Forme di mercato

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Testo

Forme di mercato
Per forme di mercato si intendono quell’insieme di relazioni e di situazioni economiche che si determinano tra coloro che interagiscono sui mercati stessi.
Esistono forme di mercato:Ipotetiche (La concorrenza pura, il monopolio assoluto) e Reali (La concorrenza imperfetta o monopolistica, l’oligopolio, il monopsonio, il monopolio bilaterale, il monopolio parziale, il duopolio)
Concorrenza perfetta: Esistono un numero praticamente infinito di venditori e compratori. Ogni operatore è un “price-taker”, nel senso che sopporta il prezzo praticato dal mercato. Si forma una situazione nella quale la quantità di prodotto è uguale alla quantità venduta cioè la quantità offerta è uguale alla quantità domandata. In corrispondenza di questo prezzo l’area di profitto delle singole aziende viene determinata dai costi di produzione.
Concorrenza assoluta: Tutti gli operatori sono tra loro rinunciabili;
Concorrenza pura: E’ pro-fittizia, solo teorica, infatti presupporrebbe la perfetta identità delle condizioni di mercato e la perfetta uguaglianza delle barriere all’entrata. Per barriere all’entrata si intendono tutti quei costi diretti ed indiretti che l’azienda dovrà sostenere per entrare sul mercato;
Per la legge della curva di domanda inversamente proporzionale al prezzo il sistema tende automaticamente a stabilizzarsi nel punto di equilibrio.
In concorrenza ciascun produttore ottimizzando i propri interessi ottimizza anche quelli della collettività. L’offerta deve essere praticata al prezzo stabilito dal mercato che è l’unico possibile e la qualità deve essere la migliore possibile.
Il monopolio: Ossia il controllo da parte di un’unica società di un determinato settore. Monopolio naturale (nel caso in cui un soggetto sia proprietario di una cosa unica), Monopolio legale: (Ad esempio le sigarette che sono legali solo perché assicurano allo stato un’enorme gettito economico).
L’oligopolio: Poche grandi imprese si dividono il mercato in un determinato settore: Oligopolio concentrato (non esiste soluzione di continuità all’interno del prodotto che è uguale per tutte le imprese), Oligopolio differenziato (i prodotti sono tra loro succedanei)
In tutte le forme di oligopolio ciascuna impresa può influire in modo rilevante ma non assoluto sul prezzo. E’ utile per gli oligopolisti mettersi d’accordo per mantenere tutti un prezzo elevato che consenta loro margini di guadagno elevati. Se non si mettessero d’accordo ciascuno di loro tenterebbe di vendere ad un prezzo inferiore rispetto agli altri, ma se tutti agiscono in questo modo il margine di profitto si azzera per tutti. Per questo motivo si ricorre spessissimo ai cartelli, cioè ai “trust”.
Esistono 2 tipi di trust: Orizzontale (è geografico, è l’unico applicabile nell’oligopolio concentrato. Per esempio ci sono 3 imprese produttrici di cemento, la 1^ vende al nord, la 2^ al centro e la 3^ al sud, con tutti prezzi elevati.), Verticale (si sviluppa per target di consumatori, è l’unico applicabile all’oligopolio differenziato. Per esempio la FIAT produce per un pubblico di reddito medio-piccolo, la Mercedes per un pubblico con reddito medio-alto).
Il prezzo in regime di oligopolio si determina secondo il metodo del make-up(aggiungo a strati). Infatti per ciascun oggetto venduto in oligopolio è necessario considerare una percentuale imputata ai cosiddetti costi fissi, una percentuale riferita ai costi variabili ed una terza percentuale individuata come profitti che è data dalla differenza tra il prezzo determinato dagli accordi di trust e il costo totale, cioè CF (costo fisso) + CV (costo variabile). Analiticamente il costo fisso è dato dal processo di ammortamento.
Esistono due criteri di ammortamento: Al costo storico (consente di accantonare, durante la vita del prodotto, le somme necessarie al riacquisto del medesimo ipotizzando però che non cresca il prezzo), o Al costo effettivo (consente di acquistare un nuovo prodotto a prezzo maggiorato senza dover incidere con un livellamento sul bilancio dell’ultimo esercizio)
I costi fissi non dipendono dalle quantità prodotte, mentre i costi variabili si scaricano sui prezzi in funzione delle quantità acquistate.
Accade con una certa frequenza che alcuni oligopolisti non rispettino l’accoro di trust e abbassino unilateralmente il prezzo, questo succede per vendere di più cercando di diventare monopolisti. Questa strategia conviene nei settori merceologici dove per entrare sul mercato servono tempi lunghi.
