Rivoluzione americana

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

La Rivoluzione americana è quell’insieme di vicende che tra il 1763 e il 1787 portò alla nascita degli Stati uniti d’ America. Il primo insediamento inglese in America settentrionale risale al 1607, quando un gruppo di coloni si stabilì in un territorio che, in onore della casta e vergine regina Elisabetta venne chiamato Virginia. Lo scopo di questa coraggiosa impresa era stato principalmente di tipo economico, tuttavia accanto a questa motivazione se ne aggiunsero altre soprattutto di tipo religioso. Nel 1620, una spedizione di padri pellegrini, calvinisti convinti decisi a separarsi dalla chiesa inglese, dapprima fuggirono in olanda, poi si imbarcarono per l’ America ed infine sbarcarono sulla costa del Massachusetts, fondando la città di New Plymouth. Iniziò a nascere così la cosiddetta nuova Inghilterra che finìm per comprendere quattro colonie: Massachusetts, New Hampshire, Connecticut e Rodhe Island. Poco più a sud si estendeva un territorio controllato dagli olandesi, il cui centro urbano più importante prese il nome di Nuova Amsterdam; che poi, passata sotto il controllo inglese, venne ribattezzata New York. Nella regione più meridionale, infine, nacquero il Maryland, il North Carolina, il Sud Cartolina e per ultima la Georgia.
I coloni inglesi, subito dopo lo sbarco sulla costa americana, entrarono in contatto con la popolazione indigena. Tra di loro si instauro subito un tipo particolare di rapporto, infatti ognuno dei due gruppi, aveva trovato presso l’altro beni utilissimi, e quindi entrambi i gruppi avevano interesse a mantenere relazioni di tipo commerciale. Nel giro di poco tempo però, gli inglesi, non ebbero più bisogno dei rifornimenti alimentari provenienti dai campi coltivati dagli indiani; questi ultimi, però, si abituarono in fretta all’ uso di prodotti tipicamente europei, come ad esempio il rum.
Per acquistare i prodotti inglesi, gli indiani furono costretti a procurarsi merci che potessero interessare agli europei; tra questi il primo posto spettò senza dubbio alle pellicce. Lo sforzo di procurarsi il maggior numero di pellicce possibili causò un notevole aumento dei conflitti tra le varie tribù, ognuna delle quali aspirava a diventare l’interlocutore commerciale privilegiato dei coloni. Il colpo definitivo a questo sistema di relazioni avvenne quando ci fu l’arrivo di nuovi immigranti e, con un grande incremento demografico, si dovette procedere all’occupazione dei territori indiani. Alla precaria simbiosi centrata sugli scambi commerciali si sostituivano le guerre di conquista.
Le varie colonie, erano molto diverse le une dalle altre. Le più fortunate, nel 700, erano la Virginia e il Maryland, colonie molto redditizie grazie alla coltivazione di tabacco. Il new England esportava invece prodotti navali come legname, catrame, resina e canapa.
Nel 700 la maggior parte della popolazione viveva di agricoltura: era infatti possibile acquistare, a prezzi accessibili, terra sufficiente per diventare piccoli proprietari. Qui però, c’è da dire che c’era una grande differenza tra le colonie più settentrionali e quelle situate più a sud. Mentre nell’ america del nord venivano coltivati cereali in aziende agricole di piccola o media grandezza, nel sud si diffuse la grande piantagione che produceva riso, indaco o tabacco per l’esportazione. Nel sud però, il problema della manodopera era sempre più critico, visto che per far fruttare le piantagioni era necessario un gran numero di lavoratori.
Le colonie del nord america, mostrarono una capacità straordinaria di attirare emigranti, e di conseguenza aumentarono vertiginosamente la propria popolazione. La maggior parte degli emigranti, arrivavano in america, sprovvisti di risorse necessarie per poter acquistare un pezzo di terra; una volta giunti in america li attendeva una vita di servitù e di duro lavoro. Per loro, persino la traversata in mare era un’esperienza durissima, durante la quale morivano soprattutto a causa delle condizioni igieniche degli alloggi in cui erano stipati. Peggiore era la situazione per gli schiavi neri. I mercanti europei li acquistavano dai sovrani neri, nei grandi regni dell’ africa costiera, i quali li catturavano nelle regioni dell’ entroterra. In cambio degli uomini da trasferire oltre l’atlantico, i trafficanti bianchi offrivano armi da fuoco, manufatti e rum, ogni barile del quale, in genere, permetteva l’acquisto di un singolo schiavo. E’ possibile che i primi schiavi neri siano arrivati nel nord america nell’agosto del 1619. Anche se il fenomeno della servitù a contratto bianca continuò per tutto il 700, l’importazione di schiavi neri parve ai proprietari delle grandi piantagioni decisamente più redditizia. Lo schiavo nero poteva essere sfruttato con maggiore profitto, per tempi più lunghi e con minore difficoltà rispetto ai servi bianchi. Nelle colonie del nord, tuttavia, la schiavitù dei neri non riuscì ad imporsi, sia perché il clima non permetteva l’economia di piantagione e sia per l’ostilità dei contadini e degli artigiani bianchi, che videro nella manodopera servile un pericoloso concorrente. Ciò nonostante, le grandi città del nord, trassero enormi benefici dalla schiavitù dei neri, perché i territori del sud provvedevano al rifornimento di schiavi tramite trafficanti europei o nordisti.
