L'inferno dantesco

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Testo

Dante
Divina Commedia

L’universo di Dante
Secondo la cosmologia dantesca di stampo tolemaico, la Terra è al centro. L’inferno è interno ed è a forma di imbuto. La montagna è il Purgatorio. In cima c’è il Paradiso TERRESTRE differenziato dal Paradiso Celeste. Intorno alla Terra si pensava ci fossero nove cieli , mossi ognuno da un gruppo di angeli [intelligenze angeliche, riferimento a Guinizelli]. L’ultimo Cielo è detto PRIMO MOBILE o CIELO CRISTALLINO, sede dei beati. Al di fuori dei Cieli c’è la Rosa dei Beati, il vero Paradiso dove ha sede Dio.
La Terra va guardata al contrario. Gerusalemme indica la Terra. Secondo i medioevali la terra era divisa in due emisferi: emisfero australe, quello delle acque; emisfero boreale, quello del nord. L’inferno si è formato così: in origine c’erano solo angeli che adoravano Dio; ad un certo punto si stacca un gruppo di angeli dissidenti capeggiato da Lucifero, che voleva ergersi a livello di Dio. Egli scagliò Lucifero sulla Terra tanto forte da provocare una voragine. Lucifero rimase metà corpo superiore nell’Inferno e l’altra metà sull’emisfero australe.
La Terra era una massa piatta che galleggiava sul mare. Non si capiva se stesse ferma o meno. Successivamente, Pitagora fu il primo a ritenere che la Terra si muovesse su una circonferenza non più ferma,ma in movimento. Empedocle apportò nella speculazione filosofica (studio filosofico) la questione dei quattro elementi di cui la Terra è costituita (acqua,aria,terra e fuoco). Secondo Empedocle TUTTO l’universo sferico è costituito dai quattro elementi. Democrito riprese questa visione e aggiunse che l’universo era costituito da atomi indivisibili, in base alla sua TEORIA ATOMISTICA.
Aristotele, più grande filosofo greco, fu colui che originò la TEORIA GEOCENTRICA, ossia al centro dell’universo c’è la Terra e tutti gli altri pianeti compreso il Sole girano intorno ad essa. Intorno al 150 d.C. visse ad Alessandria d’Egitto un filosofo greco (dopo la divisione dei Regni Ellenistici,molti greci si trasferirono in Egitto) Claudio Tolomeo, il quale riprese la Teoria Geocentrica di Aristotele e la perfezionò dando origine alla TEORIA COSMOLOGICA ARISTOTELICO- TOLEMAICA (perché la base è quella Aristotelica). Tolomeo riprende la Teoria e ne dà dei punti fermi:
1. L’universo è sferico.
2. Al centro c’è la Terra, attorno ad essa girano nove cieli e ogni cielo ha un pianeta. L’ultimo cielo (Primo Mobile) chiude l’universo.
Quindi l’universo, secondo la Teoria Aristotelica- Tolemaica, è finito, chiuso: al di là del Cielo Mobile non c’è più nulla.
Questa teoria è raccolta nell’Almagesto di Tolomeo. Almagesto è un termine arabo per tradurre il titolo greco (traduzione araba) perché coloro che ne hanno diffuso la teoria sono gli arabi. Questa teoria è stata data in auge fino al 1543 d.C. ; nel 1543 perché uno studioso polacco,Niccolò Copernico, diede vita alla cosiddetta Teoria Copernicana (raccolta nel libro DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM CAELESTIUM → Circa le rivoluzioni dei mondi celesti). E’ rivoluzionario perché Copernico è stato il primo a spodestare la Terra: la Terra non ha più centralità. Nasce il MODELLO COSMOLOGICO ELIOCENTRICO. La Terra diventa uno dei tanti pianeti che girano intorno al Sole. La Chiesa bandisce la Teoria Copernicana perché spodestando la Terra,dove si collocavano Inferno e Paradiso,metteva in discussione tutta la teoria cristiana. La Teoria Copernicana viene rimaneggiata nel ‘600 da Galileo Galilei e Giordano Bruno, che arrvò addirittura ad affermare che l’universo era infinito. Più recentemente Newton, Einstein e altri studiosi più tardi continuarono a studiare l’argomento.
La Divina Commedia è stata scritta da Dante negli anni dell’esilio. E’ costituita da 100 canti e tre cantiche [1° introduzione+33 = Inferno; 33 Purgatorio; 33 Paradiso]. L’inferno è la Prima Cantica; è scritto tutto in versi endecasillabi rispettando la terza rima ed è rispettata la sibologia del 3. Tutta la Divina Commedia è costruita in base al tema del viaggio,che Dante immagina di fare sui mondi ultraterreni.
L’inferno si è formato dopo la cacciata degli angeli ribelli scagliati contro la terra,che per disgusto si è ritratta e ha formato la montagna del Purgatorio. Gerusalemme è il simbolo della Cristianità. Dante non sa capacitarsi di trovarsi nella selva, sotto cui si trova la porta dell’Inferno. La partizione dell’Inferno è in cerchi, il Purgatorio in cornici e il Paradiso in Cieli.
L’inferno vero e proprio è delimitato dal fiume Acheronte e prima del fiume Dante colloca l’anti- inferno dove ci sono coloro che hanno peccato di IGNAVIA, ossia coloro che non sono mai stati in grado, durante la vita, di prendere una decisione né benevola né maligna; infatti questi ignavi rincorrono un partito unico. Il fiume Acheronte ha come “guardiano” Caronte. Passato l’Acheronte si arriva nel Limbo, ma non è un vero cerchio (si trovano coloro che sono nati prima di Cristo e i non battezzati). Nel primo cerchio troviamo i LUSSURIOSI (coloro che sono dediti alle passioni sessuali), i GOLOSI (coloro che peccano di gola e in generale), gli AVARI e i PRODIGHI (coloro che sono tirchi e spendaccioni; → prodigo in senso dispregiativo), gli IRACONDI (coloro che si alterano facilmente) e gli ACCIDIOSI ( coloro che sono pigri fino allo stremo; in termine cristiano: non operano bene); si trovano nella PALUDE STIGIA. La città di Dite è la città di Lucifero. “Dite” è un epiteto per indicare Plutone, dio degli Inferi pagano. Si arriva poi a delle fosse (o bolgie) dette MALEBOLGIE. Il nono cerchio è diviso in quattro zone, immerso nel Cocito, lago ghiacciato. Nelle tre bocche di Lucifero ci sono i tre personaggi peggiori tra i peccatori: Bruto, Cassio e Giuda (Cesaricidi e traditore di Cristo). I tre sesti canti della Commedia sono quelli politici.

