Diritto ed economia

Materie:Appunti
Categoria:Economia

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Testo

EURO
Durante le ultime settimane abbiamo svolto un’indagine relativa all’introduzione dell’EURO.
I promotori di questa indagine sono stati i professori e gli studenti della 4° B ERICA in collaborazione con lo Studio Paracca-Consulenze d’Impresa.
Il questionario ci è pervenuto dal Comitato che lavora sull’EURO funzionante presso la Camera di Commercio che si chiama EURO INFO CENTRE.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare le imprese alle problematiche sull’introduzione dell’EURO.
Questo questionario contiene domande riguardanti ogni settore.
INDAGINE PER AREE:
• Marketing
• Approvvigionamento e logistica
• Finanza
• Amministrazione e controllo
• Aspetti legali
• Risorse umane
• Sistemi informativi
MARKETING, VENDITE E CONCORRENZA
Il marketing è una filosofia di gestione che identifica la ragione economica e sociale dell’azienda nel soddisfacimento dei bisogni e dei desideri del consumatore. Un’azienda è orientata verso il marketing se cerca di capire il mercato e di adattare la propria produzione alle esigenze dei consumatori.
A1 - Ritenete che l’euro creerà nuove opportunità di sviluppo per voi nell’UME?
La maggior parte degli operatori non intravede nuove opportunità di sviluppo con l’introduzione dell’Euro.
Ciò è dovuto al fatto che le imprese italiane sono state competitive soltanto grazie allo scarso potere d’acquisto della lira italiana. Con l’introduzione dell’euro, questo vantaggio non ci sarà più. Perciò gli operatori italiani sono molto diffidenti. Con l’introduzione dell’euro questo vantaggio diventa uno svantaggio e non le aziende non prevedono opportunità in nuove forme di vendita, in quanto non hanno pensato di introdursi in nuove nicchie di mercato (piccoli segmenti di mercato in cui vi lavorano una stretta cerchia di persone e in cui i pochi clienti potrebbero favorire nuove opportunità di vendita per le aziende anche perché c’è meno competitività).
A11- Prevedete di utilizzare forme di vendita alternative (per corrispondenza, commercio elettronico, marketing diretto) per raggiungere nuovi segmenti di mercato?
Poiché si presume che le aziende italiane saranno meno competitive come prezzi, questa domanda vuole essere uno stimolo alla ricerca di nuovi segmenti di mercato, cioè alla ricerca di nuove linee di prodotti.
Nessuno si è posto il problema di raggiungere nuovi segmenti di mercato: le aziende non sentono l’esigenza di adeguarsi al mercato.
A14- Avete la necessità di modificare quantità, qualità, confezioni per rispettare criteri di concorrenza, di conformità agli standard normativi europei e per non perdere gli effetti del prezzo psicologico?
In funzione di nuovi prezzi e per evitare l’uso eccessivo di decimali sarà forse necessario modificare la quantità della confezione dei singoli prodotti. Per non perdere gli effetti del prezzo psicologico (10990 anziché 11000) è necessario modificare la confezione aggiungendo o togliendo la quantità di prodotto.
La maggior parte le aziende non ritiene di modificare le caratteristiche standard, ma ben il 42% lo farà sicuramente. Infatti le piccole aziende (come i caseifici) di formaggi ad es. dovranno chiudere se non riusciranno ad adattarsi.
A16- Quando prevedete di iniziare a fatturare in euro?
Le aziende tendono a rimandare al futuro l’adeguamento della propria contabilità in euro. Già il 25% lo fa, ma la maggior parte rinvia in futuro la fatturazione. E ci sono aziende che aspetteranno il gennaio 2002 per fatturare in euro.
Ma alcune aspettano perché non conoscono le normative europee, altre aspettano l’accordo con i loro fornitori e altre aspettano perché implicherebbe l’acquisto di software.
A27- Avete identificato tutta la documentazione che indica i Vs. prezzi e valutato cambiamenti necessari per convertirli definitivamente in euro (listini, cataloghi, codici a barre)?
Le risposte non sono soddisfacenti perché solo il 46% ha preso coscienza del cambiamento dei listini, cataloghi, codici a barre (che identifica valuta e prodotto).
A35- Avete definito i costi per operare in due valute?
Nel periodo che ci separa dal 2002 alcuni operatori dovranno decidere se fatturare in lire o in euro. Quindi ci sarà una doppia circolazione di moneta. La maggior parte delle aziende non ha ancora quantificato i costi che comporterà la doppia valuta (operare con due monete).
I costi potrebbero riguardare: programmazione di software, acquisto registratori di cassa, aggiornamento del personale.

APPROVVIGIONAMENTI E LOGISITCA
B3- Eliminato i rischio di cambio ed i costi di conversione, prevedete di utilizzare i fornitori esteri?
Le domande del gruppo B la scelta di nuovi fornitori perché potrebbero diventare più vantaggiosi in seguito all’introduzione dell’Euro. La domanda in oggetto parte dal presupposto che, operando tutti con la stessa moneta (EURO), cioè eliminati i rischi di cambio tra le valute europee che hanno sempre caratterizzato le operazioni di import-export ed eliminati i costi (commissioni bancarie) di conversione, dunque eliminati i timori che hanno caratterizzato da sempre le operazioni di importazione, potrà essere più conveniente rivolgersi a fornitori esteri.
44% no o non risponde
55% si, la prevalenza dei si fa pensare a un dinamismo delle aziende nel considerare queste nuove opportunità.
B10- L’introduzione dell’euro potrebbe uniformare le condizioni di pagamento, riducendo la necessità di ricorrere a finanziamenti bancari?
I termini di pagamento, intesi come scadenze, dilazioni, diventeranno forse identici in tutti i paesi europei. Questo potrebbe ridurre la necessità di ricorrere al finanziamento bancario.
55% ritiene di non poter fare a meno dell’intervento bancario nelle transazioni con l’estero in quanto pensano che comunque ci saranno sempre delle differenze.
B13- Pensate di modificare i canali di distribuzione esistenti (es. vendita diretta anziché distributori)?
Il canale distributivo è il metodo con cui le aziende immettono i loro prodotti sul mercato. E’ il percorso che il prodotto che dal produttore passa al consumatore. Un’azienda può scegliere tra: canale lungo (produttore, grossista, dettagliante, consumatore), breve (produttore, dettagliante, consumatore) e diretto (produttore, consumatore).
Poiché la logistica studia i mezzi necessari per realizzare le strategie aziendali, cambiando le strategie, cambieranno anche i mezzi?
Nel caso specifico la domanda fa riferimento al canale distributivo dei propri prodotti.
La maggior parte delle aziende credono che l’attuale sistema distributivo sia sufficiente a soddisfare i propri bisogni, ed è ideale per i propri prodotti perché legata a situazioni oggettive non facilmente modificabili:
- distribuzione dei clienti su aree geografiche diverse
- utilizzatori dei prodotti legati a rifornimenti tempestivi (Just in time), cioè altre aziende che acquistano il prodotto per utilizzarlo come componente di un successivo prodotto finito.
FINANZA E GESTIONE DELLA TESORERIA
C4- Come considererete l’euro durante il periodo di transizione:
- una valuta aggiuntiva?
- una valuta di riferimento?
VALUTA AGGIUNTIVA: 18%, cioè una ulteriore moneta con la quale operare realmente durante il periodo di transizione (1/1/1999 - 3 1/12/2001)
VALUTA DI SEMPLICE RIFERIMENTO: 73%, per esprimere alcune grandezze come il totale delle fatture, il volume d’affari, i bilanci.
La netta preponderanza del 2° deriva anche dal fatto che il campione esaminato si riferisce alle piccole aziende che si adattano con lentezza ai cambiamenti o lo fanno quando è imposto da una normativa.
C8- L’introduzione dell’euro ridurrà il numero dei Vs. conti bancari? Di conseguenza potrete risparmiare oneri finanziari e semplificare lavoro interno?
Le aziende, almeno quelle esaminate, ritengono di non dover ridurre il numero dei c/c bancari (91%). Evidentemente la maggior parte non tiene c/c espressi in valuta estera.
Solo il 9% beneficerà di un risparmio di oneri bancari per effetto della riduzione del numero dei c/c.
Sappiamo che l’esistenza di un c/c comporta: costi di accensione, di gestione, imposte fisse.
AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO
D5- L ‘euro aumenterà il rischio di errore?
Nel periodo di transizione (1/1/1999 - 31/12/2001) le aziende hanno la facoltà di tenere la contabilità in £ o in Euro considerando: le scelte dei clienti, dei fornitori, della Pubblica Amministrazione e le difficoltà legate alla Pubblicazione del bilancio in Euro. E’ possibile tenere una fatturazione in euro e contabilità generale in Lire.
Prevalgono i timori circa i possibili rischi di errore:
D10- Avete valutato quando le Pubbliche Amministrazioni con cui avete a che fare (IVA, Finanze, Camere di Commercio) saranno in grado di dialogare in Euro?
Dialogare in Euro con la P.A. significa presentare la dichiarazione dei redditi in Euro, effettuare i versamenti IVA espressi in Euro, i versamenti agli Istituti Previdenziali espressi in Euro…
Potrebbe non esserci un simultaneo adeguamento tra privati e P.A. (che si adeguano con lentezza).
Solo l/3 del campione esaminato ha preso coscienza del problema.

QUADRO GIURIDICO
E2- Avete previsto la ridenominazione in Euro di tutti i contratti in corso?
Contratti: di compravendita, di finanziamento, di investimento con Paesi Euro e paesi non Euro.
Nel periodo di transizione con effetti successivi all’introduzione dell’Euro (2001): per i contratti in corso le aziende devono essere previdenti nel garantire le continuità (evitando cioè che la controparte, cliente o fornitore, possa sottrarsi all’impegno assunto) introducendo nella redazione del contratto clausole come la possibilità di ridenominare in Euro (esprimerli in....) i contratti in corso.
Solo il 18% è stato previdente nel pensare al futuro dei contratti in corso.
RISORSE UMANE ED ORGANIZZAZIONE
F7- Avete pensato di riutilizzare e formare il personale che in passato era collegato alla gestione dei costi di cambio e monitoraggio delle valute straniere?
1/3 delle aziende ha pensato al coinvolgimento del personale, elaborando un piano di formazione, con precedenza al personale che in passato era adibito alla gestione dei cambi.
SISTEMI INFORMATIVI
G1- Prevedete di far coincidere la conversione del Vs. sistemi informativi con il passaggio alI’Euro?
Gli attuali sistemi informatici comportano adeguamenti all’Euro che devono essere affrontati separatamente ristretto alle problematiche connesse all’anno 2000 (ancora irrisolte).
La maggior parte delle aziende (64%) preferisce rinviare al 2002 l’acquisto di nuove versioni di software.
G13- Avete già pensato a come trattare dati storici?
I fornitori di software devono essere in grado di installare programmi capaci di immagazzinare informazioni tali da poter essere agevolmente richiamate in £ o in Euro. Rimane il problema del trattamento dei dati storici in £ sia per il passaggio da contabilità in £ (dall’ultimo anno) alla contabilità in Euro dell’anno successivo, con continue necessità di utilizzo dei dati storici in £ (es. Costo Storico delle immobilizzazioni, TFRL del personale, obiettivi di vendita), sia per il semplice confronto di cifre.
64 % non ha ancora pensato come trattare i dati storici.
Le banconote e le monete
E’ da 1995 che l’istituto Monetario Europeo (Ime) sta lavorando all’ideazione delle nuove banconote. L’Ime ha deciso di ispirarsi a due criteri di base: le epoche e gli stili dell’Europa: Classico, Romanico, Gotico, Rinascimentale, Barocco e Rococò nonché le epoche del ferro e del vetro e l’architettura moderna del ventesimo secolo mettendo in risalto elementi quali finestre , ponti e portali. Finestre e porte sono i principali elementi disegnati sul fronte delle banconote: simboleggiano lo spirito di apertura e di collaborazione nell’Unione Europea. I disegni sul dorso rappresentano tipiche immagini di ponti europei in varie epoche, metafora della comunicazione fra le genti d’Europa, e l’Europa ed il resto del mondo.
Altri aspetti di rilievo riguardano il nome Euro (presente sia nelle radici latine che greche), la bandiera dell’Unione, le iniziali delle autorità preposta all’emissione con le sue varianti linguistiche, e la firma del presidente dell’Istituto di Emissione Centrale.
Un altro grosso lavoro è stato quello che ha condotto alla definizione delle immagini che compariranno sul “recto”, ovvero la “testa delle otto monete metalliche coniate dalla Zecca italiana. La scelta è il risultato di un lungo lavoro. Sono stati fatti tre sondaggi incrociati per arrivare a una lista ristretta di proposte: uno tra 50 “opinion makers”, tra i quali molti musicisti, pittori, scrittori…; uno tra i cittadini e uno televisivo (Televoto)
Infine la Commissione tecnico-artistica del Ministero del Tesoro del Bilancio ha preso tute le decisione operative.
1 centesimo Castel del monte di Andria
2 centesimi Mole Antonelliana
5 centesimi Colosseo
10 centesimi la Venere del Botticelli
20 centesimi L’uomo in movimento di Boccioni
50 centesimi Marc’Aurelio di Michelangelo
1 € Leonardo
2 € Dante Alighieri
Un punto va sottolineato: il campione di cittadini si è fatto carico di eliminare tutti i simboli che potessero creare conflitti o dissapori con i fratelli europei, rinunciando alle Caravelle di Colombo e alla Gioconda.
CHE COS’E’ L’EURO?
L’EURO è il nome della nuova moneta che, dal 1° gennaio 1999. Sostituirà le monete nazionali dei Paesi che fanno parte dell’Unione Monetaria Europea.
L’EURO esisterà dal 1° Gennaio 1999, ma per tre anni la sua esistenza sarà un po’ particolare. Sarà un’esistenza “virtuale”, nel senso che non esisteranno monete o banconote in EURO. Tuttavia sarà possibile avere conti in banca espressi in EURO, i contratti potranno essere anch’essi espressi n EURO e tutti i titolo pubblici, di vecchia e di nuova emissione, saranno denominati in EURO.
QUAND’E’ CHE L’EURO DIVENTERA’ UNA MONETA VERA A TUTTI GLI EFFETTI?
Bisognerà aspettare il 2002.Per tutto il 1999, tutto il 2000 e tutto il 2001, l’EURO sarà una moneta virtuale, e le banconote nazionali continueranno a essere usate per la vita di tutti i giorni. A partire dal 1° gennaio del 2002, ed entro il 30 giugno di quell’anno, le nuove banconote e monete in EURO, verranno a sostituire progressivamente le vecchie banconote e le vecchie monete.
MA COS’E’ ESATTAMENTE UN UNIONE MONETARIA?
L’unione monetaria è una area geografica dove si usa la stessa moneta. Di solito, una stessa moneta contraddistingue l’area di uno Stato. Ma è possibile immaginare che due o più Stati decidano di usare la stessa moneta. Ed è appunto quello che hanno fatto con il Trattato di Maastricht, i Paesi dell’Unione Europea, che nel 1992 hanno deciso che, al più tardi a peritare dal 1999, si costituirà in Europa un’area con una moneta unica.
QUANTO VARRA’ L’EURO?
Il cambio con l’EURO dovrebbe essere intorno alle 1950 lire per EURO.

