Brigate rosse

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Testo

Le Brigate Rosse, certamente il più importante e il più longevo gruppo armato italiano, attraversano quasi vent’anni della recente storia italiana. Il gruppo comincia a prendere forma a Milano nella primavera del 1970 per terminare il suo percorso politico armato sul finire degli anni Ottanta, decimato dagli arresti.
Ma è già all’inizio di questo decennio che le BR cominciano a sfaldarsi e a dividersi in fazioni contrapposte che per lo più coincidono con le varie colonne in cui l’organizzazione si è strutturata.

Ideologicamente, le Brigate Rosse traggono la loro origine dal marxismo-leninismo. Sono un gruppo chiuso, rigidamente compartimentato, ma non per questo assente da infiltrazioni. Concepiscono il partito come un’avanguardia di massa che deve indicare il cammino per il raggiungimento del potere e la costruzione della Dittatura del Proletariato.

Agiscono sulla base delle decisioni di una Direzione strategica che imposta campagne mirate alla disarticolazione dell’avversario: il potere politico statale. L’espressione della Direzione strategica sono le Risoluzione strategiche, documenti di analisi politica che di volta in volta indicano gli obiettivi primari da raggiungere ed il modo (azioni armate) attraverso i quali raggiungere gli stessi.
Nella storia delle Brigate Rosse si distinguono sostanzialmente tre fasi:

- la propaganda armata (1970-1974)
- l’attacco al cuore dello Stato (1974-1980)
- la divisione e la dissoluzione (1981-1988)

Mentre le prime due fasi vedono le BR agire come un’unica entità sia ideologicamente che militarmente, la terza porta il gruppo armato a dividersi sia sul terreno dell’analisi politica, sia quello della tattica militare.
Dal corpo delle Brigate Rosse, a partire tra l’autunno del 1980 e la primavera del 1981, si staccheranno:
- la colonna Walter Alasia, sostanzialmente la colonna di Milano
- il Partito della Guerriglia (Senzani) che aggregherà le colonne di Torino e Napoli e parte di quella di Roma.
Ciò che resterà delle Brigate Rosse originarie prenderà il nome di BR - per la costruzione del Partito Comunista Combattente (BR-PCC) che – dopo aver subito l’abbandono della colonna veneta (la "2 agosto") - subirà anche una scissione ad opera dell’Unione dei Comunisti Combattenti (UdCC).

“Nuova sigla delle Brigate Rosse , a partire dal 1981. A quasi vent'anni di distanza un gruppo armato autodefinitosi in "continuità oggettiva" con le Br-Pcc, uccide, il 20 maggio 1999 il docente universitario Massimo D'Antona e il 19 marzo 2002 il consulente del ministero del lavoro Marco Biagi.”

