Modigliani

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Categoria:Arte

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Testo

AMEDEO MODIGLIANI
VITA
Amedeo Clemente Modigliani Nasce il 12 luglio 1884 a Livorno da una famiglia ebrea di origine romana. Cresce circondato da soli adulti, spende infatti molto tempo, durante la sua infanzia, ascoltando il nonno parlargli di arte e filosofia. La madre lo definisce un bambino viziato, capriccioso e intelligente, e già intravede in lui un grande artista.
Nel 1898 inizia a prendere lezioni di disegno nell’atelier del pittore Guglielmo Micheli, dove incontra Oscar Ghiglia, uno dei suoi futuri migliori amici. Modigliani soffre di malattie polmonari che lo costringono ad una convalescenza lontano da Livorno. Durante questo periodo egli viaggia con la madre attraverso l’Italia e, visitando musei, gallerie e chiese, si appassiona all’arte. Nel 1902, finanziato da uno zio, comincia a copiare opere di grandi artisti, si iscrive alla Scuola Libera di Nudo di Firenze e divide un atelier con l’amico Oscar. L’anno successivo Amedeo si iscrive all’Istituto di Belle Arti di Venezia, ma medita di trasferirsi a Parigi, cosa che potrà fare solo nel 1906, finanziato dalla madre. Nella città francese studia in Accademia, affitta un atelier e conosce molti artisti e intellettuali, appassionandosi sempre di più all’arte, ed in particolare a Cézanne. Modigliani attraversa un periodo di difficoltà finanziarie, ed inizia ad esporre le proprie opere. Paul Alexandre, un giovane medico appassionato d’arte, è il primo ad acquistare una sua opera e diventa suo grande amico. Amedeo, interessandosi nel frattempo anche di scultura, torna per pochi mesi del 1909 in Toscana, per un posto di scultore trovatogli dal fratello. Tornato a Parigi, continua a sviluppare questa passione, influenzato da Picasso. Modigliani continua ad esporre le proprie opere ma, essendo Paul Alexandre il suo unico acquirente, vive per anni in povertà. Tra il ’10 e il ’13 si dedica quasi esclusivamente alla scultura, che lascia in disparte intorno al ’15, quando torna a dedicarsi alla pittura. Le sue opere iniziano ad attirare acquirenti, come Chéron, Guillaume e Zborowski, e riesce col tempo ad acquisire una certa autonomia sia stilistica che economica. Nel 1917 espone una serie di nudi, che provocano un tale scandalo da rischiare di essere sequestrati; nello stesso anno va a vivere insieme alla compagna Jeanne Hébuterne, da cui avrà una figlia l’anno dopo, dopo essersi trasferito con lei in Costa Azzurra, per volere di Zborowski, per motivi di salute. Negli anni dal ’17 al ’19 Modigliani riceve diverse gratifiche: numerose sono le esposizioni in cui compaiono sue opere, ed alcune sono esclusivamente sue personali; la prima promozione “ufficiale” arriva poi con la pubblicazione sul periodico svizzero “Eventail” di un articolo interamente dedicato all’artista. Nonostante le sue condizioni di salute continuino ad aggravarsi continua a ritrarre, soprattutto persone care, e ad esporre in famose gallerie. Nel ’20 dipinge il suo unico autoritratto e, pochi giorni dopo, viene ricoverato in ospedale, dove morirà il 24 gennaio. Due giorni dopo Jeanne Hébuterne si suicida, incinta del loro secondo figlio. Numerosissime saranno, dopo la sua morte, le esposizioni in cui appariranno opere di Modigliani, e ancora di più quelle esclusivamente personali.
RITRATTI
Modigliani ritrae, nel corso della sua vita, quasi tutte le persone da lui incontrate, come pittori, scultori, mercanti e collezionisti, poeti, amici e parenti tra cui Paul Alexandre, Zborowski e familiari, e Jeanne Hébuterne. Modigliani, nei suoi ritratti, cercava di conferire ai soggetti una nuova forma, nella dimensione del quadro. Per fare questo non considerava come elemento fondamentale soltanto la fisionomia e l’atteggiamento esteriore della persona, ma anche il colore, le forme, il modo di dipingerla. Aveva così tanta attenzione per i propri quadri, che nei primi anni di attività provava forse più interesse per la persona dipinta, più che per quella reale. Ad ogni modo egli riusciva a cogliere nel profondo l’interiorità dei suoi soggetti.
