I fiori

Materie:Tesina
Categoria:Biologia
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Data:24.04.2007
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Testo

Istituto scentifico-tecnologico Italo Calvino.
Scheda n°2
Laboratorio di biologia
Alunne:
Anno scolastico 2005/2006
Classe 3ast
Titolo: I fiori
Obiettivo: osservazione dell’apparato riproduttore dei fiori
Strumenti/attrezzatura:
• Microscopio ottico n°4 (WF:10
Lenti: 5/0.12 160/-
10/0.24 160/-
40/0.65 160/0.17 )
• Pipetta
• Bisturi
• Tagliere
• Pinzette
• Vetrini copri oggetti
• Vetrini porta oggetti
• Stereoscopio
Materiali:
• Fiori con apparato riproduttivo grande (gigli)
Metodo o procedura: il fiore, staccato dal rispettivo gambo, viene esaminato esternamente e ne viene preparato uno schizzo confrontato con il disegno di un fiore generico,che servirà per individuarne le diverse parti. Avvenuto ciò vengono strappati petali e sepali e il restante, che costituisce le parti essenziali, viene diviso in due parti: da una lo stame (da una parte del quale verrà raschiato via il polline che verrà messo con un vetrino portaoggetti, una goccia d’acqua e un vetrino coprioggetti sotto alla lente del microscopio) e dall’altra il carpello o il pistillo che verrà tagliato longitudinalmente e osservato sotto allo stereoscopio. Finita l’esperienza si procede con l’esaminazione dei baccelli dei fagioli.

Risultati:
←schizzo del fiore utilizzato nell’esperienza.
Schizzo del fiore generico→

Conclusioni:
per questa esperienza ci è servito un fiore con un apparato riproduttore grande, facilmente analizzabile anche senza l’uso di attrezzature particolarmente sofisticate.
Grazie alla rappresentazione del fiore generico abbiamo individuato le diverse parti e notato le differenze e le somiglianze. Tra il fiore generico e il nostro giglio le differenze si trovano nelle parti accessorie ovvero nella forma della corolla e del calice (infatti nel nostro il calice, che è composto dai sepali, non è visibile)mentre le somiglianze sono invece in quelle essenziali.
Sappiamo quindi che per tutti i fiori le parti che non cambiano, o che comunque cambiano in maniera minima, sono quelle essenziali mentre quelle accessorie hanno come scopo quello d “aiutare” la pianta ad avere maggior successo nella riproduzione, attirando gli insetti per esempio con colori sgargianti (ruolo ricoperto dai petali).
Sappiamo che le piante si riproducono attraverso la riproduzione sessuata , in quanto vi è sia una parte maschile sia quella femminile con i rispettivi gameti, e a differenza di quel che avviene per l’uomo o gli animali (in cui i gameti maschili sono liberi d spostarsi, anche se necessitano di un ambiente acquoso per vivere) il polline è sprovvisto di flagello e quindi da solo non riesce a spostarsi e necessita di un aiuto esterno. Qui entrano in gioco gli insetti, il vento e i petali: quando il polline è pronto nell’antera viene portato via dal vento oppure si deposita sul dorso delle api o comunque degli insetti che spostandosi così da un fiore all’altro porteranno i gameti maschili in giro, depositandone un po’ su tutto quello che viene toccato, ma come incentivo per questi inconsci viaggiatori entrano in gioco i petali, che con i loro colori e le loro forme gli attirano assicurandosi così una maggior probabilità nella riproduzione. una volta che il polline “è in viaggio” non si sa a che condizioni esso verrà sottoposto visto che l’ape non resterà in una sola condizione ma passerà dal sole torbido al frescume delle zone in ombra e quindi ha necessità di essere protetto da tutti questi fattori. Abbiamo infatti notato che il polline, visto al microscopio, si presenta come tanti piccoli gusci. Una volta che l’insetto è arrivato nella corolla di un altro fiore inevitabilmente una parte del suo “bagaglio” si stacca e finisce sullo stigma (che è la parte più esterna dell’apparato riproduttivo femminile seguito dallo stilo e dall’ovario), cosparso o da una sostanza appiccicosa o da minuscoli peletti che hanno comunque il compito di bloccare il polline ed evitare che esso scivoli via. Quando l’ovario con i suoi ovuli è maturo allora il polline presente sul suo stigma inizia a trasformarsi per la riproduzione, così come accade al carpello che all’interno dello stilo forma un tubulo pollinico e la parte del guscio a contatto con il carpello si rompe e ne fuoriesce il citoplasma che si infiltra nel tubulo. Sulla punta del citoplasma (la punta rivolta verso l’ovario) si trova il nucleo che funziona in un qualche modo anche da recettore, ovvero che il citoplasma continuerà a crescere finché il nucleo non toccherà una cellula uovo e di conseguenza avverrà la fecondazione.
Nell’apparato riproduttivo vegetale del nostro fiore ci sono 6 stami e tra i 5 e i 10 ovuli, come negli animali i gameti maschili sono in numero superiore a quelli femminili.
Sappiamo, inoltre, dal confronto con il baccello della legumosa, che all’interno dell’ovario si formeranno i semi dai quali nasceranno nuove piante. In più abbiamo capito che il baccello non è altro che l’ovario che dopo che le cellule uovo sono state fecondate è stato stimolato alla crescita.

Esempio