1° CANTO
Canto incipitale, introduzione di tutta l’opera. È scritta in TERZA RIMA, endecasillabi. La prima terzina dà l’allegoria fondamentale e ci dice che l’opera è pienissima di allegorie. Si riteneva che l’età media dell’uomo è di 35 anni. Lui ambienta l’opera ad un periodo precedente ed è tutta un’analogia. La terzina incipitale ci dà tutti gli elementi fondamentali della commedia. Dante si riferisce a se stesso, a volte utilizza la prima persona singolare, altre volte la prima persona plurale e l’uso alternato delle due persone gli serve per chiarire che egli vuole mettere la sua esperienza personale al servizio dell’umanità intera. È evidente il carattere soggettivo della narrazione, ma anche il valore esemplare e collettivo. Questo viaggio è individuale,ma servirà come esempio per l’umanità intera,che egli ritiene essere smarrita. Dante utilizza il termine MI RITROVAI per sottolineare l’incoscienza di ciò che gli è accaduto. La selva oscura indica la vita peccaminosa, nel peccato. La DIRITTA VIA è la via che conduce al Paradiso e che ogni fedele dovrebbe seguire perché il cammino è concepibile solo se ha come fine la vita ultraterrena, se no è buia [cammino = vita = via → vogliono dire la stessa cosa]. Ripensare a com’era quella selva gli viene la stessa paura. La vita peccaminosa conduce alla morte dell’anima,ossia alla dannazione. Però lui ne parlerà per mostrare ciò che ha visto. Il sonno indica il torpore dell’animo. Trovandosi in questa selva vede il colle illuminato → simbolo di grazia divina. Nel momento in cui si gira verso il colle incontra tre bestiacce che impediscono a Dante di proseguire: la lonza è simbolo di lussuria,invidia o frode; il leone è simbolo di superbia o violenza; la lupa è simbolo di cupidigia e avarizia. Per Dante è la lupa il pericolo maggiore in quanto la cupidigia è ciò che ha condotto l’umanità verso il disastro totale.

V. 31 “Ed ecco che all’inizio della salita una lonza snella e rapida coperta di un manto maculato ostacolava il suo cammino che più volte era tentato di tornare indietro […]”

V. 45 “Leone con la testa alta e affamato talmente tanto che sembrava che l’aria tremasse […]”

V.49 “E una lupa,che a causa della sua magrezza, sembrava carica di tutte le brame tanto che già tante genti aveva fatto vivere in povertà […]”

