Presidente d'America J.F.K.

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Categoria:Storia
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Testo

John Fizgerald Kennedy

Si laureò ad Harvard nel 1940 e nello stesso anno entrò in marina.
Prese parte alla seconda guerra mondiale come ufficiale, distinguendosi nell’Arcipelago delle Salomone nel Pacifico, al comando di una motosilurante, nel cui affondamento venne ferito.

Al termine del conflitto, entrò nella vita politica prima come deputato democratico del Massachusetts (1946), poi come senatore (1952), sconfiggendo il candidato repubblicano Henry Cabot Lodge.

Il 12 settembre del 1953 sposò Jacqueline Bouvier da cui ebbe tre figli.

Alla convenzione democratica di Los Angeles (luglio 1960) fu designato candidato alla presidenza degli Stati Uniti e nel novembre successivo, con un margine non molto ampio, venne eletto battendo il repubblicano Richard Nixon.

Primo presidente cattolico del paese, si avvalse della collaborazione di un gruppo di tecnocrati e specialisti di varie branche delle scienze sociali, amministrative e politiche (un nuovo brain trust, o trust dei cervelli, come quello già costituito da F. D. Roosevelt) provenienti dal mondo industriale e dalle università.

Nel 1961 Kennedy approvò un piano strategico preparato dall'amministrazione precedente che si proponeva di rovesciare il regime comunista cubano di Fidel Castro. L'operazione di sbarco di 2000 esuli cubani anticastristi alla Baia dei Porci, però, fallì clamorosamente (17-18 Aprile 1961) e il presidente se ne assunse la piena responsabilità.
La conseguenza immediata fu il riacutizzarsi della tensione internazionale.

Nel tentativo di avviare un dialogo con l'Unione Sovietica, nel giugno del 1961 Kennedy incontrò a Vienna il premier sovietico Nikita Kruscev con il quale concordò la neutralizzazione del Laos, allora minacciato dai rivoluzionari comunisti.
Ma la prospettiva di una politica internazionale distensiva subì una battuta d’arresto nell’estate dello stesso anno con la rottura unilaterale della moratoria nucleare da parte dell'Unione Sovietica, la riapertura della questione tedesca e gli sviluppi della situazione nel Sud-Est asiatico.
Quando, in agosto, a Berlino venne eretto il muro, Kennedy rispose con l'invio di 1500 uomini nella città tedesca.

Nel 1962 alcuni aerei da ricognizione americani, sorvolando l'isola di Cuba, scoprirono l'esistenza di basi missilistiche sovietiche.
Il presidente americano pose l'embargo all'isola e decise che fosse effettuato il controllo di tutte le navi dirette all’Avana con l’ordine di dirottare i trasporti di materiale strategico. Questa presa di posizione spinse Krusciov ad assumere un atteggiamento accomodante, smantellando le basi missilistiche di Cuba.
Il Presidente degli Stati Uniti tolse, come promesso, l’embargo assicurando che l’isola non sarebbe stata invasa. Era il 28 Ottobre. La ritirata sovietica fu per Kennedy un trionfo politico e personale.

Il clima internazionale si distese maggiormente nel 1963, quando Usa, Gran Bretagna e Urss riuscirono a raggiungere un accordo per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera (trattato di Mosca, 5 agosto 1963).

Nell'ambito della politica della “nuova frontiera” particolare rilievo ebbe il piano di aiuti per lo sviluppo economico e sociale dell'America latina concretatosi nell'Alleanza per il progresso (agosto 1961).
Strettamente connesso al problema degli investimenti esteri fu quello di uno sbocco dei prodotti del mercato europeo, che trovò la sua formulazione nel Kennedy Round .
Non meno dinamica fu la politica kennediana di fronte ai problemi interni degli Stati Uniti: un sempre maggiore intervento dello Stato nell'economia teso a potenziare la ripresa produttiva, istituendo di fatto un controllo selettivo sugli investimenti e i consumi. Particolarmente favorito fu il settore aerospaziale, impegnato nella competizione con l'Unione Sovietica.

Nei confronti del problema razziale Kennedy assunse un atteggiamento nettamente progressista: favorì l'integrazione della gente di colore nelle università degli Stati del Sud. All'indomani della “marcia della libertà” durante la quale più di 200.000 negri manifestarono per i diritti civili, il presidente propose al Congresso una legislazione diretta ad abolire la discriminazione nelle scuole, negli alberghi e nei ristoranti, suscitando negli ambienti conservatori forti reazioni.

Tali successi sul piano nazionale ed internazionale furono tuttavia oscurati dall'aggravarsi della situazione in Vietnam, dove Kennedy inviò 17.000 uomini a sostegno di un regime instabile minacciato dalla corruzione e da una crescente rivolta comunista.

Il 22 Novembre 1963 a Dallas, in Texas, durante la campagna per la sua rielezione, Kennedy venne ferito mortalmente da alcuni proiettili d’arma da fuoco.
Responsabile dell’attentato fu ritenuto Lee Harvey Oswald, a sua volta ucciso, poche ore dopo dall’arresto, da un “certo” Jack Ruby. Ancora oggi, però, le circostanze che portarono all’assassinio di John Fiztgerald Kennedy sono avvolte nel mistero.

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