Le aziende di credito
Il mercato finanziario
Il sistema finanziario è l’insieme degli organismi, degli strumenti e delle tecniche che consentono di trasferire mezzi finanziari dagli operatori o dai settori che registrano un avanzo finanziario, e che quindi cedono disponibilità (le famiglie risparmiatrici: che spendono meno del loro reddito) agli operatori o ai settori in disavanzo finanziario, e che quindi richiedono disponibilità perché l’autofinanziamento non soddisfa i loro bisogni (imprese, pubblica amministrazione ed estero: che spendono più del loro reddito).
Perché possa avvenire un incontro diretto tra offerenti e richiedenti di fondi è necessario che si raggiunga una perfetta coincidenza tra gli interessi delle due parti (forme tecniche) circa la natura del finanziamento, la durata, le garanzie, le modalità di pagamento, la remunerazione prevista…
Ma poiché questo non succede mai, essi si avvalgono d’intermediari finanziari (incontro indiretto).
L’intermediazione creditizia
Gli intermediari finanziari effettuano la trasformazione di flussi di disponibilità in flussi di prestiti e rendono le forme tecniche soddisfacenti per entrambi le parti, eliminando l’incompatibilità che esiste tra le esigenze degli offerenti e quelle dei richiedenti di disponibilità monetarie.
Ci sono parecchi intermediari finanziari:
- banca: raccoglie le risorse dalle famiglie e le presta al sistema produttivo
- fondi comuni d’investimento: acquista titoli societari (azioni, obbligazioni) e rilascia ai risparmiatori titoli rappresentativi dell’insieme degli investimenti effettuati. In pratica le famiglie affidano i loro risparmi a persone altamente qualificate.
- compagnie d’assicurazione in particolare quelle che esercitano il ramo vita: raccolgono premi che danno luogo alla formazione di disponibilità monetarie che può essere utilizzata per finanziamento a lungo termine.
- società di leasing e factoring: si dedicano ad operazione a favore delle imprese.
- banche d’affari: enti finanziari che acquistano azioni di una società per poi collocarle nei mercati (merchant banking).
Le funzioni delle banche incidono sul sistema economico
Le funzioni delle banca: funzione monetaria
L’aspetto tecnico della funzione monetaria permette alla banca di fornire un mezzo di pagamento accettato dal pubblico e che deve essere tale da liberarci dai debiti (potere liberatorio) e di affiancare alla moneta legale quella bancaria e, attualmente anche quella elettronica per i trasferimenti di fondi.
Il complesso dei mezzi di pagamento crea un’immagine di stratificazione cronologica:
3° livello trasferimento elettronico (bancomat, carte di credito)
2° livello moneta bancaria (assegni, giroconti, bonifici)
1° livello moneta legale (banconote monete)
Per migliorare questo servizio si è creata la SIA (Società Interbancaria per l’Automazione) che permette l’addebito e l’accredito direttamente sui conti correnti.
Nel campo dei pagamenti internazionali analoghi obiettivi sono stati perseguiti dalla SWIFT (Società per la Telecomunicazione Finanziaria Internazionale Mondiale).
L’aspetto monetario della funzione monetaria permette di vedere come il sistema bancario contribuisca a determinare la quantità della massa monetaria.
La prima fase del processo consiste nella vera e propria creazione fisica della moneta da parte della Zecca. Questa entrerà in circolazione solo mediante delle operazioni di credito bancarie.
Nell’aspetto monetario interviene il meccanismo del moltiplicatore del credito che, tenendo conto della propensione alla liquidità del pubblico e delle banche, permette di reinserire sul mercato una parte della moneta che era ritornata come depositi.
In pratica il moltiplicatore economico è un fenomeno per il quale ogni aumento della massa monetaria porta ad un incremento dei depositi con degli effetti a catena d’intensità via via minore a causa della liquidità del pubblico che consuma, e dalla liquidità della banca che è costretta a trattenere una parte dei depositi come riserva liquida. In pratica ogni nuova immissione di moneta genera un aumento di deposito e moneta legale, ma ad ogni passaggio l’intensità di questo aumento diminuisce.
D: depositi
Lp: la propensione alla liquidità pubblica, è un indice che rappresenta il modo in cui il pubblico distribuisce la propria ricchezza finanziaria (indica l’attitudine al consumo).
Lb: la propensione alla liquidità della banca, proporzionale rispetto ai depositi, cioè la sua riserva liquida. Le autorità di governo fissano una determinata percentuale di riserva.
ML: base monetaria, punto di partenza dell’intero processo.
Le altre funzioni della banca
1. Funzione creditizia: con la quale la banca concede credito agli operatori in disavanzo, permette di collegare il risparmio con gli investimenti.
Questa è la funzione storica delle banche intermediatrici, che raccolgono il risparmio e lo prestano alle imprese.
Oggi, il risparmiatore si è fatto più attento e si è reso conto che esistono delle forme più redditizie di risparmio (azioni e obbligazioni) e non si serve più molto delle banche. Anche le imprese hanno scelto di usufruire dei finanziamenti dal pubblico risparmiatore. (disintermediazione).
2. Politica monetaria (funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria): fa in modo che le decisioni prese dalla Banca d’Itala giungano fino ai risparmiatori attraverso gli intermediari bancari.
Gli obbiettivi che intende raggiungere la Banca d’Italia: il pieno impiego dei fattori produttivi, il contenimento dei prezzi e l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
3. Funzione di servizi: comprende tutte quelle operazioni che la banca effettua per favorire i propri clienti.
Ne sono esempi le attività di gestione e negoziazione di titoli mobiliari, interventi nel regolamento degli scambi commerciali con l’estero, riscossioni, pagamenti e trasferimenti di vario genere, vendita e diffusione di nuovi strumenti di pagamento, locazione di cassette di sicurezza.
I controlli della Banca d’Italia
La banca d’Italia compie due tipi di controlli:
- Diretti: che agiscono direttamente sulla base monetaria
1) Tasso ufficiale di sconto (T.U.S.): tasso al quale la Banca d’Italia concede i prestiti alle altre banche. Per calmierare una crescita galoppante la banca d’Italia aumenta il tasso; per rivitalizzare la situazione lo abbassa
2) Riserva obbligatoria: obbligo di mantenere una certa percentuale delle somme raccolte come riserva. Questo è il più importante strumento di politica monetaria. Per far sviluppare l’economia questa percentuale viene ridotta; per decelerarla viene aumentato
3) Operazione di mercato aperto: acquisto e vendita di titoli di Stato attraverso i quali la Banca d’Italia controlla la quantità della base monetaria (drenaggio della massa monetaria). Un acquisto di titoli operato dalla banca centrale sul mercato comporta un aumento della quantità di moneta in circolazione e viceversa
- Indiretti: basati su provvedimenti amministrativi che vincolano l’operato delle istituzioni creditizie.
1) Massimale sugli impieghi: fissa un limite massimo dell’importo erogabile ad un soggetto come prestito
2) Vincolo di portafoglio: dispone che determinate forme di impiego non scendano al di sotto di un certo importo
3) Controlli selettivi: stabilisce aliquote di prestiti per specifici settori produttivi
Gli obiettivi di gestione
Gli obiettivi di gestione della banca sono i seguenti:
1) Liquidità: indica la capacità di far fronte tempestivamente ed economicamente agli impegni di pagamento.
La banca, infatti, essendo il principale centro di “produzione” di moneta, è la garante della liquidità dell’intero sistema produttivo. La liquidità è data dal rapporto tra riserve e depositi.
2) Solvibilità: rappresenta la capacità della banca di saldare comunque i suoi debiti, cioè la disponibilità di fondi in una situazione di crisi.
Può essere misurata da un quoziente dato dal rapporto tra Patrimonio netto e totale dei depositi.
3) Redditività: indica la capacità di ottenere un reddito dall’attività, conseguire un utile.
Data dal rapporto fra utile netto e patrimonio netto.
Questi obbiettivi sono interdipendenti tra loro: quindi la banca deve provvedere ad una realizzazione contemporanea di una soluzione per tutti e tre gli obiettivi.
Attuali aspetti del mercato
Il sistema bancario ha subito notevoli trasformazioni nel corso degli anni.
Da una situazione di mercato oligopolistico e stabile, fra gli anni Trenta (istituzione della legge bancaria del 1936) e Settanta, si è passati a un mercato di concorrenza e di deregolamentazione che ha favorito un ampio sviluppo dell’organizzazione bancaria.
La banca nel 36, era adibita a delle operazioni standardizzate ed era oltretutto protetta dalle lotte concorrenziali. Successivamente agli anni Settanta e soprattutto in questi ultimi tempi, la banca ha predisposto per la sua clientela una serie notevole di servizi in più, stimolata (dallo sviluppo delle comunicazioni, delle relazioni commerciali e culturali con diversi paesi, l’aumento del reddito pro-capite e anche da un maggior grado di scolarizzazione che permette ai risparmiatori di essere più selettivi) dall’incremento della competitività (maggiormente aumentata grazie alle autorità monetarie che hanno sicuramente l’obbiettivo di conseguire una maggiore concorrenzialità per garantire un servizio di gran lunga migliore).
Inoltre ora c’è la presenza di numerose banche straniere che fanno aumentare la concorrenzialità, e strettamente legato alla concorrenza delle banche straniere si trova anche il fenomeno della internazionalizzazione (intermediazione operata dalla nostre banche all’estero), necessaria alla clientela che vuole fare delle transazioni commerciali internazionali.
Un ultimo elemento che caratterizza la strategia attuale della banca di credito è relativo alle scelte di meccanizzazione e automazione tramite la tecnologia informatica e le telecomunicazioni.
L’organizzazione dell’azienda di credito
Compito importante del vertice aziendale è quello di leggere in prospettiva il cambiamento dell’ambiente in cui opera e di adottare una struttura organizzativa corretta (efficace ed efficiente, che permetta, cioè, di raggiungere gli obbiettivi in modo economico, quindi con utilizzo ottimale delle risorse).
Nel settore bancario, ciò che influisce molto sul tipo di organizzazione, è la dimensione dell’azienda.
Solo per le piccole banche (che, attraverso un numero limitato di sportelli e di agenzie, si rivolge a un mercato prevalentemente locale) è ancora possibile adottare uno schema elementare unitario; con l’ampliamento delle dimensioni diventa indispensabile adottare una struttura complessa o a intermediazione multipla.
Schema elementare unitario: nell’organizzazione elementare, mancano gli organi direttivi intermedi, c’è un accentramento di potere nell’alta direzione al vertice, che prende decisioni sia riguardo alle politiche aziendali sia per i processi più operativi. (Banca Sella, Credito Agrario Bresciano).
Schema unitario complesso: in risposta ai bisogni di una banca di dimensioni più grandi si avvia un processo di specializzazione per funzioni in cui si trovano anche gli organi direttivi intermedi e gli organi di sviluppo, ed è caratterizzato da una limitata autonomia (adatta a chi offre servizi standardizzati che differiscono poco da un segmento all’altro di clientela).(Ambrosiano veneto, Banca di Novara)
Schema a intermediazione multipla: caratterizzato da una ripartizione divisionale o multidivisionale, adatto per una banca che deve soddisfare esigenze diverse per adattarsi a le richieste del mercato.
La struttura divisionale può essere articolata a seconda dei clienti (corporate heretail), del prodotto per aree geografiche. (San Paolo)
La legislazione bancaria
La legge bancaria del 1936 maturò in occasione della crisi che si manifestò tra la fine degli anni Venti e i primi anni 30. In quel periodo le imprese continuavano a chiedere finanziamenti, che la banca continuava a concedere per paura del proprio tracollo. Quando a questo si aggiunse anche l’inevitabile crisi dei risparmiatori, crollò l’intero sistema economico.
Furono perciò necessarie la fondazione dell’IMI (Istituto Mobiliare Italiano, 1931) che finanziò le imprese anche nel lungo periodo; la costituzione dell’IRI (Istituto Ricostruzione Industriale, 1934), che è nato per risanare le imprese, renderle autonome e inserirle nel mercato, ma che in realtà fu utilizzato per scopi politici (infatti si tenevano in piedi delle aziende semplicemente per avere dei voti, con conseguente spreco di denaro); e la promulgazione della legge bancaria del 1936.
Questa legge bancaria mira soprattutto a tutelare i depositanti, a costituire un forte supporto giuridico per le banche (che ne fanno sempre riferimento), ad assicurare una certa stabilità del sistema e ad attribuire una natura pubblicistica alle banche sottoposte a limiti consistenti (banca istituzione). Un altro criterio cardine era la specializzazione temporale e funzionale del credito che separava il credito a breve termine (18 mesi) affidato alle “aziende di credito” da quello medio – lungo attribuito agli “istituti speciali”.
Purtroppo l’evoluzione del mercato l’ha resa non più idonea.
Il primo intervento fu la legge Amato del 1990 che ha introdotto i gruppi polifunzionali (un sistema di società che si appoggiano l’una sull’altra per garantire una molteplicità di servizi pur nel rispetto della specializzazione imposta dalla legge bancaria).
Ma la vera e propria evoluzione è stata data dal testo unico bancario che entrato in vigore il 1° gennaio 1994, con cui ci si è posti lo scopo di fare ordine e stabilire regole di facile comprensione per adeguare la legislazione bancaria italiana a quella comunitaria.
Con questo viene eliminato uno dei principi cardine della legge bancaria: la specializzazione, riconoscendo il modello di banca universale. (banca despecializzata; despecializzazione istituzionale, temporale e funzionale) che può offrire una vasta serie di servizi.
Il testo unico bancario
Il T.U. è composto da 162 articoli riguardanti i seguenti aspetti:
Attività bancaria e raccolta del risparmio
Alla banca viene affidato il compito di fare da collegamento funzionale tra la raccolta del risparmio e l’esercizio di credito. Nell’articolo 1 viene presentata la banca come un’impresa autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria, sparisce quindi la distinzione tra “azienda” e “istituto” di credito. (despecializzazione temporale)
Gli articoli 10 e 11 riservano alla banca la raccolta del risparmio e l’esercizio dell’attività bancaria, questo per evitare che la raccolta del risparmio venga attuata da soggetti non autorizzati, che verrebbero altrimenti puniti.
Il comma 1 dell’articolo 10 dichiara che l’attività bancaria ha carattere d’impresa con natura imprenditoriale e privatistica.
Al comma 3 autorizza la banca a svolgere qualsiasi altra attività finanziaria (despecializzazione funzionale), come i servizi bancari, importanti perché consentono alla banca di incrementare l’ordinaria attività di intermediazione creditizia.
Autorizzazione all’attività creditizia
Il T.U. prevede che la banca d’Italia iscriva in un apposito albo le banche autorizzate; l’iscrizione all’albo ha luogo a seguito di una domanda, all’inizio dell’attività, presentata dall’ente alla banca centrale.
Le condizione per esser iscritti all’albo sono:
I. adozione della forma di società per azioni o della società cooperativa per azioni a responsabilità limitata (despecializzazione istituzionale).
II. Il capitale versato non inferiore a quello determinato dalla banca d’Italia
III. Presentazione di un programma concernente l’attività iniziale, unitamente all’atto costitutivo e allo statuto
IV. Accertamento del possesso dei requisiti di onorabilità dei soci e azionisti della banca e dei requisiti di onorabilità e professionalità dei soggetti che nella banca svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo.
Vigilanza delle autorità creditizie
Il T.U. conferma la divisione dei poteri tra le tre autorità creditizie: Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, il ministro del Tesoro e la Banca d’Italia.
CICR: ha l’incarico dell’orientamento politico – amministrativo dell’organizzazione delle banche.
Il comitato è presieduto dal Ministro del tesoro e ne sono membri effettivi alcuni Ministri.
Ministero del tesoro: organo individuale e autorità maggiore di tutto l’ordinamento bancario. Il suo compito è principalmente quello amministrativo:
- fissare i requisiti di onorabilità dei partecipanti e quelli di onorabilità e professionalità dei vertici aziendali;
- fissare i criteri per l’apertura di una nuova banca
- revocare l’autorizzazione all’attività bancaria
- vigilare sull’operato della Banca d’Italia
Il presidente del Ministro del tesoro può convocare l’organo, fissare l’ordine del giorno, sottoporre il Comitato schemi di delibere e sostituirsi a esso in caso d’urgenza.
Banca d’Italia: ha avuto origine nella convenzione del 18 gennaio 1893 tra le tre banche nazionali allora abilitate all’emissione di moneta: la Banca Nazionale, la Banca Nazionale Toscana, Banca Toscana di credito.
E a metà strada tra il pubblico e il privato; da un lato è costituita in forma societaria (S.p.a.), dall’altro è qualificata come istituto di diritto pubblico ed esercita funzioni pubbliche.
Sono molte le sue funzioni:
- provvede all’emissione di moneta; (Zecca)
- esercita il servizio di tesoreria statale (gli sportelli di cui dispone servono per pagare o riscuotere nei confronti dello Stato)
- regola il mercato e la circolazione monetaria
- da esecuzione alle delibere del CICR emanando regolamenti
- vigila gli intermediari sia bancari sia finanziari
La vigilanza che svolge la Banca d’Italia può essere:
- informativa: richiede i bilanci annuali e periodicamente segnalazioni che vengono trasmesse su supporto magnetico
- regolamentare: emana disposizioni riguardo all’adeguatezza patrimoniale, contenimento del rischio, partecipazioni detenibili, organizzazione, controlli interni
- ispettiva: attuata attraverso dei funzionari che svolgono l’attività ispettiva presso le banche.
Trasparenza delle condizioni contrattuali
La preoccupazione del legislatore consiste nel creare un sistema finanziario dalle regole chiare e accessibili a chiunque, dove il risparmiatore possa assumere e mantenere un ruolo centrale, consapevole dei suoi diritti e doveri.
E’ innanzitutto previsto il principio della pubblicità, cioè in ogni sportello bancario ci deve essere affisso il tasso d’interesse, i prezzi, le spese per le comunicazioni alla clientela ogni altra condizione economica relativa alle operazioni e ai servizi offerti.
Le operazioni bancarie
Le operazioni bancarie si distinguono in alcuni grandi gruppi che vengono rilevate in voci diverse dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico.
Operazioni di intermediazione creditizia:
- operazioni di raccolta fondi: con cui la banca ottiene la disponibilità di capitali degli operatori in avanzo finanziario. Sono definite operazioni passive in quanto fanno sorgere un debito della banca (Stato patrimoniale; V.F.P. (A) RACCOLTA). Economicamente misurano degli interessi passivi che l banca è tenuta a corrispondere (Conto Economico; V.E.N. (D) COSTO DELLA RACCOLTA)
- operazioni di impiego fondi: con cui la banca finanzia i soggetti in disavanzo finanziario. Sono definite operazioni attive in quanto la banca si trova in posizione di credito rispetto al finanziato (Stato Patrimoniale V.F.A. (D) IMPIEGHI FRUTTIFERI). Economicamente la banca ottiene degli interessi rappresentanti un ricavo (Conto Economico; V.E.P. (A); PROVENTI DA IMPIEGHI).
Operazioni di investimento:
tramite la quale la banca negozia per conto proprio titoli di stato, obbligazioni e azioni per investire capitale in attività finanziarie. (Nello Stato Patrimoniale si registrano in attivo o in passivo sotto la voce INVESTIMENTI FINANZIARI; nel Conto Economico i ricavi delle operazioni si registrano sotto la voce PROVENTI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA).
Operazioni di intermediazione in titoli e cambi:
tramite la quale la banca negozia per conto della clientela obbligazioni, azioni e titoli di stato e per la quale la banca ottiene un compenso (commissioni attive)(Conto Economico PROVENTI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA). Questa operazioni può essere gestita dalla banca stessa o dalle SIM (Società di Intermediazione Mobiliare che escludevano le banche per quanto riguarda la negoziazione di titoli).
Operazioni complementari e collaterali:
riguardano la prestazione di servizi.
- operazioni complementari: tutta la serie di servizi che la banca può offrire grazie alla propria rete organizzativa (pagamento di bollette, locazione di cassette di sicurezza)
- operazioni collaterali: tutta la serie di servizi che la banca può offrire appoggiandosi su società specializzate da essa controllate (settore parabancario). (leasing, factoring, fondi comuni di investimenti, la revisione dei bilanci).
La banca per questi servizi ottiene dei ricavi rappresentati da commissioni attive, canoni, affitti… (Stato patrimoniale; GARANZIE E IMPEGNI; Conto Economico; PROVENTI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA).
Le operazioni di raccolta
Le operazioni di raccolta si concretizzano in una serie di forme tecniche diverse e numerose sono le classificazioni di questa operazione bancaria.
Tenendo conto dello scopo del depositante si può distinguere tra:
- depositi a vista: il rimborso avviene a richiesta del depositante
- depositi vincolati: il rimborso avviene a una scadenza determinata.
Questi a causa della ritenuta fiscale del 27% sono caduti in disuso.
Un’altra classificazione è relativa alla forma che assume il depositante, per cui si parla:
- depositi a risparmio: caratterizzati da documenti tipici denominati libretti
- depositi in conto corrente: che possono utilizzare gli assegni bancari per i prelievi.
Deposito a risparmio libero
E’ la più classica, anche se attualmente sta perdendo importanza a favore di altre forme.
Prevede l’emissione di un libretto e la possibilità di effettuare versamenti e prelevamenti in qualsiasi momento; la capitalizzazione degli interessi avviene annualmente. Non si può andare in scoperto perché è un investimento ed è il depositante che sceglie quando estinguerlo.
Deposito a risparmio vincolato
Ha avuto una larga diffusione fino agli anni ’70. Ora sono caduti in disuso a causa dei BOT che garantiscono rendimenti maggiori. È simile alla forma precedente, ma il risparmiatore deve fissare una data di scadenza del deposito: solo al raggiungimento di tale data ha la disponibilità della somma depositata e degli interessi relativi (vincolo temporale). La capitalizzazione avviene alla scadenza del vincolo; al termine del periodo se il cliente non si presenta entro 15 giorni per l’estinzione del deposito, l’operazione si rinnova tacitamente per un uguale periodo.
Certificato di deposito
Sono nati negli ultimi anni per contrastare la concorrenza dei titoli di Stato. Sono documentati da un certificato a taglio fisso (10, 20, 30, 50…) che può essere incassato alla scadenza con gli interessi maturati. Non vi sono possibilità di nuovi versamenti e di prelevamenti.
Operazioni pronti contro termine
Si tratta di un contratto unico della durata di due, sei mesi che ha per oggetto un titolo a reddito fisso, con una cedola unica e un godimento annuo. Consistono in una duplice vendita di titoli; la prima con la quale la banca vende il titolo per un valore nominale, di solito superiore a 100 milioni, a un prezzo stabilito per contanti (prezzo a pronti), la seconda con la quale banca riacquista i titoli a un prezzo superiore calcolato aggiungendo al capitale versato gli interessi calcolati al tasso concordato per la durata dell’operazione.
Vantaggi per la banca: molta liquidità, che rinveste ad un tasso superiore
Vantaggi per il cliente: i prezzo a termine è predefinito e si può cautelare dalla oscillazioni della banca.
Il conto corrente di corrispondenza
E’ la forma più utilizzata di raccolta fondi. Il cliente può richiedere di utilizzare l’intera gamma di operazioni bancarie con accredito e addebito su c/c (prelievi; emissione di AB e richiesta di AC; ordini di pagamento a favore di terzi; acquisto titoli; acquisto di valuta straniera: operazioni di addebito. Versamento i contanti; versamento di titoli di credito bancari; ordini di accrediti disposti a nostro favore da terzi, vendita di titoli, vendita di valuta straniera: operazioni di accredito)
Le operazioni vengono registrate con una valuta che indica il momento di maturazione degli interessi.
Periodicamente la banca deve inviare una lettera di comunicazione che comprende:
- l’estratto conto con l’elenco di tutte le operazioni effettuate dal cliente
- il conto scalare con il calcolo dei numeri sui saldi Dare e Avere, per documentare come sono stati calcolati gli interessi maturati a credito o a debito del cliente. Se il C/C presenta solo numeri Avere, il documento verrà inviato annualmente; se il C/C presenta anche numeri Dare vene redatto trimestralmente. In questa data la banca addebita solamente gli interessi debitori e le commissioni e spese; mentre al 31/12 accrediterà anche gli interessi creditori.
- il prospetto competenze e spese con il calcolo degli interessi a credito del cliente (al 31/12) e a favore della banca (ogni trimestre in cui si verificano saldi a debito), oltre che le spese e le commissioni bancarie. Le spese di gestione sono costituite da:
• spese di tenuta conto, riferite ad ogni scrittura contabile dell’estratto conto.
• spese fisse di chiusura, che non possono superare il 20% degli interessi attivi netti
La banca non gradisce che il conto corrente vada “in rosso”; quindi il titolare può prelevare più di quel che ha solamente dopo aver ricevuto un autorizzazione da parte della banca stessa. E inoltre la banca applica una commissione di massimo scoperto su il più alto dei saldi Dare, (nel momento che ne esistono), variabile tra 0,125 e 1%.
Operazioni postergate
Le operazioni postergate sono quelle operazioni che hanno valuta posteriore alla data di chiusura dello scalare e che verranno riprese nel periodo successivo. Quindi l’operazione verrà registrate sul conto corrente ma non nel conto scalare. Si avranno così due saldi diversi: saldo contabile per il conto corrente, saldo liquido per il conto scalare. Alla riapertura del conto corrente successivo come saldo verrà registrato quello liquido e subito dopo la partita postergate
Operazione antergate
Le operazioni antergate sono quelle operazioni che hanno valuta anteriore alla data di apertura del conto (solitamente ciò si verifica in conseguenza dell’addebito di assegni a cui viene attribuita come valuta la data di emissione). Nel conto scalar, l’operazione antergate viene registrata per seconda dopo il saldo iniziale. Nello scalare occorre determinare un numero di stormo (con segno negativo) per i giorni che intercorrono fra la data di chiusura del trimestre precedente e la valuta antergata.
La concessione del fido bancario
La concessione del fido è la somma massima che un cliente può utilizzare come finanziamento bancario.
Deve essere preceduta dalla richiesta da parte del correntista e deve essere completa di una specifica documentazione (importo richiesto, durata, scopo e eventuali garanzie offerte) e a seconda del cliente di alcuni dati specifici: le persone fisiche debiti esistenti alla data della richiesta; le società di persone l’ultimo bilancio e una copia dell’atto costitutivo; e le società di capitali l’ultimo bilancio e una situazione contabile recente.
La banca svolge un indagine riguardante:
- la correttezza formale della richiesta
- le qualità morali del cliente
- la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’azienda esaminata attraverso indagini storiche e indagine prospettiche.
Al fine di accertare le qualità morali del cliente la banca svolge indagini esterne cercando informazioni:
- ai clienti chiede notizie circa la regolarità delle consegne e la qualità dei prodotti
- ai fornitori chiede circa la regolarità nei pagamenti
- alla Camera di Commercio consulta il Bollettino dei Protesti
- alla Cancelleria del tribunale, verifica l’aspetto giuridico dell’azienda e delle eventuali garanzie prestate
- alla Centrale dei Rischi (gestito dalla banca d’Italia), dove controllano se il cliente ha già ottenuto un fido da un’altra banca (fidi multipli). Tutte le banche devono fornire informazioni sui fidi concessi da 150.000.000.
Dopo di che la banca deve procedere a indagini interne per controllare la situazione economica (capacità di produrre reddito), patrimoniale (totale attività e passività) e finanziaria (posizione debitoria) e quindi dedurne il grado di solvibilità del cliente (capacità di rimborso).
Le analisi interne possono essere:
- storiche: sui bilanci aziendali degli anni precedenti riclassificati e poi analizzati. La riclassificazione dello Stato Patrimoniale avviene secondo criteri finanziari (indicando le attività in ordine decrescete di liquidità e la passività in ordine decrescente di esigibilità. Il Conto Economico viene invece riclassificato a “costo del venduto” oppure a “valore aggiunto”
- prospettiche: stabilendo quale sarà l’andamento futuro della gestione. A tale scopo sono utilizzati i budget (documento da cui desumere l’andamento aziendale nell’esercizio successivo) e i bilanci prospettici (bilanci di previsione che evidenziano quale sarà la situazione finanziaria futura dell’azienda)
Eventuali garanzie offerte:
GARANZIE REALI: direttamente su un bene (terreni, fabbricati…), mutui ipotecari (su beni immobili) e pegno (su beni mobili).
GARANZIE PERSONALI: da una persona che garantisce: avvalli (garanzie cambiarie) e fideiussioni (garanzie non cambiarie).
Classificazione
A seconda del grado di utilizzo:
- prestiti di cassa: la banca mette a disposizione una somma di denaro da utilizzare secondo la forma tecnica richiesta del cliente (che può essere apertura di credito in C/C, sconto di effetti, accredito salvo buon fine, anticipazione, riporto)
- prestiti di firma: rappresentano forme di finanziamento volte a garantire, con la firma della banca, gli impegni dell’impresa nei confronti di terzi (possono essere avallo, fideiussione, accettazione, nel campo del commercio estero). Se non va a buon fine diventa un prestito di cassa.
A seconda dell’importo ottenibile:
- potenziale: entità teorica della fiducia meritabile
- effettivo: quanto di fatto una banca è disposta a concedere
Questo può dipendere del grado di liquidità della banca e le finalità del cliente.
A seconda dell’utilizzo:
- generale: rappresenta l’importo cedibile senza precisare il modo di utilizzo
- particolare: quando viene specificato il modo di utilizzo
A seconda del soggetto utilizzatore:
- diretto: utilizzato dallo stesso richiedente
- indiretto: Utilizzato da una persona diversa dal richiedente (nel caso di una società)
Le operazioni di impiego fondi
Sono quelle operazioni che consistono nel finanziamento da parte della banca alla clientela. Possono distinguersi in due grandi gruppi:
- operazioni di prestito: con cui la banca mette a disposizione del cliente una somma di denaro che dovrà essere restituita alla scadenza (apertura di credito per cassa, anticipazioni su titoli e merci, riporti)
- operazioni di smobilizzo: con cui il cliente presenta documenti commerciali che rappresentano crediti che verranno scontati dalla banca (sconto di cambiali, anticipi su ricevute bancarie, anticipi su fatture)
L’ apertura di credito per cassa
E’ un operazione tramite la quale la banca mette a disposizione del cliente una somma molto spesso da utilizzare in un c/c che diventa attivo per la banca (saldi Dare per la banca); il costo dell’operazione è relativo agli interessi e alle commissioni bancarie.
L’utilizzo del credito può essere convenuto in due forme:
- apertura di credito semplice: il beneficiario ha diritto di utilizzare la somma di denaro depositata una sola volta, anche in più riprese; ad eventuali rimborsi non possono succedere altri prelievi.
- apertura di credito in c/c: forma più diffusa; il cliente può utilizzare la somma denaro depositata a suo piacimento e può continuarne a versare. La mobilità o elasticità di questa operazione fa risultare un’alternanza di saldi a debito e a credito.
La validità del contratto risulta da lettere contratto che la banca indirizza al beneficiario nella quale sono indicate le condizioni del rapporto (limite di importo, scadenza, compensi (interessi debitori, commissione di massimo scoperto, spese di tenuta conto, spese fisse, commissioni di conto, richiesta in caso di mancato utilizzo della somma) eventuali garanzie…
Una particolare forma di apertura di credito è il prestito personale, concesso a chi dimostra di avere un reddito fisso e sicuro. Il credito è diretto all’acquisto di beni durevoli da destinare ad uso privato e per la procedura d’ottenimento bisogna mostrare la documentazione sui redditi percepiti (foglio paga o modello 740). L’importo massimo non supera mai i 20 milioni e il rimborso avviene solitamente in rate pagabile o per cassa o direttamente in conto corrente. Per migliorare la trasparenza la banca deve comunicare oltre al tasso nominale degli interessi anche il TAEG (tasso annuo effettivo globale)che rappresenta il costo reale dell’operazione.
L’anticipazione su titoli e merci
E’ una forma di prestito garantito da pegno su titoli, merci o titoli rappresentativi di merci (polizza di carica, se le merci vengono trasportate via mare; lettera di vettura riguardante la rete ferroviaria, o aerea; nota di pegno, se le merci sono tenute nei magazzini generale) . Il pegno, che è una garanzia su beni mobili, si costituisce mediante consegna di questi ultimi alla banca. Tali beni devono avere certe caratteristiche:
- i titoli, devono essere quotati in borsa o al mercato ristretto ed essere preferibilmente a reddito fisso (girata in garanzia per i titoli nominativi)
- le merci devono essere conservabili, non deperibili (riso, olio, forme di parmigiano…).
In questa operazione esiste, quindi, un bene dato in pegno e un finanziamento proporzionale al valore del pegno (immutabile, in caso di diminuzione del valore della garanzia di almeno un decimo rispetto a quello iniziale il debitore ha l’obbligo di reintegrare il valore oppure di rimborsare parte dell’anticipazione). La somma può essere utilizzata:
- in un’unica soluzione, a scadenza fissa, in cui l’importo viene versato all’accensione dell’operazione
- in c/c; e il cliente può prelevare in una o più riprese potendo anche effettuare ulteriori versamenti. Le aziende preferiscono questa forma perché consente loro di pagare gli interessi solo sulla somma realmente utilizzata e non richiede una stretta correlazione matematica tra il valore della garanzia e l’importo dell’anticipazione.
La banca, comunque, apre a favore del cliente una linea di credito pari al valore nominale dell’anticipazione calcolato togliendo dal valore corrente del pegno lo scarto di garanzia, che garantisce la banca da eventuali oscillazioni delle quotazioni e la cui misura percentuale (tra il 15% e il 50%) dipende dell’oggetto del pegno (prezzo stabile o suscettibile di variazioni), dal cliente (affidabile o inaffidabile) e dalla situazione del mercato (inflazionato o no).
Il riporto di banca
E’ simile all’anticipazione, ma limitato ai titoli, prevede un prezzo a pronti e un prezzo a termine; il costo è dato dalla differenza dei due prezzi.
Il riporto è quindi un’anticipazione con garanzia su titoli di cui si trasferisce la proprietà. La banca (riportatore) mette a disposizione del cliente (riportato) una somma di denaro (prezzo a pronti) contro la cessione di una certa quantità di titoli che la banca può utilizzare (la induce ad applicare tassi inferiori rispetto all’anticipazione). Alla scadenza dell’operazione il riportato rientrerà in possesso di altrettanti titoli dello stesso tipo rimborsando una somma maggiore (prezzo a termine). Il contratto di riporto viene stipulato mediante la compilazione di un documento, il fissato bollato, costituito da due parti (una per l’acquisto, l’altra per la vendita).
Lo sconto di cambiali
Con questa operazione il cliente presenta alla banca cambiali, non ancora scadute, di cui è beneficiario e riceve il valore attuale, cioè netto ricavo; il costo è rappresentato dallo sconto e dalle commissioni.
Quindi le cambiali possono essere monetizzate attraverso l’operazione di sconto bancario che permetta al beneficiario di incassare prima della scadenza il valore nominale delle cambiali, al netto delle competenze bancarie. Le fasi di questa operazione sono:
1- presentazione degli effetti da pare del cliente (girata in bianco e distinta di presentazione)
2- analisi dei rischi da parte della banca e distinta di accettazione allo sconto (requisiti formali e di bancabilità)
3- calcolo del netto ricavo da parte della banca a favore del cliente.
L’operazione è documentata da:
- distinta di presentazione degli effetti (importo, piazza di pagamento, scadenza, debitore)
- distinta di accettazione allo sconto (cambiali ammesse, sconto con indicazione delle competenze, , netto ricavo che verrà accreditato in c/c)