La cupidigia viene vista come il peccato più grave; Dante si riferisce alla sua realtà: nel 1300 l’Italia è frammentata, al sud c’erano gli angioini, al centro lo stato della Chiesa e al nord i comuni. In Europa ci sono gli Stati Nazionali. La stessa Germania aveva mancanza di potere. Nel comune di Firenze ci sono delle spaccature e quindi c’è la lotta tra guelfi neri e guelfi bianchi. La cupidigia è il vizio peggiore perché spinge l’umanità alla perdizione: avere tutte le brame è la caratteristica che hanno gli uomini del suo tempo. Il cammino per la perdizione è diverso da quello della salvezza. Se non può aspirare alla salvezza torna indietro perché non può superare i vizi poiché è sprovvisto di ragione perché si è svegliato ed è in un torpore. Quando Dante sta per perdere la speranza, appare Virgilio,la Guida, ma non spirituale, e viene visto come esempio più esemplare di razionalità.
La Divina Commedia si basa sul SINCRETISMO, procedimento in base al quale si uniscono conoscenze di epoche molto diverse, nel caso di Dante, in chiave Cristiana. Virgilio ha scritto l’Eneide,poema pagano; l’eroe è Enea, personaggio storico. Tuttavia in base al sincretismo , Enea viene visto come progenitore di Augusto, PRINCEPS che vivrà la nascita di Cristo. I medioevali hanno voluto vedere un elemento cristiano: nelle Bucoliche Virgilio narra la nascita di un PUER che riporterà il mondo all’età dell’oro. Virgilio si riferiva ad Augusto, ma i medioevali associarono il PUER a Cristo. Quando Virgilio nonostante sua vissuto prima, ha preannunciato la venuta di Cristo e può essere la guida razionale di Dante. Il Sincretismo si inserisce nella visione che Dante ha della storia → provvidenziale,ossia tutta la storia è inserita in un disegno provvidenziale, divino, anche quelli precedenti alla venuta di Cristo. La classicità (Virgilio) diventa prefigurazione della cristianità guardando ad essa in termini allegorici e figurali. La concezione figurale è stata studiata da un letterato tedesco all’inizio del 1900, Erik Auerback. Tutti i personaggi che compaiono nella Divina Commedia in tutte le tre Cantiche nella loro esistenza terrena erano la figura della loro vita nell’aldilà e vicversa la loro apparizione nell’aldilà è il l’adempimento della loro esistenza sulla terra. L’esistenza terrena è provvisoria, finita, mentre quella ultraterrena è immortale; quella terrena è imperfetta e trova compimento nella collocazione ultraterrena ed eterna all’interno del sistema delle pene e delle beatitudini. Ciò che io sono in terra sarò nell’aldilà: se sulla terra sono stato buono andrò nel sistema delle beatitudini. La pene inflitte ai dannati seguono la legge del contrappasso, cioè il dannato subisce nell’inferno una pena che è o per contrasto o per analogia uguale al suo peccato [Es: gli gnavi dovranno seguire SEMPRE una bandiera ← contrasto; nel V canto Paolo e Francesca saranno inseriti per sempre in una tempesta ← analogia]. Dante è allegoria di tutta la sua società che perso la retta via. Il termine UMILE (v 106) vuol dire sia “povero” che “decaduto” e il termine MORI’ (V. 107) è legato a DI FERUTE.
I personaggi citati sono tutti personaggi virgiliani: Camilla appartiene al popolo dei Volsci mentre gli altri tre al popolo dei Rotuli (Turno era promesso sposo di Lavinia). Si lega alla storia rendendoli attuali per legare il sincretismo. Quando si accosta un verbo più specifico (V. 112 PENSO E DISCERNO) si ha una DITTOLOGIA SINONIMICA. Secondo Dante chi muore finisce per tre mondi in attesa del giudizio universale. Nel V. 121 Dante mette in contrapposizione Virgilio e Beatrice; Virgilio sarà la guida nell’Inferno e nel Purgatorio ed è allegoria della ragione, scienza umana; Beatrice sarà per Dante guida al Paradiso ed è lei allegoria della teologia, scienza divina → per poter accedere al Paradiso non basta la ragione,ma serve la Grazia. La descrizione che Dante fa di Dio riprende i caratteri dell’iconografia medioevale, in base ai quali Dio è rappresentato su un trono con una corte di angeli e beati. Dante comprende che per sfuggire allo smarrimento deve seguire Virgilio. Appare la figura del VELTRO (V. 101), cane da caccia che nell’allegoria della Divina Commedia è personificato in un personaggio che risolleverà le sorti di Firenze e dell’Italia. Non si sa se si riferisce al papa o all’imperatore (molto più probabile) di Germania.

2° CANTO
Il secondo canto è il primo canto effettivo dell’Inferno. Il secondo canto introduce al viaggio e si avviano verso la porta infernale e la prima terzina dà una precisione cronologica: siamo al tramonto e tutti gli umani stanno andando a dormire,mentre lui solo si prepara a sostenere la guerra (metonimia per travaglio). È sia una prova fisica sia una prova alla pietà. Questi travagli che la mia memoria non ha dimenticato → riferimento al momento, ad ora.
Poi c’è un’invocazione alle muse, invocazione prescrittadalla retorica (in qualunque canto iniziale di un’opera ci dev’essere l’invocazione alle muse. È un topos)

“O muse voi che siete intelligenti, ispiratrici di poesie, aiutatemi (datemi l’ispirazione), O mente (facoltà intellettuali) tu che adesso scrivi ciò che hai visto, in questo si rileverà tutto il tuo valore ( prova durissima per Dante).”

L’imbrunire fa sentire a Dante personaggio (e non autore) tutto il peso dell’azione che sta per svolgere e fa sentire la sua posizione eccezionale rispetto a tutto il resto dell’umanità, c’è uguaglianza tra Dante personaggio che sta per intraprendere un viaggio travagliato cos’ come un Dante autore che sta per intraprendere la scrittura di un’opera impegnativa che diviene poema sacro. Quando Dante sta per iniziare il viaggio pone una domanda a Virgilio perché vuole capire di essere degno di ciò che sta per fare. Dante ha avuto due predecessori per quanto riguarda il viaggio nell’aldilà: Enea così come riporta Virgilio e S.Paolo (ambedue vanno da vivi nell’aldilà).

“Oh, Poeta che mi guidi (Virgilio) considera se le mie ragioni morali e spirituali siano adeguate prima di intraprendere questo difficile passaggio che tu mi affidi (alto passo V. 12 passaggio mondo ultraterreno). Tu hai scritto di una tua opera (Eneide) che il padre di Silvio (Enea) [Enea arriva nel Lazio con il figlio Iulio Ascanio da cui discende Silvio, fondatore di Albalonga e padre di Rea Silvia, a sua volta madre di Romolo e Remo] ancora vivo andò nell’aldilà con il corpo ma se l’avversario di ogni male (Dio ← perifrasi) gli diede la possibilità di scendere nell’aldilà e perché il suo viaggio nell’aldilà aveva un alto scopo, e dunque il fatto di essere andato nell’aldilà non può non andare a chi non abbia un minimo di intelletto”.

V. 17-18 ‘l chi e ‘l quale sta per “et qui et qualis”. Et Quis si riferisce ad Enea in persona, Et Qualis fa riferimento alle sue qualità straordinarie che porteranno ad avere una straordinaria progenie (figli) che darà origine a Roma (questo è l’alto scopo che Enea ha raggiunto).
V:20 Spiega lo scopo. Perché egli fu scelto come progenitore da Dio della veneranda Roma e del suo impero, la cui Roma scelta come sede dal primo Pietro → S.Pietro e quindi papa.
V. 25 Giunse alla discesa negli inferi ed Enea conobbe profezie che furono causa della sua vittoria sui nemici [evento che gli permetterà di sposare Lavinia] sia di avere autorità sul popolo.
Dante considera l’evento che riguarda Enea dal punto di vista storico (considera vera la storia di Enea e la inserisce in un disegno provvidenziale della storia reale sulla base del sincretismo medioevale].
V. 28 Andò poi nel’aldilà San Paolo (eletto di Dio chiamato Vado Dell’Elezione) per riportare dal cielo conferme alla fede cristiana che è indispensabile per la salvezza.

