Situazione politica dell'Italia dopo la caduta del fascismo

Materie:Appunti
Categoria:Storia
Download:514
Data:03.12.2001
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
situazione-politica-italia-dopo-caduta-fascismo_1.zip (Dimensione: 6.2 Kb)
trucheck.it_situazione-politica-dell-italia-dopo-la-caduta-del-fascismo.doc     29 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Albuzzi Laura Classe 4CPM 1 dicembre 2001

1943-1946 CONTRASTI TRA LE FORZE MODERATE E QUELLE PROGRESSISTE DOPO LA CADUTA DEL FASCISMO.

Il 25 luglio 1943 il sovrano d'Italia Emanuele III da pieni poteri al maresciallo Pietro Badoglio che diviene Capo del governo.
La nuova classe dirigente è destinata a durare solo quarantacinque giorni nei quali dimostra una forte impreparazione evidenziata soprattutto nella stipulazione dell'armistizio con gli angloamericani delineando proposte insostenibili.
IL governo Badoglio l'8 settembre 1943 accetta e proclama la "Resa Incondizionata".
In occasione della firma dell'armistizio viene fondato il Comitato di Liberazione Nazionale al quale partecipano sei partiti differenti.
Il P.C. che durante l'intero ventennio fascista è stata l'organizzazione che più di tutte le altre forze antifasciste si è battuta contro il regime entra immediatamente a far parte del CLN.
Il P.S. che dopo il 1943 opera per diversi anni con il P.C. tanto da prendere le decisioni più significative in accordo con i comunisti è una delle sei forze politiche del Comitato.
Al CLN partecipano inoltre il P.D. e alla D.L. destinati però a sciogliersi dopo le elezioni del 1948 per gli scarsi consensi dell'ambito della popolazione.
Il P.D. ha una forte influenza per tutto il periodo della resistenza per le sue proposte nell'ambito della lotta antifascista.
Tuttavia la sua politica fondalmentalmente moderata non riesce a trovare consensi tra le masse come accade alla D.L. che pur provenendo dall'area socialista è ormai su posizioni schiettamente moderate.
Alla caduta di queste due forze politiche il P.R. che nn partecipa ai governi con Badoglio per la sua pregiudiziale antimonarchica si sostituisce a questi due partiti come forza propugnatrice di ideali laici moderatamente progressisti.
La D.C. caratterizzata da una politica moderata riformista si distingue come partito aconfessionale interclassista, diviene il naturale riferimento politico per tutte le classi sociali che rifiutano il sovvertimento del sistema statuario e la lotta di classe come strumento politico.
L'ultima forza politica che fa parte del CLN è il P.L. che si colloca alla destra della D.C. riuscendo a far emergere in modo proponderante per tutto il periodo della resistenza e negli anni successivi le sue posizioni moderate nell'ambito della politica del CLN.
Nell'aprile del 1944, sotto la pressione degli alleati la monarchia e il Badoglio sono costretti ad allargare la compagine governativa coinvolgendo nella gestione del potere anche i partiti democratici. Si forma il 1° Governo democratico Badoglio.
Nonostante i forti contrasti che si creano all'interno del CLN per le differenti posizioni politiche, al Governo badogliano partecipano tutti i partiti del Comitato per combattere il comune nemico: il nazifascismo.
Nella notte tra il 4 e il 5 giugno 1944 in seguito alla lotta partigiana e all'aiuto degli angloamericani Roma viene liberata.
In seguito alla liberazione della capitale italiano dai tedeschi i partiti politici premono per realizzare un governo che preveda l'esclusione del rappresentante della monarchia ed è per questo motivo che viene fondato il 1°Governo Bonomi costituito da tutti i partiti del CLN.
Bonomi prende in considerazione due importanti questioni l'assemblea costituente e l'epurazione che prevede l'allontanamento dalle strutture dello stato tutti coloro che si erano lasciati condizionare dalle ideologie fasciste.
Sorgono, però, diverse difficoltà operative nell'epurazione che portano alla caduta del 1°Governo Bonimi e alla fondazione del 2° da cui restano escluse le forze di sinistra: il P.D.A. e il P.S.I.U.P.
Entrambi i partiti rifiutano di entrare a far parte del governo Bonomi in quanto intendono assegnare ai CLN locali pieni poteri con i quali gestire autonomamente i territori liberati dalle forze partigiane.
