La teoria evolutiva

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LA TEORIA EVOLUTIVA

1- L’evoluzione prima di Darwin

L’idea che gli organismi potessero evolversi nel tempo è precedente ad Aristotele. Una scuola di filosofia greca, fondata da Anassimandro (610-546 a.C.) e culminante nelle opere del romano Lucrezio (99?-55? a.C.), sviluppò non solo una teoria atomica, ma anche una teoria evoluzionistica, entrambe molto simili alle concezioni moderne. Tuttavia, nel XVIII e nel XIX secolo, il pensiero di questa scuola era pressoché sconosciuto.
Nel XVIII secolo, lo scienziato francese Georges-Louis Leclerc de Buffon (1707-1788) fu tra i primi a suggerire che le specie potessero subire dei cambiamenti nel corso del tempo. Egli ipotizzò che, oltre alle numerose creature prodotte per creazione divina, “ci fossero famiglie meno numerose concepite dalla Natura e dal Tempo”. Buffon credeva che questi organismi fossero prodotti a causa di un processo degenerativo. Per esempio, sebbene fosse stato creato un tipo di felino “ideale” i suoi discendenti erano degenerati in una certa varietà di forme che comprendevano i leoni, i ghepardi, i gatti domestici…
Tra coloro che dubitavano della fissità e immobilità delle specie vi era Erasmus Darwin (1731-1802), il nonno di Charles Darwin. Egli affermava che le specie avessero connessioni storiche tra loro, che gli animali potessero cambiare quando cambiava il loro ambiente e che le loro progenie potessero ereditare questi cambiamenti. Queste idee non furono mai espresse pubblicamente ma influirono molto sulle idee di Charles Darwin.

2- L’età della Terra.

E’ merito più dei geologi che dei biologi aver gettato le basi della teoria evolutiva. Uno dei più influenti geologi fu James Hutton (1726-1797), che formulò l’ipotesi secondo cui la Terra sarebbe stata modellata no da improvvisi eventi violenti, bensì da processi lenti e graduali (vento, pioggia…), gli stessi processi che agiscono anche ora. Questa teoria, chiamata Teoria dell’attualismo, era importante per tre ragioni:
- Implicava che la Terra avesse una lunga storia e questa era un’idea nuova nel XVIII secolo. I teologi cristiani, contando le generazioni bibliche dall’epoca d’Adamo, avevano calcolato che la Terra dovesse avere all’incirca 6000 anni. Ma 6000 anni sono troppo pochi per rendere conto di grandi cambiamenti evolutivi.
- Affermava che il cambiamento stesso è il normale corso degli eventi.
- Implicava che potessero esserci alternative all’interpretazione letterale della Bibbia.

3- Le testimonianze fossili

Durante l’ultima parte del XVIII secolo, nacque un rinnovato interesse per i fossili.
L’agrimensore inglese William Smith (1769-1839) fu tra i primi a studiare in modo scientifico la distribuzione dei fossili. Egli annotava l’ordine dei vari strati rocciosi, e collezionava fossili di ogni strato. Alla fine stabilì che ogni strato, in qualunque parte dell’Inghilterra si trovasse, conteneva tipi caratteristici di fossili e che questi “fossili guida” rappresentavano il modo migliore per identificare un particolare strato in determinate zone geografiche. Stava cominciando a verificarsi una rivoluzione nel campo della geologia.

4- La teoria delle catastrofi.

L a figura dominante del mondo scientifico europeo all’inizio dell’Ottocento fu Georges Cuvier (1769-1832). Cuvier fu il fondatore della paleontologia dei vertebrati, lo studio scientifico delle testimonianze fossili dei vertebrati. Egli fu in grado di dedurre la forma completa di un animale da pochi frammenti ossei. Egli riconosceva che molte specie, esistite un tempo, non esistevano più, conclusione sorprendente per quei tempi. Cuvier spiegava l’estinzione delle specie postulando una serie di catastrofi; dopo ogni catastrofe, la più recenti delle quali fu il Diluvio Universale, nuove specie avevano colmato i posti lasciati liberi.
Un altro tenace avversario dell’evoluzionismo, Louis Agassiz (1807-1873), non aveva dubbi: poiché le testimonianze dei fossili rivelavano 50-80 estinzioni totali di forme viventi, a suo parere, esse erano state seguite da un uguale numero di nuove e distinte creazioni.

