Bioterrorismo

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BIOTERRORISMO
INTRODUZIONE

L'allarme bioterrorismo di questi giorni riporta tristemente alle luce il problema delle armi chimiche e biologiche, che potrebbero eventualmente essere utilizzate dai terroristi di Al Quaeda per commettere stragi di massa
Le armi chimiche e biologiche, come quelle nucleari appartengono alla sinistra categoria degli "strumenti di distruzione di massa". Con una differenza non da poco: i gas tossici, i virus e i batteri letali sono più facili da produrre, comodi da trasportare e meno costosi degli ordigni nucleari. Per questo li hanno definiti "la bomba atomica dei poveri". Il loro effetto sulla popolazione civile va ben oltre quello puramente materiale e sanitario: creano psicosi, paura, paralisi. Quando nel 1995 gli aderenti alla setta di Aum Shinrikyo (Suprema verità) sparsero il sarin, un gas nervino, nella metropolitana di Tokyo uccidendo 12 persone e intossicandone un migliaia le reazione fu una sola: il panico. C'è un pensiero che agita il sonno e anche le giornate degli americani e dei loro alleati dall'11 settembre in poi ed è se i terroristi islamici siano disposti ad usare armi di distruzione di massa.
I presentimenti e le ansie del mondo occidentale si sono materializzati in una città della Florida, Boca Raton, dove tre dipendenti di una casa editrice di giornali popolari sono stati contaminati dal batterio dell'antrace. Le spore killer non sono di origine naturale, ma prodotte in laboratorio e sono arrivate negli uffici dell'American Media Inc. attraverso una lettera che conteneva una "polvere saponosa". Sono in corso analisi sul DNA del batterio per scoprirne la natura e la provenienza, ma la psicosi dell'attacco batteriologico ha già preso piede tra la gente. Nei negozi delle città Usa non si trova più una maschera antigas, gli antibiotici antagonisti dell'antrace sono spariti dagli scaffali delle farmacie. Ma il pericolo non viene solo dall'aria: anche l'acqua, il cibo possono essere infetti e contaminati. La minaccia, per usare un aggettivo di moda, è veramente globale.

STORIA DELLE ARMI BIOLOGICHE
L’idea di “sparare” virus o batteri per fare fuori il nemico non è poi così moderna. I primi ad impiegare armi batteriologiche, forse inconsapevolmente, furono addirittura i nostri antenati medioevali (alcuni scritti parlano addirittura degli antichi Romani), i quali, servendosi di carogne putrefatte ed in via di decomposizione, le catapultavano all'interno delle mura delle città assediate con lo scopo di contaminare la città e le vie di rifornimento e di approvvigionamento idrico: quali i pozzi e i corsi d'acqua, costringendo così gli assediati alla resa. Ma la loro era una constatazione causa-effetto, erano infatti all'oscuro di quali agenti patogeni tali armi ospitassero per provocare tali effetti sulla popolazione. Si può dire che la prima azione di guerra batteriologica risalga al 1743, anno in cui dei “civili” coloni americani distribuirono coperte contaminate dal virus del vaiolo ad alcuni indiani, con il preciso scopo di fare fuori tutta la tribù. Bisogna aspettare però tempi più recenti perché questa geniale trovata si sposi con il pensiero scientifico contemporaneo e produca una tecnologia appropriata. Sebbene lo studio delle armi batteriologiche risalga agli anni Venti, i programmi di ricerca e di sviluppo veri e propri maturano solo fra il 1930 e il 1940, periodo durante il quale Gran Bretagna e Stati Uniti cominciano a temere un attacco biologico. La Gran Bretagna abbandona i propri programmi di armi biologiche offensive già negli anni Cinquanta mentre gli Stati Uniti continuano fino alla fine dei Sessanta, sempre ammesso che si accetti la versione ufficiale che li dà in via di smobilitazione da più di trent’anni. Secondo Gerald Parker, responsabile dell'Us Army Medical Research Institute of Infectious Diseases, alla fine degli anni Sessanta l'esercito americano disponeva di programmi per l'uso offensivo di sette tipi di agenti biologici, tra i quali Bacillus anthracis, che provoca il carbonchio, nonché di impianti in grado di produrre più di seicento tonnellate mensili di questi materiali. I programmi vengono sospesi nel 1969, sotto la presidenza Nixon, e dopo tre anni si giunge alla Biological Weapons Convention, la Convenzione sulle armi biologiche firmata a Ginevra nel 1972, che dovrebbe impegnare i paesi firmatari a interrompere la ricerca sulle armi chimico-biologiche, e a smantellarne gli arsenali. Di fatto, però, la Convenzione è assai poco vincolante, non sono previste sanzioni e nessun paese ha in programma di renderla più severa. C’è inoltre un problema oggettivo: le armi batteriologiche sono molto difficili da identificare semplicemente perché ogni coltura batterica o virale può essere sempre giustificata da motivi di ricerca o di produzione farmaceutica.

