Macroeconomia: EQUILIBRIO DEL S.E.

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Testo

MACROECONOMIA
E’ una scienza più realista e meno astratta, l’oggetto delle analisi è il S.E. nel suo insieme, in particolare studia i quattro operatori aggregandoli.(famiglie. Imprese. Stato, resto del mondo)
LA DOMANDA AGGREGATA
E’ la richiesta di bene e servizi effettuata da ognuno dei 4 operatori.La domanda aggregata è composta di quattro variabili macroeconomiche misurate dall’ISTAT, il governo poi, a seconda delle variabili, formula la sua politica economica insieme al parlamento che deve approvarla entro il 31/12.
La domanda aggregata è fatta dai consumi “fatta dalle famiglie”( C ), dagli investimenti “fatta dalle imprese” ( I ), dalla spesa pubblica “fatta dello stato” (G ) e dalle esportazioni “fatta dal resto del mondo” ( EXP ).
L’OFFERTA AGGREGATA
E’ composta dal PIL (prodotto interno lordo) e dalle esportazioni.
Il PIL rappresenta il numero che dice qual è l’offerta aggregata nel S.E. , indica anche il valore in € di bene e servizi prodotti in un anno in Italia.
I dati dell’ISTAT vengono raccolti nella contabilità economica nazionale, che sarebbe un insieme di conti riferiti al S.E. nella sua interezza. I metodi di raccolta di questi conti sono uguali in tutta l’unione europea.
Uno dei conti più importanti è quello “delle risorse e degli impieghi”, si chiama anche BEN (bilancio economico nazionale).
OFFERTA AGGREGATA = DOMANDA AGGREGATA
Nella realtà questa uguaglianza non esiste, tutto ciò che viene prodotto in Italia non viene consumato.
In Italia i consumi e gli investimenti sono bassi, questi ultimi sono bassi perché le imprese vanno ad intraprendere l’attività all’estero.
Le esportazioni sono basse e minori delle importazioni, questo perché l’Italia è poco competitiva, non ha fatto tanta ricerca e sviluppo, infatti lo stato non contribuisce con fondi alle università.Questo ha portato ed un fenomeno chiamato “fuga dei cervelli” cioè i ricercatori vanno all’estero perché vengono pagati di più.
La crisi degli anni ’30 evidenziò che:

OFFERTA>DOMANDA
Se però l’offerta viene diminuita aumenta la disoccupazione.
N = f (PIL), cioè il numero dei lavoratori dipende dal PIL.
PIL italiano è di circa 1200 milioni di €.
Il PIL è il denominatore di due dei parametri di Maastricht e viene calcolato dall’ISTAT in due modi:
1. il PIL a PREZZI CORRENTI o in TERMINI MONETARI
PIL = Q * Pr correnti, cioè i prezzi del periodo in cui si vuole misurare il PIL;
2. il PIL a PREZZI COSTANTI o in TERMINI REALI, cioè stabilire un anno base e calcolare il PIL sulla base dei prezzi di quel determinato anno.
Es: PIL 2000 900miliardi Può succedere xò che siano cresciuti i prezzi o
PIL 2001 1100 miliardi sia avvenuta una svalutazione della moneta.
Gli operatori sono più interessati al PIL in termini reali, perché possono andare a guardare il potere di acquisto e il livello di benessere.
PROBLEMA perché, nemmeno il PIL in termini reali ci da l’idea del nostro livello di benessere….Perché??
a) Bisogna guardare la distribuzione della ricchezza;
b) Bisogna guardare la composizione in termini fisici della produzione( es: l’Urss produceva molte armi e niente che potesse servire alla popolazione);
c) Un filone di pensiero economico, per misurare il Pil prende molto in considerazione il PIL, ma in un altro indice, “L’INDICE DEL BENESSERE”.
OFFERTA DOMANDA
a) PIL DANNI AMBIENTALI:
Costi sociali per lo sviluppo e l’ambiente
a) TEMPO LIBERO
(es: fare un viaggio) ( )
b) ECONOMIA SOMMERSA:
economia in
Nero, con l’economia sommersa il PIL
Italiano scenderebbe del 20%
Protocollo di Kyoto. Serve per limitare in alcuni settori l’impatto ambientale, gli Stati Uniti non l’anno siglato.
Il PIL rappresenta approssimativamente l’offerta aggregata del S.E.(escludendo le importazioni).
Da cosa dipende???
Gli economisti classici, ma soprattutto i neoclassici, ritenevano che tra domanda e offerta ci fosse una relazione, cioè la “legge del SAY”.
EQUILIBRIO DEL S.E.
Equilibrio tra domanda e offerta aggregata.
Con la crisi degli anni ’30 abbiamo la teoria keynesiana. Keynes fu un economista inglese che ebbe la fortuna di essere consigliere della regina in quell’epoca.
Keynes rovescia la “legge del SAY” e quindi sostiene che la domanda crea la propria offerta.
Quindi : C+I+G = PIL
Y = f (DOM) se la domanda è bassa è basso anche il PIL
Y = reddito nazionale cioè all’offerta aggregata.
Keynes individua due eccezioni del reddito nazionale:
REDDITO POTENZIALE:
Quello che un S.E. produrrebbe se tutte le risorse fossero impiegate, secondo Keynes è un utopia, perché non potrà mai succedere (es: lavoro = reddito di piena occupazione)
REDDITO EFFETTIVO:
E’ quello concretamente misurabile, che però dipende dalla domanda.
Se Yoff < Ypot, come nella crisi degli anni ’30, la domanda è bassa.
Keynes analizza la domanda:
• Cosa determina i consumi?
• Cosa determina gli investimenti?
• Ipotizza un nuovo ruolo dello stato, che manovrando la spesa pubblica, supplisce la carenza di domanda privata.
In america le sue teorie furono applicate da Roswelt con il new deal, e ciò ci servì per uscire dalla crisi degli anni ’30.
DUE ASPETTI INNOVATIVI DI KEYNES
1. Rapporto tra domanda e offerta, rovescia la “legge del SAY”.
2. Riguarda la politica economica e, suggerisce allo stato di diventare interventista.
Interviene soprattutto utilizzando la spesa pubblica(G), ma cerca anche di modificare i consumi delle famiglie (es: abbassa le tasse), e gli investimenti delle imprese (es: incentivi)
Ogni anno il governo stabilisce la spesa pubblica (scuola, ambiente, pensioni…) che deve poi essere approvata dal parlamento.

