Stalin, l'ascesa e l'Urss

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Testo

L’ASCESA AL POTERE DI STALIN TRA PARTITO E STATO
• La Russia nel 1917 era un paese prevalentemente agricolo, con un' offerta di manodopera rurale di gran lunga superiore alla disponibilità di lavoro.
Contro la prospettiva leninista, che auspicava l'estinzione dello stato, il gruppo dirigente comunista guidato da Stalin attribuì allo stato una funzione modernizzatrice, al fine di trasformare in profondità una società ancora arretrata rispetto ai paesi capitalistici, povera e semianalfabeta.
- Alla scomparsa di Lenin (1924) si scatenò nel gruppo dirigente sovietico un’aspra lotta per la sucessione, conclusasi con l'affermazione di Stalin. Egli avrebbe instaurato un sistema di potere autoritario fondato sul ruolo centrale del partito, e sulla costruzione del mito della sua figura di dirigente rivoluzionario. Eppure, dopo la presa del potere nel 1917, il dibattito interno al partito era rimasto intenso e aperto.
• Già dal periodo della guerra civile (19181920) il partito mutò: il comunismo di guerra portò ad una "militarizzazione" della vita del partito dovuta a quell' esperienza di guerra durante la quale
spesso i contrasti erano stati sbrigativamente risolti con il ricorso alla forza.
Nel marzo 1921, il Partito comunista venne dichiarato l'unica organizzazione politica legale e nel 1922 l'XI congresso si decise la creazione di una segreteria generale unica, alla cui guida fu posto Stalin.
• Da quel momento, Stalin si trovò a gestire un potere crescente: nominava o rimuoveva uomini da posti di responsabilità, legando a sé importanti settori del partito e dello stato, come accadde con la potentissima polizia politica (Ceka).
- Lenin scrisse (1922) ai dirigenti bolscevichi, invitandoli a togliere Stalin dalla segreteria proprio a causa dell'eccessivo potere concentrato nelle sue mani. E nell'ottobre 1923 Trockij indirizzò una lettera al comitato centrale, denunciando a sua volta la degenerazione burocratica del partito.
Da questo momento la lotta tra Stalin e Trockij si sarebbe fatta sempre più aspra. Così Lenin scatenò campagna politica contro il "trotzkismo".
Trockij e la sinistra del partito sostenevano la necessità di estendere ad altri paesi la rivoluzione, per spezzare l'isolamento sovietico secondo un programma politico definito come rivoluzione permanente. La maggioranza del partitò, guidata da Stalin, riteneva invece che fosse necessario concentrare gli sforzi nella ricostruzione e nella modernizzazione dell'Urss: questa linea, venne detta della "costruzione del socialismo in un solo paese".
• Nel 1925 Trockij venne di fatto escluso dal potere e alla fine del 1927 furono infatti allontanati dal partito gli oppositori, oltre allo stesso Trockij che nel 1940 fu assassinato in Messico.
Questo apparato di cui Lenin era l’ uomo-guida, era ormai fuso con gli organismi statali, dando vita a una enorme macchina amministrativa, incline al sempre più frequente ricorso a metodi coercitivi.