5- Le teorie di Lamarck.

Il primo scienziato europeo che elaborò una teoria sistematica dell’evoluzione fu Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829). Nel 1801 ipotizzò arditamente che tutte le specie, discendessero da altre specie. Lamarck era particolarmente interessato agli organismi unicellulari e agli invertebrati. Lamarck aveva osservato che generalmente le rocce più antiche contenevano fossili di forme più semplici. Interpretò questo fatto nel senso che le forme più complesse sarebbero derivate da forme più semplici mediante una specie di progressione. Secondo la sua ipotesi, questa progressione è regolata da due principi fondamentali.
- EREDITARIETA’ DEI CARATTERI ACQUISITI IN VITA:
Possibilità di trasmettere i caratteri acquisiti in vita alle generazioni successive.
- TEORIA DELL’USO E DEL DISUSO:
Poiché gli esseri viventi si evolvono per ambientarsi nell’ambiente circostante, essi mantengono solamente le strutture che utilizzano, mentre eliminano le strutture inutili (esempio: la coda).

6- Lo sviluppo della teoria evolutiva di Darwin.

Si è generalmente d’accordo nel riconoscere che la persona che influenzò maggiormente Darwin fu il geologo britannico Charles Lyell (1797-1875).
Quando Darwin s’imbarcò sul brigantino inglese “Beagle”, portò con sé il primo volume di Principi di Geologia di Lyell, appena pubblicato, e il secondo volume gli fu spedito quando era già in viaggio. Lyell si opponeva alla teoria delle catastrofi, fornendo invece nuove prove a sostegno della teoria dell’attualismo di Hutton.
Secondo Lyell, la somma dei lenti e costanti effetti delle forze naturali aveva prodotto continui cambiamenti nel corso della storia della Terra; dal momento che questo processo è manifestamente lento, deve aver operato su tempi molto lunghi.
Mentre il “Beagle” veleggiava lungo la costa atlantica dell’America meridionale, attraversava lo stretto di Magellano, risaliva lungo la costa del Pacifico, Darwin spesso lasciava la nave per esplorare l’entroterra, osservare i ricchi letti fossiliferi dell’America meridionale e collezionare esemplari di molti nuovi tipi di e piante.
La cosa più interessante per Darwin fu l’osservazione degli animali e delle piante nell’arcipelago delle Galapagos. Infatti, ogni isola ha il suo tipo di testuggine che differisce in qualche particolare dalle testuggini delle altre isole. Inoltre, vi era un gruppo di fringuelli, 13 specie complessivamente, che differivano tra loro nella grandezza e nella forma dei corpi e dei becchi, pur essendo tutti chiaramente fringuelli.
Nel 1836, Darwin ritornò in Inghilterra. Nel 1838, lesse un saggio del reverendo Thomas Malthus. In questo libro, Malthus prevedeva che, se la popolazione umana avesse continuato ad aumentare così rapidamente, sarebbe stato impossibile sfamare tutta la popolazione. Darwin sapeva che le conclusioni di Malthus erano vere per tutte le specie viventi. Darwin calcolò che una coppia di elefanti produrrebbe, circa 19 milioni di elefanti in 750 anni, eppure il numero medio di individui rimane generalmente lo stesso nel tempo. Sebbene una coppia possa produrre in teoria 19 milioni di discendenti, in pratica, ne produce in media, solo due. Il processo mediante il quale questi due animali sono “scelti” fu chiamato da Darwin, selezione naturale.
Quando individui con certe caratteristiche ereditarie sopravvivono e si riproducono e altri con caratteri ereditari diversi sono eliminati, la popolazione lentamente si modifica.
La differenza fondamentale tra la formulazione di Darwin e quella di ogni altro predecessore è il ruolo centrale delle variazioni. Le specie si originano quando le differenze tra individui nell’ambito di un gruppo sono gradualmente convertite, nel corso di molte generazioni, in differenze tra gruppi. Questo può verificarsi a mano a mano che i membro del gruppo originale si separano nello spazio e nel tempo, e sono sottoposti a forze ambientali differenti.
L’Origine delle Specie, su cui Darwin rifletté per più di vent’anni fu una lunga e complessa questione; fu pubblicata il 24 novembre 1859 e da allora il mondo occidentale non è più stato lo stesso. L’evoluzione è il filo conduttore unificante di tutti i diversi fenomeni del mondo vivente.

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