Gli anni 2000
Alcuni capi brigatisti arrestati e condannati sono attualmente inseriti in programmi di reinserimento sociale; molti di essi tuttora rilasciano interviste giornalistiche, pur senza mai aggiungere granché alle verità processualmente accertate. Da notare che la posizione di molti di essi è quella di non rinnegare il passato eversivo (i cosiddetti "irriducibili").
Da qui prosegue un nuovo capitolo della storia di questa organizzazione terroristica, la cui ala militarista negli ultimi anni ha ucciso due tecnici che lavoravano alle dipendenze di due Presidenti del Consiglio, Massimo D'Antona nel 1999 (sotto l'on. Massimo D'Alema) e Marco Biagi, nel 2002 (sotto l'on. Silvio Berlusconi). Nel 2003 le Brigate Rosse sono tornate nella cronaca a causa della sparatoria sul treno tra due esponenti delle Nuove Brigate Rosse - Nuclei Comunisti Combattenti (BR - NCC) Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce e degli agenti di Polizia Ferroviaria. Galesi ed un agente, Emanuele Petri, moriranno per i colpi di arma da fuoco. In seguito ai file trovati nel notebook della Lioce, sono stati arrestati altri componenti del gruppo armato e dalla fine del 2004, una pentita sta collaborando con le forze dell'ordine. Le nuove BR s'ispirano al modello compartimentato stagno dell'eversione greca "Movimento XVII Novembre", recentemente smantellato (2004) dopo un trentennio d'attività nella più assoluta segretezza. Infatti il movimento terrorista greco, fondato da attivisti d'ultrasinistra ellenica che s'ispiravano all'attività della guerriglia comunista greca del secondo dopoguerra (1945 - 1949, movimento dell'ELAS, Ethnikòn Laikon Apeleftherotikon Soma, ovvero "Corpo nazionale popolare di liberazione", fondato nel 1941) ed alla rivolta - il 17 novembre 1973, da cui il nome dell'organizzazione - degli studenti del Politecnico Ateniese contro il Regime dei colonnelli (1967 - 1974) e repressa nel sangue, era organizzato in modo tale che ogni sua cellula fosse totalmente indipendente dall'altra. Addirittura, i membri di cellule diverse neppure si conoscevano personalmente, dimodoché, anche con lo smantellamento di una cellula, le altre rimanevano perfettamente operative. L'esatto opposto della struttura delle vecchie BR, che letteralmente collassò quando i primi militanti catturati collaborarono con la giustizia.
I brigatisti rossi, dalla fondazione dell'organizzazione a oggi, hanno ucciso ufficialmente (o giustiziato, secondo il linguaggio della loro logica) una settantina di persone, oltre ai numerosi casi di ferimento ("gambizzazione", soprattutto), tra cui quella operata a danno del giornalista Indro Montanelli a opera del brigatista Franco Bonisoli, il 2 giugno 1977 a Milano. Nel caso di Montanelli, si stabilì, successivamente alla cattura del Bonisoli, un'amicizia tra vittima e carnefice, tanto che Bonisoli fu l'ultimo a uscire dalla camera ardente di Montanelli quando il corpo del giornalista venne cremato.
Nei giorni precedenti al 19 gennaio 2007 a Milano vengono trovati dei piccoli libretti in formato superiore e inusuale ad un foglio A4 attaccati ai vetri di una concessionaria e inseriti nel tergicristallo di alcune vetture parcheggiate in una via molto vicina alla concessionaria citata. Non è chiaro se si tratti realmente delle BR o se sia solamente una stupidaggine, ma la scrittura è quella brigatista e inoltre altri particolari fanno pensare ad un nuovo tentativo di propaganda, forse ad una cellula nascente. In alcune frasi era anche citato il nome della pentita Banelli ed erano presenti minacce.[1]
Il 12 febbraio 2007 sono stati arrestati quindici presunti militanti delle Nuove BR, vicini all'ala movimentista di Seconda Posizione, in seguito a indagini iniziate nel 2004 dalla Procura della Repubblica di Milano, condotte dal pubblico ministero di Milano, Ilda Boccassini. Sei degli arrestati vivevano a Padova. Fra i 15 sette sono sindacalisti della Cgil, che sono stati sospesi a seguito della notizia del loro arresto.
I nomi: Davide Bortolato, 36 anni; Amarilli Caprio, 26 anni; Alfredo Davanzo, 49 anni; Bruno Ghirardi, 50 anni; Massimiliano Gaeta, 31 anni; Claudio Latino, 49 anni; Alfredo Mazzamauro, 21 anni; Valentino Rossin, 35 anni; Davide Rotondi, 45 anni; Federico Salotto, 22 anni; Andrea Scantamburlo, 42 anni; Vincenzo Sisi, 53 anni; Alessandro Toschi, 24 anni; Massimiliano Toschi, 26 anni; Salvatore Scivoli, 54 anni. Alcuni di questi arrestati si sono dichiarati prigionieri politici di fronte al giudice inquirente, avvalendosi della facoltà di non rispondere alla domande poste,seguendo una prassi iniziata dai molti brigatisti storici negli anni settanta.
Nei giorni successive è stato trovato un deposito di armi. I quotidiani riferiscono che sarebbero emersi alcuni progetti di attentato a danno di un esperto del lavoro e giornalista del Corriere della Sera, progetti di attentato al giornale Libero e a una delle ville di Berlusconi. Quasi tutte le forze politiche hanno condannato questi progetti manifestando solidarietà alle persone minacciate. Solo un esponente politico, Francesco Saverio Caruso, parlamentare eletto nelle liste della Rifondazione Comunista, ha ritenuto di dissociarsi.
I nuovi brigatisti hanno potuto riorganizarsi in silenzio, utilizando vecchi strumenti riadattati alle trasformazioni in atto nella società moderna. La classe dirigente e buona parte dell'opinione pubblica hanno creduto nella sconfitta finale delle Brigate Rosse. E invece errori d'analisi e sottovalutazione del fenomeno hanno prodotto i nuovi brigatisti, il cui numero risulterebbe ben più ampio di quello accertato dalle ultime indagini. E' probabile che alcuni irregolari, dopo gli arresti di ottobre e dicembre 2003 siano diventati oggi clandestini in fuga.