INFLUENZE
Modigliani, pur non frequentando gli esponenti dell’avanguardia parigina, effettua una ricerca stilistica non diversa da quella degli artisti del suo tempo. La sua appartenenza a questa corrente artistica è testimoniata anche dall’esposizione del 1917, a Zurigo, insieme a Kandinsky e Klee. Le influenze che egli subisce maggiormente sono quelle di Cézanne e di Picasso. Da quest’ultimo Modigliani è affascinato, e ne trae insegnamenti e spunti nuovi per le proprie opere. In comune con Picasso Modigliani ha anche un’altra cosa: l’uso di droghe e alcol. Nella “leggenda” Modigliani è spesso presentato come alcolizzato, in realtà egli beve solo in occasioni di ritrovo con gli amici artisti, tutti coinvolti nell’uso di stupefacenti. In particolare i pittori li usano per meglio calarsi nei panni di scopritori dell’animo umano, e immortalare le sensazioni che colgono nei loro quadri. Modigliani stesso sostiene: ”L’alcol ci isola dall’esterno, ci aiuta ad entrare nella nostra interiorità servendoci del mondo esterno”. Modigliani si reputa superiore agli altri uomini e, in nome dell’arte, rifiuta qualunque compromesso, primo fra tutti quello fra l’arte e uno stile di vita morigerato.
Da Picasso comunque arrivano anche influenze di tipo artistico, specialmente la particolare interpretazione data a naso e occhi nei ritratti. Il naso in Modigliani rispecchia il grande interesse per la scultura, con le sue linee nette che ricordano quasi il cubismo. Gli occhi, invece, sono caratterizzati dall’asimmetria e dall’assenza delle pupille, e sono spesso riempiti solo di colore scuro, o con tratteggi. Questa peculiarità indica la volontà dell’artista di evitare lo sguardo diretto all’esterno dal suo modello, e il fatto che dal soggetto dipinto non pervenga alcuno sguardo, indica lo scarso, o comunque non necessario, contatto con la persona ritratta. Solo negli ultimi anni di attività Modigliani lascia che il soggetto possa guardare “fuori dal quadro”, e questo indica una maggiore maturità e naturalezza nel ritrarre.
L’approccio di Modigliani all’arte conserva dei lati misteriosi, ma si fonda senza dubbio sul sentimento e sulla passione, perché le sue opere nel corso degli anni, crescono e maturano nella qualità e nell’intensità non solo artistica, ma soprattutto emotiva.
ALCUNE OPERE
1909 Jean Alexandre - Verso: Nudo seduto
Questo ritratto è stato commissionato dallo stesso Jean quando era ancora un giovane studente di farmacia. Il modello viene presentato con lo sguardo sognante, in una posa più rilassata di quelle che contraddistinguono i ritratti del padre e del fratello: Jean non è in effetti né un padre di famiglia né un patrono delle arti. Per contro, quando Paul Alexandre è assente da Parigi nella primavera del 1909, Jean ne prende il posto incoraggiando Modigliani nel suo lavoro e aiutandolo nella vita quotidiana. Prosegue la decorazione delle pareti del padiglione in rue du Delta, appendendo quasi esclusivamente opere di Modigliani. Posa per questo rotratto nello studio dell’artista al 14 di Cità Falguiére. Tenta di presentare Modigliani, con più o meno successo, a degli eventuali committenti, senza talvolta comprendere l’itransigenza disinteressata dell’artista: “ Non ho mai visto un tipo così recalcitrante a trarsi d’impiccio”, scrive a Paul il 23 Aprile 1909. E’ stupefatto dall’atteggiamento terribilmente esigente di Modigliani nei confronti del proprio lavoro. “Con grande fatica sono riuscito a impedirgli di gettarlo nel fuoco”, scrive al fratello Paul il 26 Marzo parlando del proprio ritratto in fase di esecuzione. Due anni dopo Jean contrae la tubercolosi che lo porterà alla tomba nel 1913, all’età di ventisei anni. Modigliani, che è partito per trascorrere tre mesi in Italia e dedicarsi alla scultura, non ne viene informato e rientra a Parigi dopo il funerale. Sul verso del ritratto, un nudo seduto di ragazza testimonia le difficoltà finanziarie di Modigliani. Senza dubbio, giudicando insoddisfacente il nudo, l’artista ha girato la tela e l’ha usata per il ritratto.