Gli anticipi su ricevute bancarie e fatture
Con l’anticipo su ricevute bancarie l’impresa utilizza le ricevute bancarie non ancora scadute per ottenere un finanziamento proporzionale al loro valore. Cioè l’impresa smobilizza crediti rappresentati da ricevute bancarie ottenendone l’accredito salvo buon fine. La clausola s.b.f. indica che il cliente cedente si libera da ogni suo obbligo solo quando la banca ha effettivamente incassato i crediti ceduti.
L’accredito può avvenire:
- con utilizzo del conto anticipo (fruttifero, produce interessi); la banca registra:
• in conto anticipo ( presenta un saldo contabile uguale a 0; e il saldo liquido con segno Dare; i numeri prodotti generano interessi a favore della banca) l’accredito del valore nominale delle ricevute cedute con valuta convenzionale (10 o 20 giorno dopo la scadenza) e il giroconto a c/c dello stesso importo con valuta il giorno dell’operazione
• in c/c di corrispondenza l’accredito del valore nominale con valuta il giorno dell’assunzione degli effetti; l’addebito di commissioni d’incasso con valuta in giornata e l’addebito degli interessi maturati sul conto anticipo alla chiusura trimestrale.
- con utilizzo del conto evidenza (infruttifero, non produce interessi); la banca registra:
• in conto evidenza l’accredito del valore nominale con valuta convenzionale e il giroconto al c/c di corrispondenza solo a valuta maturata
• in c/c di corrispondenza l’addebito delle commissioni d’incasso con valuta il giorno dell’operazione e l’accredito degli effetti solo il giorno della valuta convenzionale.
Con questo tipo di procedura il cliente può utilizzare l’importo degli effetti solo a valuta maturata. Per la banca il rischio d’insolvenza è limitato al periodo intercorrente fra il giroconto e l’effettivo incasso delle ricevute.
Con l’anticipo su fatture l’impresa utilizza le fatture che vengono presentate per ottenerne un anticipo. Cioè smobilizza crediti documentati dalla copia della fattura commerciale. Le fasi dell’operazione sono le seguenti:
- il venditore emette fattura di vendita e ne invia una copia alla banca da cui ha ottenuto il fido e comunica al proprio cliente di pagare il debito alla banca.
- la banca addebita sul conto anticipo su fatture il 70/80 % del valore totale e contemporaneamente accredita lo stesso importo sul c/c di corrispondenza.
- alla scadenza il debitore paga il valore totale della fattura alla banca che accredita l’importo totale e la parte residua in conto anticipo e contemporaneamente solo la parte residua sul c/c di corrispondenza.
Tutte queste operazioni sono registrate con valuta in giornata.
Con questa operazione il cliente può smobilizzare crediti rappresentati da semplici documenti commerciali. La banca calcola gli interessi a proprio favore e li addebita sul c/c di corrispondenza.
E’ un’operazione autoliquidabile perché si chiude automaticamente nel momento in cui la fattura viene saldata.
Le operazioni bancarie di servizi
La funzione di servizi viene svolta offrendo ai clienti una pluralità di operazioni che possono essere raggruppate in due grandi gruppi:
- le operazioni complementari, quali:
• servizi titoli, negoziazione e gestione dei titoli mobiliari
• servizi cambi e valute, per il cambio della moneta italiana in altre monete e per gli interventi negli scambi commerciali con l’estero
• servizi d’incasso e pagamento, ordini di pagamento o di riscossione (pagamento bollette e riscossione degli stipendi…)
• servizi di deposito di beni, locazione di cassette di sicurezza
• servizi informatici, che permettono al diffusione di mezzi di pagamento elettronico, quali carte di credito e carta assegni che permettono l’accesso al Bancomat (sportelli automatici di prelievo e di informazione) e al P.O.S. (Point of sale, punti di vendita con pagamento automatizzato.
- operazioni collaterali, come:
• attività parabancarie di credito, forme alternative di prestito come il leasing e il factoring
• attività parabancarie di raccolte e di gestione del risparmio, strumenti alternativi di investimento del risparmio come i fondi comuni di investimento.

Le aziende turistiche
Il mercato turistico: la domanda
Il mercato turistico presenta la caratteristica che sia la domanda sia l’offerta sono riferiti a un insieme congiunti di beni e servizi.
La domanda turistica
La domanda turistica è composta dall’insieme dei soggetti che si recano temporaneamente in un luogo diverso da quello abituale. Rappresenta l’insieme di beni naturali e/o culturali che i turisti chiedono.
La domanda ha tre caratteristiche:
- stagionale o variabile;
- elastica;
- composita: in quanto costituita di beni e servizi con una struttura molto particolare che riguarda più settori;
- rigida: in quanto il consumatore non rinuncia alle feria anche se i prezzi sono alti. Di solito i beni rigidi sono quelli di prima necessità;
- fungibile: in quanto le mete turistiche possono essere sostituite a causa dei prezzi.
La domanda è fortemente differenziata e il settore non ha caratteristiche tecniche omogenee. Può distinguersi in differenti tipologie tenendo conto di alcuni elementi fondamentali, cioè :
- il momento di effettuazione fine settimana: spostamenti brevi; periodo stagionale: spostamenti più lunghi anche all’estero.
- la modalità di organizzazione: autogestito: effettuando tutte le scelte per conto proprio; organizzato: predisposto da aziende specializzate (tour operator o agenzie di viaggio) che offrono pacchetti “tutto compreso”.
- il mezzo di trasporto: mezzo proprio: utilizzando la propria vettura; mezzo pubblico: utilizzando linee ordinarie o mezzi predisposti per un gruppo di turisti (charter).
- la località di destinazione: balneare o montano; località d’arte; località di interesse particolare
- le motivazioni: vacanza: possibilità di riposo e svago; cultura: desideri di conoscenze culturali; sport: partecipazione ad avvenimenti sportivi; cure: verso località termali o cure del corpo (fitness); affari; studio; religione.
I fattori che influenzano la domanda turistica
Inoltre notevoli sono gli elementi che influenzano la domanda turistica:
- disponibilità economiche: il Reddito Nazionale può essere usato come indicatore della elasticità della domanda. Infatti in presenza di redditi molto bassi niente viene destinati al consumo turistico. La capacità di reddito determina l’elasticità della domanda, anche se ora come ora le vacanze sono ritenute una necessità.
- benessere sociale: nel quale rientrano il tempo libero, possibilità di muoversi con mezzi propri e buona scolarizzazione
- situazione politica: che influenza il turismo sia interno che esterno. La situazione politica influenza il reddito. Il tempo libero e in generale le condizioni economiche. Un sistema politico tranquillo permette al turista interno di muoversi e invita il turismo estero
- politica turistica: se questa è mirata alla salvaguardia del territorio e del patrimonio ambientale, alla professionalità degli operatori turistici la domanda sarà incentivata.
- infrastrutture: in un paese che vuole incentivare la domanda turistica ci devono essere mezzi di trasporto efficienti, ricettività alberghiera, assistenza medica… a prezzi adeguati
- fattori ambientali e climatici
- pubblicità, fantasia
- mobilità sociale
- diverse fasce di età della popolazione, diversi stili di vita
- struttura della famiglia
- comportamento imitativo
- disponibilità di risorse naturali, artistiche
- serietà imprenditoriale
Perché i flussi turistici si espandano e si intensificano, occorrono:
- sistemi di trasporto e vie di comunicazioni efficienti
- qualità e quantità delle strutture ricettive
- molteplicità di servizi da offrire
- risorse naturali e patrimonio artistico
- politica dei prezzi praticati adeguata
Esistono due tipologie di turismo:
- turismo itinerante
- turismo residenziale
Lo sviluppo della domanda turistica
Lo sviluppo della domanda turistica è passato attraverso diverse fasi:
- turismo d’élite: in cui solo poche persone privilegiate viaggiavano
- turismo di massa: in cui la rivoluzione tecnologica ha sviluppato i trasporti e la mentalità delle persone è cambiata. Così il turismo diviene una regola e non un’eccezione (vacanza stagionale della famiglia)
- turismo differenziato: in cu si ricercano nuove forme di turismo non solo legati al periodo delle ferie.
Classificazioni della domanda turistica
La domanda può essere suddivisa in:
- domanda interna: espressa dagli abitanti di un determinato paese in relazione a beni e servizi dello stesso Paese.
- domanda esterna: espressa dagli abitanti di un determinato paese in relazione a beni e servizi di un altro Paese
Oppure in:
- outgoing: domanda espressa da cittadini dello Stato di beni turistici di altri Stati (turismo passivo)
- incoming: domanda espressa da cittadini di un altro Stato di beni turistici del nostro Stato (turismo attivo)
Il flusso turistico genera dei flussi monetari, che rappresentano importazioni ed esportazioni indirette, perché non ritratta di merci, ma spostamenti di persone da un paese all’altro che rappresentano nella bilancia turistica (parte delle partite correnti della bilancia dei pagamenti) una voce molto importante (almeno per l’Italia) delle partite correnti, e più precisamente delle partite invisibili.
Il mercato turistico: l’offerta
L’offerta turistica è il complesso dei beni e servizi posti a disposizione degli individui che si recano in altra località.
Ha quattro caratteristiche:
- composita: in quanto deve svilupparsi armoniosamente e in modo qualificato in ogni attività, soprattutto nei servizi e deve svilupparsi tenendo conto della domanda.
- trasversale: perché si collega a tutti settori dell’economia (primario, secondario e terziario). Con riferimento alla ricettività, ai trasporti e alla organizzazione di viaggi si colloca nel terziario, ma il consumo di prodotti turistici stimola anche altri settori: la produzione artigianale, industriale, commerciale, agricola e coinvolge pure la pubblica amministrazione.
- intrasferibile: in quanti infrastrutture turistiche (alberghi, impianti sciistici…), beni naturali… non possono essere spostate.
- rigida: non è sempre in grado di seguire l’andamento della domanda turistica. Le strutture turistiche possono essere modificate in tempi lunghi e inserite in una programmazione del territorio per non sconvolgere l’equilibrio dell’ambiente.
La normativa giuridica sul turismo: la legge quadro
Sulle materie dell’articolo 117 della Costituzione, le regioni possono emanare leggi regionali nel limiti contenuti nei principi fondamentali della leggi dello stato (leggi quadro) che comunque devono essere approvate da consiglio regionale e hanno validità solo nel territorio della regione. La legge regionale deve essere comunicata al Commissario del Governo per il visto e promulgata da Presidente della Giunta Regionale sul Bollettino Ufficiale delle Regioni (B.u.r.))
La legge quadro, che regola l’attività turistica e crea organi di controllo, è la n. 217 del 17 maggio 1983.
Gli articoli più importanti sono:
• art. 5 che definisce le imprese turistiche.
Le imprese turistiche sono quelle imprese che svolgono attività di gestione di strutture ricettive e annessi servizi turistici: quindi gli albergatori. Per essere iscritti al registro istituito ai sensi dalla legge dell’11 giugno 1971, n. 426, bisogna:
- aver raggiunto la maggiore età;
- essere in possesso della licenza media;
- non aver subito condanne penali;
- aver superato un esame di idoneità all’esercizio dell’attività d’impresa.
• art. 6 che definisce la struttura turistica ricettiva.
Sono strutture ricettive gli alberghi, i motel, i villaggi-albergo, le residenze turistico-alberghiere, i campeggi, i villaggi turistici, gli alloggi agrituristici, gli esercizi di affittacamere, le case e gli appartamenti per vacanze, le case per ferie, gli ostelli per la gioventù e i rifugi alpini.
• art. 7 che classifica i vari tipi di strutture turistiche contrassegnate da stelle.
Le leggi regionali dettano criteri per la classificazione delle strutture ricettive tenendo conto delle dimensioni e dei requisiti strutturali dei servizi offerti e della qualificazione degli addetti. Prevedono cinque classi di alberghi contrassegnati, in ordine decrescente da 5 a 1 stella. Gli alberghi con 5 stelle possono assumere anche la denominazione “lusso”.
I requisiti minimi sono:
- capacità ricettiva di almeno 7 sette stanze
- almeno un servizio igienico ogni dieci posto letto
- un lavabo con acqua calda e fredda per ogni camera
- un locale a uso comune
- impianti tecnologici e numero di addetti adeguati e qualificati al funzionamento della struttura
• art. 8 che stabilisce il vincolo di destinazione.
Ai fini dalla conservazione e della tutela del patrimonio ricettivo, in quanto rispondente alle finalità di pubblico interesse e della utilità sociale, le regioni, con specifiche leggi, sottopongono a vincolo di destinazione le strutture ricettive.
• art. 9 che definisce le agenzie di viaggio.
Questo articolo ampia la definizione dell’art. 5. Sono agenzie di viaggio e turismo le imprese che esercitano attività di produzione, organizzazione di viaggi e soggiorni, intermediazione nei predetti servizi o anche entrambe le attività, ivi compresi i compiti di assistenza e di accoglienza ai turisti.
• art. 10 che stabilisce le associazioni senza scopo di lucro.
Le associazioni senza scopo di lucro che operano a livello nazionale per finalità ricreative, culturali, religiose o sociali, sono autorizzate esclusivamente per i propri associati, a esercitare attività turistiche e ricreative (ONLUS).
L’intervento dello stato nel settore turistico è iniziato dopo la 1° guerra mondiale. Nel 1919 viene creato l’ente nazionale delle industrie turistiche che dal 1960 diventa Ente Nazionale Italiano per il Turismo (ENIT) che ha il compito di promuovere all’estero l’immagine turistica del nostro paese.
Nel 1959 viene istituito il Ministero del Turismo e dello Spettacolo con compiti di amministrazione diretta che viene abrogato con il referendum del 1993 trasferendo molte funzioni alla regione.
La legge quadro del 1983 aveva istituito il Comitato di Coordinamento per la programmazione Turistica, che successivamente fu abrogato e sostituito dalla Conferenza permanente fra Stato e Regioni.
Apposite leggi regionali costituiscono la A.p.t., Aziende di Promozione Turistica, che istituiscono gli I.a.t. (Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica) e abilitano le agenzie di viaggio e turismo a svolgere funzioni di:
- organizzazione e produzione di soggiorni, di viaggi ecc. sia per i gruppi sia per i singoli;
- intermediazione dei suddetti soggetti, viaggi… mediante vendita diretta al pubblico.
Il tour operator
Il tour operator è l’azienda che organizza e collega vari servizi turistici per soddisfare i clienti consumatori (viaggi-packages). Devono essere in possesso della licenza di tipo A.
I tour operator spesso acquistano in anticipo blocchi di servizi turistici, con la formula “vuoto per pieno” per spuntare prezzi più convenienti, assumendosi, però il rischio di non riuscire a vendere tali servizi.
Un tour operator, deve essere a conoscenza di almeno due lingue straniere, della legislazione turistica e delle tecniche amministrative e organizzative (capacità di innovazione continua dei prodotti e nuove strategie di intervento nel settore).
In campo mondiale la concorrenza è molto forte e quindi diverse hanno stipulato degli accordi di cooperazione o concentrazioni:
- a livello orizzontale: si realizzano acquistando partecipazioni di T.O. concorrenti a livello verticale: con cui il T.O. diventa proprietario di servizi e strutture (catene di alberghi, agenzie di viaggio, compagnie di trasporto).
I principali Tour operator in Italia e nel mondo
Alpitour, Valtour, CIT, Francorosso, Ventaglio, Turisanda in Italia.
Thomson Travel in Inghilterra.
Club Mediterranée in Francia.
L’agenzie viaggi
Le agenzie sono imprese che svolgono:
- intermediazione di pacchetti prodotti dai T.O.;
- servizio biglietteria;
- organizzazione di viaggi/soggiorno in proprio per soddisfare le esigenze della clientela.
L’agenzia di viaggio ha il compito di vendere pacchetti predisposti dai T.O. ricevendo una commissione di intermediazione; è, quindi, il tramite fra il cliente consumatore e il T.O. e in casi particolari provvede a predisporre in proprio viaggi/soggiorno. A volte deve affrontare le difficoltà di una gestione che può portare a situazioni non semplici, quali l’overbooking, fenomeno per il quale i fornitori (trasporti, alberghi…), spesso accettano un numero di prenotazioni superiore all’effettività capacità di assorbimento. Per questo è stato costituito un servizio di soccorso, organizzato che cerca di risolvere i disservizi che incontrano i turisti anche all’estero.
L’attività di una agenzia può essere suddivisa in vari uffici:
- banco: ha il compito di seguire le varie fasi che caratterizzano la vendita di un pacchetto. La banconista è la prima persona con cui viene a contatto il cliente, e deve essere in grado di intuire le sue esigenze e offrirgli ciò che ritiene più adeguato al tipo di persona. (Ha il compito di richiedere i cataloghi, allestire le vetrine, presentare ai clienti le diverse offerte, accettare le prenotazioni del pacchetto scelto dal cliente, mantenere i contatti con il T.O. durante le varie fasi, consegnare al cliente i documenti);
- biglietteria: permette di vendere biglietti di trasporto aereo, ferroviario e marittimo (le agenzie ricevono dalle compagnie di trasporto una commissione che permette di ottenere un profitto);
- booking: è l’ufficio che permette all’agenzia di lavorare come tour operator, in quanto organizza in modo completo un viaggio che sarà poi offerto ai clienti (per organizzare un viaggio, l’agenzia deve: predisporre un itinerario turistico; contattare gli alberghi; prenotare i mezzi di trasporto di cui i turisti avranno bisogno e pubblicizzare il viaggio al fine di trovare clienti interessati. Questi viaggi, di solito, sono indirizzati a specifiche categorie di clienti come gruppi aziendali o scolastici, comunità religiose… in generale nicchie di mercato poco interessanti per i T.O.) ;
- contabilità: svolge una pluralità di mansioni, comuni anche a tutte le aziende, quali i rapporti con tutti i fornitori, la gestione commerciale con i clienti, la gestione finanziaria e gli incassi, l’amministrazione del personale, la tenuta della contabilità.
Un’analisi particolare merita la gestione finanziaria: l’agenzia incassa il prezzo del prodotto venduto al cliente e solo successivamente trattenendo la commissione di intermediazione, provvede all’invio del netto al T.O. Il regolamento delle partite finanziarie tra l’agenzia e il T.O. avviene in maniera automatica, servendosi del Home Service for Payment (H.P.S), con cui i T.O. prelevano dai c/c delle agenzie le somme che gli spettano a scadenze prestabilite)
Dal punto di vista economico, le commissioni incassate sui servizi venduti (pacchetti o biglietti di trasporto) rappresentano i ricavi dell’agenzia; essi devono servire a coprire tutti i costi di gestione, cioè:
- remunerazione personale;
- ammortamento attrezzature;
- ammortamento o affitto dei locali;
- telefono, teletex, e servizi di teleprenotazione;
- marketing e pubblicità.
L’imprenditore turistico
La L.Q. per il turismo introduce nel nostro ordinamento la figura dell’imprenditore turistico, che è considerato esattamente come un imprenditore commerciale e quindi ha l’obbligo di iscrizione al REC (Registro Esercenti il Commercio). Per chiunque voglia svolgere un’attività di direttore tecnico di agenzie di viaggio o gestire strutture ricettive è previsto questo obbligo. Tali persone devono possedere i seguenti requisiti:
- maggiore età (anagrafici)
- licenza scuola media inferiore (scolastici)
- non aver subito condanne penali (morali)
- idoneità all’esercizio dell’attività di impresa (professionali), che si può ottenere superando un esame in alcune materie specifiche, (quali: legislazione turistica, norme di carattere sociale, penale e fiscale, norme igienico/sanitarie e tecniche di gestione amministrativa e contabile) a meno che non si sia già in possesso di un titolo di studio di formazione personale inerente all’attività che si intende svolgere.
L’iter da seguire per aprire un’agenzia di viaggi prevede:
- autorizzazione rilasciata dall’ ente competente in ambito regionale, e questi possono essere: la regione, la giunta provinciale, comune (previo nulla osta della provincia)
- cauzione richiesta esplicitamente per l’autorizzazione (a garanzia di danni eventualmente recati a terzi in relazione all’attività dell’agenzia), che può essere in denaro, in titoli o con fideiussione bancaria (i limiti sono variabili da 5 a 100 milioni a seconda dell’attività e della categoria di appartenenza)
- richiesta di categoria di appartenenza. Ci sono tre tipi di licenze:
• A: abilita l’agenzia all’organizzazione di servizi (Tour Operator)
• B: abilita alla sola intermediazione (agenzie dettaglianti)
• A + B: permette di svolgere entrambe le funzioni (tour organizer)
- obbligo di stipulare un contratto assicurativo di responsabilità civile preteso dalla regione.
L’autorità amministrativa regionale o provinciale provvede al controllo e vigilanza sull’operato delle agenzie. Questo controllo prevede un esame preventivo dei programmi di viaggio che vengono pubblicizzati dalle agenzie.
Gli operatori turistici stranieri sono soggetti alle stesse norme previste per gli italiani.
I documenti emessi dall’agenzia di viaggio
Il documento più importante che l’agenzia di viaggio emette è il voucher, (o buono di cambio), che attesta la prenotazione dei servizi contrattati dal cliente e che funge anche da ricevuta di pagamento per il cliente. Deve essere emesso in tre copie: l’originale per il cliente, una copia inviata all’ufficio contabilità dell’agenzia e l’altra viene archiviata per 10 anni.
Un altro documento che l’agenzia deve compilare è la fattura da spedire al prestatore del servizio per la provvigione di sua competenza, in risposta all’estratto conto che questo spedisce all’agenzia per ottenere il pagamento di quanto loro dovuto.
L’albergo e le altre strutture ricettive
Tutte le attrezzature che consentono di dare ospitalità al turista sono considerate ricettive.
Possono essere raggruppate in tre gruppi:
- strutture alberghiere
- strutture all’aria aperta
- strutture sociali
La classificazione delle strutture è ancora compito delle regioni che assegnano un punteggio, che individua il numero di stelle da attribuire.
In Italia la struttura alberghiera formata essenzialmente da piccoli esercizi con una media di 18/29 camere l’uno. La tendenza in atto vede però una lenta diminuzione delle categorie inferiori (che comunque costituiscono ancora la maggioranza degli alberghi italiani) e un incremento degli alberghi di categoria media o superiore. Il cambiamento strutturale è dovuto essenzialmente all’ampliamento della clientela d’affari e congressuale.
Le strutture all’aria aperta sono contraddistinte da 4,3,2,1 stella; i villaggi turistici sono contraddistinti da 4,3,2 stelle, una sola stella è attribuita alle mini aree di sosta.
Accanto alle strutture ricettive sopra menzionate, si possono individuare ancora: case per ferie, ostelli della gioventù, affittacamere, case ed appartamenti, rifugi alpini.
La struttura agrituristica, prevede una prestazione di alloggio e vitto forniti a turisti da parte di imprenditori agricoli, che offrono un contatto con la natura e un accostamento alla vita rurale.
Le strutture ricettive possono differenziarsi anche in una latro modo; a seconda dei servizi che offrono possono infatti essere suddivise in:
- strutture alberghiere: alberghi, motel, villaggi alberghi
- strutture paralberghiere: residence, campeggi, case per ferie, ostelli, affittacamere, agriturismo
La gestione dei rapporti fra albergo e cliente
I rapporti fra clienti e albergo possono essere raggruppati in quattro momenti specifici:
1. la prenotazione: è il primo contatto, sia tramite agenzia (che emette il voucher indicante la data di arrivo e di partenza e tutti i servizi richiesti e contrattati) sia direttamente, che viene registrato sul booking
2. il check-in: all’arrivo del cliente in albergo, dove viene verificata la prenotazione, viene effettuata l’assegnazione della camera e vengono registrati i dati anagrafici:
- sul registro delle persone alloggiate (libro questura), da inviare mensilmente alla Questura competente per territorio;
- sul registro per la rilevazione dei cliente negli esercizi ricettivi (modello ISTAT c/60) inviato periodicamente all’Azienda di Promozione Turistica provinciale a fini statistici,
- sul foglio degli arrivi e sul booking, cioè su registri interni dell’hotel.
Viene inoltre compilata la key card (cartoncino degli arrivi).
3. il check-out: al momento della partenza l’albergo compila in conto relativo ai servizi prestati; al momento del pagamento viene emessa la ricevuta fiscale (con Iva del 10% compresa), o la fattura su richiesta del cliente. Il cliente deve, quindi, saldare il proprio debito utilizzando uno dei mezzi di pagamento accettati dall’albergo.
4. la chiusura giornaliera: prevede un insieme di operazioni quali:
- la chiusura dei conti dei clienti presenti in albergo (scheda di notifica),
- la registrazione delle ricevute fiscali e delle fatture emesse sul registro corrispettivi,
- la registrazione sul registro delle fatture ricevute dai propri fornitori.
Alcuni alberghi utilizzano un unico prospetto per l’indicazione giornaliera dei prezzi per l’arrangiamento, il main courante (dove annotano B&B bed and breakfast; HB half bed and breakfast; FB full bed and breakfast; altri servizi, quali telefono, lavanderia, frigo bar…)
La qualità dei servizi alberghieri
Il settore turistico, in particolar modo quello alberghiero, si differenzia dagli alti settori commerciali, in quanto comprende dei servizi basati sul contatto umano, e quindi necessita di qualità particolare che si devono fondere insieme, quali, la professionalità e la cortesia, l’affidabilità e la concretezza, la creatività e l’innovazione.
Molti operatori, vista l’esigenza di maggior risalto degli aspetti qualitativi, hanno affiancato alle usuali forme pubblicitarie una sorta di autocertificazione del servizio che, ha una certa rilevanza soltanto in campo locale e limitato alle imprese cha hanno aderito all’iniziativa. Mentre un notevole passo avanti si è fatto con la certificazione del Sistema Qualità, secondo le norme della serie ISO 9000, che contribuirà a rilanciare l’immagine degli esercizi più all’avanguardia, e dare garanzie al cliente sulla qualità.
La Federalberghi e l’Uniter (organismo di normazione e certificazione dei Sistemi Qualità – Commercio, Turismo, Servizi) hanno stabilito un accordo di cooperazione che lancia il percorso verso la certificazione dell’albergo. Un piccolo gruppo di alberghi stanno affrontando a questo proposito un lavoro sistematico di identificazione, pianificazione, gestione, controllo e documentazione di tutti i principali processi, cercando di standardizzare tutte le attività di back office e di personalizzare, invece, quelle a diretto contatto con il cliente (front line), per giungere al cosiddetto customer satisfaction.
Con l’acquisizione di questa filosofia non è difficile raggiungere anche la Certificazione ISO 9000.
Le forme di cooperazione
Per migliorare i propri servizi e renderli adeguati alle tariffe praticate, occorre scegliere delle strategie di gestione, che possono essere di due forme diversi:
- la cooperazione: accordo nel quale l’albergo aderente si impegna a rispettare determinate regole tra cui:
• versamento di una quota una tantum all’atto d’iscrizione, di una percentuali sul fatturato, di solito semestralmente
• fornitura di tutti i dati relativi all’andamento del mercato e alla clientela assunta
• priorità delle prenotazioni per il tramite di cooperative che le gestiscono utilizzando mezzi telematici in tutto il mondo.
I vantaggi della cooperazione riguardano la selezione degli alberghi in base al criterio qualità/prezzo, il loro inserimento nel circuito internazionale, la publicizzazione a livello mondiale e il supporto dell’attività imprenditoriale affidata a una organizzazione efficace e consolidata.
- il franchising: è un metodo di commercializzazione di prodotti e servizi turistici che si basa sull’utilizzazione dei segni distintivi dell’impresa concedente (franchisor).
Questa forma di cooperazione è nato in America agli inizi del ventesimo secolo come forma di distribuzione e si è esteso a diversi campi del commercio, come strumento di espansione.
Tipico esempio è l’Holiday Inn.
Una forma atipica di franchising, la Best Western, che prevede che ogni albergatore associato sia anche proprietario di una quota sociale e che quindi oltre ad acquistare il marchio e la notorietà del concedente, partecipi alle decisioni strategiche comuni.
Per partecipare ad una associazione occorre seguire un certo iter che prevede:
- presentazione di una domanda di associazione
- controllo sulla qualità dei servizi offerti mettendoli a confronto con gli standard qualitativi della catena alberghiera
- serie di incontri fra l’operatore e la direzione dell’associazione per decidere
- fase operativa, che prevede l’invio di personale dell’associazione per installare presso l’albergo il programma di prenotazione e insegnare al personale ad utilizzarlo, e l’inserimento del nome dell’albergo nella guida italiana e internazionale.
La gestione telematica delle prenotazioni prevede l’utilizzo di alcuni sistemi, fra i quali:
- CRS, Computer Reservation System, utilizzato dalla maggior parte delle principali agenzie di viaggi. Il sistema più utilizzato è il SIGMA, che è collegato con il centro delle FS e con il Galileo dell’Alitalia.
- BOOKING delle principale catene alberghiere con cui l’agenzia può riservare camere in tutto il mondo su alberghi della stessa catena.
- GALILEO: gestito dalle principali compagnie aree.
- AMADEUS gestito da Air France, Lufthansa e Sas.
- SABRE, COVIA E PARS che sono i più importante a livello mondiale
- CRO, Consolidated Reservation Officers per la cooperativa Best Western
- WIZARD utilizzati dall’Avis
Le aziende
di
trasporto
Il sistema dei trasporto
Il sistema dei trasporti, cioè una rete di collegamenti che utilizza tutti i tipi di trasporto, coordinandoli e collegandoli tra loro, permette di superare le distanze esistenti fra i diversi mercati ed effettuare tutti gli spostamenti di cose, persone, indispensabili a qualsiasi attività economica nel mondo moderno. Fa parte del settore terziario, insieme al sistema bancario, assicurativo e il turismo.
Il trasporto si può classificare,
• a seconda dell’oggetto del trasporto, in:
- trasporto di cose
- trasporto di persone
• a seconda dell’ambito territoriale, in:
- trasporto nazionale
- trasporto internazionale
• a seconda della via utilizzata, in:
- per via terra (strada, ferrovia)
- per via mare (mare, fiume, laghi)
- per via aerea
• a seconda della natura del soggetto, in:
- trasporti pubblici
- trasporti privati
Il contratto di trasporto
Il contratto di trasporto, regolato dal Codice Civile al Libro IV, Titolo III, Capo VIII all’art. 1678, individua
• le parti contraenti:
- vettore; è considerato un imprenditore che esercita “un’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria”
- mittente (per cose) o viaggiatore (per persone); l’altra parte con la quale il vettore stipula il contratto (può stabilire che le cose siano consegnate a terzi)
- destinatario, colui che acquista il diritto alla consegna delle cose dal vettore.
• l’oggetto
- cose
- persone
• e il corrispettivo; il prezzo del trasporto
- porto, nei trasporti terrestri,
- nolo, nei trasporti marittimi o aerei.
Queste disposizioni valgono per tutti e tre i tipi di trasporto se non esistono deroghe nel Codice della navigazione e nelle leggi speciali; infatti:
- il trasporto marittimo e aereo sono disciplinati anche da un codice specifico;
- il trasporto ferroviario è disciplinato dalle “Disposizioni generali sul trasporto delle cose” approvato con legge speciale;
- i trasporti internazionali sono regolati da apposite convenzioni internazionali.
Secondo il Codice Civile, il vettore è tenuto a rispondere del ritardo o dell’inadempimento del servizio, dei sinistri che colpiscono il viaggiatore, della perdita o dell’avaria delle cose trasportate, se non prova di aver fatto tutto quanto necessario per evitarlo.
Il trasporto cumulativo avviene quando c’è l’intervento di più vettori successivi, in unico contratto di trasporto . In questo caso , per il trasporto di persone ogni vettore risponde per il proprio tratto, mentre per il trasporto di cose, i vettori rispondo in solido dal luogo originario di partenza al luogo di destinazione.
Se interviene anche lo spedizioniere si stipula il contratto di spedizione, un mandato senza rappresentanza a concludere un contratto di trasporto. Lo spedizioniere è un imprenditore commerciale che offre al cliente un servizio che consiste nella ricerca di un vettore, nella stipulazione del contratto di trasporto e nel compimento delle operazioni accessorie. Per questo lui riceve un compenso. Se lo spedizioniere assume anche l’incarico del trasporto stesso, viene chiamato spedizioniere vettore.

