Architettura Etrusca

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Testo

Il tufo, materiale vulcanico abbondantissimo sia dentro Roma che nei dintorni, cominciò ad essere usato sin dal VII sec. a.C., forse in seguito all'incontro tra i primi Romani e la più evoluta civiltà etrusca; esso possiede infatti ottime qualità edilizie in quanto è tenero durante l'estrazione, mentre all'aria indurisce conferendo un buon isolamento degli ambienti.
Cavare il tufo dai colli stessi dove si costruirono le prime abitazioni fu una pratica che proseguì per secoli, fino a che l'ampliarsi della città impose il prelievo del materiale fuori dal centro abitato. I primi tufi ad essere introdotti in città furono impiegati sin dal IV-III sec. a.C., e così il tufo di Grotta Oscura, utilizzato a partire dalla conquista della città di Veio (396 a.C.).
Nel 144 a.C., proprio in occasione della costruzione dell'acquedotto Marcio, venne introdotto in architettura il tufo rosso dell'Aniene, che a poco a poco sostituì il tufo di Grotta Oscura; il successo di questo materiale si spiega non tanto per le sue qualità (abbastanza modeste), quanto per la facilità di trasporto per mezzo dello stesso fiume Aniene.
Architettura Etrusca
Nella civiltà etrusca il tempio non ha una grande importanza.
Infatti i templi erano costruiti con materiale leggero, facilmente deperibile, e il tetto, a due spioventi, era di legno con ornamentazioni fittili.
Dalla descrizione che ne ha lasciato Vitruvio, sembra che i templi fossero abbastanza larghi da contenere tre celle parallele (o una sola centrale, con due ali laterali aperte) precedute da un pronao con quattro colonne basse di tipo , con echino rigonfio, fusto liscio, plinto rotondo.
C'è una certa somiglianza con il tempio greco, ma quello etrusco sorgeva su un alto podio cui si accedeva da una scalinata frontale.
In realtà il genio costruttivo degli etruschi si rivela nelle mura e nelle porte di città.
A Volterra abbiamo la monumentale porta (IV sec.) detta dell'Arco per la presenza di due aperture di ingresso superiormente arcuate ed includenti un vano rettangolare, così da assumere l'aspetto di un androne praticato entro una tozza e massiccia torre.
L'impressione di guerresca robustezza è accresciuta anche dalle tre teste scolpite in peperino che ornano il sommo e i due imposti dell'arco esterno, costruito con poderosi conci a cuneo.
Altre notissime porte monumentali ad arco si conservano a Perugia (la Porta Marzia e quella detta di Augusto).
Anch'esse attestano una tecnica assai sicura nell'impiego delle strutture arcuate di cui gli etruschi si valsero anche nel gettare ponti su corsi d'acqua.
Distrutte le città etrusche dai romani, o profondamente trasformate, restano, a testimonianza di questa antica civiltà italica, le tombe, perché sotterranee.
In realtà, dapprima furono in parte scavate e in parte sopraelevate dal suolo con cortine murarie a blocchi squadrati, poi interamente scavate nel terreno roccioso o tufaceo con un corridoio di accesso in pendenza o a gradini, un atrio e una camera sepolcrale, coperta da falsa volta o da falsa cupola: al di sopra si eleva un tumulo di terra.
Le tombe, costruite in materiale durevole, avevano una straordinaria importanza, perché si credeva che in esse il defunto continuasse a vivere.
Perciò spesso erano a forma di casa, con uno o più vani comunicanti mediante porte, arredate con ricca suppellettile e ornate con sculture e pitture parietali.
Di particolare interesse sono la Tomba degli scudi e delle sedie e quella dei rilievi a Cerveteri.
In quest'ultima il soffitto è retto da pilastri sui quali, come sulle pareti stesse del vano, son figurati a rilievo in stucco utensili e suppellettili d'uso domestico che si fingono appesi, mentre i loculi per le salme sono in forma di nicchie con letti; è palese quindi l'intento di riprodurre l'interno di una abitazione col suo arredamento.
Non mancano tuttavia sepolture a camera, a pianta rotonda, con falsa cupola formata da corsi di pietre sovrapposti e sporgenti gli uni sugli altri in cerchi concentrici sempre più ristretti sino a chiudersi al centro.
Tale tecnica costruttiva fu applicata ad esempio nella Tomba di Casale Marittimo presso Volterra.

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