1909 Paul Alexandre su fondo bruno
Nel 1907, dopo un anno a Parigi, Modigliani si ritrova completamente al verde e sfrattato dall’atelier in place Jean-Baptiste Clément. Il pittore Doucet lo incontra e gli propone di fargli conoscere il dottor Paul Alexandre, giovane dermatologo che ha affittato in rue du Delta una piccola casa, sottraendola alla demolizione per metterla a disposizione dei suoi amici artisti. Fin dal primo incontro Paul Alexandre rimane colpito dal talento, dalla cultura e dal fascino di Modigliani. Gli assicura il suo costante sostegno, sceglie esclusivamente le sue opere per decorare le pareti del Delta e si reca in sua compagnia a visitare musei ed esposizioni. Medico nella fase iniziale della sua carriera, e dunque con mezzi economici limitati, Alexandre rimane a lungo l’unico acquirente di Modigliani. Ma è anche suo amico, lo persuade a non distruggere le opere di cui il giovane pittore non è completamente soddisfatto e gli procura le prime commissioni da lui ottenute dopo l’arrivo a Parigi. La loro amicizia si interrompe definitivamente allo scoppio della prima guerra mondiale, quando Paul Alexandre viene mobilitato come medico militare nella fanteria. Modigliani muore nel 1920 senza più averlo rivisto. Paul possedeva almeno 25 ritratti e centinaia di disegni di Amedeo, avendolo frequentato ogni giorno dal ’07 al ’12. I suoi ricordi dell’artista sono stati trascritti dal figlio Noel.
1909 La mendicante
Olio su tela, 46x38, Francia, collezione privata
Capolavoro del periodo, questo dipinto fu offerto e dedicato da Modigliani a Jean Alexandre, “per farlo pazientare” nell’attesa che fosse terminato il suo stesso ritratto. La gente umile e povera è un soggetto spesso trattato da Modigliani: in una lettera del 1909 Jean parla di un “dipinto delle due mendicanti”, probabilmente andato perduto. E’ anche vero che Modigliani non aveva allora i mezzi per pagare dei modelli professionisti.
1914 Diego Rivera
Olio su cartone, 100x79, Sao Paulo, Museu de Arte de Sao Paulo
Diego Rivera risiede in modo stabile a Parigi dal 1911. Nel 1914 Modigliani vive per qualche tempo nell’appartamento di Rivera, ed esegue numerosi ritratti dell’artista messicano, fra cui questo, di forza straordinaria. Il carattere di Rivera, passionale ed esuberante, chiaramente in sintonia con il suo, traspare in quest’opera come anche in altri due oli e in una decina di disegni.
1915 Beatrice Hastings - Olio su cartone riportato su tavola, 35x26,5, Milano, Civico Museo d’Arte Contemporanea, Collezione Jucker
Questa rappresentazione di distacca fortemente dal personaggio esaltato descritto dai contemporanei e dalla stessa Hastings nelle sue memorie. Beatrice è comunque facilmente riconoscibile in questo piccolo ritratto: viso appena arrotondato, bocca piccola, pettinatura con scriminatura al centro, occhi piccoli e pungenti, asimmetrici, orecchie piuttosto grandi e ad attaccatura alta. I tocchi di verde danno risalto alla carnagione ocra. Il colore è riservato in alcune zone del dipinto, dove traspare il supporto, una particolarità della tecnica dell’artista in questo periodo. All’epoca di questo ritratto Hastings ha trentasei anni, ma Modigliani la raffigura con un viso levigato di bambola.
