Endorfine

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Categoria:Biologia
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DROGHE ENDOGENE: LE ENDORFINE

La parola “oppio” deriva dal greco òpion, che significa “succo di papavero”. Già nell’antica Grecia il succo di papavero e i suoi derivati, come la morfina venivano usati per calmare il dolore; sono ancora oggi i più potenti calmanti del dolore conosciuti e i loro effetti fisiologici sono potenziati dal fatto che producono uno stato di euforia. Essi sono anche delle sostannze che producono una forte dipendenza, e sebbene l’industria farmaceutica, sollecitata dalla possibilità di grandi profitti economici, abbia fatto molteplici sforzi per ottenere un derivato dell’oppio che non dia assuefazione, tutti i suoi tentativi non hanno avuto finora successo.
Tutte le sostanze con azione oppiacea sono chimicamente affini e le loro strutture tridimensionali sono somiglianti; per questo motivo molto tempo fa si sospettò che gli oppiacei agissero sul cervello legandosi a specifici recettori di membrana. Usando derivati dell’oppio marcati con isotopi radioattivi, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che il sistema nervoso centrale ha veramente questi recettori per gli oppiacei: questi sono localizzati soprattutto nel midollo spinale, nel tronco cerebrale e nelle regioni del cervello in cui si pensa che pulsioni ed emozioni siano tradotte in azioni complesse, come la ricerca del cibo o l’accoppiamento. Quando gli oppiacei si legano coi neuroni che posseggono questi recettori, agiscono come neuromediatori inibitori, provocando una diminuzione della produzione di impulsi nervosi da parte dei neuroni. Tali recettori sono stati trovati non solo negli esseri umani, ma in tutti gli altri vertebrati studiati.
Perché il cervello dei vertebrati possiede i recettori per gli oppiacei? Solo una risposta sembra logica: perché il cervello stesso dei vertebrati produce oppiacei. Questa conclusione piuttosto sorprendente ha scatenato la ricerca di sostanze naturali con attività oppiacea. Sono stati oggigiorno isolati molti di questi oppiacei endogeni, che agiscono tutti come neuromediatori e vengono chiamati endorfine (ossia sostanze endogene simili alla morfina).
Si conoscono due tipi di endorfine: un gruppo, detto encefaline, è diffuso nel sistema nervoso centrale ed è presente in gran quantità anche nella porzione midollare del surrene. Le altre endorfine sono prodotte soprattutto dall’ipofisi e forse anche da altri tessuti. Recentemente si è trovato che la più comune di esse, la beta-endorfina, è sintetizzata come parte di una lunga catena peptidica contenente anche ACTH, l’ormone che è rilasciato dal lobo anteriore dell’ipofisi e che stimola la corteccia surrenale.
Le endorfine sono molto interessanti per i ricercatori medici in quanto possono essere d’aiuto nella ricerca della cura di due problemi medici estremamente gravi (e correlati tra loro): la tossicodipendenza e il dolore. Si pensa che le endorfine funzionino come analgesici naturali (antidolorifici). Individui che si sono trovati in situazioni di stress (soldati in battaglia, atleti in un momento cruciale della gara) hanno spesso riferito di non essersi accorti affatto di ciò che più tardi si era rivelato essere una lesione estremamente dolorosa ed erano riusciti a proseguire la loro azione bellica o atletica.
La morfina, l’eroina e altri oppiacei esogeni si combinano con i recettori delle endorfine calmando lo stress, alleviando il dolore e influendo positivamente sullo stato d’animo. Si è tuttavia ipotizzato che questi oppiacei esterni, agendo mediante sistemi a feedback negativo, riducano la normale produzione di endorfine, culminando in una crescente dipendenza dalla fonte artificiale; in altre parole, in assuefazione alla droga.

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