INVESTIMENTI IN TERMINI REALI
Sono la componente più instabile della domanda aggregata, perché subiscono l’influenza di fattori economici e psicologici.
1. Fattori economici:
Disponibilità delle risorse: Indebitamento (es: prestito bancario)
Utilizzo del proprio capitale.
I = f (i ; aspettative)
i = al costo del denaro. Che viene stabilito dalla banca centrale d’Europa ed è un tasso di riferimento giuridico.
2. Fattori psicologici:
Sono le aspettative.
Da cosa vengono influenzate?
• Profitto atteso
• Come sta andando la domanda
• Stabilità del governo (es: stabilità delle imposte)
I governi in Italia durano mediamente un anno.
CONSUMI
E’ la domanda aggregata di beni e servizi che le famiglie richiedono. Il consumo delle famiglie dipende dal reddito.
C = f (Y)
La relazione è diretta ma meno che proporzionale cioè all’aumentare del reddito i consumi aumentano di meno perché l’altra parte è destinata al risparmio.
Keynes conia una nuova espressione:
c è la propensione al consumo, cioè la quota di incremento di reddito che viene destinata al consumo.
Y = c
Keynes dice che “c” è mediamente uguale all’ 8% perché una parte del reddito è destinata al risparmio.
Secondo Keynes, il risparmio non ha un valore positivo all’interno del S.E. perché il risparmio si sottrae ai consumi.
S = Y – C
Keynes fa saltare il legame secondo cui il risparmio torna nel S.E. attraverso gli investimenti (pensiero dei neoclassici), con le banche che hanno il ruolo di intermediatrici.
Secondo Keynes il risparmio è frutto delle decisioni delle famiglie, niente assicura infatti che ciò che risparmiano sia sufficiente per gli investimenti delle imprese.
Se le decisioni di famiglie e imprese non coincidono, una parte della ricchezza nazionale non si trasforma in domanda di consumo e nemmeno in domanda di investimenti e quindi non si trasforma in domanda aggregata.
MOTIVAZIONI PER CUI SI RISPARMIA:
1. Transazionale: legato all’acquisto di beni e servizi, fa accantonare reddito nel periodo che intercorre tra questo percipimento del reddito al prossimo.
2. Precauzionale: Per evitare di cadere in certi problemi, per fronteggiare eventi incerti che possono essere sia positivi ma anche negativi.
Queste due motivazioni dipendono dal reddito, sono determinate dal reddito.
Rtp = f (Y)
Il risparmio incide in modo diverso rispetto alle classi sociali, cioè le classi sociali più abbienti hanno un risparmio più alto.
3. Speculativo: Questa quota viene usata per acquistare dei titoli finanziai, guadagnando dalle oscillazioni dei prezzi dei titoli.
Il risparmio speculativo sarà maggiore tanto quanto il tasso di rendimento dei titoli.
Ss = f (Y ; i)
Funzione tipica delle famiglie
I = f (Aspettative di profitto + i = costo del denaro)
Funzione tipica delle imprese
Le aspettative di profitto, sono un calcolo che l’imprenditore fa, tra il costo reale dell’investimento e rendimenti attesi (profitto).
Questa componente ha una natura anche psicologica, tanto da creare in questa variabile una situazione di assoluta instabilità.
Es: Politica economica del governo, che si occupa anche della materia delle imposte e degli incentivi, questo influenza molto le imprese.
Es: relazioni industriali, rapporto tra imprenditori e sindacati dei lavoratori, anche questo influenza molto le imprese perché non garantisce un profitto certo.
Es: la domanda nella situazione economica nazionale, per esempio la Cina, che sta dando filo da torcere anche alle nostre imprese che si trovano in Romania, per l’Italia è una cosa negativa se le imprese si spostano all’estero.
Il costo del denaro è legato al Tasso di Riferimento Giuridico (TRG), è un tasso ufficiale che non è quello che le banche praticano ma è un punto di riferimento e sulla base di questo si determinano i livelli dei tassi liberi, quelli che invece praticano le banche.
E’ normale che nell’economia l’investimento venga fatto mediante parziale o completo indebitamento. Però non è detto che se il costo del denaro è basso ci siano più investimenti perché evidentemente prevale il pessimismo.
Anche se l’imprenditore non si indebita comunque il TRG influenza lo stesso gli investimenti perché influenza i tassi di rendimento.
Secondo Keynes esiste un meccanismo messo in moto per una spesa per investimenti effettuata all’interno del S.E.
MOLTIPLICATORI DEGLI INVESTIMENTI:
Y = C + I ( G + Ex)
Se l’investimento cambia si mette in moto un processo moltiplicativo del reddito nazionale perché il reddito incrementa di ( Y ) > dell’incremento dell ( I )
Y = cY + I
Y = c Y + I
Y ( 1 - c) = I
Y = 1 * I
1 – c
Moltiplicatore degli investimenti
Quand’è che il moltiplicatore è elevato??
Quanto più c è elevato minore diventa il denominatore e quindi è più grande il numero che moltiplica gli investimenti.
Y = c + I L’aumento dell’investimento fa crescere il reddito e di conseguenza
produce un incremento dei consumi che sono tanto più elevati
quanto elevato è la propensione ai consumi.
Redistribuzione del reddito per le classi meno abbienti.
Una Politica Economica che, incentivasse gli investimenti ma anche contemporaneamente i consumi delle famiglie ridistribuendo il reddito, ha maggior speranze di rimettere in moto il sistema economico, cioè crescita del PIL.
L’ultima componente è la spesa pubblica, (G) Y = C + I + G
Grazie alla teoria Keynesiana cambia radicalmente il ruolo dello stato, cioè da neutrale a interventista.
Keynes Suggerisce agli stati di incrementare la spesa pubblica notevolmente per colmare la domanda aggregata nel caso sia bassa rispetto alle potenzialità del sistema, cioè del reddito potenziale (Yp).
L’incremento riferito ai beni e ai servizi pubblici ha come conseguenza l’aumento degli effetti sociali positivi.
Il livello della Spesa Pubblica è frutto in modo indiretto di una scelta politica compiuta dallo stato.
Questa ricetta Keynesiana si traduce in NEW DEAL di Roswelt negli Stati Uniti, dove provoca una ripresa degli stessi fatta poi anche da altri stati.
C’è un problemino però!!!
Keynes autorizzava addirittura il cosiddetto deficit spending, cioè autorizzava una Spesa pubblica che era superiore alle entrate, perché diceva che comunque un aumento del reddito avrebbe in un momento successivo aumentato le entrate dello stato.