Il trasporto di cose via terra
Il trasporto di cose per via terra, sia con mezzi ferroviari sia con mezzi automobilistici, ha subito una notevole evoluzione nel corso degli anni; in Italia, per esempio, il trasporto ferroviario è stato l’unico fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopodiché è stata costruita una rete di strade e autostrade e il trasporto automobilistico ebbe un notevole impulso, fino agli anni Settanta. Superata questa crisi, comunque, questi due tipi di trasporto rimangono, ancora oggi, molto importanti.
Il trasporto ferroviario
Il trasporto ferroviario è gestito quasi totalmente dall’Ente delle Ferrovie dello Stato che è stato istituito con la legge 17 maggio 1985, n. 210 che ha creato un S.p.A. con personalità giuridica, finanziaria e contabile, con lo scopo di far gestire un servizio pubblico, con spirito manageriale e funzionalità privatistica. L’Ente è sotto la vigilanza del Ministero dei Trasporti.
Il trasporto può svolgersi secondo tre diversi contratti:
- spedizione bagaglio per gli oggetti personali dei viaggiatori
- spedizione in piccole partite fino a 5000 Kg
- spedizione a carro completo per partite oltre i 5000 Kg o per spedizioni particolari.
Il prezzo del trasporto, la tariffa, è determinato in base alle condizione stabilite dall’azienda, che deve tenere conto del regolamento dato dalle “Condizioni e tariffe per i trasporti delle cose sulle Ferrovie dello Stato”. Gli elementi da tenere in considerazione per la determinazione del prezzo sono:
- distanza chilometrica
- tipo e peso della merce
- tipo di carro richiesto
La tariffa può essere:
- ordinaria (per tutti i tipi di merce)
- speciale (per merci che richiedono particolari condizioni di trasporto)
- eccezionale (per l’esportazione o transito)
Le tariffe vengono riportate sul Bollettino Commerciale delle Ferrovie dello Stato.
Il trasporto automobilistico
Il trasporto automobilistico è regolato dalla legge 6 giugno 1974 n. 298, che con le sue successive modificazioni ha differenziato il trasporto per conto proprio e in conto terzi.
Il trasporto per conto terzi può essere svolto solo da quelle imprese
- iscritte nell’albo nazionale degli autotrasportatori
- con autorizzazione ministeriale.
L’impresa può assumere qualsiasi forma giuridica; in Italia è diffusa la figura del padroncino, piccolo imprenditore che conduce personalmente l’automezzo.
(Nello Stato Patrimoniale di queste aziende si rileverà un valore molto alto delle immobilizzazioni, che richiedono, appunto ingenti finanziamenti di capitale proprio e anche di altri. Di conseguenza nel Conto Economico si troveranno ammortamenti e oneri finanziari per valori alti.)
Le forme del contratto sono:
- trasporto a carico completo quando la merce di un unico mittente utilizza la portata massima dell’automezzo
- trasporto a collettame per piccole partite di vari mittenti e destinate a vari clienti; (corrieri)
Un particolare trasporto è il regime TIR (Transports Internationaux Routiers), che gode di alcune agevolazioni alle dogane, in quanto i mezzi di trasporto vengono sigillati nel paese di partenza e vengono dissigillati nel luogo di destinazione.
Le tariffe possono essere distinte in:
• a forcella: limiti minimo e massimo entro cui le parti possono accordarsi, tenendo conto di:
- classe tariffaria della merce
- distanza chilometrica
- peso
- indennità
- spese accessorie
- sconti
• per merci voluminose: relative a merci con peso specifico inferiore a 350 Kg/m³, cioè merci di grande volume ma di peso limitato. Per queste tariffe non si considera il peso ma il volume.
I documenti di trasporto
Il documento che certifica il trasporto terrestre è la lettera di vettura, che non è un documento rappresentativo delle merci: è un documento a schema uniforme e nominativo.
Nel trasporto ferroviario è compilata dal mittente per ogni spedizione, su moduli stabiliti dall’amministrazione ferroviaria, e presentata alla stazione di partenza prima delle operazioni di carico.
E’ compilata in cinque esemplari:
- originale: trattenuto dall’amministrazione ferroviaria, accompagna le merci per tutto il tragitto e comprova la conclusione del contratto
- bollettino di consegna: rilasciato al destinatario come prova dell’avvenuta consegna
- avviso di arrivo merci: spedito dalla stazione d’arrivo al destinatario
- bollettino contabile: rimane come copia alla stazione di partenza
- duplicato: rilasciato al mittente al momento della consegna merci
Nel trasporto automobilistico viene emessa in quattro esemplari:
- uno rilasciato al mittente
- il secondo viene rilasciato al destinatario
- il terzo rimane al vettore
- il quarto viene inviato all’Ufficio della Motorizzazione civile e dei trasporti per il controllo tariffario.
Un altro documento importante da compilare è il giornale di bordo, per ciascuno autoveicolo e per trasporti effettuati in conto terzi a regime tariffario a forcella, in cui sono indicati gli elementi per individuare il singolo trasporto con riferimento ai documenti accompagnatori. Deve essere conservato per due anni dall’esecuzione dell’ultimo trasporto registrato, mentre la parte staccabile deve essere inviata all’Ufficio della Motorizzazione civile e dei trasporti.
La lettera di vetture originale è, invece, il documento che deve essere compilato se la merce trasportata non è soggetta a bolla d’accompagnamento o se il vettore non ha utilizzato il documento integrativo.
Il trasporto di cose via mare
Il trasporto marittimo di merci si è sviluppato grazie al progresso tecnologico e ai costi contenuti poiché le spedizioni avvengono per grandi quantitativi di merce.
E’ regalato dal Codice della navigazione ma anche da Regolamenti internazionali.
La nave
Le navi può essere classificata in vario modo:
• secondo l’uso a cui sono destinate
- navi da carico
- navi passeggere
- navi miste
• secondo il tipo di traffico, le navi da carico si possono distinguere in:
- navi di linea, se effettuano servizi su determinate rotte
- navi libere o tramps, che non sono vincolate a rotte prestabilite, ma scelgono il percorso di volta in volta secondo le esigenze
• secondo il Codice della navigazione:
- navi maggiori, per navigazione in alto mare, individuate da un nome e dotate di un documento, detto atto di nazionalità
- navi minori, per navigazione costiera o interna, contraddistinte da un numero e dotate di licenza per la navigazione.
Devono essere iscritte in un Registro di classificazione, che certifica alcuni elementi caratteristici della nave: la stazza, la portata, la dimensione, classificazione e grado di affidabilità.
In Italia esiste il Registro Italiano Navale (Ri.Na.): un ente privato istituito nel 1861 e posto sotto la sorveglianza del Ministero della marina mercantile.
Il più antico registro è invece il Lloyds Register of shipping di Londra.
I soggetti del trasporto marittimo
Numerosi sono i soggetti che intervengono stipulando diversi contratti:
- il proprietario della nave che ha investito capitali nell’acquisto del mezzo di trasporto. Di solito sono una pluralità di persone, che detengono ciascuna una o più quote (carati) delle ventiquattro in cui viene divisa la nave;
- l’armatore (shipowner) che la attrezza e gestisce in base a un contratto di locazione;
- il comandante (master) che la fa navigare;
- il vettore (carrier) che si occupa di effettuare il servizio di trasporto utilizzando una nave;
- il noleggiatore che richiede il trasporto in base a un contratto di noleggio o di trasporto;
- i diversi ausiliari, che collaborano nei vari porti per il completamento dell’attività:
• lo spedizioniere (forwarding agent): opera per conto del mittente o del destinatario sbrigando tutte le pratiche di trasporto per tutte le operazioni;
• il raccomandato marittimo (ship agent): rappresenta l’armatore nei porti di scalo;
• il mediatore marittimo (ship brocher): mette in contatto il caricatore mittente esportatore (shipper) con la compagnia di trasporto.
I contratti di utilizzo della nave
Contratto di locazione: il proprietario (locatore) cede al conduttore (armatore-locatario) l’uso della nave per un certo periodo dietro compenso (canone).Il contratto deve essere scritto.
Contratto di noleggio: l’armatore si impegna a far compiere alla nave tutti i viaggi che il noleggiatore richiederà durante la durata del contratto (noleggio a tempo o time charter) o uno o più viaggi prestabiliti (noleggio a viaggio o voyager charter).
Contratto di trasporto: il vettore si obbliga a trasferire cose e persone da un luogo a un altro. Può riguardare:
- trasporto di cose determinate (liner party): con navi di linea
- trasporto a carico totale o parziale (charte party): coincide praticamente con il contratto di noleggio a viaggio, con il quale il vettore si impegna a trasportare la merce fino alla meta prestabilita con l’utilizzo completo o parziale di una nave.
Il vettore marittimo può quindi essere:
- proprietario-armatore, se gestisce il proprio la nave
- conduttore-armatore, se esiste il contratto di locazione
- noleggiatore a tempo, in presenza di contratto di noleggio
Il costo del trasporto marittimo
Il costo del trasporto, definito nolo, dipende da vari elementi:
- le caratteristiche della nave;
- l’epoca e la destinazione del viaggio
- il tipo e la quantità della merce trasportata
- le modalità di consegna
- le modalità di pagamento
Inoltre esistono elementi aggiuntivi del nolo:
- per disagi particolari (strutture dei porti di imbarco e di sbarco) o variazione nell’andamento delle valute
- le indennità di controstallie, proporzionali ai giorni in più rispetto a quelli previsti dal contratto (stallie)
Infine si possono applicare elementi diminutivi:
- premio di acceleramento (despatch money) che spetta in caso di utilizzo di tempo inferiore rispetto a quello previsto.
I documenti del trasporto marittimo
Il documento più importante è la polizza di carico (Bill of lading): che fa prova del contratto fra il caricatore (shipper) e il vettore (carrier). Deve essere emesso in due originali, di cui uno è il titolo di credito rappresentativo di merci, causale (contiene la causa che l’ha emesso) e all’ordine (trasferibile mediante girata), mentre l’altro testimonia l’esecuzione del contratto di trasporto ed è una copia non negoziabile (copy not negotiable).
Acconto a questo, esistono altri documenti per l’imbarco delle merci e gli ordini di consegna per il ritiro delle stesse a destinazione:
• Documenti di imbarco:
- dichiarazione di imbarco, compilata dal caricatore e dallo spedizioniere. Indica la quantità e la qualità delle merci da imbarcare (1° fase)
- ordinativo di imbarco, emesso dal vettore marittimo che accetta di caricare le merci e autorizza il comandante a prenderle a bordo (2° fase)
- ricevuta di bordo, emessa dal comandante per attestare il caricamento
• Ordini di consegna (delivery orders): sorta di frazionamento della polizza di carico.
Il trasporto di cose per via aerea
L’utilizzo dell’aereo è ancora piuttosto limitato per il suo costo elevato e per la dislocazione degli aeroporti. Nonostante questo è più conveniente o utile quando il tragitto è particolarmente lungo, quando le merci da trasportare hanno un alto valore che assorbe il costo del trasporto o sono deperibili. E’ molto favorevole anche per la gestione aziendale, evitando la creazione di grandi scorte di magazzino e non immobilizzare il capitale investito nelle scorte, e soddisfa le esigenze dei clienti, con consegne rapide.
Il trasporto aereo è regolato dal codice della navigazione e dalle norme della IATA (International Air Trasport Association). Le attività fondamentali sono:
- compiere indagini di mercato e informare dei risultati tutti gli associati;
- definire gli obiettivi di politica a cui gli associati si devono attenere;
- stabilire le tariffe aeree;
- controllare le attività e la qualità dei servizi.
Il costo del trasporto aereo
Il prezzo del trasporto aereo, nolo, è calcolato in dollari per Kg e è diverso a seconda di:
- destinazione
- volume
- imballaggio
I documenti del trasporto aereo
Il documento che certifica l’avvenuto trasporto aereo è la lettera di trasporto aereo (LTA) o Air Waybill (AWB). Non è un titolo rappresentativo di merci.
Lo spedizioniere
Importante è la figura dello spedizioniere aereo che promuove la stipulazione del contratto tra lo shipper, quale mandatario e la Compagnia aerea, di cui è agente con rappresentanza.
La posizione giuridica dello spedizioniere è regolata dal Codice della navigazione e della Convenzione di Varsavia nel caso di trasporto internazionale.
Il trasporto di persone
Il trasporto di persone, sia per motivi di lavoro sia per turismo, viene svolto utilizzando i vari mezzi a disposizione, scelti in base alla esigenze del viaggiatore.
I trasporti ferroviari
Il trasporto ferroviario sfrutta le linee nazionali e internazionali, con servizi regolari secondo un orario generale fissato periodicamente dalle ferrovie dello Stato.
Il documento che prova la stipulazione del contratto di trasporto è il biglietto ferroviario, che si può acquistare presso gli sportelli della stazione o presso agenzie di viaggio che abbiano ottenuto la concessione di vendita, dopo aver inoltrato la domanda alla Divisione Commerciale e del Traffico del Compartimento Ferroviario. L’agenzia deve comunque possedere:
- disponibilità di locali idonei e personale e titolare esperti;
- autorizzazione all’esercizio dell’attività di agente di viaggio
Le funzioni che svolge, sono:
- emissione di biglietti stabiliti dall’Ente;
- esecuzione delle prenotazioni;
- fornisce tutte le operazioni richieste;
- pubblicità ai servizi dell’Ente.
Devono, inoltre, depositare una cauzione, proporzionale al fatturato, a garanzia del loro operato. Come compenso ricevono una provvigione che vara da un minimo del 6, 70 a un massimo del 9% dell’importo dei servizi venduti.
Il costo del trasporto è calcolato in base:
- al chilometraggio ma con tariffa differenziale e per scaglioni
- tariffe ridotte per chi possiede tessere di riduzioni
- ai servizi richiesti, quali: prenotazione dei posti, possibilità di dormire e ristorazione.
L’obiettivo principale oggi dell’organizzazione ferroviaria è la velocità: TGV (Train à Grande Vitesse), sulla linea Parigi-Ginevra che a Losanna trova la coincidenza con il treno proveniente da Milano, o gli Eurocity che collegano le principali città europee.
I trasporti automobilistici
E’ usato soprattutto nelle brevi distanze ed è predisposto da aziende pubbliche o private che operano su concessione dello Stato.
I trasporti automobilistici offrono:
- i servizi regolari di linea, svolti con orari prefissati; esistono anche trasporti internazionali svolti con pullman che collegano le principali città europee. Il costo del biglietto è proporzionale: alla lunghezza del viaggio e ai servizi richiesti.
- i servizi di noleggio per trasporti di gruppi precostituiti in base a itinerari stabiliti nel contratto di noleggio o per un solo viaggio o per tempo e Km. Il costo del noleggio è proporzionale al tempo, ai Km, al modello del pullman e all’itinerario. Comprende l’affitto del mezzo, il costo della benzina, i pedaggi autostradali e le spese di trasferta per gli autisti.
I trasporti marittimi
I trasporti marittimi mettono a disposizione i mezzi:
- per percorsi brevi, come i colleganti con le isole, con l’utilizzo di navi-traghetto e con gli aliscafi;
- e per le crociere, cioè viaggi più lunghi, con le caratteristiche anche di soggiorno in mare. La flotta mercantile italiana e composta da navi di proprietà pubblica (l’Ente ferrovie dello Stato e la Finmare) e da società private concessionarie.
I trasporti aerei
Il trasporto aereo per le persone ha subito un notevole incremento negli ultimi anni.
Può essere distinto in:
- voli di linea: che si svolgono regolarmente con orari e giorni prefissati fra due località stabilite. Sono gestiti dalle compagnie aeree su concessione governativa. Per poter usufruire del trasporto il passeggero deve provvedere alla prenotazione obbligatoria. La prenotazione non obbliga all’acquisto immediato del biglietto: questo può provocare il già conosciuto fenomeno dell’overbooking. La prenotazione avviene attraverso un circuito automatizzato di prenotazione. Due esempi sono il Galileo e l’Amadeus.
- voli charter: con aerei noleggiati da privati o tour operator. Chi noleggia l’aereo si deve preoccupare di tutti i problemi organizzativi e si assume tutti i rischi relativi all’operazione; la compagnia aerea mette a disposizione solo l’aereo e l’equipaggio.
Il biglietto aereo è nominativo e costituisce la prova del contratto stipulato fra vettore e passeggero.
Il costo del trasporto aereo dipende dal viaggio, dalla classe scelta e dalla possibilità di ottenere riduzioni o tariffe agevolate. Le tariffe sono riprodotte sui tariffari ufficiali (in Italia l’ATP Air Passenger Tariff). I voli charter hanno di solito una tariffa minore ai voli di linea. Questo vantaggio è controbilanciato da alcuni inconveniente, quali la difficoltà del rimborso del biglietto in caso di rinuncia e orari meno comodi, che non sempre vengono rispettati.
I problemi di gestione
Le aziende di trasporto, essendo aziende produttrici di servizi, possono operare:
- sul mercato aperto: le aziende devono affrontare problemi: primo tra tutti, la concorrenza. Devono poi, riuscire a raggiungere un equilibrio economico.
Non ci sono grossi problemi nel trasporto di cose perché in questo caso il livello di utilizzo degli automezzi è massimo, e dipende in misura dirotta dalla stagionalità o da altri fattori. Nel trasporto di persone invece si incontrano diversi problemi a causa della stagionalità della domanda.
Per quanto riguarda, infatti, il trasporto automobilistico per persone, le crociere o voli charter, si può arrivare ad avere una forte concentrazione di richieste in determinati periodi dell’anno e un calo di domande vertiginoso in altri periodi, con la conseguenza di avere margini elevati per il singolo viaggio e il fermo dei mezzi in altri periodi. I voli charter hanno però il vantaggio di ricavi predeterminati in quanto si tratta di vendita dell’intero volo o più voli a un solo cliente, normalmente un tour operator.
Nel trasporto marittimo si è assistito ad un forte calo di domanda dei viaggi di linea a causa del trasporto aereo, che ha subito un forte incremento di traffico.
- in regime di concessione: le aziende che operano per fornire un servizio pubblico, possono essere solo:
• enti pubblici (Ferrovie dello Stato, aziende municipalizzate)
• aziende private autorizzate attraverso una concessione amministrativa che, nel capitolato di concessione (nome del documento che concretizza l’autorizzazione) individua l’oggetto (costruzione di strutture e/o gestione di strutture per il trasporto), la durata della concessione (dai 30 ai 70 anni), le zone di operatività, le tariffe (prezzo politico) e la qualità del servizio (requisiti minimi da possedere).
I problemi di gestione sono particolari proprio per queste ultime aziende che devono tener presente:
- i limiti tariffari che portano ad una condizione di non economia. I ricavi sono quasi interamente prestabiliti in quanto il servizio pubblico è soggetto a domanda rigida e quindi si può fare poco per variarla;
- la capacità produttiva dell’impresa deve essere dimensionata alla domanda di punta.
Tutto ciò porta alla massima rigidità del servizio pubblico di trasporto. E questa gestione rigida ha anche degli elementi positivi:
- la possibilità di programmare
- il regime di monopolio (in cui si possono evitare le spese per la pubblicità)
- i corrispettivi dei servizi che vengono normalmente riscossi immediatamente o anticipatamente (abbonamenti)
Le aziende possono fare conto sulle sovvenzioni dell’ente concedente:
- in conto esercizio: per consentire il riequilibrio economico della gestione,
- in conto capitale: che rappresenta finanziamenti a fondo perduto concessi all’impresa per finanziare la costruzione o il miglioramento delle strutture.
Aspetto patrimoniale ed economico
L’aspetto patrimoniale è caratterizzato da:
- valori molto elevati per le immobilizzazioni, a causa delle caratteristiche della produzione e alla necessità di coprire la domanda massima dei servizi.
- rimanenze costituite soprattutto dalle scorte di consumo;
- scarsa incidenza sulle liquidità dei crediti di forniture, in quanto molto spesso i servizi sono regolati in contanti.
Conseguenza: elevato gradi di immobilizzo del patrimonio.
Per quanto riguarda le forme di finanziamento:
- il capitale proprio è molto elevato
- ingenti debiti di finanziamento a medio – lungo termine (fra i quali sovvenzioni in conto capitale)
L’aspetto economico evidenzia:
- costi elevati collegati all’acquisto di immobilizzazioni (ammortamenti, manutenzioni, oneri finanziari);
- costi di acquisto degli altri fattori produttivi. Secondo il tipo di fattore produttivo che si acquisisce, si può parlare dei seguenti:
• costi pluriennali per le immobilizzazioni;
• costi d’esercizio per l’acquisto di materiali;
• costi del personale;
• costo generali tecnici;
• costi generali finanziari, amministrativi, fiscali.
I ricavi sono legati:
- al traffico;
- ai servizi fuori traffico, ricavi complementari che l’ente può offrire agli utilizzatori (servizio di ristori per i viaggiatori, o ricavi delle pubblicità fatte sui mezzi di trasporto)
- sovvenzioni in conto esercizi
- ricavi finanziari e straordinari
Le aziende assicurative
La ricerca della sicurezza
La vita dell’uomo è caratterizzata dall’esigenza di soddisfare una serie di bisogni, fra i quali la sicurezza, posta al secondo gradino della scala di Maslow.
Per soddisfare questo bisogno si può ricorrere alle seguenti azioni:
- prevenzione, che attraverso azioni e anche norme di comportamento, permette di evitare le conseguenze di un evento dannoso (ma non l’evento!). ha lo scopo di evitare che l’evento dannoso si verifichi e consiste nel predisporre mezzi materiali di difesa.
Sono azioni preventive, per esempio, installare antifurti e porte blindate nella proprio abitazione per evitare un furto. Sono invece norme comportamentali, per esempio: consigli e ordini imposti da familiari; le istruzioni per l’uso di un certo prodotto; i regolamenti di gruppo come quelli condominiali, scolastici… e anche le attività di prevenzione che svolgono i poteri pubblici, che possono essere non normative, come una campagna anti-fumo o normative. Ma la prevenzione non risponde in modo adeguato al problema nella sicurezza quando i suoi costi diventano elevati.
- previdenza, che attraverso il risparmio (autofinanziamento, dimensione individuale) e la mutualità (dimensione collettiva), accantona fondi da utilizzare per risarcire i danni provocati da eventi sfavorevoli. Ha la scopo di neutralizzare le conseguenze del danno, se questo si verifica, e consiste nell’individuare i mezzi economici per farvi fronte.
Esempi di mutualità possono essere le varie associazioni di lavoratori: mutuo soccorso, università popolari, cooperative di consumo…
Entrambi i metodi si avvalgono della previsione, che nel primo caso è tecnica (ipotesi a priori di un determinato congegno difensivo); e nel secondo caso è economica (calcolo a priori dell’eventuale entità del danno, e quindi della somma da accantonare).
L’assicurazione quale forma di previdenza
La previdenza assicurativa è un evoluzione della mutualità. In questa forma di previdenza il rischio si trasferisce all’assicuratore, che se lo accolla interamente, contro un pagamento di un premio fisso.
L’assicurazione svolge due importanti funzioni:
- individuale, per le due parti coinvolte: l’assicurato si libera dal rischio, l’assicuratore ottiene un lucro;
- sociale: crea una sicurezza collettiva, liberando la collettività dai rischi; è fonte di sviluppo economico, perché le somme raccolte vengono investite in attività produttive; è stata il modello per la provvidenza sociale creata dalla Stato (INPS, INAIL).
Attualmente le forme assicurative sono numerosissime e coprono tutti i campi della vita sociale. I contratti di assicurazione possono essere suddivisi in due grandi categorie:
- il ramo danni, relativo al risarcimento del danno economico prodotto da un sinistro (assicurazione contro i danni alle cose, contro i danni alla persone, di responsabilità civile, commerciale e finanziaria).
- il ramo vita, riguarda il pagamento di un capitale o di una rendita al verificarsi di un evento legato alla vita umana (assicurazione in caso di morte, in caso ci vita, mista).
Il contratto di assicurazione
C.C. art 1882: “L’assicurazione è il contratto con il quale l’assicuratore, verso il pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana.”
C.C. art. 1888: “ Il contratto do assicurazione deve essere provato per iscritto. L’assicuratore è obbligato a rilasciare al contraente la polizza di assicurazione o un altro documento da lui sottoscritto… ”
Il contratto è comprovato dalla polizza che deve contenere i seguenti elementi:
• soggetti:
- assicuratore, l’impresa che si assume il rischio con l’impegno di risarcimento del danno;
- contraente, chi stipula il contratto impegnandosi a pagare il premio;
- assicurato, persona la cui vita o i cui eventi sono assicurati;
- beneficiario, chi incasserà l’indennizzo al verificarsi dell’evento considerato.
• oggetti: il rischi che viene coperto dal contratto. Questo elemento viene regolato in modo specifico da alcuni articoli del C.C.:
- art 1895: “Inesistenza del rischio. Il contratto è nullo se il rischio non è mai esistito o ha cessato di esistere prime dalla conclusione dal contratto.”
- art 1896: “Cessazione del rischio durante l’assicurazione. Il contratto si scioglie se il rischio cessa di esistere dopo la conclusione del contratto stesso, ma l’assicuratore ha diritto al pagamento dei premi finché la cessazione del rischio non gli sia comunicata o non venga altrimenti a sua conoscenza. I premi relativi al periodo di assicurazione in corso al momento dalla comunicazione o della conoscenza sono dovuti per intero. Qualora gli effetti dell’assicurazione debbano avere inizio in un momento posteriore alla conclusione del contratto e il rischio cessi nell’intervallo, l’assicuratore ha diritto al solo rimborso delle spese.”
- art. 1897: “Diminuzione del rischio. Se il contraente comunica all’assicuratore mutamenti che producono una diminuzione del rischio tale che, se fosse stata conosciuta al momento della conclusione del contratto avrebbe portato alla stipulazione di un premio minore, l’assicuratore, a decorrere dalla scadenza del premio successivo alla comunicazione suddetta… ha facoltà di recedere al contratto…”
- art 1898: “Aggravamento del rischio. Il contraente ha l’obbligo di dare immediato avviso all’assicuratore dei mutamenti che aggravano il rischio in modo tale che, se il nuovo stato di cose fosse esistito e fosse stato conosciuto dall’assicuratore al momento della conclusione del contratto, l’assicuratore non avrebbe consentito l’assicurazione o l’avrebbe consentita per un premio più elevato. L’assicuratore può recedere dal contratto…”
- art 1900: “sinistri cagionati con dolo o con colpa grave dell’assicurato o dei dipendenti. L’assicuratore non è obbligato per i sinistri cagionati da dolo o da colpa grave del contraente, dell’assicurato o del beneficiario…” Il dolo è un atto volontario. La colpa grave è un comportamento involontario, caratterizzato da trascuratezza.
• somma assicurata, valore totale del risarcimento;
• ammontare del premio, costo del servizio assicurativo;
• periodo di copertura, durata della polizza. Secondo l’art- 1899 il contratto ha effetto a partire dalle ore 24.00 del giorno in cui è concluso o comunque del giorno di pagamento del premio, e termina alle ore 24.00 del giorno di scadenza indicato nel contratto.
La polizza è un contratto a tipo uniforme che prevede l‘inserimento dei dati specifici, mentre le condizioni generali sono prestampate.
L’impresa di assicurazione
L’impresa di assicurazione appartiene al settore terziario e svolge l’attività di conclusione dei contratti assicurativi. Può essere pubblica (INPS, INAIL: assicurazioni sociali obbligatorie; INA) o privata (Società per azioni).
Si presentano tutte come aziende divise che lavarono attraverso agenzie, che hanno l’incarico di sviluppare l’attività assicurativa in determinate zone, svolgendo indagini di mercato locale, individuando possibili clienti, conducendo trattative fino alla conclusione del contratto.
A capo di queste agenzie vi sono gli agenti assicurativi, che svolgono un’attività professionale autonoma (deve essere iscritto all’albo Nazionale degli agenti). I suoi compiti vanno da quello organizzativo (scelta del personale) a quello amministrativo e produttivo dell’agenzia (stipulazione di nuovi contratti).
Per la stipulazione di nuovi contratti si avvale anche dei subagenti, lavoratori autonomi.
Una figura particolare è il broker, un intermediario, non vincolato a una particolare impresa assicurativa, che ha il compito di intermediazione tra impresa e cliente; per quest’ultimo in pratica ricerca l’impresa assicuratrice più idonea.
La disciplina giuridica dell’impresa assicurativa
La normativa giuridica dell’impresa assicurativa è rappresentata del Testo Unico delle leggi sull’esercizio delle assicurazioni private, che attualmente è in vigore solo in minima parte, in quanto per l’applicazione delle normative CEE, sono state introdotte due nuove riforme:
- la legge 10/06/78 n.295 relativa al ramo danni
- la legge 22710/86 n. 742 relativa al ramo vita.
Per potere operare le imprese assicurative devono seguire un iter burocratico preciso:
1. presentazione della domanda al Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato
2. possedimento di un capitale sociale di almeno 2 miliardi per le S.p.A., 1 miliardo per le società cooperative a responsabilità limitata o un fondo di garanzia di 2 miliardi per le società di mutua assicurazioni.
3. presentazione di un programma, comprendente l’attività che si intende esercitare, le tariffe e le condizioni di polizza che si intendono applicare (controllato dell’ISVAP).
4. autorizzazione da parte del Ministero, o diniego per mancanza o inadeguatezza dei requisiti richiesti o se le persone preposte all’amministrazione e gestione dell’impresa hanno subito condanne contro l’amministrazione e l’economia pubblica, contro l’industria e il commercio… L’autorizzazione può essere revocata, comportando quindi la liquidazione coatta amministrativa dell’impresa.
Nell’esercizio dell’attività le imprese che gestiscono il ramo vita devono rispettare i limiti posti dall’autorizzazione ministeriale e sottostare ad alcune disposizioni, fra le quali:
- le variazioni di tariffe e condizioni di polizza che devono essere approvate dal Ministero
- la tenuta del registro da cui risultino le attività di investimento svolte
- la predisposizione di un margine di solvibilità (accantonamento a garanzia della propria solvibilità verso i propri clienti).

