Dalla deriva dei continenti ai terremoti

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LA DERIVA DEI CONTINENTI

Agli inizi del '900, il fisico tedesco Alfred Wegener fu attirato da una strana coincidenza: la forma delle coste occidentali del continente africano e quella della costa orientale del continente sudamericano avevano una straordinaria somiglianza, sembravano due pezzi di puzzle che si incastravano. Sulla base di osservazioni analoghe Wegener, avanzò l'ipotesi che fino a 200 milioni di anni fa esistesse una grande terra emersa, detta Pangea, circondata da un unico grande oceano, detto Panthalossa. Dalla divisione della Pangea si sarebbero formati vari continenti che, lentamente, sarebbero andati alla deriva. Questa ipotesi non venne ritenuta seria; ma oggi è universalmente accettata grazie agli studi che ne hanno permesso la spiegazione e la conferma, questa è: la teoria della deriva dei continenti.

LE DORSALI MEDIO-OCEANICHE

Intorno agli anni '50, l'esame accurato dei fondali oceanici, ha permesso di realizzare una precisa mappa, dove risulta che il fondo degli oceani presenta la stessa configurazione delle terre emerse. E' stato scoperto un susseguirsi di catene montuose, dette dorsali medio-oceaniche perché si snodano lungo la linea mediana che separa un continente dall'altro. Alcune dorsali sono: quella medio-atlantica, quella pacifico-antartica, quella medio-indiana, quella indiana-antartica e quella delle Kerguelen. Ogni dorsale è formata da due catene montuose parallele, separate da una larga valle, che costituisce una spaccatura del fondo oceanico. Dalle fratture delle dorsali fuoriesce continuamente del magma che proviene dal sottostante mantello. Il magma in superficie si raffredda e lentamente spinge le dorsali medio-oceaniche, in modo che i fondali si allargano continuamente, si tratta: della teoria dell'espansione del fondo oceanico.
Questo processo ha causato la spaccatura della Pangea e il formarsi dei vari continenti, che tuttora sono in movimento.
Questa è una riconferma della teoria di Wegener, ma con una fondamentale modifica: in realtà non sono i continenti che si spostano, ma vaste aree della crosta terrestre i cui confini coincidono con le dorsali medio-oceaniche.

LA TETTONICA A ZOLLE

Queste vaste aree vengono chiamate zolle o placche e la teoria della tettonica a zolle afferma che queste zolle trasportano i continenti galleggiando sulla parte esterna del mantello. Gli spostamenti danno origine a tre tipi di situazioni:
1. Le zolle si allontanano l'una dall'altra e lo spazio intermedio viene riempito da materiale proveniente dal mantello che fuoriesce dalla corrispondente dorsale che limita le due zolle. Per esempio: la zolla sudamericana e quella africana.
2. L'immersione di una zolla sotto l'altra, fenomeno chiamato subduzione, presente nella zolla sudamericana e di Nazca (sotto la zolla sudamericana), questo porta alla formazione delle Ande. A causa di questo fenomeno si possono originare delle fosse oceaniche, per esempio quelle delle Filippine e del Giappone, originatesi per l'immersione della zolla pacifica sotto quella eurasiatica. Quando nessuna delle due zolle sprofonda e quindi i due continenti si fronteggiano, formano catene montuose come quella dell'Himalaya (India e Asia) e le Alpi (Africa e Europa), questo viene definito orogenesi.
3. Le due zolle slittano una accanto all'altra, la linea di contatto viene detta faglia. Un esempio è la faglia di San Andreas in California dove la zolla pacifica slitta contro la zolla americana.
Il movimento di queste zolle avviene nella parte esterna del mantello, detta atmosfera, qui il calore interno della Terra si propaga per convezione. Si formano quindi delle correnti convettive che trasportano in alto la materia più calda e quella più fredda scende verso il basso. Quando la parte più calda raggiunge la crosta terrestre, si sposta orizzontalmente e raffreddandosi ridiscende; il movimento orizzontale provoca lo spostamento delle zolle.

I TERREMOTI

Ogni anno sulla Terra si verificano centinaia di terremoti. La localizzazione dei vari terremoti ha confermato che alcune zone della Terra sono più soggette di altre ai terremoti. I terremoti si addensano quasi esclusivamente lungo linee ben precise della superficie terrestre, queste linee delimitano le zolle. Le zolle sono in movimento lungo la linea di confine e per questo le masse rocciose, sono sottoposte a compressioni e stiramenti che tendono a deformarle. Finché resistono accumulano energia potenziale di natura elastica, ma quando lo sforzo supera il carico di rottura, si spezzano e liberano energia meccanica sotto forma di oscillazioni. Così si ha un terremoto.
I terremoti sono movimenti più o meno violenti della crosta terrestre, definiti anche: fenomeni sismici o tellurici.
I terremoti, secondo la loro origine, possono essere:
- vulcanici: sono legati alla presenza di un vulcano e spesso comunicano la ripresa della sua attività;
- locali. Sono originati dal franamento o crollo di cavità sotterranee;
- tettonici: sono i più frequenti e sono quelli legati al movimento delle zolla.
Vi sono anche i maremoti, cioè i terremoti che si originano nel fondale oceanico; questi se avvengono vicino alle coste possono formare onde altissime che distruggono tutto ciò che incontrano; dei maremoti distruttivi sono i Tsunami, frequenti in Giappone.
Il luogo dove si verifica la frattura della roccia che dà origine al terremoto è detto ipocentro, il luogo che si trova immediatamente sopra l'ipocentro sulla superficie terrestre è detto epicentro, ed è la zona più colpita dal terremoto.
Secondo la profondità dell'ipocentro, un terremoto è detto:
- superficiale, profondità non superiore ai 60 km;
- intermedio, profondità dai 70 ai 300 km;
- profondo, profondità oltre i 300 km.
L'energia sprigionata da un terremoto si propaga attraverso onde, dette onde sismiche. Queste sono di tre tipi:
- onde longitudinali o primarie, che si propagano in modo concentrico a una velocità tra i 5-10 km/sec, attraversano velocemente strati solidi, liquidi e gassosi;
- onde trasversali o secondarie, che si propagano in modo perpendicolare a una velocità tra i 4-8 km/sec, non attraversano i liquidi;
- onde superficiali o terziarie, sono quelle che si originano dalle primarie o secondarie al loro arrivo in superficie, ad una velocità di 3 km/sec e sono le responsabili dei danni di un terremoto.
Le onde arrivate in superficie si manifestano come scosse, queste possono avere un andamento verticale, allora sono scosse sussultorie e il terremoto viene detto sussultorio; se hanno un andamento orizzontale, allora sono scosse ondulatorie e il terremoto è detto ondulatorio; se le scosse hanno un andamento sia verticale che orizzontale per sovrapposizione di onde sismiche, allora sono scosse rotatorie e il terremoto è detto rotatorio.
Lo studio dei terremoti è effettuato dalla sismologia, che usa appositi strumenti, i sismografi, che sono in grado di registrare anche terremoti di debole intensità.
Un terremoto viene misurato in due modi:
- il primo valuta i danni provocati a cose e persone, e per tale misurazione viene usata la Scala Mercalli che classifica l'intensità di un terremoto in dodici gradi;
- il secondo tiene conto della quantità di energia sprigionata durante il terremoto, per tale misurazione viene usata la Scala Richter che classifica l'energia sprigionata, detta magnitudo, in dieci gradi.

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