V. 31 “Ma io (contrappone se stesso ad Enea e San Paolo) perché devo scendere nell’aldilà? Chi mi dà la possibilità? Né io né nessun altro mi ritiene degno di ciò.”

Nel Dante personaggio si insinua un grande dubbio: sono adeguato per poter adempire un grande compito?

“Per cui se mi arrischio ad accorrere a questo viaggio temo che il mio viaggio sia folle (riferito la valicare i limiti imposti all’uomo da Dio: chi li trapassa è definito folle → per antonomasia il Folle è Ulisse). Tu che sei saggio capisci ciò che voglio dire.”

V. 43 Virgilio risponde alle parole di Dante dicendo che anche il suo viaggio è voluto da Dio. L’impresa di Dante si colloca infatti sulla stessa linea di Enea e San Paolo e nello stesso disegno provvidenziale che è volto a raggiungere la via della salvezza (l’investitura poetica e non solo sarà confermata dalla stessa Beatrice).
V. 52 (Virgilio spiega da chi ha ricevuto il compito di Guida).

“Io ero tra coloro che sono sospesi ovvero nel limbo e una donna bella e beata mi chiamò. I suoi occhi erano più lucenti di una stella ed essa cominciò a parlarmi soavemente con angelica voce: Oh anima cortese mantovana (Virgilio) tu,che sei ancora famoso sulla terra e sei ora famoso grazie alla poesia, il mio amico e non amico della fortuna si trova alle pendici del colle e non riesce a proseguire e temo che sia già smarrito (ritorna nella selva). Ora vai,aiutalo, salvalo.”

V. 70 “Io sono Beatrice che ti faccio andare, vengo da un luogo in cui desidero ritornare (Paradiso); colui che mi fa venire qui e mi fa parlare è Dio.”

Nei versi successivi Virgilio spiega che ad assistere Dante saranno tre donne beate: Beatrice che dipende Santa Lucia,simbolo della Grazia Divina e della speranza, che a sua volta dipende dalla Vergine Maria. Per cui Dante non ha assolutamente niente di cui preoccuparsi.
V. 121 Virgilio convince Dante a fare il viaggio perché supportato da tre donne beate: Beatrice,S.Lucia e la Madonna.

“Dunque perché indugi? Perché accogli nel cuore tanta paura? Perché non hai il coraggio e la capacità di liberarti dal timore sapendo che tre donne benedette si prendono cura di te in Paradiso (CORTE DEL CIELO) e le mie parole ti confortano avendoti mostrato la rettitudine del tuo percorso.”

V. 127- 132 Si apre con una similitudine per spiegare il suo stato d’animo.

“Come i fiori che chinati e chiusi dal gelo notturno si drizzano aperti sul loro stelo all’alba e si aprono (poiché il sole imbianca → alba) così feci io essendomi rincuorato e riprendendomi dalla mia precedente condizione di abbattimento e cominciai a parlare come una persona franca. Oh pietosa colei che mi soccorse (esalta Beatrice) protegge e benedetto sia tu che le obbidisci, tu con le tue parole mi hai convinto (ben disposto il cuore a venire) ed io sono tornato al mio primo proponimento. Vai,procedi,perché abbiamo lo stesso desiderio. Tu duca, tu signore, tu maestro (climax discendente: colui che conduce, colui che dà ordini, colui che insegna).. così gli dissi e dopo che egli si fu avviato incominciai il cammino difficile e selvaggio.”

Si incamminano verso l’Inferno, a cui per accedere si deve passare attraverso la porta infernale e ritrovarsi nell’anti inferno.

3° CANTO
V. 1 “Attraversando me si entra nella città del dolore, attraversando me si va nell’eternità del dolore, attraversando me si va tra i dannati che hanno perduto la grazia divina. Dio mi ha creato mosso da volontà di giustizia; il potere del padre mi creò, la sapienza del figlio e la carità dello spirito santo. Prima di me non è stato creato niente di mortale. Dunque, lasciate ogni speranza , voi che entrare.
Queste parole minacciose vidi scritte su una porta, allora dissi a Virgilio: “Maestro, non ho ben capito il senso” . Virgilio rispose essendo pronto ad intuire il mio stato d’animo: “ Davanti a questa porta conviene lasciare ogni paura ed esitazione. Siamo giunti nel luogo preannunciato nel quale vedrai i dannati che hanno perduto la possibilità di vedere Dio”. Virgilio poi posò la sua mano s quella di Dante con viso rassicurante e Dante si confortò, così entrarono nell’Inferno. Là risuonavano nel cielo senza stelle, sospiri, pianti e urla, cosicché sentendoli per la prima volta, iniziai a piangere.”

Il terzo canto si apre con l’iscrizione sulla porta e Dante si spaventa perché lui è vivo e chiede delucidazioni a Virgilio, che per confortarlo posa la sua mano su quella di Dante. Quando entrano nell’Inferno sente sospiri, urla e pianti.