Gli organi di vigilanza dell’impresa assicurativa
La legge 12/08/82 ha riformato gli organi di vigilanza sulle imprese assicurative; attualmente essi sono:
- CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), che ha i seguenti compiti (strategici e di controllo sul settore):
• formulazione degli indirizzi di politica assicurativa;
• controllo dello stato di attuazione degli indirizzi formulati e indicazione delle misure che occorrono per darvi impulso;
• esame della relazione annuale sullo stato della politica assicurativa, preparata dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
- Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato, che ha i seguenti compiti (amministrativi e tattici):
• formulazione degli indirizzi amministrativi ed esecutivi;
• stesura della direzione annuale sullo stato della politica assicurativa da sottoporre all’esame del CIPE e del Parlamento;
• emanazione delle direttive per l’esercizio dei poteri attribuiti all’ISVAP su cui deve vigilare;
• autorizzazione all’esercizio di agenzia.
- ISVAP ( Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private), che ha i seguenti compiti (di controllo e consultivi)
• controllo della gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle imprese (esame dei bilanci);
• vigilanza sull’osservanza delle disposizioni di legge;
• aiuto consultivo del Ministero dell’Industria, per esempio riguardo ai programmi presentati dalle imprese o sui piani di risanamento di imprese non in regola con i margini di solvibilità;
• compimento di indagini di mercato;
• raccolta ed elaborazione dei dati.
La quantificazione dei costi e del premio
La determinazione del premio è collegata alla quantificazione dei costi che l’assicuratore deve sostenere per poter essere in grado di far fronte ai pagamenti previsti a favore degli assicurati.
Per determinare il premio di un contratto, l’impresa assicurativa deve tener conto di tre diverse ipotesi: (mi manca una parte a pag. 300)
a) di probabilità, è relativa alla stima circa il verificarsi dell’evento (alea); non si considera la probabilità matematica, ma la frequenza relativa, cioè il numero di casi verificatisi rispetto tutti i contratti considerati. Se è calcolato in base ad un gran numero di prove, il suo valore è molto vicino a quello della probabilità del so verificarsi (legge dei grandi numeri).
Le ipotesi di probabilità sulla vita si possono basare sulle tavole demografiche elaborate dell’ISTAT, mentre per le probabilità di un danno ci si basa sull’impressione personale, sull’esperienza; sono le statistiche aziendali, che devono essere costruite considerando due importanti principi: l’omogeneità dei dati (rilevamenti su classi di rischio con le stesse caratteristiche) e l’ampiezza dei dati (il numero dei dati deve essere abbastanza elevato per la legge dei gradi numeri).
b) finanziaria: deve considerare il tasso di rendimento al quale è possibile investire il premio incassato anticipatamente, in modo che al termine del contratto o al verificarsi dell’evento l’impresa abbia a disposizione il capitale per effettuare il pagamento.
c) di spesa: permette di calcolare la parte di spese da sommare al premio puro (caricamento) per ottenere il premio lordo. E’ relativa alle spese che l’impresa deve sostenere per:
- l’assunzione del contratto, quali provvigioni da versare all’agente che ha promosso il nuovo rapporto, calcolate in percentuale sul premio;
- la gestione, quali stipendi al personale, acquisto di attrezzature, spese postali… calcolate in percentuale sul premio annuo o commisurate ogni mille lire del capitale in caso di premio unico;
- l’incasso dei premi, quali provvigioni che spettano all’agente incaricato dell’incasso dei premi annui, che nono esiste sui premi unici.
Le gestioni dell’impresa assicurativa
Gestione tecnica (o industriale): relativa alle operazioni tipiche, caratterizzata da:
- un ciclo economico con i ricavi (premi riscossi) che precedono per un periodo più o meno lungo i costi (sinistri liquidati o versamento di una rendita o di un capitale a distanza anche di anni nel ramo vita)
- un ciclo monetario in cui le entrate monetarie (incasso premi) precedono le rispettive uscite (pagamento per sinistri)
I cicli risultano, quindi, capovolti rispetto alla gestione nelle imprese di altri settore Inoltre nelle altre aziende il ciclo monetario coincide con il ciclo economico,come invece si evidenzia nella gestione delle imprese assicuratrici.
Gestione patrimoniale: ha il compito di investire i mezzi ricevuti, quali i premi dei contraenti, in modo che esista un capitale al momento del pagamento del capitale o del rimborso del danno.
I criteri di investimento (depositi presso la banca d’Italia, titoli di Stato, obbligazioni, beni immobili, azioni ecc.) si differenziano a secondo del ramo, in quanto cambia il tempo che intercorre fra la riscossione dei premi e il pagamento degli indennizzi.
Le caratteristiche richieste dagli investimenti sono:
- sicurezza
- redditività
- rivalutazione
- liquidità
-
Gli equilibri nella gestione dell’impresa assicurativa
La gestione dell’impresa assicurativa deve tendere all’equilibrio tecnico dei contratti, per il quale l’impegno registrato è relativo a tutti gli esercizi di durata del contratto (solo nel caso dei contratti annuali è di competenza di un solo esercizio). Deve farlo attraverso la costituzione di riserve tecniche:
- riserva premi, (nel ramo danni) rappresenta la quota dei premi incassati, ma non ancora consumati (ricavi sospesi, risconto passivo). Deve edere determinata sui dati di ogni polizza, calcolandola sui premi lordi proporzionalmente al periodo di copertura dell’esercizio successivo. Il calcolo può essere fato anche in misura forfetaria (non inferiore al 35% dei premi lordi). Nel ramo vita la riserva premi ha la stessa natura di quella del ramo vita, ma se i premi sono unici, anziché annui, si parlerà di ricavi pluriennali
- riserva sinistri (nel ramo danni), ammontare delle somme che presumibilmente risulteranno necessarie al pagamento di sinistri avvenuti nell’esercizio e non ancora liquidati (rateo passivo).
- riserva matematica, (nel ramo vita) accantonamento di premi necessario per far fronte agli impegni assicurati negli anni futuri (ricavi sospesi, risconti passivi); rappresenta una passività per la compagnia e un credito per il cliente assicurato. Viene calcolata globalmente per gruppi di polizze aventi le stesse caratteristiche.
Occorre raggiungere anche l’equilibrio tecnico di portafoglio, cioè l’equilibrio dell’insieme dei contratti stipulati. Il portafoglio di un’impresa è in equilibrio quando rispetta questi cinque principi:
- la casualità, per cui i rischi devono dipendere dal caso o da cause di forza maggiore
- l’indipendenza, per cui il verificarsi di un evento non ne causi altri
- la stabilità, che consente di proiettare i casi verificatisi nel passato nel futuro
- la massa, il numero più elevato possibile di rischi assicurati per poter applicare la legge dei grandi numeri
- l’omogeneità, che stabilisce che i rischi devono avere le stesse caratteristiche quantitative e qualitative.
Se un’impresa non riesce a raggiungere questo secondo equilibrio, può procedere alla cessione di parte dei rischi attraverso:
- la coassicurazione, ripartizione del rischio di uno stesso contratto, a conoscenza del cliente
- la riassicurazione, mediante la quale una assicurazione può cedere parte del rischio ad un’altra impresa assicuratrice, con un contratto e pagandole il relativo premio.
La struttura patrimoniale ed economica
Struttura patrimoniale
ATTIVITA’
PASSIVITA’
Investimenti patrimoniali (gestione patrimoniale)
Crediti
Liquidità
Immobilizzazioni (gestione tecnica)
Capitali e riserve (gestione tecnica)
Fondi di accantonamento
Riserve tecniche (gestione patrimoniale)
Debiti di finanziamento a m/l termine (gestione tecnica)
Le fonti di finanziamento in questo tipo si struttura patrimoniale sono rappresentate dalle seguenti categorie:
- capitale proprio e debiti di finanziamento che vengono destinati all’acquisto delle immobilizzazioni.
- riserve tecniche, che vengono investite nei beni che formano oggetto della cosiddetta gestione patrimoniale
Gli impieghi possono, invece, venire raggruppati in:
- investimenti patrimoniali, riguardano gli investimenti in immobili, titoli a reddito fisso, azioni, partecipazioni, quote fondi comuni mobiliari, mutui e prestiti concessi.
- rimanenze d’esercizio, rappresentate quasi esclusivamente dalle riserve tecniche calcolate sui premi di riassicurazione (risconti attivi)
- immobilizzazioni
Conto economico
Premi emessi
- Premi ceduti
+/- Variazione riserve premi
= Premi netti di competenza
- Sinistri pagati (ramo danni)
- Rendita e capitali pagati (ramo vita)
+/- Variazione riserve tecniche
- Oneri di acquisizione di contratti
- Spese generali di amministrazione
= Risultato della gestione assicurativa
+ Redditi netti degli investimenti (fitti o interessi attivi)
+/- Altri oneri e proventi (commerciali, bancari, di manutenzione)
+ Utili su realizzi da investimenti (ricavo di vendita – costo d’acquisto)
+/- Proventi e oneri straordinari (prezzo di realizzo – valore contabile)
- Accantonamenti diversi (TFR, fondo imposte e tasse)
= Risultato al lordo delle imposte