Questa tecnica prende il nome di “Dumping”, che consiste nell’abbassare i prezzi, saltare gli avversari commerciali e alzare successivamente i prezzi in modo rilevante per recuperare le spese di inizio manovra, quindi è possibile fare Dumping solo se esistono riserve economiche adeguate. Comunque è sempre possibile il “Dumping di ritorsione” fatto dagli altri oligopolisti che essendo in maggioranza rispetto all’unico oligopolista che ha iniziato il dumping possono resistere di più sul mercato aiutandosi tra loro.
Simile al dumping è la vendita di prodotti civetta, cioè prodotti venduti molto al di sotto del loro prezzo solito a fini promozionali, che poi subiscono rincari notevoli.
Da analizzare è anche il “Dumping internazionale” che attualmente riguarda i paesi del sud-est asiatico (Cina etc.). A questo tipo di dumping è possibile reagire imponendo dei dazi all’entrata che fanno perdere competitività alla merce estera. Il problema è che questo possono farlo anche loro. Questo atteggiamento si chiama protezionismo economico e si contrappone al libero scambio commerciale dove non esistono dazi.
Concorrenza monopolistica o imperfetta: prevede che all’interno di settori merceologici simili, i vari produttori differenzino l’offerta in modo intrinseco ed estrinseco. In questo modo si formano dei piccoli monopoli che consentono ai produttori di attirare la clientela facendosi preferire ad altri produttori.
Il monopsonio: esiste un unico compratore e quindi la situazione è speculare al monopolio. Il monopsonista, proprio perché unico acquirente, controlla tutto il suo indotto formato da una serie di aziende che vivono solo per lui e che qualora lui non comprasse fallirebbero. Il monopsonista impone il prezzo, i modo, i tempi, i ritmi di produzione al suo indotto. Il monopsonista è più forte del monopolista, perché mentre nel monopolio il cliente può non comprare, nel monopsonio le aziende dell’indotto del monopsonista o vendono a lui o non vendono a nessuno quindi o seguono i suoi ordini o muoiono.
Il monopolio parziale: prevede la presenza di una grande azienda e di altre piccole imprese che operano in regime di sub-appalto. Quindi l’azienda monopolista da l’incarico ad altre piccole imprese. La cosa interessante però è che tutti i prezzi vengano imposti dall’azienda monopolista che da l’incarico alle piccole imprese. Il cliente finale non ha nessun contatto con le piccole imprese perché negozia il preventivo con la grande azienda.
Il duopolio: è un particolare oligopolio dove esistono due grandissimi soggetti che vendono una merce . In questo caso rimane la logica del trust per cui o sceglie un duopolista o sceglie l’altro.
Il monopolio bilaterale: si tratta di un monopolio che prevede la presenza di un monopsonista cioè di un unico venditore e un unico compratore. Infatti nel mercato del lavoro gli unici a vendere lavoro sono i lavoratori dipendenti che sono monopolisti.
CCNL: La domanda e l’offerta di lavoro devono incontrarsi in un punto del grafico cartesiano che ne esprima il prezzo di equilibrio, cioè quel prezzo in corrispondenza del quale domanda e offerta di lavoro sono in equilibrio. Dal punto di vista legale questo prezzo è definito CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro). I CCNL vengono firmati per i lavoratori dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Dal punto di vista dell’imprenditore le organizzazioni firmatarie dei CCNL sono Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confcommercio. I CCNL sono firmati su base triennale. Ogni CCNL si articola in due parti: una sezione economica nella quale sono inserite tutte le regole riferite al salario, la parte amministrativa invece si riferisce alle condizioni di lavoro, come la durata della giornata lavorativa, le pause, le ferie, ecc..
I CCNL regolano le condizioni di lavoro del comparto a cui si riferiscono. La legge prevede che in nessuna azienda il salario possa scendere al di sotto del minimo sindacale.
Fordismo e Taylorismo
Nel corso della 2^ Rivoluzione Industriale si assiste a un progresso tecnico mai visto prima. Centrale in questo sviluppo è la valorizzazione delle fonti di energia(macchina a vapore, carbone, petrolio). Si ebbero anche nuove macchine in grado di lavorare più efficacemente. È in questo periodo lo sviluppo dei grandi capitalisti, i quali sfruttano manodopera in eccesso sempre malpagata. Marx pubblica il Capitale nel quale sosteneva che ciascun lavoratore, venisse pagato dall’imprenditore meno rispetto alla ricchezza che produceva. Si distingueva in proposito un valore (retribuito con il salario) e un plus valore (non veniva pagato al lavoratore). L’accumulo di plus valore genera il capitale. La formazione del grande capitale comporta alle grandi industri nuovi problemi, concretizzabile nel massimo sfruttamento della manodopera. Il lavoro di massa infatti, se poco organizzato, provoca la dispersione di beni, ritardi di produzione e ne compromette la qualità.
