Borsa valori

Materie:Riassunto
Categoria:Economia Politica

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Testo

LA BORSA

Nel tardo medioevo le transazioni commerciali si svolgevano in luoghi determinati, sia in Italia che all’estero, ad esempio a Londra o Bruges.
Dal XVI secolo questi luoghi, dove si incontravano i venditori e i compratori per trattare merci e, successivamente, valori mobiliari (valute, cambiali, titoli di credito), vengono definiti con il termine “borsa”.
Attualmente si parla di Borsa merci, quando in essa si trattano merci di largo mercato, e di Borsa valori, o Borsa, un mercato pubblico in cui avvengono le contrattazioni relative alle valute e ai titoli di credito a lungo termine, sia pubblici che privati.

La Borsa è indispensabile per trasferire liquidità dai soggetti che risparmiano, ai soggetti che hanno necessità di mezzi liquidi. Le imprese, infatti, se ammesse alla quotazione in Borsa, possono emettere azioni e obbligazioni per finanziare investimenti produttivi, in aggiunta all’autofinanziamento e il ricorso a prestiti forniti dalle banche; così come lo Stato può emettere titoli pubblici per far fronte ai deficit di bilancio.

Nella borsa vengono trattati tre tipi di titoli:
1. azioni, emesse dalle società commerciali, rappresentano una quota del capitale sociale;
2. obbligazioni, emesse dalle società commerciali e dagli enti pubblici, rappresentano un debito che l’emittente ha nei confronti dei sottoscrittori;
3. titoli del debito pubblico, emessi dallo Stato.
Le azioni sono titoli a reddito variabile, perché il loro rendimento (dividendo), non è fisso nel tempo, e dipende dalle decisioni degli organi sociali (consiglio di amministrazione, assemblea degli azionisti) riguardo la parte dei profitti da reinvestire nell’impresa e quella da dividere tra gli azionisti.
Le obbligazione e i titoli del debito pubblico sono titoli a reddito fisso, perché fruttano un rendimento fisso in termini nominali (es. 5%). Tuttavia per una parte di questi titoli sono previsti rendimenti variabili: è il caso di obbligazioni e titoli pubblici indicizzati per proteggere il rendimento dall’inflazione.
I titoli possono essere emessi sotto la pari, alla pari, e sopra alla pari.
L’emissione è sotto la pari se il sottoscrittore ottiene il titolo a un prezzo inferiore rispetto al valore nominale, cioè quello stampato sul titolo, che dovrà essergli rimborsato alla scadenza. Solo le obbligazioni possono essere emesse sotto la pari; la legge, infatti, vieta l’emissione di azioni sotto la pari, per evitare l’annacquamento del capitale, cioè per non far apparire il capitale sociale artificialmente gonfiato per versamenti inesistenti. L’emissione di un’obbligazione sotto la pari provoca l’aumento del rendimento effettivo.

La funzione della Borsa è favorire l’incontro fra la domanda e l’offerta di capitali, consentire l’afflusso del risparmio alle imprese e allo Stato attraverso la vendita di titoli pubblici e privati, offrire ai risparmiatori la possibilità di fare scelte tra i titoli quotati, così da diversificare il risparmio finanziario secondo le “scelte di portafoglio” individuali.
Occorre, quindi, lo sviluppo di una Borsa efficiente sotto l’aspetto qualitativo e quantitativo, e di una Borsa trasparente, cioè di un mercato che non rappresenti un’insidia, specialmente per i piccoli risparmiatori.

La principale Borsa italiana ha sede a Milano (Piazza degli Affari), in cui si svolge il 90% degli scambi azionari italiani. Le altre Borse minori sono in collegamento con Piazza Affari. I titoli quotati nella Borsa italiana sono poche rispetto alle altre Borse del mondo; nella Borsa italiana i titoli azionari delle imprese industriale sono minoritari rispetto a quelli delle imprese finanziarie, e per i titoli a reddito fisso, prevalgono i titoli di Stato.

Il prezzo delle azioni (quotazione) dipende dalla domanda e dall’offerta. La quotazione dipende da una serie di fattori attinenti alla situazione dell’impresa emittente e alle condizioni economiche generali. Alcuni di questi fattori sono: il valore intrinseco dell’azione, che dipende dal patrimonio sociale, la capacità di profitto dell’impresa, le prospettive di profitto, la stabilità economica e politica del sistema economico e la sua liquidità generale.