Opinioni a riguardo
Discorrere sull'origine, sulla nascita, sulle motivazioni storico-politiche del fenomeno delle Brigate Rosse, che in questi giorni concentra su di sè l'attenzione dei media, sarebbe lungo e dispersivo, impossibile farne un'analisi dettagliata in poche righe, per cui mi soffermerò su alcuni aspetti, per me rilevanti di questo fenomeno, che di politico ha ben poco.
Abbiamo assistito all'arresto di un gruppo di neobrigatisti, di varie età, varie generazioni, 20enni, 30enni, 40enni, 50enni, soggetti che teorizzano l'uso delle armi per sovvertire i princìpi dello Stato, un'organizzazione comunista combattente, che teorizza e mette in pratica l'unione dell'aspetto politico con quello militare. Un fenomeno, la cui ombra, è ricaduta sul nostro paese già dal 1999, con l'omicidio del professor D'Antona, all'epoca consulente del Ministero del Lavoro e docente di diritto del lavoro, e a cui è seguito l'omicidio di un altro giuslavorista, Marco Biagi, nel 2002.
I "combattenti" si avvalgono di un opuscolo clandestino chiamato " L'Aurora ", diffuso una volta l'anno, in cui si delineano le linee progettuali del disegno di costituzione del partito comunista politico-militare. Gli obiettivi primari consistenti in quelli di alimentare conflitti sociali, inserendosi in varie categorie di lavoratori ( autoferrotranvieri, metalmeccanici ), resistenza di massa per la presa del potere e rivalutazione dei valori dello Stato.
Evitando di prolungarmi sull'inutile, quanto assolutamente condannabile posizione, di questi movimenti sovversivi, va evidenziato ancora una volta il nostro Diritto di NON STUPIRCI.
Si. Il Nostro Diritto a NON STUPIRCI dinanzi ad uno Stato che fin'ora è rimasto assente, per lo più sui problemi sociali, continuando a diffondere ideologie antiquate, obsolete, intolleranti, leggi errate in materia di lavoro, leggi simbolo di faziosità e di schieramenti politici.
Queste le cause principali di tutta la violenza, che parte dalle teste, per arrivare ad impugnare armi corte e lunghe, in nome di una POLITICA che in questi casi non esiste, ma è solo PATTUME ideologico-militare.
Per un cambio radicale dello Stato, che sia più attivo, più partecipe, padre di un potere legsislativo in grado davvero di modernizzare la vita attuale, bisogna davvero rassegnarsi all'omologazione di gruppi di estrema destra o sinistra ??? Altrettanto pericolose le posizioni di Forza Nuova, al cui comando ritroviamo esponenti della destra estrema, radicale, condannati in passato per azioni sovversive e bande armate.
Bisogna rassegnarsi agli estremismi???
Alla violenza ??? All ' uso della forza ???

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