V. 25 “Sentivo lingue strane, orribili pronuncie, parole di dolore ed ira, voci alte, e vasse, rumori di mani che battevano, facevano tumulto, il quale si aggira sempre in quella aura oscura e priva di tempo senza né giorno né notte. Questo tumulto è simile alla sabbia quando c’è vento forte. E io, che avevo la testa avvolta nel dubbio, dissi: “Che cos’è che sento? Chi è questa gente così annientata dal dolore?” e Virgilio rispose: “In questa misera condizione stanno le anime spregevoli di coloro che vissero infamia e senza lode. Queste anime sono mescolate a quella squallida schiera di angeli che non si schierarono né nella parte di Dio né in quella di Lucifero. Il Cielo li ha cacciati via per non deturparsi e neanche il profondo Inferno li accoglie perchè i dannati avrebbero potuto vantarsi,rispetto a lor, di aver almeno fatto una scelta”. Ed io: “Perché si lamentano così fortemente?”. Rispose: “Questi dannati non hanno speranza di morte,non saranno sottoposti neanche al giudizio finale, e la loro oscura condizione è tanto ignobile che sono i più spregevoli. Il Mondo non tollera di conservare il loro risordo. La misericordia e la giustizia divina li respinge, per cui non parliamo di loro,ma guarda e passa”.

Nei versi 52-57 c’è il tema della pena.

V.52 “Io li guardai e vidi una bandiera che correva in cerchio e continuamente senza fermarsi mai, e dietro questa bandiera c’era tantissima gente. Ne riconobbi qualcuno, fra loro vidi e riconobbi l’ombra di colui che a causa della viltà fece il grande rifiuto. Quindi subito capii che si trattava della schiera dei vivi spregevoli sia per gli occhi di Dio che per gli occhi dei Diavoli.”

Nel mondo ultraterreno le pene e le grazie sono riflesso dei peccati. La pena viene applicata attraverso la legge del contrappasso. Per quanto riguarda gli GNAVI, se questi non si sono mai schierati ma si sono comportati come banderuole al vento, in morte devono seguire tutte per forza un’unica bandiera. Celestino V abdicò dopo 4 mesi di pontificato facendo eleggere così Bonifacio VIII. Dante non riesce a perdonargli l’abdicazione. Secondo Dante noi siamo responsabili non solo delle nostre azioni,ma anche delle azioni che provochiamo astenendoci.

V 64 “Questi esseri sciagurati,che erano già morti nello spritio in vita, erano nudi e punti continuamente da vespe e mosconi. Esse rigavano di sangue il loro volto,che mischiato di lacrime,cadeva ai loro piedi e raccolto da fastidiosi vermi. Dante chiede a Virgilio chi sia la massa di gente che stà sulla riva del fiume”

Se in vita sei stato un inetto,devi essere stimolto ad andare avanti. La loro pena mostra per analogia così come in vita gli ignavi hanno permesso ad altri,non schierandosi,spregevoli di agire, così adesso il loro sangue e le loro lacrime servono ad alimentare i vermi, che indicano coloro che hanno agito successivamente agli ignavi. Dante arriva all’Acheronte,che Dante mutua dalla letteratura classica.

V. 82 “Ed ecco venire verso di noi su una nave un vecchio con capelli e barba bianca e gridava: “Guai a voi anime malvagie!Non sperate di vedere il cielo, vengo per portarvi sull’altra riva delle tenebre eterne tra il caldo e il freddo. E tu,che ci fai qua,anima viva, vattene da vicino questi morti!”. Siccome vide che non mi allontanavo,disse: “Tu giungerai nell’aldilà attraverso un altro percorso: una nave più leggera ti condurrà”. Virgilio rassicura Caronte perché è così che vuole Dio”

Dante dice già che non andrà nell’Inferno,ma nel Purgatorio. A condurre la barca del Purgatorio è un angelo Nocchiero. Nell’Eneide Enea descrive Caronte.

“Dopodichè le sue guance non si mossero più e aveva gli occhi infuocati. Quelle aniche che si trovavano nude e affrante sulla riva, iniziarono a tremare, capendo le crude parole. Bestemmiavano Dio e pure i genitori, il genere umano, il luogo, il tempo e chi li ha messi al mondo. Poi, piangendo forte, si avvicinarono alla riva intrisa di male, che accoglie tutti coloro che non temono Dio. Il demonio Caronte con gli occhi pieni d’ira,facendo loro cenno, tutte le accoglie e chi indugia li picchia col remo.”

V. 112 “Come d’autunno le foglie si staccano l’una dall’altra fino a che il ramo le vede tutte per terra, così la discendenza di Adamo (primo peccatore) si stacca dalla riva ad uno ad uno obbedendo al richiamo di Caronte (sottointeso) come un uccellino che risponde alla stessa maniera. Così se ne vanno e prima ancora che siano scesi dalla barca già la riva p di nuovo piena di dannati. “Figliolo mio- disse Virgilio- quelli che muoiono senza essere nella grazie di Dio vengono qui, da ogni Paese; e sono pronti ad attraversare il fiume perché la divina giustizia li sprona a tal punto che la loro paura (della pena) diventa desiderio di sopportarla. Da qui non passa mai nessuna anima buona, quindi se Caronte se è adirato con te,ora puoi ben capirlo.” Finito il suo discorso, il luogo buio attorno al fiume iniziò a tremare fortissimo, tanto è che a causa dello spavento tutt’ora sudo ricordando. La terra sede delle lacrime, sprigionò un turbine di vento dal quale si sprigionò un fulmine che mi fece perdere i sensi e caddi come un uomo che si addormenta”

Lo svenimento serve per ritrovarsi nel primo cerchio e per non spiegare il passaggio. Lo svenimento è il prodigio.