- Imposte sui redditi

= UTILE NETTO D’ESERCIZIO
Su questo economico si possono fare le seguenti considerazioni:
Nella gestione tecnica:
- i ricavi d’esercizio si hanno dai premi emessi (incassati) al netto dei premi ceduti per riassicurazioni e calcolando la variazione subita dalla riserva premi;
- i costi d’esercizio comprendono i sinistri o le rendite e capitali pagati, le variazioni delle riserve tecniche e tutti gli oneri e le spese di gestione tecnica;
- la differenza fra i due valori precedenti corrisponde al risultato della gestione assicurativa, che dimostra quindi quanto abbia reso la gestione tecnica;
Nella gestione patrimoniale:
- redditi netti degli investimenti, utili per realizzi, proventi e oneri straordinari che sommati danno l’utile al lordo delle imposte;
- l’utile netto dell’esercizio è determinato al netto delle imposte sul reddito
Il bilancio d’esercizio
Il bilancio d’esercizio deve essere redatto a struttura obbligatoria secondo quanto stabilito dalle disposizioni di legge:
- se l’impresa esercita sia il ramo vita e il ramo danni, devono comparire i dettagli relativi al ramo vita distintamente da quelli del ramo danni;
- una copia del bilancio deve essere depositata presso il Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato;
- bisogna procedere ad un accantonamento del 10% a Riserva Legale in sede di destinazione dell’utile.
- al bilancio devono essere uniti vari allegati, da compilare su moduli ufficiali, e relativi a voci del patrimonio, come per esempio: i titoli a reddito fisso e le partecipazioni.
Le assicurazioni ramo vita
L’assicurazione sulla vita può essere definita come: un contratto fra due parti (contraente e assicuratore) nel quale, a fronte del pagamento di un premio in una o più soluzioni da parte del contraente, l’assicuratore si impegna a pagare specifiche prestazioni, sotto forma di capitali o rendite, a favore di uno o più beneficiari, nel caso si verifichino determinati eventi connessi con la durata della vita di uno o più individui assicurati. Contraente e assicurato sono spesso la medesima persona, che a volte coincide anche con il beneficiario.
Può riguardare le seguenti situazioni:
- caso morte, in l’evento considerato è la morte dell’assicurato.le tipiche forme di questa assicurazione sono:
• temporanea caso morte: garantisce un capitale alla morte dell’assicurato, se avviene entro una data determinata (tempo imposto);
• a vita intera: garantisce un capitale in caso di morte dell’assicurato, in qualsiasi momento avvenga.
- caso vita: l’evento è la vita dell’assicurato. Le forme tipiche sono le seguenti:
• rendita vitalizia immediata: garantisce una rendita pagabile immediatamente e fino alla morte dell’assicurato, in qualsiasi momento accada. E’ stipulata solo a premio unico;
• rendita temporanea immediata: garantisce una rendita, pagabile fino ad una determinata data o alla morte dell’assicurato, se anteriore alla stabilita. E’ stipulata solo a premio unico;
• capitale differito, garantisce un capitale pagabile ad una determinata data, se l’assicurato è ancora in vita. Prevede sia un premio unico che un premio annuo.
- mista: considera entrambi gli eventi. Possiamo ricondurle a tre diversi contratti:
• mista ordinaria, garantisce un capitale pagabile a una data stabilita, se l’assicurato è in vita, oppure alla morte del medesimo se avviene prima di tale data. E’ formata dalla combinazione di una a capitale differito e di una temporanea caso morte;
• a termine fisso, garantisce un capitale pagabile comunque ad una determinata data.. E’ formata dalla combinazione di capitale differito e morte vita intera. Prevede il pagamento di premi annui e unici, ma con quelli unici è priva di qualsiasi contenuto assicurativo;
• dotale, garantisce un capitale ad una determinata data, se il beneficiario è in vita; il pagamento dei premi cessa prima di tale data in caso di morte del contraente. E’ prevista la restituzione al contraente dei premi in caso di morte del beneficiario prima della scadenza. Prevede solo il pagamento annuo.
Tramite delle apposite pattuizioni (opzioni) inserite nella polizza, un capitale assicurato può essere convertito in rendita, o viceversa una rendita vitalizia differita può essere convertita in capitale pagabile alla scadenza del contratto.
Esistono inoltre nuove forme assicurative complementari che considerano eventi come:
- l’invalidità, consiste nel garantire una particolare prestazione al verificarsi dello stato di invalidità
- la morte accidentale, garantisce il raddoppio del capitale assicurato con la tariffa base, nel caso la morte sia dovuta a causa accidentale.
Il ramo vita si sta sviluppando in modo sensibile in misura superiore al ramo danni, in quanto ne derivano dei vantaggi:
- è importante per la costituzione di una pensione privata in presenza della crisi del sistema previdenziale pubblico (INPS) a erogare le pensioni, in presenza di un allungamento progressivo dell’età media della popolazione. ;
- la detrazione d’imposta del 19% dei premi versati fino a un importo massimo di lire 2.500.00 che consente un recupero di 475 mila lire;
- la rivalutazione (o aggiornamento) delle somme versate, in quanto i premi vengono investiti nel mercato mobiliare, tramite i fondi comuni di investimento attivati dalle compagnie. A favore dell’assicurato va in genere il 75-80% del tasso di rendimento annuo (aliquota di partecipazione);
Di contro i limiti sono:
- l’inflazione, che riduce nel tempo il valore dei capitali quando rimangono espressi in termini monetari;
- lo scarto fra i premi versati e somme investite, perché sulle somme versate vengono trattenute imposte del 2,50% e le provvigioni;
- la ritenuta fiscale del 12,50% che si applica sulla differenza fra i premi pagati e il capitale assicurato alla scadenza;
- l’Irpef da corrispondere sul 60% degli importi liquidati dalle compagnie sotto forma di rendite.
Le assicurazioni ramo danni
Le assicurazioni ramo danni comprendono una pluralità di contratti che hanno per oggetto il rimborso in caso di infortuni a persone (rischi di morte, invalidità permanente o inabilità temporanea) a danni a cose (per eventi naturali: assicurazione incendio, azione umana: assicurazione furto e rapina).
In questi contratti il contraente può scegliere fra due tipi:
- assicurazione a valore intero (o assicurazione piena) cui si dichiara il valore complessivo dei valori in rischio; se viene dichiarato un valore inferiore si parla di sottoassicurazione, se invece il valore è superiore si è in presenza di soprassicurazione;
- assicurazione a primo rischio, per cui il contraente stabilisce con l’assicuratore l’importo massimo rimborsabile, inferiore al valore totale dei beni a rischio. Esiste l’assicurazione a primo rischio:
• relativo, con cui assicuro una parte dei miei beni senza dichiarare quanto è il tutto e il rimborso avviene con la regola proporzionale ove il valore dichiarato delle merci risulti inferiore a quello effettivo;
• assoluto, con cui assicuro il totale dei miei beni e con cui il rimborso non può superare l’importo per il quale è stato stipulato il contratto.
Una clausola particolare, che a volte si inserisce in un contratto, è la franchigia che rappresenta il limite di danno al di sotto del quale l’assicurazione non interviene con rimborsi. Ha come scopo quello di incentivare l’uso della diligenza da parte del cliente onde evitare i sinistri e evitare il pagamento di danni molto limitati.
E’ di solito calcolata in percentuale sul valore assicurato e si può applicare in due modi:
- franchigia fissa (o italiana), secondo la quale l’assicuratore risarcisce l’entità del danno detraendo l’importo della franchigia
- franchigia relativa (o anglosassone, pagamento integrato eccedendo), con cui non vengono risarciti danni inferiori alla franchigia, mentre quelli superiori vengono risarciti per intero.
Fra queste assicurazioni sono da ricordare due rami particolari:
- le assicurazioni responsabilità civile che coprono i rischi derivanti da particolare atti compiuto dall’assicurazione; la RC Auto è obbligatoria per il proprietario di un autoveicolo, mentre la RC Prodotto è in forte espansione
- le assicurazioni del credito

L’assicurazione del credito
Le assicurazioni del credito coprono le perdite derivanti dall’insolvenza dei debitori di un’azienda. E’ regolata da una circolare emanata dall’ISVAP. Questa circolare precisa:
- che il credito assicurabile deve essere:
• certo, documentato e provato in forma scritta
• liquido, pagamento in denaro liquido e non da altro tipo di corrispettivo
• esigibile, giunto alla scadenza pattuita senza essere stato contestato dal debitore
• deve derivare esclusivamente da operazioni mercantili
- i tre principi fondamentali di cautela contro i rischi eccessivi per le compagnia:
• perdita definitiva, si viene a determinare solo nel momento in cui si viene a determinare l’impossibilità assoluta di incassare il credito. Il rischio è garantito soltanto nel caso della perdita totale o parziale del valore del credito per il protrarsi nel tempo dell’insolvenza del debitore o per il mancato buon fine delle azioni intraprese per il recupero del credito;
• globalità: obbligo di assicurare tutti i crediti derivanti da tutti i propri i clienti, o tutti quelli appartenenti ad una certa categoria;
• scoperto obbligatorio: è una quota percentuale dei crediti assicurati che la compagnia non è tenuta a risarcire all’assicurato in caso di insolvenza.
Lo scoperto di sicurtà può essere chiesto dall’assicurato per ridurre l’entità del premio (scoperto facoltativo). Altre volte viene imposto dalla Compagnia per stimolare maggiormente l’assicurato ad un comportamento prudente e vigile (scoperto obbligatorio). Nelle assicurazione del credito viene inserito uno scoperto di sicurtà pari al 20-25% del credito perduto per sollecitare il contraente a selezionare più attentamente i clienti meritevoli di affidamento.
- quali forme di credito possono essere assicurate:
• crediti commerciali a breve termine
• crediti commerciali all’esportazione
• crediti rateali
• crediti ipotecari e crediti agevolati
• crediti derivanti da contratti di leasing di beni strumentali
Le assicurazioni sul trasporto
Le assicurazioni sul trasporto coprono i rischi che possono subire le merci durante il viaggio dal magazzino del venditore alla destinazione.
Dal punto di vista assicurativo il ramo trasporti può essere classificato secondo due principali criteri:
- secondo l’ambiente: marittimi, terrestri (mezzo autocarro e mazzo ferrovia), aerei, multimodali o misti
- secondo l’interesse economico: le merci trasportate, i corpi (mezzi di trasporto), gli interessi immateriali (noto, utile sperabile…), le responsabilità civili degli operatori del trasporto.
Le disposizioni giuridiche che regolano questo contratto sono in ordine di importanza il Codice della navigazione e il Codice Civile. Per quanto riguarda, invece, le clausole che possono essere applicate si deve far riferimento alla nuova polizza italiana merci trasportate (PIAM 1983). E’ composta da:
- Condizioni generali, rappresentano la parte fissa valevole per tutte le assicurazioni di merci trasportate. Disciplinano gli aspetti generali del contratto senza fare riferimento ai rischi assicurativi. Prevedono espressamente la possibilità di incorporare le Istitute Cargo Clauses (le clausole inglesi emesse dall’Institute of London Underwriters) ferma restando l’applicazione della legge e della giurisdizione italiana.
- Clausole ampiezza e durata copertura, comprende due clausole più specifiche integrabili alle condizioni generali:
• Clausola merci I (pieno rischio), copre tutti i danni o le perdite materiali che le merci assicurate subiscono, salvo nei casi specificati (dolo o colpa grave del contraente o dell’assicurato, difetto o insufficienza dell’imballaggio, vizio della merce…).L’assicurato non è neanche tenuto a provare soltanto che il danno è avvenuto nell’ambito della durata della garanzia.
• Clausola Merci II (rischi base), è più limitata, elenca i rischi coperti da assicurazioni (incendio, incaglio, getto del carico…) e spetta all’assicurato provare che i danni subiti derivano da uno degli eventi nominati.
- Clausola particolare, si riferisce al tipo di trasporto e distingue merci trasportate a mezzo autocarro o a mezzo ferrovia o posta.
- Clausola addizionali, regolamentano aspetti particolari del rapporto contrattuale.
Il valore assicurabile (valore massimo assicurabile: art 6 PIAM) è dato dal valore delle merci al momento della consegna. Se tale valore non è accertabile si procede a un calcolo sulla base dei seguenti elementi:
- il valore della merci (COST) al momento del caricamento maggiorato del 10% a titolo di utile sperabile;
- il nolo (FREIGHT);
- le spese di assicurazione (INSURANCE);
- altri costi (dazi doganali…).
Il contratto può essere stipulato secondo due principali forme:
- a viaggio: documento valido per la singola spedizione che si intende assicurare. Individua gli estremi del viaggio, il tipo di merce, l’imballaggio, il valore assicurato, il mezzo di trasporto, il nominativo dell’assicurato, le condizioni generali e particolari, il premio;
- in abbonamento: prevede un’apposita clausola addizionale, per cui l’assicuratore ha l’obbligo di tenere coperte tutte le merci da spedire e l’assicurato ha l’obbligo di assicurare tutte le merci previste. La polizza contiene anche le date di decorrenza e di scadenza, il tipo di merce, i mezzi di trasporto, i luoghi di destinazione, i massimali (esposizione massima degli obblighi degli assicuratori)
Il premio è di solito espresso in termini percentuali determinato in base alla valutazione di un certo numero di elementi operata dall’assicuratore:
- ampiezza della copertura
- genere delle merci, può determinare variazioni nella formazione del premio,sulla base di caratteristiche e criteri molto diversi tra un caso e l’altro
- imballaggio
- viaggio
- nave.
Le aziende pubbliche
Le caratteristiche delle aziende private
Nel classificare le aziende si parla di:
- aziende di produzione, quelle che soddisfano indirettamente i bisogni umani, limitandosi alla produzione per il mercato di beni e servizi;
- aziende di erogazione, quelle che soddisfano direttamente i bisogni di determinati soggetti, impiegando la ricchezza di cui dispongono (beni in natura, mezzi monetari o da contributi da parte di terzi). Si distinguono in:
• corporazioni, quando i fini dell’ente sono raggiunti con contributi volontari (sportive o culturali) od obbligatori (Stato, comuni…)
• fondazioni, quando l’attività dell’ente consiste nella gestione di un patrimonio da cui ottenere interessi e rendite da destinare a scopi benefici o assistenziali (Fondazione Agnelli, Fondazione Nobel…);
- aziende composte ai fini erogativi, in cui sono presenti i caratteri di entrambe le aziende già definite (azienda artigianale o del commerciante…, Stato, comuni…).
Le aziende di erogazione possono distinguersi in:
- private, il cui il soggetto giuridico è una persona fisica o giuridica privata;
- pubbliche, in cui il soggetto di è una persona giuridica pubblica.
Tutte le aziende di erogazione pubbliche formano il settore pubblico che nei documenti economici ufficiali viene distinto considerando tre principali nozioni:
- amministrazione pubblica che raggruppa i soggetti che producono servizi non destinabili alla vendita e intervengono nella redistribuzione del reddito e che comprende:
• amministrazione centrale, lo Stato (ministeri e organi istituzionali), la Cassa Depositi e prestiti, le Aziende Autonome Statali (ANAS) oltre ad altri enti (ACI, ENEA, ISTAT…),
• amministrazioni locali, enti pubblici la cui attività si svolge in un determinato spazio (Enti territoriali, USL, università, Camere di Commercio…,
• enti di previdenza, che erogano prestazione in denaro e in natura finanziandosi mediante contributi (INPS, INAIL, ENPAS…);
- settore pubblico, dato dall’amministrazione pubblica a cui si aggiungono le aziende autonome statali che producono beni e servizi (Poste e Telecomunicazioni, Ferrovie dello Stato e i Monopoli….);
- settore pubblico allargato, pari al settore pubblico insieme all’ENEL.

L’organizzazione
Tutte le aziende di erogazione necessitano di persone che agiscano per il raggiungimento dei loro fini, in quanto hanno tutto soggetto giuridico pubblico. Perciò, anche le aziende di erogazione, presentano un’organizzazione più o meno complessa secondo le dimensioni dell’azienda stessa.
Un esempio di organizzazione è quella dello Stato, che si presenta come un’azienda divisa territorialmente e per funzioni, che per operare si avvale di organi istituzionali e di organi amministrativi.
L’organo istituzionale fondamentale e il Parlamento, l’organo volitivo dello Stato, con funzione legislativa. L’unico limite al suo operato è costituito dal rispetto dei principi e delle norme fissate dalla Costituzione, a garanzia della quale è posta la Corte Costituzionale.
Il Governo è l’organo amministrativo dello Stato.
Gli organi amministrativi possono classificarsi in:
- organi di amministrazione attiva: svolgono tutte le attività necessarie ala gestione dello Stato. Ne fanno parte i ministeri e gli organi esecutivi che da essi dipendono.
I ministeri tecnici hanno compiti attinenti ai singoli settori economico-produttivi (industria, commercio, del lavoro…), ai servizi sociali (pubblica istruzione, igiene e sanità…), e all’assetto territoriale (lavori pubblici, dei trasporti, delle poste…); i ministeri finanziari svolgono funzioni relative alla gestione finanziaria, patrimoniale ed economica dello Stato (ministero delle finanze, del tesoro e del bilancio e della programmazione economica).
Ogni ministero è ripartito in direzioni generali che a loro volta si articolano in divisioni e in sezioni secondo una struttura organizzativa di tipo gerarchico. Dai singoli ministeri poi dipendono vari uffici periferici con struttura provinciale (prefetture e provveditorati).
- organi consultivi: hanno il compito di fornire pareri sulle opportunità di determinati atti di gestione. Gli organi consultivi con competenze generali sono:
• Consiglio di Stato esprime pareri in materia giuridico amministrativa. La Pubblica Amministrazione è obbligata a chiedere il suo parere in alcuni casi (progetti di coordinamenti, testi unici), mentre in altri casi il parere è facoltativo
• Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) ha competenza in materia economica, sociale e del lavoro. Emette pareri, compie studi e indagini, approva rapporti sugli andamenti generali del mercato del lavoro, esprime valutazioni sull’andamento della congiuntura economica per le Camere, il Governo, la regione e la provincia.
• Avvocatura di Stato rappresenta la pubblica amministrazione nelle controversie giudiziarie.
Gli organi consultivi con competenze specifiche forniscono pareri ad un particolare Ministero (per esempio Consiglio Superiore della Pubblica istruzione)
- organi di controllo: sottopongono a verifica le attività amministrative e tecniche dello Stato. Sono:
• Corte dei Conti: effettua un controllo preventivo sulla legittimità degli atti della Pubblica Amministrazione e un controllo successivo di vigilanza sull’attività dei funzionari amministrativi dello Stato e sulle riscossioni delle pubbliche entrate. Controlla i movimenti finanziari dei grandi comuni e gli enti che lo Stato finanzia;
• Ragioneria generale: è un organo del ministero del Tesoro che svolge le funzioni tipiche dell’ufficio ragioneria di ogni azienda (bilancio di previsione, consuntivo e tenuta della contabilità);
• Ragionerie centrali: presenti presso ogni ministero con il compito di tenere le scritture e trasmettere le informazioni alla Ragioneria generale.
Anche gli enti territoriali locali (regioni, province, comuni) presentano una struttura organizzativa simile e si fonda su tre organi:
- consiglio: organo rappresentativo della collettività eletto dai cittadini residenti. Tra le sue attribuzioni specifiche vi sono la potestà normativa di emanare gli atti fondamentali dell’ente come lo statuto, i regolamenti e gli atti di programmazione. Ha anche poteri di controllo politico e di approvazione del bilancio preventivo e conto consuntivo.
- giunta: è l’organo esecutivo, composto da assessori eletti dal consiglio. Gode di competenze generali per attuare le delibere del consiglio. Provvede alla gestione dell’ente, predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo oltre che i programmi di sviluppo;
- presidente: è il capo dell’amministrazione, ha la rappresentanza dell’ente; inoltre presiede la giunta.
PARLAMENTO CORTE COSTITUZIONALE

AVVOCATURA
CNEL GOVERNO CORTE DEI CONTI
CONSIGLIO DI STATO

MINISTERI

FINANZIARI TECNICI

MINISTERO MINISTERO MINISTERO MINISTERI
TESORO FINANZE BILANCIO
RAGIONERIA GENERALE
L’aspetto finanziario della gestione
Nella gestione delle aziende di erogazione pubbliche è molto importante l’aspetto finanziario, in quanto realizzano le loro finalità erogando o consumando (attraverso delle uscite) la ricchezza di cui dispongono (grazie ad entrate) per il soddisfacimento dei loro bisogni.
Le entrate sono:
- redditi di lavoro (salari, stipendi, pensioni, proventi professionali)
- redditi patrimoniali (affitti attivi, frutti di titoli pubblici e privati, interessi su crediti)
- contributi volontari
- tributi di ogni genere
Le uscite, invece, riguardano:
- la diretta soddisfazione dei bisogni
- la gestione del patrimonio
- i costi amministrativi
- oneri tributari
Una costante è data dalla presenza di una serie di fasi che regolano incassi e pagamenti.
Si parte dalla previsione in entrambi i casi. La previsione è la fase in cui si determina la presunta misura dell’entrata e dell’uscita e se ne inserisce l’importo nel bilancio di previsione. Dopodiché le fasi sono così articolate:
Per le entrate:
- accertamento, sorge un credito determinato nei suoi elementi (importo, debitore, scadenza, motivo);
- autorizzazione, si incarica il tesoriere di incassare il credito tramite reversale;
- riscossione, incasso effettivo, effettuato dal tesoriere o da una banca o una società che gestisce il servizio di riscossione per conto dell’ente pubblico;
- pagamento, (solo se l’incasso è stato effettuato da un’agenzia) versamento della somma al tesoriere dell’azienda di erogazione.
Per le uscite:
- impegno, sorge un debito determinato nei suoi elementi (importo, creditore, scadenza, motivo);
- liquidazione, interviene qualora al momento dell’impegno non fossero determinati con esattezza l’importo e la scadenza, stabilendo la somma da versare;
- ordinazione, si incarica il tesoriere a pagare la somma liquidata tramite mandato;
- pagamento, esborso effettivo, effettuato dal tesoriere o da un agente pagatore, a saldo del debito.
Al fine di una loro rappresentazione in bilancio sia le entrate che le uscite (o spese) vengono raggruppate in classi, indicate con il termine titoli e poi suddivise in gruppi più piccoli così denominati: categorie, sezioni, rubriche, capitoli e articoli, tra cui il più importante è il capitolo, soggetto a particolari vincoli di utilizzo.
Le entrate e le spese vengono inoltre classificate, per poterle inserire nel bilancio di previsione.
Negli enti territoriali le entrate si distinguono in:
- tributarie, sono collegate alle imposizioni di natura coercitiva
- extratributarie, tutti i proventi diversi da quelli fiscali (proventi degli enti pubblici, beni dell’ente, interessi su anticipazioni e crediti, utili netti delle aziende speciali e partecipazioni)
- da alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossioni di crediti, riguardano la vendita di beni immobili e il loro ammortamento
- da accensione di prestiti, riguardano l’emissione di titoli e l’accensione di mutui
- per partite di giro, somme riscosse per conto di terzi (trattenute fiscali e sociali operate su salari e stipendi).
Le spese si distinguono in:
- correnti, riguardano l’acquisto di beni a utilità semplice e di servizi necessari per il funzionamento dell’ente;
- in conto capitale, le spese relative alle immobilizzazioni;
- per rimborso di prestiti, riguardano l’estinzione di titoli e di mutui;
- per partite di giro, versamento delle somme riscosse per conto di terzi (versamento all’erario e agli enti previdenziali)
Residui e risultati di gestione
Può accadere che, al momento di un periodo amministrativo (o esercizio finanziario) alcune operazioni non abbiano ancora completato il loro ciclo.
Le entrate possono essere già accertate ma non ancora riscosse, dando luogo a crediti di bilancio, mentre le spese possono essere già impegnate ma non ancora pagate, determinando dei debiti di bilancio.
Tale crediti e debiti assumono la specifica denominazione di residui, in particolare si parla di:
- residui attivi (crediti di bilancio): entrate accertate meno entrate riscosse
- residui passivi (debiti di bilancio): spese impegnate meno spese pagate
I residui verranno riportati all’esercizio finanziario successivo, in cui si completerà il loro ciclo con l’incasso o il pagamento.
Al termine del periodo amministrativo si determina il risultato finanziario originato dalle operazioni dell’esercizio, che può essere:
- risultato finanziario di competenza: con entrate accertate e spese impegnate;
- risultato finanziario di cassa: differenza fra entrate riscosse e spese pagate.
Entrambi si possono presentare in uno dei tre casi: avanzo, disavanzo, pareggio.
Da non confondere con il risultato finanziario di cassa è il fondo di cassa finale, che rappresenta il denaro esistente al termine di un periodo amministrativo e che si determina sommando il fondo di cassa iniziale all’avanzo (o disavanzo) finanziario.
Il risultato di amministrazione indica la capacità dell’azienda di saldare i debiti con le disponibilità e i crediti esistenti e si calcola partendo dal fondo di cassa a cui si aggiungo i residui attivi e si tolgono quelli passivi. Può essere utilizzato negli esercizi successivi per far fronte a spese superiori alle entrate accertate, senza causare un disavanzo finanziario. Se il risultato, invece, è un disavanzo di amministrazione l’attività futura ne è condizionata, in quanto occorre procedere alla sua copertura applicando una delle soluzioni possibili (riduzione spese, incremento di proventi, contrazione di prestiti, vendita di beni patrimoniali).
Il patrimonio delle aziende pubbliche
L’aspetto patrimoniale della gestione di un’azienda di erogazione è riferito al patrimonio a disposizione per il raggiungimento del fine aziendale.
Nell’aspetto qualitativo si distinguono i:
- beni da reddito: beni che permettono di ottenere un reddito monetario che assicura un flusso di risorse finanziarie destinate a raggiungere le finalità dell’ente;
- beni d’uso durevoli, beni che l’azienda utilizza per periodi sufficientemente lunghi per organizzare la sua attività al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati;
- beni di consumo, beni di uso immediato necessari per lo svolgimento della normale attività;
- disponibilità finanziarie, denaro in cassa e fondi disponibili presso le banche, i crediti e i debiti di fornitura, di finanziamento, contratti per finanziare programmi di sviluppo particolari o per riequilibrare la situazione economica finanziaria.
Nell’aspetto quantitativo si parla di attività e passività la cui differenza determina il Fondo di dotazione.
Il patrimonio degli enti territoriali
Negli enti pubblici territoriali occorre distinguere i beni demaniali e i beni patrimoniali.
I beni demaniali sono beni come il lido del mare, la spiaggia, i porti, i fiumi, i torrenti, i laghi, le opere… Fanno parte del demanio pubblico se appartengono allo Stato (le strade, le autostrade, le ferrovie, gli aeroporti, acquedotti, immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico…). Possono anche essere provinciali o comunali. Tutti questi beni sono in genere immobili, con utilità illimitata nel tempo, inalienabili e si possono classificare solo secondo l’aspetto qualitativo, in quanto non è possibile attribuir loro un valore.
I beni patrimoniali, sono così classificati:
- beni di natura finanziaria: il denaro presso la Tesoreria, i residui attivi e passivi, i crediti e i debiti di tesoreria
- beni di natura economica:
• beni patrimoniali non disponili: (beni d’uso) utilizzati per produrre i servizi pubblici che soddisfano i bisogni della collettività;
• beni patrimoniali disponibili: (beni da reddito) rappresentati da tutti quei beni da cui l’ente territoriale ottiene i mezzi finanziari necessari per svolgere l’attività;
• passività patrimoniali: debiti a medio e lungo termine e per lo Stato anche dalle monete in circolazione.
L’inventario
La determinazione del patrimonio avviene attraverso la compilazione dell’inventario. Con il termine inventario si intende anche l’insieme delle operazioni di ricerca, descrizione, classificazioni e valutazione dei beni esistenti in un determinato momento e costituenti il patrimonio aziendale.
In una azienda pubblica non esiste la necessità di una descrizione annuale di tutti i beni, in quanto il patrimonio è generalmente molto stabile e inoltre la sua valutazione non ha stretti collegamenti con il risultato economico. Per questo viene sostituito da inventari parziali (limitati ai componenti finanziari del patrimonio).
Per potere comunque conoscere la consistenza del patrimonio permanente, si usano i registri di consistenza, strumenti che facilitano la redazione dell’inventario permanente. Servono anche a controllare l’operato dei funzionari. Sono formati da più colonne che indicano la consistenza iniziale e le variazioni intervenute durante l’anno (acquisti e dismissioni)
Lo stato e gli altri enti territoriali devono predisporre i seguenti inventari parziali:
- l’inventario dei beni demaniali, descrittivo
- l’inventario dei beni patrimoniali, sia descrittivi che a valori, che per i beni mobili diventano inventari di consegna compilati in occasione della consegna dei beni ai consegnatari responsabili. Esiste anche un inventario di riconsegna.
Il bilancio di previsione
Nelle aziende pubbliche la programmazione viene attuata per:
- determinare i mezzi a disposizione e quindi i servizi che si possono offrire (ricerca e predisposizioni delle risorse)
- autorizzare gli organi amministrativi a procedere nella gestione tenendo conto dei limiti imposti dalle scelte preventive effettuate
- favorire un controllo successivo del confronto dei dati previsti e i risultati ottenuti: indica se sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, permette la ricerca delle cause degli scostamenti e la valutazione dell’operato dagli amministratori.
Tale bilancio si può classificare secondo:
- periodo:
• bilanci annuali
• bilanci pluriennali, che non superano il quinquennio. Sono obbligatori per gli enti territoriali e rappresentano lo strumento di programmazione di medio periodo
- contenuto:
• bilanci patrimoniali, rappresentano la presunta struttura qualitativa e quantitativo del patrimonio aziendale alla fine dell’esercizio considerato;
• bilanci economici, che considerano le rendite, i proventi, le spese e gli oneri relativi alle operazioni di gestione.
• bilanci finanziari, che hanno per oggetto le entrate e le uscite finanziarie
I bilanci finanziari si possono a loro volta classificare in modo diverso facendo riferimento alle fasi delle entrate e delle uscite:
- bilanci di cassa
- bilanci di competenza pura
- bilanci di competenza mista