LE ARMI DEL BIOTERRORISMO

Per parlare di bioterrorismo e delle armi che esso adopera è necessario soffermarci su una importante distinzione, onde evitare confusione: per armi batteriologice o biologiche intendiamo quelle armi che fanno uso di tossine e di agenti patogeni naturali o modificati biologicamente in laboratorio, con armi chimiche, invece, classifichiamo tutti quegli ordigni che adottano come sostanza efficace agenti chimici sintetizzati in laboratorio. Le armi batteriologice, ribattezzate per l'appunto "bombe vive" data la loro natura biologica, sono gli ordigni in voga in questo ultimo secolo. Il loro punto di forza è il fatto di essere il più delle volte delle armi silenziose; infatti è spesso arduo riconoscere i sintomi di un attacco biologico all'interno di una popolazione; ci si accorge più spesso dalla rapida crescita percentuale dei casi segnalati che non dai sintomi; il più delle volte la contaminazione viene scambiata per un'epidemia e quando si capisce la vera origine ormai l'entità del danno arrecato è troppo alta ed è difficile affrontare la situazione con successo. Un esempio banale è quello dell'Anthrax, il cui agente etiologico è il Bacillus anthracis, meglio conosciuto come carbonchio. L'Anthrax attacca le vie respiratorie ed i suoi sintomi sono febbre, tosse, affaticamento, quelli apparentemente di rito di una normale influenza, ma quando i sintomi più gravi si manifestano ormai ogni intervento è vano. Altro punto di forza delle armi batteriologice è quello di usare agenti etiologici (cioè il principio attivo per intenderci, il batterio) di malattie ormai debellate da tempo e non più diffuse nell'area geografica colpita (come la tubercolosi o il vaiolo); ciò comporta nella maggior parte dei casi un'impreparazione nell'affrontare l'emergenza, dettata soprattutto da una irreperibilità di farmaci e vaccini, il più delle volte bassissima, se non nulla. Gli agenti etiologici primari sono i batteri (carbonchio, brucellosi, peste), come abbiamo visto, con spore in forma di aerosol in grado di contaminare chilometri di territorio, ma diffusissimi sono anche i virus, tra cui Ebola e l'encefalite virale, ed i parassiti obbligati come Rickettsia, che provoca la febbre Q, ma potremmo continuare a lungo con l'elenco. Nonostante la messa al bando delle armi chimiche e biologiche imposta dal protocollo di Ginevra nel 1925, molti Paesi sembrano continuare a studiare segretamente gli effetti ed i rischi nell'impiego di tali ordigni, più letali di una bomba atomica, ma assai più facili da reperire e costruire, ed economicamente convenienti per i paesi più poveri.

