temi del poema che emergono dal brano.
Il tema principale del poema è l’amore talmente folle che farà suicidare Didone per Enea. Vi sono altri temi, quali l’ira (“…speravi, o perfido di poter dissimulare una tale infamia, e di allontanarti senza parole dalla mia terra…”), la speranza (“…non ti trattiene il nostro amore e la mano che un giorno mi desti e Didone ostinata a morire amaramente?…”) e la trepidazione (“…non ti trattiene il nostro amore e la mano che un giorno mi desti e Didone ostinata a morire amaramente?…”).
7) Spiega il significato della similitudine contenuta nei versi 300-303.
Nei versi 300-303 troviamo una similitudine: “Infuria smarrita nell’animo e ardente delira per tutta la città, come una Tiade eccitata al destarsi dei riti, quando udito Bacco la stimolano le orge triennali e la richiama con grida il notturno Citerone.”
Virgilio paragona la regina, addolorata, per la partenza dell’amato, a una seguace del dio Bacco (Tiade), che perde il controllo nel vedere le insegne del dio, bastoni ornati di edera e pampini, poiché preludono ai selvaggi riti (orge) notturni che si svolgevano ogni tre anni in onore del dio dell’ebbrezza e del vino. Questi riti venivano celebrati sul monte Citerone dalle sacerdotesse baccanti.

8) Confronta le parole e i sentimenti di Didone e di Enea e spiega in un breve testo che cosa differenzia il loro atteggiamento rispetto all’imminente separazione.
Didone è innamorata di Enea al punto di irrompere con la forza spontanea del suo amore. La donna vinse la sua ritrosia ad abbandonarsi a un sentimento che la fece sentire in colpa sia nei confronti del precedente marito, Sicheo, sia nei confronti della sua gente, la travolse cancellando dalla sua mente qualsiasi preoccupazione per l’onore e la dignità del ruolo che ricopre (“…si estinse, sempre per te, il pudore, e, sola per cui andavo alle stelle, la fama di prima…”).
Enea è meno istintivo della regina: pieno di riflessione è disposto alla rinuncia, quindi è necessariamente freddo persino con le persone care. È molto devoto al fato, sua stessa esistenza è ridotta a strumento del destino riservatogli dagli dei e per non andare contro a questi ultimi rinuncia ai propri sentimenti e ai propri desideri, perdendo così Didone, una persona cara della quale è innamorato (“…se i fati permettessero che io conducessi la vita secondo i miei auspici o placassi da me gli affanni…”).

Esempio



  


  1. Anonimo

    Didone,in seguito che cosa augura ad Enea?

  2. Luigi Borriello

    Parafrasi enea e didone,eneide