Taylor: risulta fondamentale per la sia organizzazione del lavoro che consentiva di ottenere in azienda il massimo rendimento possibile. Elaborò un organizzazione scientifica del lavoro. Agli operai si insegnava quali movimenti eseguire e come eseguirli. Questa filosofia del lavoro riguarda tutti gli ambiti aziendali. L’organizzazione del lavoro consiste nello scomporre attività lavorative in azioni semplici e ricomporla nel modo più razionale e efficiente possibile. Per Taylor ogni lavoratore doveva specificarsi in pochi movimenti ripetitivi collegati prima e dopo a movimenti di altri lavoratori. Le intuizioni di Taylor fecero la fortuna dei grandi industriali dell’epoca. Il suo pensiero però non era immune alle critiche, infatti un lavoro concepito secondo i parametri della catena di montaggio provoca nei lavoratori la caduta delle motivazioni. Il lavoratore infatti si aliena, e viene a mancare il rapporto di affezione tra lavoratori e imprenditori. Ma secondo Taylor tutti dovevano fare le stesse cose, quindi nessuna autonomia.
Sempre nella seconda metà dell’900 si svilupparono studi di carattere psicologico sulla ottimale gestione del personale, che resero evidente come in un ambiente confortevole, illuminato in maniera adeguate, favoriva la produzione. Sia in Italia che in Francia iniziarono a introdurre nel loro organico il funzionario del benessere, un esperto che come compito deve individuare le condizioni migliori nelle quali far lavorare i soggetti. In quest’ottica molte aziende capirono che conveniva mantenere i lavoratori migliori, perché assumerne di nuovi comportava spese di formazione. Così queste aziende si incaricavano di creare i cosiddetti “villaggi di accoglienza” intorno alla fabbrica. Tornando a Taylor quindi le critiche immediate alla sua organizzazione scientifica del lavoro individuarono 3 soluzioni: la rotazione (consiste nell’individuare due o più mansioni simili, avvicendandole nel tempo), l’allargamento (quando si affianca ad un attività un'altra attività che la completa sullo stesso piano) e l’arricchimento della mansione lavorativa (si prevede una sorta di carriera interna, per cui un soggetto acquista le qualifiche di capo reparto coordinando gli altri operai).
Ford: partendo con poverissimi mezzi e sfruttando il boom della produzione di automobili, nel giro di due decenni diventa il secondo produttore statunitense di autovetture. Sviluppa politiche aziendali decisamente innovative, ad esempio retribuisce i suoi operai il doppio delle altre aziende, i suoi operai comprano Ford e si ottiene un triplice vantaggio: si aumentava la produzione, gli operai venivano coinvolti personalmente e facevano pubblicità involontaria indiretta.
Nel 2° Dopoguerra vengono elaborate le cosiddette curve di rendimento, tramite le quali si evidenziavano i tempi migliori di turni e riposi per ottimizzare la produzione.
Caratteristiche e obbiettivi aziendali
Art. 2555: l’azienda è l’insieme di mezzi, cioè persone e cose coordinate tra loro per lo svolgimento di una o più funzioni economiche, al fine di soddisfare bisogni umani. L’azienda è un concetto concrete, mentre l’impresa no, cioè è un insieme si atti economici posti in essere dall’imprenditore. Gli elementi caratterizzanti dell’azienda sono 4: le persone (sono le risorse umane), i beni (la parte materiale dell’azienda, i quali sono l’elemento materiale inteso però in senso ampio, ce comprende anche i diritti utilizzati dall’azienda come brevetti, ditta, insegna e marchio), la coordinazione economica (attività attraverso la quale l’imprenditore è in grado di omologare le risorse umane e i beni a disposizione dell’azienda) e il fine (cioè lo scopo che ogni azienda ha, cioè il soddisfacimento dei bisogni umani. Più il bisogno umano è avvertito e più è facile per l’azienda restare sul mercato).
Il fine aziendale si può scindere in 2 grandi aspetti: la creazione di utilità (cioè l’accrescimento di valore aggiunto, dovuto alla trasformazione di alcune risorse in prodotti più utili per l’uomo) e la massimizzazione del profitto (cioè il massimo differenziale possibile tra costi e ricavi).
Ci sono due tipi di aziende: le aziende di produzione (imprese che producono beni o servizi) e aziende di abrogazione (costituite da famiglie, associazioni e enti pubblici i quali mirano tutti ad acquistare beni per il proprio consumo).
L’azienda deve essere concepita come un sistema che si presente: misto (perchè i mezzi aziendali sono sia tangibili che intangibili e in questo caso si parla di diritti astratti), aperto (in quanto ogni azienda entra in rapporto commerciale con moltissime altre, realizzando uno scambio reciproco), dinamico (perché è in continua evoluzione) e finalizzato (perché prevede sempre una espansione orizzontale e una verticale. Orizzontale comporta l’inserimento di nuovi lavoratori perché la produzione aumenta in modo corrispondente, verticale invece comporta l’acquisizione di nuovi mercati in quanto la produzione migliora sotto il profilo della qualità per cui diventa più competitiva)

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