1915 La serva o La fantesca
Olio su tela, 81x46, Collezione privata
In questo ritratto Modigliani raffigura la giovane serva in una posa che diventerà poi familiare: seduta frontalmente, conle mani intrecciate sulle ginocchia. Le zone “risparmiate”, dove l’artista ha volutamente lasciato scoperta la tela, ricordano il suo interesse per la tecnica e l’estetica fauve, mentre il viso placido e senza tempo della donna rivela che Modigliani resta scultore nella sua ispirazione. L’opera ha anche una connotazione sociale: la condizione del personaggio è chiaramente indicata dal grembiule. Un’atmosfera tranquilla promana dal blu-grigio dello sfondo e dall’avana delle cimase. La posizione della modella, leggermente decentrata, è equilibrata dalla presenza di un quadro o specchio appeso alla parete, una soluzione spesso adottata da Modigliani.
1916 Leopold Zborowski
Olio su tela, 65x43, Collezione privata
Leopold Zborowski, giovane poeta polacco, è da poco arrivato a Parigi per completare gli studi quando scoppia la prima guerra mondiale, e si ritrova così tagliato fuori dalla patria e dalla famiglia. Per guadagnarsi da vivere svolge, nel proprio appartamento, un’attività di mercante di libri e stampe e, in seguito, di dipinti. Suo vicino di casa è Kisling, il quale gli fa conoscere Modigliani. “Vale due volte Picasso”, dirà Zborowski alla moglie. E nel 1916 Leopold subentra a Guillaume stipulando un contratto con Modigliani che gli assicura l’esclusiva delle sue opere, anche se in realtà i due mercanti continuano a lavorare insieme. Questo dipinto, il primo dei sei ritratti di Zborowski, è stato eseguito prima che cominciasse la collaborazione fra i due. L’artista lo raffigura con le braccia conserte, con un’aria di estrema sicurezza e di totale fiducia nel futuro. Perché nessuno corra il rischio di ignorarlo, l’identità del modello è scritta in grandi lettere maiuscole al di sopra della sua testa. Il piccolo formato si può forse interpretare come una consapevolezza della minore importanza di questo mercante rispetto al precedente, Paul Guillaume.
1917 Jeanne Hébuterne con la collana
Olio su tela, 55,5x38,5, Collezione privata
E’ uno dei primissimi ritratti che Modigilani ha fatto di Jeanne, conosciuta alla fine del 1916. La sua vocazione artistica la porta all’Académie Colarossi, dove incontra Amedeo. Diventa presto la sua compagna e condivide con lui ogni aspetto della vita, vivendo spesso all’ombra di lui. Secondo le descrizioni dei contemporanei la giovane portava spesso i capelli raccolti in due lunghe trecce che le scendevano sulla schiena, qui invece è rappresentata con uno chignon. L’abito che indossa, identico a quello che porta in una sua fotografia, è stato disegnato e confezionato da lei. Questo dipinto, eseguito con un impasto molto denso, non preannuncia ancora i ritratti più maturi del ‘18/’19, in cui il colore è steso in modo più fluido. E’ comunque un’opera toccante ed importante, perché segna l’inizio di una passione reciproca che finirà tragicamente.
1918 Leopold Zborowski
Olio su tela, 46x27, Collezione privata
Questo Zborowski è molto diverso dall’uomo ritratto nel 1916. Stilizzato, come ringiovanito, il personaggio resta perfettamente identificabile, ma la tecnica pittorica dell’artista si è affinata: il modello si adatta ai criteri imposti dal pittore, che ne sublima il carattere senza alcun tentativo di restituire un’immagine realistica. Modigliani ottiene una rappresentazione idealizzata, quasi romantica, del giovane poeta che era stato Zborowski al suo arrivo a Parigi: il colletto slacciato toglie ogni solennità al personaggio, che nella realtà teneva a presentarsi sempre vestito in modo impeccabile, mentre un alone di luce grigio-azurra circonda il viso molto giovanile, con la barba “da Gesù”. Tutta la forza e la sottigliezza di questo ritratto risiedono nel contrasto con lo sfondo molto elaborato, giocato su una gamma di grigio-verdi. Modigliani intende forse rappresentare qui lo Zborowski ideale, il poeta, l’uomo con il quale sogna di lavorare.
