L'empireo di Dante

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Testo

LA DIVINA COMMEDIA
L'EMPIREO

L'empireo è la città di Dio, il convento de' beati, il proprio e vero paradiso. Beatrice raggia sì, che il poeta si concede vinto, più che tragedo e comico superato dal suo tema, e desiste dal seguire
Più dietro a sua bellezza poetando,
Come all'ultimo suo ciascun artista.
Ivi è la luce intellettuale, che fa visibile
Lo Creatore a quella creatura
Che solo in lui vedere ha la sua pace.

La luce ha figura circolare, come il giallo di una rosa, le cui bianche foglie si distendono per l'infinito spazio, e sono gli scanni de' beati. San Bernardo spiega e descrive il maraviglioso giardino. Il punto che più splende è là dove sono
Gli occhi da Dio diletti e venerati,
dove è la Vergine e gli angioli. Quel punto è la pacifica orifiamma del paradiso, la bandiera della pace. Il giardino, la rosa, l'orifiamma sono immagini graziose, ma inadeguate. Queste metafore non valgono la stupenda terzina, dove san Bernardo è rappresentato in forma umana e intelligibile:
Diffuso era per gli occhi e per le gene
Di benigna letizia, in atto pio,
Quale a tenero padre si conviene.

Il paradiso, appunto perché paradiso, non puoi determinarlo troppo e descriverlo senza inpicciolirlo. La sua forma adeguata è il sentimento, l'eterno tripudio: ciò che è ben colto in quella plenitudine volante di angeli, che diffondono un po' di vita tra quella calma. Il vero significato lirico del paradiso è nell'inno di Dante a Beatrice e nell'inno di san Bernardo alla Vergine, ne' quali è il paradiso guardato dalla terra con sentimenti e impressioni di uomo. I beati stessi diventano interessanti, quando tra quella luce vedi spuntare
... visi a carità suadi...
Ed atti ornati di tutte onestadi,
o quando chiudon le mani implorando la Vergine.
Anche Dio ha voluto descrivere Dante, e vede in lui l'universo, e poi la trinità, e poi l'incarnazione, congiunzione dell'umano e del divino, in cui si acqueta il desiderio, il disirio e il velle:
Sì come ruota che igualmente è mossa.
Dante vede, ma è visione di cui hai le parole e non la forma; ci è l'intelletto, non ci è più l'immaginazione divenuta un semplice lume, un barlume. La forma sparisce; la visione cessa quasi tutta; sopravvive i sentimento:
... Quasi tutta cessa
Mia visione, ed ancor mi distilla
Nel cor lo dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;
Così al vento nelle foglie lievi
Si perdea la sentenzia di Sibilla.

L'immaginazione, morendo, manda in questi bei versi l'ultimo raggio. All'alta fantasia manca la possa; e insieme con la fantasia muore la poesia.

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