Le scritture di gestione
La gestione delle aziende pubbliche, cioè l’insieme delle operazioni di raccolta e di impiego dei mezzi finanziari necessari per soddisfare i bisogni della collettività, si concretizza con la tenuta di una serie di scritture finanziarie elementari (non in partita doppia), sia di cassa che di competenza (ne deriva che per ogni capitolo di bilancio vi saranno due schede), che dal bilancio di previsione, seguono l’andamento delle entrate e delle spese in ogni loro fase.
Comprendono:
- il giornale di cassa, con la rilevazione cronologica delle riscossioni (tramite reversale) e dei pagamenti (tramite mandati) sia in conto competenza sia in conto residui.
- il partitario, cioè l’insieme delle schede intestate a ogni capitolo di entrata o di spesa, che devono contenere:
• indicazione del titolo, del capitolo e la denominazione utilizzata nel bilancio di previsione;
• previsione iniziale, le eventuali variazioni e la previsione definitiva per l’esercizio finanziario;
• registrazione di ogni operazione compiuta su quel capitolo.
Esistono inoltre le scritture del patrimonio con la compilazione dell’inventario e dei registri di competenza, che hanno lo scopo di determinare il patrimonio iniziale del periodo, di seguirne le variazioni e la consistenza finale.
Il rendiconto delle aziende pubbliche
Il rendiconto è il documento che permette il controllo successivo delle gestione alla data di chiusura dell’esercizio finanziario.
E’ composto da due documenti specifici:
- rendiconto del patrimonio che mette in evidenzia la struttura e la consistenza del patrimonio. Il saldo rappresenta il patrimonio netto o il deficit patrimoniale (per le aziende pubbliche normalmente un deficit);
- rendiconto finanziario (o conto del bilancio o conto consultivo) strettamente collegato con il bilancio di previsione e alle scritture finanziarie (partitari). Deve contenere:
• previsione iniziale (dal bilancio di previsione), le eventuali variazioni e la previsione definitiva per l’esercizio finanziario, come somma algebrica;
• la somma accertata, distinta in riscossa e da riscuotere (per le entrate); la somma impegnata, distinta in pagata e da pagare (per le spese);
• la differenza fra previsione definitiva e accertata (per le entrate) o impegnate (per le spese).
Esistono inoltre dei documenti da allegare ai rendiconti: movimento dei residui attivi e passivi; riepilogo del conto di cassa; relazione degli organi amministrativi e di controllo.
Le organizzazioni “non profit” e il terzo settore
Gli enti non profit, definiti organizzazioni, sia pubbliche che private, di uomini e di cose, senza fini di lucro, ma con una missione sociale, hanno subito un notevole sviluppo in questi ultimi anni. Sono definiti enti non commerciali dalla legge fiscale.
Per la loro classificazione si può ricorrere a quella indicata negli Stati Uniti:
- member service, che organizza servizi a favore dei propri soci (associazioni sportive, culturali…);
- public service, enti patrimonializzati con un patrimonio molto elevato destinato a beneficiare la collettività (fondazioni; enti religiosi; IPAB, Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficenza; associazioni per la ricerca sul cancro, che utilizzano le quote raccolte fra gli associati; associazioni di volontariato; cooperative sociali; fondazioni bancarie, nate dallo scorporo delle aziende bancarie dalle Casse di Risparmio…).
Oppure si può ricorrere alla classificazione degli enti privati basata sulle disposizioni giuridiche:
- fondazioni, caratterizzate dalla destinazione di un patrimonio privato per una finalità non lucrativa;
- associazioni, presentano una pluralità di soci e perseguono una finalità istituzionale non lucrativa;
- comitati, simili alle associazioni ma hanno uno scopo limitato e una durata temporanea;
- cooperative, imprese sociali;
- organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ONLUS nate con il diffondersi delle aziende non profit.
Un ulteriore classificazione può essere fatta in base ai settori operativi nei quali le aziende operano:
- assistenza sanitaria;
- assistenza a particolari categorie;
- studio e ricerca;
- attività religiose;
- attività sportive;
- beneficenza.
L’importanza degli enti non profit è tale per cui si parla di terzo settore per comprendere queste aziende, in contrapposizione con le imprese e lo Stato. Le cause della crescita di questo settore possono trovarsi:
- nello sviluppo economico-sociale che comporta aumento di ricchezza e tutte le sue conseguenze (aumento del tempo libero…), tra cui anche il formarsi di povertà e disagio;
- in cause macro-economiche: crisi dello Stato che lo ha portato all’abbandono dello svolgimento dei servizi, di cui ora si curano i privati con iniziative associative (privatizzazione);
- nella legislazione stessa che ha predisposto la regolamentazione fiscale degli enti non commerciale favorendo l’estensione del fenomeno.
In futuro le organizzazioni non profit acquisiranno sempre una maggiore importanza soprattutto nella gestione dei servizi sociale, con la possibilità di favorire l’occupazione e migliorare i servizi sociale in generale.
Analisi del sistema economico italiano
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro è un dato molto importante per giudicare la ricchezza di un paese. Viene analizzato con le sue caratteristiche strutturali e con i suoi aspetti dinamici, attraverso alcuni indici, tra cui più importanti sono:
- il tasso di disoccupazione, individuato dal rapporto percentuale fra le persone in cerca di occupazione (disoccupati) e forze di lavoro; in altre parole misura la quantità di forze-lavoro non utilizzate dal sistema economico. (Un incremento di questo tasso segnala un aumento dello spreco di forze-lavoro da parte del sistema).
- il tasso di attività, individuato dal rapporto fra forze di lavoro e popolazione residente, che rappresenta la quota percentuale delle forze di lavoro rispetto alla popolazione.

Le indagini sul mercato del lavoro in Italia
Nell’analisi del mercato, che viene svolta dall’ISTAT trimestralmente, occorre distinguere fra popolazione attiva (totale delle forze di lavoro che rappresentano l’offerta di lavoro) e la popolazione non attiva (totale delle forze di non lavoro che comprendono le persone con età inferiore ai 15 anni e superiore ai 70, che per ragioni anagrafiche non svolgono alcuna attività lavorativa; le persone come gli studenti, le casalinghe e i pensionati che per scelta non svolgono alcuna attività lavorativa; i disabili, i militari di leva e i detenuti per impossibilità di lavoro). La somma di questi due dati indica la popolazione residente effettivamente e legalmente presente in Italia (esclude quindi gli emigrati temporanei e i lavoratori clandestini).
Dal punto di vista economico sono importanti:
- il numero degli occupati, che rappresentano la domanda di lavoro;
- il numero delle persone in cerca di lavoro, che rappresentano l’offerta di lavoro (disoccupati che hanno perso il posto di lavoro volontariamente o involontariamente; persone in cerca di prima occupazione, persone che hanno inizialmente dichiarato di essere in condizione non professionale ma che hanno affermato di ricercare un lavoro).
Dal punto di vista sociale e importante il dato sulla popolazione non attiva. Nella realtà italiana dobbiamo considerare anche la presenza di situazioni lavorative particolari: il lavoro minorile, il lavoro a domicilio di donne dichiarate ufficialmente casalinghe, il lavoro precario degli studenti, il lavoro in nero e l’immigrazione clandestina. In Italia c’è un basso tasso di attività dato da troppa popolazione non attiva nel nostro paese.
Un’analisi interessante è relativa all’andamento del tasso di attività nel lungo periodo (aspetto dinamico).
In Italia, per esempio, fino agli Settanta si è assistito a una riduzione di tale tasso. Le cause sono state le seguenti:
- cambiamento strutturale della popolazione causato da un concatenarsi di avvenimenti: decremento del tasso di natalità, aumento della vita media, invecchiamento della popolazione, diminuzione della quota della popolazione in età lavorativa, accrescersi della quota di popolazione in età pensionabile;
- movimenti migratori;
- modifiche socio-economiche: riduzione degli addetti alle attività agricole, maggiore benessere sociale, innalzamento del livello medio di istruzione.
Dagli anni Settanta in poi il tasso ha iniziato a crescere. Le cause sono state le seguenti:
- flussi migratori arrestati;
- lavoro femminile.
Per misurare effettivamente la quantità di lavoro impiegata nella produzione, nella contabilità nazionale si usa il dato delle unità di lavoro, che corrisponde al lavoro prestato nell’anno da un lavoratore a tempo pieno in ciascuna attività economica e che si ottiene trasformando le posizioni lavorative attraverso coefficienti di conversione.
Alcuni aspetti del lavoro in Italia
In Italia giocano un ruolo molto importante alcuni aspetti del mercato del lavoro:
- lavoro femminile, soprattutto nel settore secondario e terziario, grazie ad un innalzamento del livello d’istruzione femminile, mutamenti culturali nel mondo del lavoro e maggiore disponibilità delle donne ad entrare nel mondo del lavoro. C’è da rilevare però una maggiore disoccupazione femminile rispetto a quella maschile e uno svantaggio nell’ingresso e nella prosecuzione della carriera per le donne rispetto agli uomini;
- lavoro non regolare, che danneggia il sistema economico in quanto viene svolto con l’obiettivo di evadere il fisco e tende a evitare norme contributivo assistenziali. Le percentuali più elevate di lavoro non regolare si trovano nell’agricoltura (73,4% nel 1996) e nel settore delle costruzione (38,7%);
- lavoro atipico, che attualmente sta assumendo un’elevata importanza nelle sue due espressioni del part-time e del lavoro temporaneo.
Il lavoro part-time permette di svolgere un’attività in orari diversi dai tradizionali e di soddisfare le richieste di orari flessibili da parte di alcune categorie di lavoratori (giovani e donne); in Italia non è molto sviluppato: è presente soprattutto nel settore terziario (10%).
Il lavoro temporaneo permette la sostituzione di dipendenti temporaneamente assenti e lo svolgimento di lavori stagionali, offrendo alle imprese la possibilità di adeguare la struttura organizzativa alle esigenze di produzione; in Italia non è molto diffuso (7,2%).
Questa rara diffusione del lavoro atipico in Italia è giustificata dall’incidenza del lavoro autonomo presente con forme particolari (coadiuvazione e collaborazione coordinata e coordinativa) Inoltre esiste anche possibilità delle piccole imprese di sfruttare le sub-forniture per adeguare la produzione alle variazioni della domanda senza cambiare la struttura organizzativa; l’utilizzazione degli orari atipici, degli straordinari e dalla cassa integrazione per rendere flessibile la gestione del personale, senza ricorrere a nuove assunzioni.
- mobilità del lavoro, rappresentata dal numero di lavoratori che nell’arco di anni interrompono il rapporto di lavoro per diverse cause.
In Italia, il basso numero di contratti a termine, la rigidità della legislazione a tutela del lavoro, la mancanza di un valido sistema di protezione dei disoccupati e le difficoltà di accesso ad un nuovo impiego limitano la mobilità volontaria del lavoro da parte di lavoratori già occupati. Più valido è, invece, il sistema di chi è già occupato: la cassa integrazione guadagni (Cig) e l’indennità di mobilità destinata ai lavoratori che subiscono la riduzione o la perdita del lavoro a causa di licenziamenti collettivi per ristrutturazioni aziendali. Tutto ciò porta ad un alta disoccupazione di giovani;
- flessibilità dei disoccupati, riguarda la loro propensione da accettare un posto di lavoro con orari non standard (part time) o un contratto a tempo determinato o ancora a spostarsi dal proprio comune di residenza. Questa decisione è influenzata dal titolo di studio, dall’età.
Il Italia questo tasso è alto soprattutto tra i maschi e nelle regioni meridionali.

Il Prodotto Interno Lordo
Il primo è più importante indicatore economico è il prodotto interno lordo (PIL) che rappresenta il valore, in termini monetari, di tutti i beni e servizi finali prodotti dal sistema economico in un dato periodo di tempo, cioè il volume della produzione delle imprese italiane in un dato periodo di tempo.
Per meglio comprendere il calcolo del PIL occorre formulare alcune precisazioni:
1- il PIL è il valore dei beni e dei servizi finali prodotti dal sistema economico altrimenti si avrebbe una duplicazione dei valori, in quanto il valore dei beni che sono stati necessari per arrivare a quello finale è già compreso. Questa duplicazione si evita applicando il concetto di valore aggiunto: a ogni passaggio della produzione viene considerato nel PIL solo il valore che viene aggiunto.
2- il PIL è relativo alla produzione corrente, escludendo le transazioni di beni già esistenti (macchine usate per esempio) ma tiene conto dei servizi che sono occorsi per questa operazione (intervento del concessionario)
3- nel PIL si valutano i beni e i servizi a prezzo di mercato, includendo anche l’IVA (quindi il valore non coincide con il ricavo del venditore). Per alcuni servizi si calcola per valutare il PIL il loro costo (stipendi dei fattori produttivi)
4- il PIL misura il valore dei beni e dei servizi finali prodotti all’interno di un paese.
Il PIL può essere:
- nominale (o a lire correnti): quando viene calcolato per un dato periodo di tempo ai prezzi di mercato prevalenti. Varia di anno in anno perché varia la quantità dei beni prodotti e perché variano i prezzi; così avviene che a volte un incremento del PIL non corrisponde ad un reale aumento della ricchezza del sistema economico. Mettendo a confronto due dati di PIL nominale si può determinare un aumento monetario o nominale fra i due anni.
- reale (o a lire costanti): valutato in base ai prezzi di un anno di riferimento, in modo da eliminare l’aumento dei prezzi e ottenere l’aumento reale della produzione (1970, 1980, 1985).
Se si mettono a confronto i dati di PIL nominale di un anno di riferimento e il PIL reale di un altro anno si determina l’aumento reale, cioè l’aumento dovuto alla maggiore produzione.
Se si mettono a confronto i PIL nominale e reale dello stesso anno si determina l’aumento medio dei prezzi. Quest’ultimo rappresenta la misura d’inflazione e viene definito deflatore del PIL.
Il problema dei mutamenti della qualità e tecnologici è rilevante e rende difficili i confronti del PIL reale in periodi molto distanti fra di loro.

Prodotto Interno Lordo e Reddito Nazionale in Italia
Nell’Unione Europea il PIL è stato utilizzato in due parametri (indebitamento/PIL; debito/PIL) per verificare la convergenza dei paesi europei in vista dell’Unione Monetaria, così come concordato nel Trattato di Maastricht).
In Italia negli ultimi sei anni il valore del PIL ha subito un progressivo aumento ma non continuo; ha rallentato negli anni 90.
Dal PIL è possibile ottenere il reddito nazionale lordo, reddito distribuito, sia all’interno che all’esterno, a fattori produttivi residenti in Italia. Si determina dalla differenza fra i redditi da lavoro e da capitale di nazionalità italiana impiegati all’estero e i redditi da lavoro e da capitale di nazionalità estera impiegati in Italia. Quando il RNL è maggiore del PIL, vuol dire che i residenti di un determinato paese stanno guadagnando di più all’estero rispetto agli stranieri operanti nel paese.
Il reddito nazionale lordo disponibile, che rappresenta l’ammontare delle risorse con cui la collettività nazionale provvede dalla soddisfazione dei propri bisogni e ne assicura la possibilità anche per il futuro tramite risparmio. Si ottiene aggiungendo al precedente il saldo dei trasferimenti correnti con il resto del mondo, che è rappresentato da:
- trasferimenti correnti unilaterali (rimesse degli emigrati, donazioni) (+)
- saldo fra le imposte indirette versate dall’Italia (-)
- contributi alla produzione erogati dalla UE a favore delle imprese italiane (+)
- aiuti ai paesi terzi (-)
PIL a valore aggiunto
Il PIL a prezzi di mercato si trasforma in PIL a valore aggiunto espresso al costo dei fattori produttivi se non si considerano l’IVA e le altre imposte indirette (-) al netto dei (+) contributi alla produzione che lo Stato eroga per mantenere bassi i prezzi di alcuni beni e servizi.
Il valore aggiunto così determinato rappresenta il valore totale della produzione di un Paese che permette la determinazione del reddito effettivamente a disposizione dei fattori produttivi.
Il valore aggiunto viene poi disgregato tra i vari settori dell’economia; questa suddivisione consente di conoscere il peso dei settori che compongono la sfera privata della produzione.
Dal valore aggiunto viene eliminato l’importo dei servizi bancari perché altrimenti ci sarebbe una duplicazione in quanto già presente negli altri settori (agricoltura, industria, silvicoltura, sevizi destinabili alla vendita e non) che la banca finanzia.
In Italia si nota un forte aumento della quota del settore dei servizi destinabili alla vendita e una netta perdita negli altri rami.