L’andamento generale delle quotazioni di mercato rispecchia lo stato dell’economia, perché misura la fiducia degli operatori, ed è influenzato da fattori legati alla situazione economica e politica dello Stato.
Per questo si dice che la Borsa è il barometro dell’economia e della politica di un paese: quando prevale la fiducia, le quotazioni salgono e si dice che il mercato è dominato dal “toro”, mentre quando a prevalere è il pessimismo il mercato è dominato dall’”orso”.
I titoli azionari sono soggetti a incrementi e perdite molto elevati, per questo l’investimento azionario è particolarmente rischioso e i valori di Borsa sono soggetti a una maggiore o minore volatilità a seconda dei titoli e della congiuntura economica.
Secondo l’opinione tradizionale l’investimento azionario, nei periodi di inflazione, ha un potere difensivo, perché assicura ai titolari di azioni una costante rivalutazione del valore investito, e perché le azioni rappresentano i beni reali esistenti nell’azienda, capaci di rivalutarsi nel tempo. L’acquisto di azioni è consigliato in tempo di inflazione, in quanto capaci di mantenere il valore reale del capitale investito. Questa teoria è, però, stata smentita durante gli anni in cui in Italia l’inflazione era molto elevata (1974-1984), e le quotazioni hanno subito un tracollo, provocando grosse perdite agli investitori.

Per regolamentare il funzionamento della Borsa esistono una serie di norme giuridiche. Fondamentale è la legge del 1913, alla quale nel 1974 e nel 1985 è stata affiancata una nuova normativa per la sorveglianza sulla Borsa e sulle attività quotate. Nel 1983 sono stati introdotti in Italia i fondi comuni di investimento, mentre nel 1991 sono state recepite varie direttive comunitarie per disciplinare in modo omogeneo il mercato europeo dei capitali e combattere l’insider trading.

Nel 1974 è stata istituita la Consob, che ha il compito di controllare il mercato mobiliare italiano, di vigilare sul corretto andamento dell’attività della Borsa, di richiedere alle società quotate informazioni sull’andamento della gestione. Ha anche il compito di valutare i requisiti che la società deve avere per presentare l’ammissione alle quotazioni di Borsa, i requisiti sono: capacità di generare ricavi in condizione di autonomia gestionale con reali prospettive di crescita, pubblicazione e deposito degli ultimi tre bilanci annuali, capitalizzazione di mercato prevedibile pari ad una soglia minima, le azioni devono essere diffuse tra un numero adeguato di azionisti, deposito del budget dell’esercizio in corso e dei piani dei due successivi, trasparenza nella contabilità e nell’assetto della società.
L’attività della Consob è rivolta alla tutela degli investitori, all’efficienza e alla trasparenza del mercato.

GLI OPERATORI DELLA BORSA

Gli operatori che intervengono nel mercato borsistico, attraverso le SIM, possono essere suddivisi in tre gruppi:
- venditori stabili, vendono i titoli con lo scopo di procurarsi finanziamenti (imprese e Tesoro);
- compratori stabili, acquistano titoli per investire la propria liquidità (famiglie e investitori istituzionali, cioè banche, assicurazioni, enti previdenziali, fondi pensione e fondi comuni di investimento);
- speculatori, operano in Borsa con frequenti contrattazioni per realizzare guadagni speculativi, che derivano dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.
La speculazione può essere al rialzo o al ribasso: nella prima, lo speculatore realizza un guadagno se il nuovo prezzo è superiore di quello stabilito alla stipulazione del contratto, mentre nella speculazione al ribasso, il venditore vende i titoli e assume l’impegno di consegnarli alla scadenza del termine, e se la quotazione, nel frattempo, scende, guadagna la differenza tra i due prezzi.
La speculazione “pulita” contribuisce alla funzionalità della Borsa e ha due ruoli: è esercitata da società di intermediazione che conoscono bene il mercato finanziario e per questo si indirizza verso i titoli più affidabili, orientando i piccoli risparmiatori agli investimenti meno rischiosi; in secondo luogo, facilita il collocamento dei titoli di nuova emissione, ne regola l’offerta nel tempo, impedendone il deprezzamento.
La speculazione “sporca”, invece, è sempre stata combattuta dalle leggi: questa consiste nella diffusione di notizie che determinano variazioni artificiose dei corsi.

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