4° CANTO
Al suo risveglio si trova nel limbo. Siamo nel primo cerchio dell’Inferno,il limbo, luogo dove si trovano tutti coloro che non hanno preso il battesimo.: i bambini e chi è vissuto prima del Cristianesimo. Il limbo è la parte superiore dell’Inferno e letteralmente significa orlo, margine. Dante prende l’immagine medioevale del limbo,ma aggiunge una parte: alla parte dei bambini e dei padri aggiunge il limbo dei magnanimi, cioè di tutti coloro che hanno avuto una vita superiore dal punto di vista degli studi. Questa scelta serve a specificare che l’uomo che si appoggia solo alla ragione e non ha il sostegno della fede, resta per sempre al di qua della salvezza, per svariati motivi. I magnanimi sono una conferma di ciò perché pur essendo vissuti superiormente, mancano della fede e non possono raggiungere la salvezza destinata a chi ha fede. I magnanimi vengono collocati nel Nobile Castello circondato dalla luce perché i magnanimi ebbero, razionalmente, un’intelligenza superiore e quest’intelligenza era come una fiamma in mare di oscurità. Questi magnanimi sono i poeti: Virgilio, Omero (VII a.C.), Orazio (I d.C.), Ovidio (I d.C.) e Lucano. In questo limbo si incontrano tanti personaggi storici importanti: Ettore,Camilla,il fondatore di Troia. Quando Dante e Virgilio sono giunti nel limbo, Virgilio impallidisce e Dante si spaventa. Virgilio spiega che il pallore non è timore,ma pietà di sé stesso.

V.23 “Mi fece entrare nel primo cerchio che stringe la voragine infernale. Qui per ciò che potevo capire ascoltando, non c’erano pianti, ma sospiri, che facevano tremare quel luogo eterno; ciò avveniva perché le numerose schiere costituite da bambini, donne e uomini, scontavano la loro pena senza una punizione fisica. Allora Virgilio disse: “Non mi chiedi che spiriti sono questi? Essi non hanno peccato,ma anche se ben meritati, non hanno ricevuto battesimo e ne faccio parte anch’io. Per questo difatti e non per altro peccato, noi siamo perduti e la nostra pena è quella di vivere senza speranza col desiderio di vedere il Cielo”.

Il quarto canto si conclude con la frase “e giungo nella parte dove non c’è veramente luce”.

5° CANTO
Cerchio dei lussuriosi, incontro con Minosse.

V. 1 “Così entrai nel secondo cerchio, che cinge uno spazio minore, ma contiene tanto più dolore che stimola al lamento. Si trova qui Minosse orribile d’aspetto e con una voce bestiale. Egli esamina le colpe all’entrata, le giudica e le assegna al cerchio in base a quante volte gira la sua coda intorno al suo corpo. Quando l’anima dannata giunge davanti a lui, si confessa del tutto e quel conoscitore dei peccati sceglie il luogo infernale che le si addice. Davanti a lui ci sono sempre tantissime anime: prima confessano le loro colpe, ascoltano la sentenza e poi sono trascinate giù. “Oh tu che vieni nella dimora del dolore” disse Minosse a me vedendomi e interrompendo il suo compito “considera che stai entrando vivo, considera se ti puoi fidare della tua guida; non farti ingannare dalla facilità dell’entrata”. La mia guida disse: “Perché urli?Non impedire il suo viaggio voluto dal Fato (Dio)”. Ora cominciano le voci di dolore a farsi sentire, ora sono giunto laddove un coro di lamenti mi colpisce nell’udito e nell’animo. Io giunsi in un luogo privo di qualunque luce che ruggisce come fa il mare in tempesta qualora venga battuto da venti contrari. La bufera infernale che non si ferma mai muove gli spiriti con la violenza, facendoli girare e,colpendoli violentemente, li tortura. Quando giungono davanti alla frana, là risuonano le urla, il coro di pianto e il lamento; qui essi bestemmiano la potenza divina.”

Nella frana i lamenti aumentano. Questa pena è analoga: nel caso dei lussuriosi, così come in vita i lussuriosi si sono lasciati travolgere dalla passione (turbinio di passioni), per analogia queste anime devono essere sbattute dalla bufera infernale.

V. 37 “Capii subito che a questa pena erano condannati i peccatori carnali, i quali sottomettono la ragione alla passione. I lussuriosi sono come gli stormi,che si muovono a larghe schiere,non c’è nessuna speranza che la pena possa terminare né che possa diminuire. Come le gru cantano i loro versi stando in fila, così io vidi giungere, emettendo gemiti, ombre trasportate dalla bufera.”

Le due similitudini si riferiscono ai lussuriosi. La prima similitudine si riferisce a coloro che si lasciano travolgere da tutte le passioni, mentre la seconda similitudine fa riferimento ai lussuriosi per colpa d’amore.