Però se Ye < Yp allora:

Una delle cose che Keynes ammetteva era il deficit spending cioè G > Entrate.
A partire dagli anni ’70 in poi il ricorso al debito pubblico è diventato la regola, e quindi è continuamente cresciuto fino ad arrivare a superare il reddito nazionale.
Trattato di MAASTRICHT Spesa pubblica non superiore al 60% del PIL, ma addirittura noi eravamo arrivati al 120% ora siamo al 102%.
E’ un analisi macroeconomia.
Guardiamo come la ricchezza prodotta in un certo S.E. si ripartisce tra che a partecipato a quella produzione, cioè famiglie, imprese, stato, resto del mondo.
La distribuzione del reddito si può guardare sotto più punti di vista:
1. Funzionale:è il più importante, fa riferimento al ruolo svolto all’interno della produzione, fa riferimento ai fattori di produzione, come il lavoro, il capitale, la terra e l’organizzazione.Ciascuno di questi fattori all’interno del processo produttivo ha una funzione che va retribuita, allora in particolare al lavoro va il salario, al fattore capitale va l’interesse(banche), al fattore terra va la rendita e infine all’organizzazione va il profitto.
2. Personale:ha l’obbiettivo di non far cadere le persone sotto la soglia della povertà.Questo vuol dire guardare come la ricchezza nazionale si distribuisce tra le persone.
La distribuzione può dipendere da:
• Da varie fonti di percipimento del reddito
• Fasce di reddito diverse che implica un certo tenore di vita.
3. Geografico:come si distribuisce la ricchezza nelle varie zone territoriali.Esempio l’Italia del Nord è più sviluppata dell’Italia del Sud.Può avvenire una richiesta di redistribuzione del reddito.
4. Settoriale: Primario 6% della ricchezza nazionale
Secondario 30% può essere necessario intervenire con la
Terziario 62% redistribuzione del reddito.
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Esempio