LA COLLETTIVIZZAZIONE DELLE CAMPAGNE
• Mentre ai vertici del partito si consumava la lotta per il potere, nel paese crescevano le difficoltà causate dalla Nep . A risentirne fu soprattutto il settore agricolo, dove il calo della produzione cerealicola aveva generato una grave crisi.
Per arginare le difficoltà furono varati appositi provvedimenti, come l'ammasso forzoso, che si rivelarono però insufficienti. Nel 1929 fu deciso di intensificare la collettivizzazione forzata delle campagne: le terre dei kulaki (i contadini benestanti, i piccoli proprietari di terra o di attrezzi agricoli e di bestiame da lavoro) furono espropriate e utilizzate per creare delle aziende agricole collettive (kolkoz) di proprietà dei contadini che vi risiedevano.
• La resistenza di questi contadini li trasformò nei principali nemici della politica di collet-
tivizzazione. => nel dicembre del 1929, Stalin dispose "l'eliminazione dei kulaki in quanto classe",
incoraggiando la loro concreta eliminazione fisica.
- Le direttive centrali distinguevano tre categorie di kulaki: 1) I primi, apertamente impegnati in attività controrivoluzionarie, avrebbero dovuto essere arrestati, le loro famiglie deportate;
2) i kulaki che non manifestavano un' opposizione attiva, ma poiché sfruttavano i contadini poveri, erano portati a favorire la controrivoluzione: questi + le loro famiglie dovevano essere deportati nelle zone più remote del paese.
3) piccoli proprietari che si erano espressi a favore del regime; anche questi avrebbero dovuto essere trasferiti su terre non coltivate da bonificare.
Da cinque a nove milioni di contadini vennero "dekulakizzati": molti uccisi mediante esecuzioni collettive e fucilazioni di massa, molti altri obbligati ai lavori forzati e morti per la fatica, la fame e il freddo, altri deportati nei campi di lavoro nella Russia sett.
• Nel 1930 i contadini furono costretti a sottoscrivere con lo stato un contratto che li obbligava alla consegna di quantitativi minimi di grano; chi li avesse superati avrebbe avuto diritto all'assegnazione di premi. Grazie anche all'introduzione di macchinari agricoli, quell'anno la produzione granaria toccò livelli record, ma ciò non migliorò la situazione in quanto i cittadini occultavano ingenti quote del raccolto. Tale atteggiamento, indusse il governo ad adottare provvedimenti ancor più duri: operai e funzionari di partito vennero inviati nelle campagne, pesanti multe e punizioni colpirono chi sottraeva quote all'ammasso => rivolte contadine.
Dal 1932 e al 1933 la carestia divenne una tragica realtà, quando milioni di persone morirono di fame e di stenti.

L’INDUSTRIALIZZAZIONE FORZATA DELL’URSS
• Alla fine degli anni venti l'Urss restava un paese ancora scarsamente dotato di un apparato industriale. Pertanto Stalin e il gruppo dirigente comunista decisero di avviare un programma di industrializzazione forzata : le scelte di politica economica furono pianificate dal partito, che ricorse a piani di programmazione economica varati ogni cinque anni e per questo detti "piani quinquennali".
- In ogni fabbrica venne stabilito il fabbisogno di materiali, di ricambi, di macchinari e di operai necessari alla produzione, e un ente statale stabilì la qualità e la quantità delle merci da produrre, determinando salari e prezzi.
- Il primo piano quinquennale, prevedeva per gli anni tra il 1928 e il 1933 un'espansione senza precedenti: la produzione industriale sarebbe dovùta aumentare del 180% e quella agricola del 55%,
il reddito nazionale avrebbe dovuto crescere del 103% e la produttività del 110%.
Per raggiungere questo obiettivo tutte le risorse furono messe a disposizione dell'industria pesante.
• Nonostante l'annuncio dato nel 1932 del conseguimento anticipato dei risultati previsti, gli obiettivi del primo piano quinquennale non vennero in realtà mai raggiunti: la loro funzione era solo quella di giustificare una gestione militarizzata della produzione, e di garantire il consenso popolare alle iniziative del governo, alimentando il mito di Stalin. I risultati dei primi piani quinquennali furono comunque buoni, anche se inferiori alle aspettative.
Nel primo stato socialista si riusciva a creare praticamente dal nulla un imponente apparato industriale che collocava la Russia al livello delle grandi potenze.
• L'industrializzazione forzata ebbe come primo effetto quello di alimentare una massiccia domanda di forza lavoro: improvvisamente si resero necessari milioni di operai, che le campagne furono chiamate a fornire (24milioni di contadini).
- La penuria di abitazioni obbligò alla convivenza di più nuclei familiari in alloggi sovraffollati, con devastanti effetti sulla psicologia collettiva e sulle relazioni sociali. Infatti, oltre al notevole peggioramento del tenore di vita, questi fenomeni provocarono ben presto un incremento della criminalità urbana e del teppismo, del vagabondaggio e dell'alcolismo, e condussero anche a un significativo calo del tasso di natalità.
- La disoccupazione comunque scomparve e dopo il 1935 il livello di vita cominciò lentamente a migliorare rispetto ai terribili anni di carestia e miseria. Ma le condizioni generali restarono quanto mai difficili.

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