V. 50 “Egli disse: “Maestro,ma chi sono quelle genti che la bufera castiga nelle tenebre infernali?” egli rispose: “La prima è Semiramide (esempio di dissolutezza per antonomasia: fece approvare delle leggi che rendevano possibile l’adulterio), la seconda è colei che si uccise per amore rompendo la fedeltà per Sicheo: Didone (pecca di lussuria perché si innamora di Enea,poiché giura eterna fedeltà a Sicheo anche se morto), la terza è Cleopatra, poi c’è Elena, a causa della quale ci fu la guerra, e vedi anche Achille che è morto per amore (amore di Polissena, si fece raggirare e Paride potè colpirlo), poi c’è Paride, Tristano…” e più di mille ombre mi mostrò. Dopo che io ebbi udito Virgilio nominare donne gentili ed eroi, fui colto dalla pietà e da un turbamento angoscioso. E dissi: “Poeta, io vorrei parlare con quei due che procedono insieme e sembrano essere così leggeri” Egli rispose: “Quando saranno vicino a noi, tu pregali in nome di quell’amore che li conduce, e verranno”. E appena quelli si avvicinarono, io dissi: “O anime tormentate, avvicinatevi se nessuno ve lo impedisce”. Come colombe chiamate dall’istinto amoroso si recano attraverso l’aria al dolce nido con le ali alzate e tese spinte dal desiderio, così uscirono dalla schiera dei Lussuriosi, venedo da noi attraverso l’aria infernale poiché il mio appello era stato tanto affettuoso. “O uomo gentile che stai visitando l’inferno e noi che macchiammo il mondo di sangue, se Dio ascoltasse con misericordia noi dannati, lo pregheremmo per te,poiché hai mostrato pietà per il nostro male atroce. Tutto ciò che tu ci vorrai dire noi lo ascolteremo e parleremo finché sarà possibile. La terra dove sono nata è situata vicino al mare dove sfocia il Po. Amore che trova sede nel cuore gentile, prese Paolo della mia bellezza (lo fece innamorare); e l’intensità di quell’amore ancora mi domina. Amore che non permette a chi è amato di non riamare mio prese della bellezza di costui così tanto che ancora non mi abbandona. Amore ci condusse ad un’unica morte. Nella zona Caina ci andrà chi ci ha ucciso”. Queste parole da loro ci furono dette”.

Francesca è detta da Rimini, data in sposa al signore di Ravenna Gianciotto Malatesta. È un matrimonio combinato e Francesca si innamora di Paolo, il cognato. Scoperto il tradimento Gianciotto uccide entrambi. Questa morte avviene attorno al 1285 per cui per dante è più recente. Tutte le tematiche amorose dell’amare e del riamare sono prese dal De Amore di Andrea Cappellano.

V. 109 “Quando io compresi chi erano quelle anime là abbassai il capo e Virgilio mi chiese: “Che pensi?”. Risposi: “Ahimè quanti dolci pensieri e quanto desiderio condusse loro alla morte!” mi rivolsi di nuovo a loro “Francesca, le tue pene mi rattristano fino alle lacrime, ma dimmi: al tempo del vostro innamoramento, in che modo Amore si impadronì di voi?” Ella rispose: “Non c’è nulla di peggio che ricordarsi dei tempi felici quando quelli sono finiti. Però visto che vuoi conoscere la causa del nostro innamoramento, te lo dirò mescolando il racconto alle lacrime. Stavamo leggendo per divertimento Il Lancillotto e l’amore per Ginevra;: eravamo soli, ma privi di qualunque sospetto. Più volte quella lettura spinse i nostri occhi ad incontrarsi e ad impallidire, ma fu un passo in particolare che ci vinse. Quando leggemmo del bacio che lui diede alla bocca desiderata, questi (Paolo) che sarà unito a me per l’eternità, mi baciò la bocca tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno non andammo più avanti con la lettura.” Mentre Francesca parlava, Paolo piangeva, così per la pietà io svenni come morto.”

Galeotto è un personaggio del Lancillotto che rendeva possibili gli incontri fra i due amanti.

6° CANTO
È il canto politico. Tutti i 6 canti del Purgatorio (riferimento alla situazione di Firenze), Purgatorio (riferimento alla situazione dell’Italia) e del Paradiso (riferimento alla situazione dell’impero) hanno argomenti politici. Il canto si apre con il riferimento all’ultimo verso del V canto dove Dante sviene per la situazione di Paolo e Francesca, passando così al VI canto.
Si apre con “Al tornar della mente” → quando mi ripresi.
Lo dividiamo in blocchi.
I BLOCCO: V. 1- 36: parla dei golosi, peccatori di gola e di Cerbero, mostro infernale che fa la guardia ai golosi.

V. 1 “Quando rivenni dopo l’incontro con i due cognati (Paolo e Francesca) che mi aveva confuso a causa del troppo dolore, io vidi intorno a me nuove pene e nuovi dannati.”

PENA: sono del III cerchio, caratterizzata da una pioggia eterna e fredda e flagellante, la forma e la natura di questa pioggia non cambia mai. Attraverso l’aria tenebrosa si riversa grandine, pioggia nera e neve. E la terra ricevendo questo miscuglio emana un odore non gradevole. Cerbero, fiero (animale crudele) e diverso (nel senso diverso dall’uomo, orrendo) emana latrati (versacci) con tre gole sui dannati che qui sono immersi nel fango. Costui ha gli occhi rossi, la barba sporca e nera, la pancia enorme e con le mani unghiate graffia gli spiriti, li scuoia e li squarta. La pioggia fa urlare queste anime come cani ed essi cercano di proteggersi girandosi spesso, i miseri profughi (dannati). Quando Cerbero, il tremendo mostro, ci vide aprì le tre bocche e ci mostrò le zanne. Si muoveva tutto, Virgilio, il duca mio, aprì le mani, prese la terra e la lanciò nelle fauci di Cerbero come un cane che abbaia perché ha fame si calma quando riceve il pasto intento a mangiarlo così come fecero le tre facce del demone Cerbero, il quel assorda le anime così tanto che esse vorrebbero diventare sorde. Noi passavamo tra le anime che la gravosa pioggia abbatte e camminavamo sulle loro ombre che sembravano fornite di corpo.”