ALCUNE DELLE PRINCIPALI ARMI

ANTRACE
È una malattia infettiva acuta (nota anche come Carbonchio) provocata dal batterio generatore di spore, il Bacillus Anthracis. Le spore producono una tossina che può risultare letale. Secondo uno studio commissionato dal Congresso degli Stati Uniti il rilascio di 100 kg antrace sotto forma di aerosol nel cielo di Washington provocherebbe la morte di un numero compreso tra 130 mila (minimo) e 3 millioni (massimo) di persone, con conseguenze simili a quelle dell'esplosione di una bomba all'idrogeno.
DIFFUSIONE: per contatto cutaneo, inalazione o ingestione. Molto rara la trasmissione da persona a persona.
SINTOMI: l'incubazione della malattia ha una durata molto variabile: dai due gioni a 6-8 settimane. Inizialmente l'infezione si presenta come un normale raffreddore, ma degenera in forti difficoltà respiratorie e collassi. L'infezione causata dall'ingestione di cibo contaminato è caratterizzata da infiammazioni intestinali, sangue vomitato e forti diarree.
EVOLUZIONE: la maggior parte dele persone infette muore nel giro di tre giorni dalla comparsa dei sintomi.
CURA: alcuni antibiotici specifici possono portare alla gaurigione ma devono essere somministrati prima della comparsa dei sintomi, altrimenti il tasso di mortalità raggiunge il 90%. Esiste un vaccino contro l'antrace di utilizzo solo militare. Le scorte sono molto modeste.

BOTULINO
Si tratta di una tossina prodotta da un batterio anaerobico (Clostridium botulinum). È la singola sostanza velenosa più potente conosciuta. Facile da produre e trasportare, richiede terapie intensive e di lunga durata nei soggetti colpiti.
DIFFUSIONE: entra nell'organismo tramite ingestione alimentare o attraverso ferite e abrasioni.
SINTOMI: i sintomi classici sono visione sdoppiata o offuscata, difficoltà nella parola e nella deglutizione, arsura in bocca e indolenzimento muscolare. Sono le prime manifestazioni della paralisi muscolare a cui conduce la tossina. I sintomi compaiono solitamente tra le 18 e le 36 ore dall'assunzione del cibo contaminato.
EVOLUZIONE: se non si interviene rapidamente sopravviene la morte per arresto repiratorio. La mortalità è scesa negli ultimi 50 anni dal 50 all'8 per cento.
CURA: la persona colpita deve essere assistita con ventilazione artificiale e sottoposta a cure continue per settimane. In questo caso l'infezione recede lentamente. Esiste anche una anti-tossina che arresta l'azione del botulino e deve essere somministrata prima possibile. Esistono anche trattamenti preventivi immunizzanti.

GAS NERVINI
Tra le armi chimiche gli agenti nervini detengono un sinistro primato: l'alta tossicità, la facilità di dispersione e la rapidità di effetto li rendono semplicemente micidiali. Sono stati prodotti per la prima volta nei laboratori della Germania nazista intorno agli anni '30 e traggono il loro nome dal fatto che colpiscono proprio il sistema nervoso. Dai tre classici gas nervini (tabun, sarin e soman) intorno alla metà degli anni '50 vennero sviluppati agenti dieci volte più velenosi, classificati con la lettera V nella nomenclatura Usa. Fino a sintetizzare il VX, un agente persistente e poco volatile, con una dose di assunzione letale bassissima (50 mg per metro cubo).
DIFFUSIONE: gli agenti nervini possono avere forma di gas, aerosol or liquida. Penetrano nel corpo per inaalazione, contatto epidermico o assunzione di cibo o alimenti contaminati.
SINTOMI: variano molto in funzione della quantità di sostanza assorbita. Con bassi dosaggi si ha aumento della salivazione, sangue da naso, miosi della pupilla, mal di testa. Con quantità maggiori si verificano difficoltà repiratorie, secrezioni di muco, crampi allo stomaco e vomito, rilascio involontario di feci ed urina, tremori. Concentrazioni elevate provocano convulsioni, perdita di coscienza e paralisi respiratoria.
EVOLUZIONE: pochi mg di gas nervino assorbiti per inalazione danno la morte in un paio di minuti. Se la sostanza penetra nell'organismo attraverso la pelle i prini sintomi si manifestano dopo 25-30 minuti, ma l'evoluzione letale è poi molto rapida.
CURA: esistono antidoti efficaci contro gli agenti nervini ma devono essere somministrati immediatamente. I militari dispongono di siringhe auto-iniettanti contenenti atropina nel loro equipaggiamento individuale. Con trattamenti preventivi si possono ridurre gli effetti dell'avvelenamento, ma non annullarli.