Altri indici economici
Per poter dare un giudizio preciso sulla congiuntura economica di un paese è necessario affiancare al dato del PIL altri indici economici; una dato interessante è il reddito pro-capite, cioè quello a disposizione di un cittadino medio di un paese, che si calcola effettuando il rapporto fra il PIL e la popolazione. (Un suo incremento può derivare sia dall’aumento del PIL, sia dalla diminuzione della popolazione e viceversa).
La sfera della domanda
La sfera della domanda rappresenta la fase economica in cui il reddito nazionale disponibile viene destinato:
- ai consumi finali, cioè la domanda di beni e servizi necessari a soddisfare i bisogni dei residenti, sia presenti sul territorio nazionale sia momentaneamente all’estero. Si distinguono in:
• consumi delle famiglie: cioè le spese sostenute da ogni singola famiglia nel territorio del Paese (consumi finali interni) incrementati dai consumi all’estero e detratti i consumi che i non residenti effettuano in Italia.
• consumi collettivi: cioè le spese sostenute dalla amministrazione pubblica e da alcune ONLUS per soddisfare i bisogni collettivi (istruzione, sanità, giustizia, ordine…).
- al risparmio lordo, cioè la parte accantonata dagli operatori e in attesa di utilizzazione. Normalmente sono le famiglie ad avere un’alta propensione al risparmio; meno invece ne hanno le imprese che risparmiano (autofinanziamento) solo se è conveniente; a non essere in grado di risparmiare mai è lo Stato, che invece si ritrova ad avere un risparmio negativo.
Il dato sul risparmio lordo quindi comprende anche il risparmio negativo da parte della P.A.; ne deriva che parte del risparmio pubblico va a coprire la spese correnti del settore pubblico: questo è un fenomeno consueto fin dagli anni Settanta e che ha subito un’accelerazione negli anni Ottanta (continua emissione di titoli del debito pubblico).
Nel valore del risparmio lordo sono compresi gli ammortamenti delle imprese, considerati come risparmio per reintegrare i mezzi di produzione; detraendo questo elemento si ottiene il risparmio netto.
Il totale del risparmio a disposizione rappresenta le entrate su cui il sistema può contare per effettuare gli investimenti, cioè effettuare le uscite.
Gli investimenti lordi sono composti da:
- una quota destinata ad accrescere il patrimonio fisso del sistema per far crescere le risorse, i fattori produttivi…;
- una parte è l’accantonamento del costo storico per rinnovare le risorse esistente (ammortamenti);
L’attività economica e il rapporto con la pubblica amministrazione
Premessa
La Politica Economica è una branca dell’economia che si preoccupa dell’andamento del sistema e ne corregge gli squilibri.
Alcuni cenni storici
Nella preistoria la sfera della produzione era basata sul contributo del lavoro di tutta la comunità. La suddivisione del lavoro era rigida e strutturata in riferimento a elementi naturali. Le risorse e i mezzi di produzione erano di proprietà comune. La distribuzione avveniva indipendentemente dal contributo dato dai componenti del gruppo. La sfera della domanda era connessa al consumo dei beni di sussistenza. Il capotribù aveva il compito di sovrintendere all’ordine sociale e alla distribuzione delle risorse. Sistema chiuso alle relazioni con gli altri. Solo quando, per varie circostanze, le tribù dei pescatori vennero in contatto con quelle dei pastori o dei raccoglitori, il sistema divenne aperto ai contatti con gli altri e iniziarono le prime forme di baratto. La continuazione di questi rapporti portò alla nascita dei rapporti commerciali e quindi della moneta.
Nell’età feudale le cittadelle medioevali si presentavano come microsistemi in cui la popolazione era divisa in classi ben definite, alle quali erano assegnati compiti precisi: classe nobile (proprietari terrieri), servi della gleba (lavoro della terra). La sfera della produzione era a esclusivo carico dei servi. La distribuzione del prodotto era nettamente a favore della nobiltà (rendita), la sfera della domanda era differenziata: i servi ricercavano beni di sussistenza, i nobili quelli superflui. Sistemi chiusi e autosufficienti.La crisi di questo sistema può essere attribuita alla crescente importanza delle attività artigianali. Quando gli artigiani cominciarono a spostarsi nelle città e si organizzarono in corporazioni, furono gettate le premesse per il passaggio dall’età feudale all’età mercantile.
Nell’età mercantile si formarono i mercati delle merci e con essi si formò la figura del mercante, il cui compito era quello di comprare la produzione degli artigiani e di collocarla presso le altre classi sociali.il questa fase la moneta assunse grande importanza, trasformandosi da elemento misuratore del valore dei beni in merce avente un valore intrinseco. Era un mezzo di pagamento universale, in quanto costituita da metallo preziosa. A causa di ciò si crearono anche dei problemi di custodia, risolti con l’intervento degli orefici che rilasciavano una ricevuta (certificato di deposito) in cambio della moneta depositata. Questo certificato di deposito vennero così utilizzati per pagare. Dopodiché gli orefici si accorsero di poter utilizzare l’oro, giacente nelle casseforti, dandolo in prestito (mettendo in circolazione le monete). Gli orefici si trasformarono cos’ in banchieri e la loro attività di orefici/banchieri pose le basi del sistema bancario.
La possibilità di ottenere prestiti stimolò la capacità imprenditoriale di molti soggetti, anche nelle campagne, e la disponibilità di denaro accelerò la trasformazione in nuovo sistema che verrà chiamato capitalistico.
Da quando si intensificarono gli studi e le osservazioni riguardo ai fenomeni economici e sociali, si formarono diverse dottrine e correnti di economisti.
Gli economisti della scuola classica partivano dal presupposto che il sistema capitalistico si sviluppa in modo sostanzialmente armonico attraverso la collaborazione di tre classi sociali:
- lavoratori, (ex servi della gleba) liberi di scegliere il tipo di attività preferita che prestano la loro attività contro il pagamento di un salario
- capitalisti, (ex mercanti e banchieri), detentori dei mezzi di produzione e in denaro che potevano utilizzare in cambio di un profitto
- proprietari terrieri (ex nobiltà), possessori delle terre che potevano affittare in cambio di una rendita.
Queste classi hanno in comune la libertà di iniziativa e il fatto di essere i legittimi proprietari di una delle risorse (lavoro, capitale, terra), ma diverse erano le risorse a disposizione, diverse i fini e diverse le manifestazioni economiche.
Il fondamento del pensiero classico era che l’offerta generava la domanda.
Il sistema capitalistico sembrava ai classici sembrare perfettamente.
Si crearono in questo periodo numerosi mercati liberi all’interno dei quali si scambiavano, con l’intermediazione della moneta, le risorse a disposizione e i prodotti finali ottenuti, destinati al consumo di sussistenza per i lavoratori, al consumo superfluo per i proprietari terrieri e all’investimento per i capitalisti. La distribuzione del prodotto sociale (quantità dei prodotti ottenuti) teneva conto di due quote basilari:
- salario;
- quota residuale (Sovrappiù, che il sistema capitalistico era in grado di formare ) al cui interno si formano le quote del profitto dei capitalisti (che lo rinvestivano e faceva prosperare il sistema) e della rendita dei proprietari terrieri (che assumeva un ruolo da parassita perché lo utilizzava per consumi superflui).
In questa sistema, infatti, prendono importanza i capitalisti (o borghesi); ne perdono, invece, i proprietari terrieri.
Intorno alla metà dell’ottocento la borghesia industriale si era affermata classe trainante in quasi tutti le maggiori nazioni dell’Europa. Il progresso dovuto alla rivoluzione industriale aveva creato un notevole aumento della produzione, ma aveva altresì contribuito alla formazione di una classe lavoratrice molto numerosa e che viveva ai limiti della sussistenza.
Un grande personaggio di quest’epoca è Marx ritenne che il modello economico esistente fosse superato e che l’accumulazione messa in atto dalla rivoluzione industriale fosse ormai un freno allo sviluppo. La continua ricerca del profitto da parte dei capitalisti a danno della classe lavoratrice, diceva Marx, avrebbe ingenerato una profonda crisi conflittuale e l’instaurazione di un nuovo ordine sociale. Di fatto alcune paesi dell’est europeo e altri paesi seguirono le teorie marxiste (mercato abolito e divisione tra le classi sociali).
La grande crisi del 1929/30 con il crollo della borsa di Wall Street portò una svolta nel sistema economico e mise in evidenza gli errori della teoria classica: mise in luce l’importanza della moneta (trascurata da classici), il paradosso dell’accumulo di enormi quantitativi di merci e una folla sterminata di persone senza mezzi di sussistenza e affamata.
La teoria dei classici, che non prendeva in considerazione nemmeno il risparmio, conteneva degli errori: questo lo dimostrò Keynes. Egli affermava che la teoria economica non può dare ricette comunque valide in qualsiasi tempo.
Innanzitutto negava il fatto che l’offerta crea la domanda, sostenendo che il comportamento degli operatori fosse imprevedibile e diversificato e considerando anche il risparmio, come possibile utilizzazione del reddito.
I punti principali della sua teoria erano:
- chi decide le sorti del mercato deve tenere conto della domanda, che è l’elemento pilota del sistema economico, ed è essa a creare l’offerta;
- queste decisioni sono condizionate da quello che accade sul mercato della moneta;
- un sistema economico deve tendere alla piena occupazione, ma tenendo conto che essa porta all’inflazione.
La teoria keynesiana dell’intervento dello Stato a sostegno della domanda apparve in quel periodo come l’unica via praticabile per consentire la ripresa (fu adottata da Roosvelt → una crescente offerta di servizi pubblici → Welfare State).
Attualmente viene apprezzata di più una nuova visione neoliberista, critica nei confronti dello Stato per:
- inefficienza dello Stato;
- distruzione dell’ambiente;
- pretesa del raggiungimento del terzo stadio dello sviluppo.
I neoliberisti si basano sul presupposto che solo il sistema capitalistico sia in grado di assicurare benessere a tutti.
L’evoluzione nel secondo dopoguerra
La ricostruzione e la “riabilitazione” in seguito alla seconda guerra mondiale fu un compito arduo per tutte le nazioni coinvolte. Le perdite umane erano enormi e anche le perdite materiali furono ingenti.
Inoltre cambiò l’assetto politico in quanto la Germania perse tutti i suoi territori; gli stati baltici, la Prussia Orientale, la Polonia orientale, la Bessarabia, l’Ucraina e parte delle Finlandia furono annessi alla Russia; il Giappone dovette rinunciare alle proprie colonie, Manciuria, Corea e Formosa, perdendo quasi metà dell’impero posseduto prima del 1930.
La ripresa economica fu lenta e difficile:
- la produzione agricola fu bloccata dalla carenza di manodopera (dovuta alle perdita umane), dalla mancanza di fertilizzanti, dalla devastazione di grossi appezzamenti dei terreno coltivabile;
- la produzione industriale fu ritardata dalle ridottissime scorte disponibili di materie prime, dall’inefficienza del trasporto, dagli ormai obsoleti materiali di produzione che non vennero mai rinnovati e dal disordine nell’industria del carbone (importante fonte di energia);
- enorme quantità di carta moneta stampata durante la guerra per finanziare gli sforzi bellici, gonfiando l’inflazione.
Il Piano Marshall prevedeva aiuti su vasta scala per contribuire alla riuscita della ripresa europea; fu un vero successo. Esso consolidò il nuovo assetto mondiale costituito da due principali sfere d’influenza: il blocco orientale e il blocco occidentale.
Nel frattempo scoppiò la guerra fredda. Il piano Marshall e la guerra fredda rivestirono un ruolo determinante per la riuscita economica della Germania federale.
La guerra fredda segnò anche per il Giappone una svolta: gli Stati Uniti non potevano più tollerare un vuoto di potere in Asia.
In questo modo questi due paesi, usciti sconfitti dal conflitto, si avviarono verso il ripristino della loro vecchia potenza industriale.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, un certo numero di paesi occidentali adottarono politiche per stimolare l’aumento di natalità, incoraggiati dal clima economico e dalla grande fiducia nel futuro. Così negli anni Cinquanta e Sessanta ci fu un incredibile aumento delle nascite.
Negli Settante ci fu, invece, un calo di queste a tal punto che il tasso si arrestò e si assestò al di sotto del livello di equilibrio di una popolazione stabile, a causa di:
- paura crescete della sovrappopolazione
- cambiamento delle abitudini sessuali e morali
- società adatta ad una famigli a piccola
- lavoro femminile
- incertezze economiche
- disoccupazione
Questo atteggiamento ha portato ad un invecchiamento della popolazione e quindi ad una diminuzione della popolazione attiva, accentuata anche dall’innalzamento dell’obbligo scolastico, da maggiori possibilità nel campo dell’istruzione e dall’abbassamento dell’età pensionistica.
Mercati e Pubblica Amministrazione
Il mercato è inteso come un meccanismo con cui compratori e venditori di un bene interagiscono per determinare il prezzo e la quantità prodotta.
I prezzi rappresentano le condizioni a cui compratore e venditore sono disposti ad effettuare liberamente uno scambio.
Ogni mercato deve trovare l’equilibrio della domanda e dell’offerta che permette di determinare in prezzo di equilibrio. Riunendo insieme tutti i differenti mercati si produce un equilibrio generale dei prezzi e delle quantità prodotte.
I tre problemi economici fondamentali sono:
- cosa produrre, viene determinato dalle scelte dei consumatori, attraverso gli acquisti che effettuano sul mercato;
- come produrre, è determinato dalla concorrenza fra i produttori;
- per che produrre, è determinato dalla domanda e dall’offerta dei fattori produttivi nei mercati
Questo meccanismo si realizza pienamente solo in presenza di concorrenza perfetta. Ma, al contrario, le economie di mercato soffrono di monopolio, di inflazione e i disoccupazione.
Perciò, riguardo a questi problemi, interviene la P.A.
La P.A. interviene in campo economico in due modi:
- ruolo passivo, semplice controllo. Asseconda gli sviluppi, senza contrastarli, confidando sul fatto che il sistema sia in grado di autoregolarsi;
- ruolo attivo, proposizione e perseguimento di obiettivi ai quali indirizzare l’attività economica, quali per esempio:
• la crescita e la stabilità economica, per ridurre disoccupazione e inflazione;
• l’equità, usando le imposte e le spese pubbliche per la distribuzione del reddito;
• l’efficienza, porre rimedi contro il monopolio.
Negli anni recenti la teoria economica ha sviluppato un nuovo ramo chiamato teoria delle scelte economiche, che è lo studio del modo in cui la P.A. compie le sue scelte e dirige il sistema economico.
Obiettivi dello Stato: sostegno all’occupazione
Un primo obiettivo dello Stato è relativo al sostegno dell’occupazione.
Il saggio percentuale di disoccupazione viene determinato ponendo in rapporto il numero totale delle persone disoccupate in cerca di lavoro con il totale delle forze lavoro.
Il calcolo non è sempre facile e non sempre preciso, in quanto si debbono fare delle distinzioni tra i vari soggetti che non lavorano (disoccupato che cerca attivamente un lavoro; scoraggiati che non cercano un attivamente un lavoro, disoccupati per volontà, che si occuperebbero soltanto se conveniente).
Non è neppure facile stabilire quale sia il tasso di disoccupazione accettabile:
- per Keynes dovrebbe essere nullo
- per il neokeynesiano Phillips riteneva che un basso tasso di disoccupazione portasse ad un aumento dei salari, ad un aumento dei prezzi e quindi inflazione. Una percentuale compresa tra il 3 o 4 % corrispondeva, secondo lui, a quel tasso di disoccupazione per cui anche il tasso di inflazione fosse accettabile.
- i neoclassici introdussero il concetto della disoccupazione frizionale, cioè un certo numero di posti vacanti non richiesti dai lavoratori disoccupati per mancanza di informazione. Per il futuro si intravedono nuovi ostacoli (scarsa mobilità, bassa qualificazione, mancanza di informazioni) oltre a quelli già esistenti nel passato (mantenimento del posto di lavoro, leggi sul collocamento, garanzie di salario…). Per in neoclassici lo Stato dovrebbe intervenire creando una rete di informazioni efficiente, nello sviluppare maggiormente l’istruzione e la formazione professionale dei lavoratori.
Gli strumenti che ha a disposizione lo Stato:
- (a sostegno della domanda globale), riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese ( aumento del reddito a disposizione a espansione dell’economia n meno disoccupazione
- attività pubblica volta alla creazione di nuove iniziative produttive
nuovi mercati di sbocco
indotto intorno alle nuove attività
nuovi posti di lavoro
impatto ambientale
- attività pubblica volti a offrire incentivi ai privati, che avvantaggiano particolarmente le grandi imprese, fornite di strutture necessarie a seguire le pratiche burocratiche e a offrire le garanzie richieste.
Obiettivi dello Stato: stabilizzazione economica
L’obiettivo della stabilizzazione economica del sistema economico cerca di smussare le possibili eccessive fluttuazioni, che generano processi inflazionistici o fasi depressive. In questo caso saranno coinvolte la politica della spesa in deficit, la politica monetaria e la redistribuzione del reddito.
Dall’analisi del sistema economico emerge, infatti, un evidente alternarsi di fasi diverse (congiunture):
- espansione:
• ripresa, periodo in cui il sistema si allontana da un momento di crisi e si muove verso condizioni di equilibrio di breve periodo,
• boom, periodo di forte crescita del reddito e dell’occupazione (quasi pena occupazione e utilizzo di tutte le risorse);
- contrazione:
• recessione, periodo in cui il sistema si allontana dalla fase di maggiore turbolenza;
• depressione, periodo in cui si manifestano squilibri che si apprestano a toccare il limite minimo.
L’ampiezza di queste fasi e l’intensità dei fenomeni variano a seconda del sistema considerato e dipendono anche da altri fattori.
Le cause che portano a questi cambiamenti posso essere:
- endogeni: interi al sistema (clima elettorale);
- esogeni: esterni al sistema (guerre).
Tra le misure adottate per cercare di stabilizzare il sistema economico ci sono gli interventi di politica fiscale chiamati, stabilizzatori automatici:
- imposizione fiscale progressiva, penalizza in maggior misura i redditi più elevati;
- sussidi di disoccupazione e cassa integrazione guadagni.
Si dicono automatici in quanto, in caso di economia prospera i disoccupati diminuiscono e di conseguenza anche i contributi; un aumento di reddito viene assoggettato ad aliquote progressive che contribuiscono a frenare la domanda. Al contrario in caso di crisi, i redditi diminuiscono e progressivamente si riduce la pressione fiscale, mentre la perdita di posti di lavoro viene tamponata con il ricorso alla cassa integrazione e ai sussidi.
Altre misure passano attraverso il controllo dei prezzi effettuato, in Italia, dal CIP (Controllo Interministeriale dei Prezzi) che ha il compito di fissare prezzi massimi per beni alimentari, energetici, medicinali, trasporto…e i prezzi minimi volti a garantire un margine di profitto ai produttori (soprattutto per i prodotti agricoli).
Obiettivi dello Stato: redistribuzione delle risorse
L’obiettivo delle redistribuzione delle risorse (coprire gli squilibri più gravi e facilitare lo sviluppo economico a favore di certe aree, di determinate produzioni e a favore di certe classi sociali) ha il compito di aumentare la domanda aggregata attraverso l’incremento dei consumi dei soggetti a reddito più basso.
Sorgono spesso problemi di redistribuzione tra regioni del territorio (Nord e Sud Italia), tra settori produttivi (agricoltura e industria) e tra le classi sociali (imprenditori e lavoratori dipendenti).
Gli strumenti sono prevalentemente due:
- imposizione fiscale: mira a contenere o a far gravare il peso della spesa pubblica sui percettori di redditi più elevati; al contrario l’esenzione fiscale serve ad indirizzare le scelte degli operatori verso quelle produzioni o verso quelle aree dove è più accentuata la disoccupazione e dove ci sono minori redditi disponibili;
- manovre sul bilancio dello Stato, il più importante per eseguire scopi selettivi; nell’impostazione delle varie voci di bilancio, si possono avvantaggiare o scoraggiare determinati settori industriali.
L’attività economica viene a essere controllata attraverso due componenti della spesa pubblica:
• spesa corrente, trasferimento liquidità ai diversi settori dello Stato e ai suoi fornitori abituali , domanda potenziale che però non è sempre sostenuta da un’offerta adeguata o tensione inflazionistica;
• spesa in conto capitale, mette in moto il processo moltiplicatore (produce degli effetti amplificati anche per il futuro) del tutto simile a quello della domanda privata per investimenti; perciò è più efficace
Obiettivi dello Stato: sviluppo economico
Lo Stato deve fare in modo che il reddito del Paese conservi un andamento crescente per assicurare alle attività economico un certo dinamismo, creando e predisponendo le condizioni di ideali per nuove opportunità di investimento e sviluppo.
I settori nei quali lo Stato deve intervenire sono:
- la creazione di infrastrutture
- la ricerca di base
- l’addestramento professionale
- la lotta all’inquinamento
- il mantenimento del condizioni del libero mercato
La programmazione economica consiste nell’insieme di provvedimenti coordinati presi dalle autorità pubbliche per stimolare alcuni settori a penalizzarne altri per mettere ordine nelle vicende economiche.
Per il perseguimento di tali finalità, le autorità devono determinare gli obiettivi prioritari e scegliere gli strumenti più idonei.
Gli strumenti sono plurimi, spesso complementari e quindi vanno coordinati.
Strumenti di politica economica: politica monetaria
La politica monetaria riguarda una serie di interventi che mirano a regolare nel tempo la quantità di moneta a disposizione del sistema economico a seconda dell’esigenza.
Utilizza alcune variabili monetarie (quantità di moneta legale e bancaria, saggio d’interesse) per controllare aggregati di ordine reale (livello dei prezzi, occupazione, sviluppo del reddito). In sostanza tenta di influenzare gli investimenti. La competenza a predisporre gli strumenti ritenuti più idonei è delle autorità monetarie (Banca d’Italia, Ministero del Tesoro, Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio).
Gli strumenti concreti dei quali si avvale la politica monetaria sono:
- manovra delle riserve bancarie, ha il compito di manovrare la massa di moneta in circolazione andando a influenzare proprio il moltiplicatore del credito delle banche. Se la percentuale di riserva obbligatoria viene ridotta, le banche si trovano una maggiore disponibilità di moneta che saranno disposte a cedere ad un tasso d’interesse più basso, e viceversa. La manovra ha gli stessi effetti anche quando la Banca d’Italia modifica la composizione delle riserve, obbligando le banche ad aumentare o diminuir la percentuale immobilizzata in titoli;
→ in una fase inflazionistica: un incremento delle riserve → minori quantità di credito a disposizione della cliente → meno investimenti → diminuzione della domanda globale.
→ in una fase di depressione: diminuzione delle riserve → liberazione di crediti che potrebbero non interessare alla clientela.
- manovra del tasso ufficiale di sconto, consiste nella variazione del compenso che la Banca d’Italia pretende per le operazioni di risconto di effetti presentati dalla banche. L’importanza della fissazione del TUS consiste nel fatto che esso si riflette inevitabilmente sugli altri tassi di interesse del sistema, che possono inasprire o attenuare il costo del credito. La manovra del TUS origina due manovre:
• riduzione del saggio di interesse, → meno costose, per le banche, le operazioni presso la Banca d’Italia → maggior numero di prestiti ai privati → aumenta la quantità di moneta in circolazione → investimenti nel privato → aumento dei livelli di produzione → occupazione
• aumento del saggio di interesse, → minor offerta di moneta → politica di prudenza delle banche nella concessione del credito → aumento dei tassi d’ interesse sul mercato → riduzione degli investimenti → quantità di moneta sul mercato scarsa e forte domanda → richiesta di capitali alle banche → riduzione delle riserve liquide → veloce circolazione di moneta;
- operazioni di mercato aperto, consistono in interventi della banca d’Italia sui mercati di borsa, dove normalmente operano i privati. Riguarda titoli pubblici prevalentemente a breve termine che sono oggetto delle seguente contrattazioni:
• acquisto di titoli: provoca immissione di moneta nel sistema attraverso le banche o direttamente a seconda delle modalità;
• vendita di titoli: crea un drenaggio di moneta legale dal sistema, in cambio dei titoli ceduti.
- manovra sugli impieghi, può essere distinta in due tipi:
• quantitativa: è relativa la volume massimo dei finanziamenti che possono essere concessi dalla banche alle imprese per arginare l’inflazione;
• qualitativa, si concretizza nell’individuazione di particolari categorie di operatori a cui la manovra è rivolta (mezzogiorno, artigianato, agricoltura…) fissando il massimale dei finanziamenti concedibili.
- manovra sui contingenti di risconto (manovra restrittiva), stabilizzazione dei limiti massimi per le operazioni di risconto, cioè la quantità massima di effetti che le banche possono riscontare presso l’istituto centrale, e di anticipazioni passive.
Gli strumenti indicati hanno effetti più o meno incisivi. Spesso, però, il sistema economico non risponde nel modo programmato agli stimoli impartiti con questi strumenti.
Strumenti di politica economica: politica fiscale
La politica fiscale si collega alla gestione del bilancio dello Stato cioè all’acquisizione e agli impieghi dei mezzi necessari alla soddisfazione dei bisogni pubblici. Può essere considerata:
- neutrale, lo Stato effettua prelievi al solo scopo di coprire le spese per il suo finanziamento e per il soddisfacimento dei bisogni collettivi istituzionali. I prelievi sono effettuati una tantum per coprire maggiori spese per il ripristino delle infrastrutture da rifare;
- funzionale, compensare gli squilibri di mercato e non solo procurare entrate in funzione delle esigenze dell’economica e della società, addossandone il carico all’intera collettività.
Un aumento del prelievo fiscale procura maggiori entrate allo Stato che può aumentare la sua capacità di spesa, ma riduce il livello del reddito nazionale, e viceversa.
La politica fiscale si avvale di un numero minore di strumenti rispetto a quelli della politica monetaria:
- manovra sulle entrate realizzata attraverso:
• imposte dirette, che colpiscono il reddito (IRPEF, IRPEG) e il patrimonio (ICI) dei soggetti riducendo la loro capacità di spesa e di risparmio. Ha efficacia del medio e lungo periodo;
• imposte indirette, che gravano sui consumi (IVA) e riducono la capacità di acquisto a causa di un aumento dei prezzi delle merci. E’ uno strumento flessibile e di effetto immediato che ben si adatta a politiche anticongiunturali di breve periodo.
Il grado di imposizione viene manovrato dagli organi di governo per accrescere o diminuire il reddito globale disponibile degli operatori famiglie e imprese per cercare di influire sulla domanda di beni e servizi e conseguentemente sulla loro produzione (manovra quantitativa).
La pressione fiscale può non essere uguale in tutto il territorio (manovra qualitativa). Per esempio se si vogliono rendere più competitivi alcuni prodotti sul mercato internazionale o sviluppare politiche di investimenti in determinate zone del territorio, si potranno adottare provvedimenti di fiscalizzazione degli oneri sociali al fine di ridurre il costo del lavoro a carico delle aziende conseguentemente contenere i costi di produzione.
- manovra sulle spese (spesa pubblica), rappresenta l’unico mezzo veramente valido da adottare in periodi di sottoccupazione delle risorse, in cui vi è carenza di domanda complessiva, attraverso:
• incremento dei consumi, spesa corrente quando si vuole sostenere la domanda aggregata (aumenti salariali, elevazione del tetto minimo delle pensioni…)
• incremento degli investimenti, spesa in conto capitale: impegno dello Stato nella realizzazione di infrastrutture o nell’ampliamento dei servizi (creazioni di nuove reti autostradali, programmi di prevenzione sanitaria…)
Se lo Stato investe → favorisce l’occupazione → il reddito aumenta → aumenta la domanda → aumenta la produzione.
Con l’interazione tra la politica delle entrate e quella delle uscite si mira a conseguire una serie di risultati:
- finanziamento delle spese pubbliche istituzionali, assistenziali, di promozione e sostegno dell’economia;
- sviluppo del reddito nazionale e dell’occupazione;
- redistribuzione del reddito e delle opportunità di crescita sociale;
- stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche dell’economia;
- correzione degli squilibri territoriali, settoriali.
Strumenti di politica economica: politica dei redditi
Fissale regole affinché vi sia coordinamento tra le variazioni dei prezzi e le variazioni dei redditi con l’obiettivo di controllare che le retribuzioni non crescano altre la produttività del lavoro e che contemporaneamente o prezzi praticati dalle imprese non subiscano aumenti.
Una aumento del costo del lavoro (un grosso problema italiano) spinge ad aumento del costo di produzione e quindi ad un incremento del prezzo.
Il costo del lavoro è concordato attraverso accordi stipulati tra le rappresentanze sindacali del datore e del lavoratore. Gli accordi si ispirano al criterio della produttività, il rapporto tra la quantità di produzione e la forza lavoro impiegata.
(Una crescita dei salari più che proporzionale rispetto alla produttività causerebbe una lievitazione dei prezzi al consumo e una successiva contrazione della produzione con conseguente perdita di posti di lavoro. Alò contrario una crescita di salari pari all’aumento della produzione nono avrebbe squilibri e non modificherebbe il rapporto salari/profitti).
I salari devono, quindi, crescere in sintonia con la crescita produttiva e solo così si possono evitare risvolti inflazionistici o recessivi dell’economia.
1) prima ipotesi: si fa riferimento alla produttività media dell’intero sistema → squilibri tra i diversi settori in quanto la produttività dipende da diversi fattori (capacità lavorativa, meccanizzazione..);
2) seconda ipotesi: si fa riferimento ala produttività dei singoli settori → disparità tra gli appartenenti a settori diversi, per il concetto a parità di lavoro svolto, parità di retribuzione;
3) terza ipotesi: si fa riferimento alle singole aziende → disparità tra i dipendenti delle diverse aziende, per lo stesso problema di prima.
La problematica necessita quindi un coordinamento con le altre politiche nell’ambito della programmazione economica.

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