In questa prima parte spiega la pena che subiscono i golosi, c’è un mostro mutuato dall’Eneide, Cerbero, e viene scelto proprio lui perché è l’esempio della degradazione animalesca che subisce chi è sottomesso alla sua stessa gola. Descrizione presa da Virgilio, la pena che i golosi subiscono affligge i cinque sensi.
Al V. 12 la terra manda un odore orribile → olfatto.
Al V. 15 i dannati immersi nel fango quindi si mangiano anche il fango → gusto; ma viene attaccata anche la vista → vista; il tatto quando Cerbero li scuoia → tatto; l’udito perché urlano come cani ,ma sentono anche le urla di Cerbero → udito.
CONTRAPASSO V. 19- 21: Le anime hanno pioggia scura che li abbatte e stanno nel fango. Se in vita queste anime hanno sempre prediletto pietanze prelibate, in morte queste anime mangiano una fanghiglia; si ha la pena per contrasto,ma si ha anche per analogia: così come il peccato di gola rende l’uomo come animali nell’inferno loro urlano come cani e in più hanno come guardiano questo mostro che è un animale orribile.
Per Dante il peccato di gola è grave perché questo viene assimilato alla lupa, ovvero alla cupidigia che è uno dei mali peggiori: avere fame di potere e non stancarsi mai. La figura di Cerbero non è mai seria e questa frenesia di Cerbero si contrappone alla calma di Virgilio. L’animale non è un animale convertibile come l’uomo. Cerbero assume la pena del peccato di gola perché è un animale con la pena di peccato di gola, Virgilio è razionale e per calmarlo gli lancia fango perché appena gli dà da mangiare si calma.
II BLOCCO: V. 37 -93 In questa sequenza incontreremo un personaggio di Ciacco e le perdizioni di Firenze. Il peccato di gola porta alla cupidigia ed è riferita alla fame politica.

V. 37 “Le anime giacevano tutte per terra tranne una, che quando ci vide passare si alzò e disse: “Oh tu che vieni condotto attraverso l’inferno, riconoscimi se cu riesci, tu infatti sei nato prima che io morissi” (gli dice già che è nato a Firenze). Io risposi: “La pena che tu sopporti rende impossibile che io ti riconosca, infatti mi sembra di non averti mai visto. Ma dimmi tu chi sei, perché sei posto in questo luogo di sofferenza e che peccato hai commesso per scontare una pena così spregevole” e l’anima rispose: “ la tua città è piena di invidia cosicché sta per scoppiare una guerra civile, voi mi chiamaste Ciacco e a causa del peccato di gola sono fiaccato dalla pioggia. Io non sono qui da solo, ma tutte le anime che vedi qui hanno commesso lo stesso peccato e scontano la stessa pena” e tacque. Dante rispose: “Ciacco, la tua pena mi addolora a tal punto che mi viene da piangere, ma dimmi, se lo sai, a cosa porteranno i conflitti di Firenze [PRIMA DOMANDA]? C’è qualcuno più giusto, ha ragione i bianchi o i neri [SECONDA DOMANDA]? Chi è stata la causa di tanta discordia [TERZA DOMANDA]? (Ciacco non è di rilievo a Firenze).” Risponde: “Dopo lungo contrasto si giungerà a guerra aperta e quelli che abitano nel contado cacceranno gli altri molto velocemente; ossia, i Cerchi, rappresentanti dei guelfi neri, l’altra, i Donati, sono rappresentati dai guelfi bianchi. I bianchi successivamente soccomberanno nel giro di tre anni e i neri avranno il sopravvento grazie all’avvento di colui che adesso è titubante (riferimento a Bonifacio VIII. Colui che provoca la vittoria dei guelfi neri è Carlo diValois, personaggio alleato del papa) [Questa spiegazione serve a Dante per spiegare com’è stato esiliato]. I neri rimarranno con la fronte alta a lungo sconfiggendo sempre i bianchi, per quanto i bianchi si lamenteranno e sdegneranno di ciò. Di giusti ce ne sono solo due e non vengono ascoltati (è metaforico per dire che ce ne sono pochi), infatti superbia, invidia e avarizia sono le tre fiamme che hanno scatenato la discordia. [i tre peccati capitali sono usati metaforicamente per le forze abbattutesi sulla città di Firenze proprio come la pioggia si abbatte sui golosi]. La superbia è per gli aristocratici, i quali sono animati dalla volontà di mantenere i propri privilegi., l’invidia è propria del popolo perché aspira ai privilegi, l’avarizia è dei borghesi perché vogliono aspirare di più non solo ai soldi, ma anche alle cariche politiche. Dante non esprime ancora il suo modello di società, bocciando quella attuale. Lo espliciterà sempre di più nei sesti canti del Purgatorio e del Paradiso, dove espone la teoria dei due soli: il papa deve detenere il potere spirituale, l’imperatore deve detenere il potere temporale. I due soli non devono mai sovrapporsi ( CFR Baldi De Monarchia parte relativa ai due soli)

V. 76 “Così smise il suo discorso così doloroso e io dissi a lui: “ Vorrei che tu mi dessi altre informazioni: dove si trovano Farinata e Teghiaio, Jacopo Gastrucci, ecc. che operarono per il bene della città? Dimmi dove sono perché io possa incontrarli: ho bisogno di sapere se si trovano nel cielo o nell’inferno”. Ciacco rispose: “Si trovano tra le anime più nere, la gravità delle loro colpe li sprofonda nei cerchi inferiori: se scenderai li vedrai. [questi fiorentini sono collocati giù perché sono uomini politici. Per lui la politica è una realtà demoniaca]. Ma quando tu sarai nel dolce mondo (la vita terrena) ricordati di ricordarmi. Non ti dico più niente,non risponderò più”. Gli occhi li storse, mi guardò, chinò la testa e cadde nel fango come tutti gli altri dannati ciechi spiritualmente.”

La terza sequenza esprime la situazione dei dannati dopo il giudizio universale.

Esempio



  


  1. berhol

    ciao a tutti quali sono i prinpipi fondamentali della costituzione italiana? grazie!