Nel 700 le colonie intrattenevano con la madrepatria un rapporto ambiguo. I coloni, da un lato si sentivano ancora pieni sudditi del re d’inghilterra, dall’altro, il Parlamento inglese, con una serie di provvedimenti, inaspri progressivamente i rapporti tra colonie e Inghilterra. Il parlamento aveva lo scopo di proteggere l’economia inglese, quindi, in un primo tempo ordinò alle colonie che potevano vendere le loro merci solo all’inghilterra; e in un secondo prefissò delle leggi che impedirono alle colonie di impiantare un’industria tessile capace di far concorrenza a quella inglese. Conseguente fu il deficit della bilancia commerciale delle colonie, che, per far fronte a tale, intrapresero un fiorente commercio con le isole caraibiche francesi;da questi acquistavano soprattutto melassa e prodotti saccariferi a prezzi notevolmente minori rispetto a quelli delle piantagioni inglesi nelle Indie. Per favorire i grandi proprietari inglesi, il parlamento, nel 1733, approvò il Molasses Act, che imponeva dazi elevatissimi sui prodotti saccariferi provenienti dall’ estero.
Nella prima metà del 700, tutti sentivano il legame con l’inghilterra come essenziale per impedire che le colonie fossero conquistate dalla Francia. Nel 1756 in Europa, esplose la cosiddetta guerra dei Sette anni, il grande conflitto continentale che vide Francia, Austria e Russia da un lato, contrapposte ad Inghilterra e prussia dall’altro. L’importanza storica dello scontro, risiede nel fatto che non fu solo una guerra europea, ma vide le varie potenze affrontarsi anche in Asia, Africa e America. L’esito del conflitto fu infine favorevole all’inghilterra, che riuscì a conquistare il Canada e tutti gli altri possedimenti Francesi in Nord America, di cui rimase la sola padrona. L’Inghilterra, sebbene fosse uscita vittoriosa dal conflitto, era in gravi difficoltà finanziarie; la conclusione della guerra non comportò affatto per essa la fine delle spese militari, infatti, per mantenere il controllo sui nuovi territori conquistati, occorreva aumentare notevolmente la presenza militare inglese. In simili circostanze, si fece strada in Inghilterra l’idea secondo la quale, era necessaria una riorganizzazione amministrativa e fiscale dell’impero, in modo da reperire i fondi necessari a uscire dalla crisi finanziaria. Il primo atto di questa nuova linea politica fu lo SUGAR ACT, che impose dazi su numerosi prodotti che le colonie dovevano importare all’estero; ad esso fece poi seguito il cosiddetto STAMP ACT, che imponeva una tassa sui documenti legali e sui giornali. Gli anni 1764-65 videro l’inizio della protesta dei coloni contro, quella che, ai loro occhi era una novità insopportabile: ma se per chiedere l’abrogazione dello Sugar Act ci si limitò a stilare petizioni scritte, la lotta contro lo Stamp Act assunse in breve tempo toni accesi e violenti. La reazione più netta venne assunta dall’ Assemblea del Rhode Island, che dichiarò lo stamp act anticostituzionale, cioè contrario alla tradizione e alla prassi giuridica vigente fin dalla fondazione delle colonie inglesi in america.Nel contempo anche in Massachusetts si verificarono dei disordini provocati dall’associazione Sons Of Liberty.Nel febbraio 1766 il Parlamento inglese abolì lo Stamp Act.
Dopo l’abrogazione dello Stamp Act, il Parlamento cercò di imporre la propria sovranità per via diversa; ricorse alla sola tassazione esterna, cioè ai dazi sui prodotti che i coloni importavano dall’Inghilterra. Anche questa tassazione apparve insopportabile ai coloni, che cominciarono a fabbricare in america manufatti proibiti, ad esempio tessuti, e boicottare beni provenienti dalla madrepatria. Ben presto, Boston divenne l’epicentro della protesta coloniale dove si verificarono numerose rivolte. Successivamente, nel 1774 si tenne a Filadelfia il primo congresso continentale, che elaborò una Dichiarazione dei diritti delle colonie. Dopo una serie di proteste del governo inglese, che invio in america anche esercito e flotta, la formale proclamazione di indipendenza ebbe luogo il 4 luglio 1776, quando il congresso di Filadelfia approvò all’unanimità un documento redatto da Thomas Jefferson. L’importanza storica di questo testo sta nel fatto che, esso utilizza come argomento di base la teoria contrattualistica di John Locke circa l’origine dello stato. (in america, coloro che si impegnarono per l’indipendenza, si diedero l’appellativo Whighs, mentre i sostenitori della monarchia erano i tories).
La guerra d’indipendenza delle colonie inglesi contro la madrepatria durò quasi otto anni. Nel 1778, dopo che l’esercito americano era riuscito ad ottenere la significativa vittoria di Saratoga, anche la Francia entrò in guerra, con l’obiettivo di rimettere in discussione l’egemonia britannica in America del Nord. In seguito a fianco alle colonie intervennero anche la spagna e l’olanda. Nel 1781 la vittoria decisiva di Yorktown costrinse gli inglesi alla resa. La pace, venne firmata a Parigi, il 3 settembre 1783.La Francia ottenne basi in Senegal e isole nelle Antille, la Spagna ottenne la florida e minorca, e, cosa più importante, le colonie inglesi erano finalmente indipendenti. La Costituzione Americana venne elaborata nel 1787 da una Convenzione, che conferì il potere legislativo ad un congresso e quello esecutivo ad un Presidente.

Esempio



  


  1. giovanni

    dopo la rivoluzione americana come è la situzione tra bianchi e neri?