E' evidente che questi organismi locali che conquistano il potere con la forza delle armi partigiane finiscono con l'assumere una direttiva politica di stampo rivoluzionaria. Infatti intendono organizzare la gestione del territorio su prospettive democratiche capaci di eliminare le ingiustizie sociali preesistenti.
Questa prospettiva rivoluzionaria è fortemente contestata dai partiti democratici del CLN romano che intendono assegnare ai Comitati locali un potere del tutto provvisorio limitato al tempo necessario per liberare l'intero paese dal nazifascismo.
Nonostante l'accanita resistenza dell'esercito tedesco le forze partigiane con l'aiuto degli angloamericani riescono a sconfiggere il nemico e a liberare il territorio italiano dallo straniero il 25 aprile 1945.
In seguito alla liberazione d'Italia si procede alla formazione di un nuovo governo presieduto da Ferruccio Parri, leader del P.D.A..
Parri si propone come intermediario tra le forze conservatrici e progressiste ma per il periodo così difficile che l'Italia sta attraversando, per la concorrenza dei partiti di massa e per la mancanza di esperienza politica, il governo è destinato a decadere dopo soli cinque mesi.
Sul piano economico, uno degli obiettivi che Parri si era preposto era quello di colpire la grande industria monopolistica.
Il piano fissava una grossa tassa che avrebbe colpito i complessi industriali e prevedeva un sistema di distribuzione delle materie prime. Questo progetto, che aveva lo scopo di ricostruire l'industria al fine di offrire migliori opportunità ai piccoli e medi operatori, incontrò l'aperta opposizione dei liberali.
Inoltre Parri voleva affrettare la scelta istituzionale allo scopo di sfruttare l'orientamento repubblicano che al momento sembrava prevalente, al contrario i liberali e l'opinione monarchica erano favorevoli a un rinvio.
In occasione della prima riunione della Consulta si accendono ulteriori polemiche tra socialisti ,comunisti e azionisti che volevano attribuire vasti poteri politici e democristiani e liberarli che la volevano mantenere al più modesto livello di organo consultivo.
Questa serie di dissensi ai quali si aggiungeva la volontà di porre fine all'esperimento Parri indusse i liberali ad assumere l'iniziativa della crisi.
Il P.L. con una lettera indirizzata a tutti gli altri partiti della coalizione muove una serie di accuse al governo provocando la fine del gabinetto Parri.
In seguito alla caduta del governo, che aveva portato instabilità politica, le forze di sinistra volevano portare al potere un progressista, ma i moderati si opposero e con l'appoggio del sovrano, degli alleati e della chiesa ottengono la presidenza del Gran Consiglio.
De Gasperi accetta l'incarico da Umberto I di formare il nuovo governo.
Una decisione di particolare importanza che riguardava il nuovo Capo del governo era scelta fra monarchia e repubblica. Vi era già un decreto emesso da Bonomi in cui si diceva che dovevano essere i membri dell'assemblea costituente a decidere, ma i gruppi moderati e conservatori volevano che la decisione venisse presa tramite il referendum, perché erano sicuri che il popolo avesse deciso di mantenere la monarchia.
Le forze progressiste, invece, volevano che la decisione spettasse all'Assemblea Costituente perché erano certi che avrebbe deciso come forma istituzionale la repubblica.
De Gasperi decide con l'appoggio degli angloamericani che la scelta dovrà essere presa attraverso un referendum.
Un'altra importante questione era quella del voto obbligatorio che era stata risolta tramite un compromesso.
Le forze moderate volevano il voto abbligatorio in quanto ritenevano che tutti gli astenuti fossero tendenzialmente conservatori.
I socialisti, invece parteggiavano per il voto facoltativo in quanto erano sicuri di non perdere voti perché loro faceva riferimento un elettorato con maggiori interessi di lotta politica.
Si decise che per chi nn avesse voluto votare ci sarebbe stata la pubblicazione su apposite liste dei nomi degli astenuti, per una condanna morale.
Nel 1946 avviene l'abdicazione del re Vittorio Emanuele III per influenzare l'elettorato.
I moderati cercano di sfruttare politicamente questo avvenimento in quanto il re abdicando riconosce le sue colpe e passando la corona al figlio Umberto II cerca di far riacquisire al popolo credibilità nella monarchia.
Tuttavia i risultati delle elezioni videro vincere la repubblica con uno scarto di due milioni di voti e il sovrano fu costretto a lasciare l'Italia.

1

1

Esempio