1918 Giovane dai capelli rossi (Jeanne Hébuterne?)
Olio su tela, 46x29, Collezione privata
Potrebbe forse trattarsi di Jeanne Hèbuterne. I suoi occhi di un azzurro chiarissimo erano ben diversi da quelli scuri della giovane qui raffigurata. Lo charme e l’intimità che sprigionano da questa figura indurrebbero tuttavia a ritenerlo un ritratto idealizzato. Per contro, nel ’18 Modigliani ha sicuramente dipinto questa stessa donna, con i suoi capelli rossi e il lungo naso almeno un’altra volta. Raramente l’artista è riuscito ad esprimere una tale tenerezza: la giovane, ripresa di tre quarti, si volge verso l’osservatore con un atteggiamento naturale e pieno d’eleganza, e ne cattura l’attenzione avvolgendolo con lo sguardo. La purezza dell’ovale del volto e lo splendore dei capelli portati sciolti completano l’impressione di trovarsi davanti ad una visione di freschezza e di intima spontaneità.
Jeanne Hébuterne con grande cappello
Olio su tela, 55x38, Giappone, Collezione privata
Le larghe tese del cappello creano una sorta di aureola attorno al capo di Jeanne, rimandando alle immagini di sante dei maestri senesi. La giovane qui assume una posa pensosa; la luce ocra, estiva, sembra emanare direttamente dalla modella, e più precisamente dai suoi occhi azzurri, il cui contorno è appena suggerito. E’ una luce che non produce ombre. C’è un notevole contrasto nell’applicazione del colore: la stesura uniforme e liscia sul viso e sul busto conferisce dolcezza e armonia al personaggio, che si staglia contro uno sfondo dall’impasto più ricco e denso.
1919 Nudo disteso, con il braccio destro sotto la testa
Olio su tela, 73x116, Collezione privata
Quest’opera è conosciuta anche conil nome di Nudo con affresco, a causa dei dettagli dipinti sulla parete che fa da sfondo. I nudi, e lo scandalo provocato dalla loro esposizione nella galleria di Berte Weill nel ’17, hanno assicurato fin da quella data il successo pubblico di Modigliani. Due ani più tardi l’artista propone alcune variazioni sullo stesso tema, e quest’opera è la più compiuta fra queste. Il modellato armonioso del corpo si inscrive nel rettangolo scuro del fondo. Invece di guardare con spavalderia dritto negli occhi l’osservatore come nei nudi del ’17, qui la modella ha gli occhi chiusi, forse dorme, e la scena acquista un’atmosfera di tenerezza e dolcezza.
1919 Donna con bambino seduta o Maternità
Olio su tela, 130x81, Parigi, Musée National d’Art Moderne
Notevole sotto molti punti di vista, quest’opera segna innanzitutto l’ultimo cambiamento stilistico di Modigliani, a qualche settimana dalla morte. Concepita come un ritorno verso la materia, l’opera ha una qualità rigida e scultorea, è ricca di colori eppure dà un’impressione generale di monocromia. Tutto ciò prova che Modigliani era a conoscenza non solo del lavoro di Derain, ma anche di quello di Picasso. Un altro aspetto particolare di questo dipinto è il suo soggetto, raro in Modigliani. In effetti è una delle sole tre opere conosciute che l’artista abbia dedicato alla maternità. Il dipinto è eccezionale anche per le sue dimensioni, più importanti del consueto. Altrettanto insolito il numero di colori usati: a parte il bianco e il nero, alla sua classica tavolozza di bruno, rossiccio e grigio-verde Modigliani aggiunge l’azzurro oltremare del maglione del bambino, il verde deciso del suo berretto, il rosa del profilo del collo della madre e i tocchi di azzurro chiaro degli occhi. In questa scena rigorosamente costruita tutto concorre a creare equilibrio e serenità. Tuttavia l’emozione che ne promana è puramente estetica; i personaggi sono rigidi: il bambino sembra una bambola e la madre ha l’aria di una Madonna popolare, priva in apparenza di tenerezza; fra i due sembra non esserci alcuna interazione. Modigliani è riuscito nella difficile impresa di insufflare la vita in questi archetipi con la semplice vibrazione dei colori, che anima questa composizione senza tempo.

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