LE BIO-BOMBE

L' allarme antrace di questi giorni in USA, riporta tristemente alla ribalta il problema delle bombe batterioloche, o bio-bombe.
Questo tipo di arma chimica, una bomba in grado di diffondere tra la popolazione virus e batteri mirati, è estremamente pericolosa. Poichè ci rendiamo conto che è stata sganciata, solo dopo che le persone iniziano ad ammalarsi. Cioè quando ormai è troppo tardi.
Il problema principale quindi, per difendersi da questi attacchi, è quello di scoprire la presenza degli agenti patogeni in tempi brevissimi.
Esistono dei sensori in grado di rilevare presenze patogene nell' aria, ma attulamente sono a disposizione solo delle zone militari e si rivelebbero assolutamente inefficaci in caso di monitoraggio di vaste aeree come quelle di una città o di una nazione.
Proprio per questo tutti gli sforzi del momento ( in USA, ma non solo ) sono finalizzati allo sviluppo di una migliore tecnologia che rilevi l' allarme in tempo precoce ed in ridottissime quantità di aria, pari a quella inalata da una singola persona in un singolo respiro.
A fianco di questa operazione tecnologica, si sta sviluppando anche quella farmacologica, ovvero quella degli antidoti a queste micidiali potenziali armi.
Il governo ha infatti incentivato le industrie farmaceutiche ad investire nello sviluppo di antidoti alle bio-armi, anche se non esiste un mercato per tali eventuali farmaci

LE ARMI DIFENSIVE
Per quanto riguarda i programmi di ricerca “difensiva” nei paesi dell’alleanza atlantica le notizie sono davvero poche. Ma una cosa è certa: nessuno crede che, dopo l’abbandono della guerra batteriologica offensiva e la firma della Convenzione, i paesi Nato abbiano davvero cessato le ricerche. E la differenza fra “armi difensive” e “armi offensive” è una questione meramente nominale. A ciò bisogna aggiungere che, con il boom delle aziende biotech, le capacità di produrre armi biologiche si sono andate diffondendo e sono diventate sempre più economiche. È noto infatti che i prodotti di base utilizzati nell’arsenale di Saddam provengono tutti dal mercato americano. Negli Stati Uniti basta fornire il numero di una carta di credito per farsi spedire il ceppo di qualche malattia con la scusa di voler testarne la presenza nel sangue di un malato, una cosa che una volta potevano fare solo le strutture sanitarie pubbliche autorizzate. Ma ora che i test sono diffusi dappertutto, e sono alla portata di qualsiasi piccolo laboratorio privato, comprare il vibrione per telefono è uno scherzo, e uno scherzo particolarmente redditizio per chi commercia in questo settore. Del resto ogni tentativo, se non di limitare, almeno di controllare quello che avviene nelle provette e nelle piastre di coltura, si è arenato di fronte all’opposizione netta dei produttori. La Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRma), che rappresenta le aziende farmaceutiche e biotecnologiche americane, si è fermamente opposta alle ispezioni che «potrebbero esporre l’industria al rischio di perdere i suoi legittimi segreti industriali, necessari alla competitività delle aziende». Inoltre c’è anche la forte preoccupazione che controlli motivati dalla ricerca di armi biologiche sarebbero disastrosi per le relazioni pubbliche delle compagnie.

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