Le lingue del Mediterraneo

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Testo

L'invenzione della scrittura

La scrittura nacque nel IV millennio a.C. presso i sumeri, un popolo di origine sconosciuta immigrato nella bassa Mesopotamia, e rappresentò essenzialmente uno strumento pratico. I primi esempi di scrittura sono stati rinvenuti su tavolette di argilla provenienti dalla città di Uruk in Mesopotamia (attuale Iraq).
I cacciatori-raccoglitori avevano sviluppato nel periodo 15000-8000 a.C. un sistema di contabilizzazione basato su tacche. Gli agricoltori, nel periodo 8000-3000, avevano creato dei contrassegni di argilla, che venivano legati agli oggetti contati. I contrassegni venivano modellati in varie forme geometriche o naturalistiche. Ad ogni forma si faceva corrispondere una determinata quantità di beni. Intorno al 3300 vennnero inventate le buste, sfere d’argilla cave. All'interno di esse venivano immessi i contrassegni di argilla. Sulle buste cominciarono a porsi dei segni, il cui sistema si sviluppò e non vi fu più bisogno di mantenere il contenuto della busta.Le buste si appiattirono e si trasformarono in tavolette d'argilla ricoperte da segni.
La lingua assira
Gli assiri parlavano il dialetto settendrionale dell’accadico anche se per la produzione letteraria erano soliti usare il dialetto meridionale o babilonese.
Visto che la cultura di questo popolo dipende da quella sumerica e babilonese, gli assiri continuarono e conservarono alcuni testi, prevalentemente quelli religiosi, storici, filologici e scentifici. Questi venivano raccolti in biblioteche di templi e palazzi, di cui la più famosa è quella di D’Assurbanipal contenente all’incirca 25.000 tavolette scritte sia in sumero, sia in assiro sia in babilonese. La vastissima collezione, incisa con caratteri cuneiformi, presenta alcune iscrizioni così minute da richiedere per la lettura l’ausilio di una lente d’ingrandimento. Un vanto degli Assiri era la notevole capacità di ogni re di saper decifrare perfino i più difficili testi sumerici ed un dei loro passatempi, nonostante questo popolo avesse fin dalle origini sviluppato il carattere bellicoso, era la lettura delle tavolette in pietra.
La lingua cretese
LA NASCITA E LO SVILUPPO DELLA SCRITTURA
La scrittura nacque a Creta nel Bronzo Medio ( Medio Minoico) in corrispondenza della costruzione dei Primi Palazzi intorno 2000-1750 a. C.. Siamo a conoscenza delle prime costruzioni : grandi insiemi architettonici costituiti da diversi ambienti, dimore di coloro che, per ragioni economiche avevano assunto un ruolo di primo piano nella comunità controllando i beni e le risorse prodotte ed avendo alle loro dipendenze agricoltori, artigiani e soldati. È in questo contesto che nacque
l’esigenza di un’organizzazzione burocratica che consentisse di sapere quanti erano i beni inviati al palazzo dalle comunità contadine e quante razioni alimentari fossero state distribuite dai magazzini agli individui impegnati nel servizio dello stato. Nacque così il bisogno di creare quella che poi diventerà la loro vera e propria scrittura.
I minoici inizialmente, utilizzarono come strumenti delle “cretule” d’argilla, cioè dei documenti che contenevano impronte di sigilli ed erano usati come prova del prelievo delle razioni alimentari. Le cretule venivano conservate in sale d’archivio apposite in modo che si mantenesse la contabilità dei beni gestiti dal palazzo. Questo sistema burocratico, essendo complicato ed incompleto, venne successivamente sostituito da tavolette d’argilla che presentavano trattini orizzontali e verticali che costituivano cifre ed ideogrammi che davano indicazioni sulla natura dei prodotti contabilizzati, finchè il sempre crescente sviluppo economico fece nascere nella Creta protopalazziale l’esigenza di una scrittura vera e propria che permettesse di registrare i motivi delle transazioni e di spiegare e definire le circostanze nelle quali avvenivano le registrazioni.
LINEARE A
Nacque così quella scrittura che si suol definire Lineare A.. Si sviluppò tra il 1800 a.C. ed il 1400 a.C. e si diffuse maggiormente nella parte centrale ed orientale di Creta: la Creta protopalaziale. Possedeva presumibilmente 90 caratteri di cui circa la metà derivavano dalla scrittura geroglifica. I testi più antichi in cui è stata ritrovata la lineare A sono stati rinvenuti nello strato di distruzione del Primo Palazzo di Festo, mentre la geroglifica è attestata finora soprattutto a Cnosso ed a Mallia. Si tratta in entrambi i casi di scritture indecifrate e sillabiche, cioè che usano cifre ordinate secondo un sistema decimale, ideogrammi che rappresentano oggetti, prodotti o esseri viventi. Esse dovettero coesistere per molto tempo; ciò perché il geroglifico servì ad un principe minoico nella rappresentazione del potere regale e della gloria mentre la Lineare A, scrittura della riproduzione più veloce fu usata per la contabilità dei palazzi. Successivamente per evitare che scomparisse la scrittura geroglifica cretese, questa venne utilizzata anche su altri supporti quali i vasi, i grossi pithoi e più tardi anche le tavolette. Questa scrittura non era destinata solo ai documenti d’archivio, infatti, sono stati rinvenuti pure molti testi incisi su pietra, metallo (oro, argento e bronzo), stucchi e dipinti su vasi. Gran parte delle iscrizioni ripetono gruppi di segni che sembrano formare come delle “formule sacre”.
In questi documenti mancano però delle parti che fanno capire che ci troviamo di fronte a testi culturali. I segni presentano dei caratteri arcaici per mezzo dei quali è possibile risalire agli oggetti che hanno ispirato il segno stesso ed è per questo che è stato possibile conoscere i contenuti di alcuni.
LINEARE B
In un successivo periodo che va dal 1450 a.C. al 1200 a.C. si sviluppò la scrittura lineare B. essa comprendeva ottantotto segni ed è stata rinvenuta solo a Cnosso anche se diffusa nella Grecia continentale, a piro ed a Micene. La lineare B, usata nel Greco arcaico, è ormai facilmente decifrabile con l’eccellente lavoro di Michael Ventris del 1950 circa.
Grazie alla lineare B abbiamo potuto leggere testi provenienti dai palazzi di Cnosso e di Pilo ma anche da Micene, tirinto, Tebe, Midea: si tratta d’elementi che risalgono al periodo che precede la scomparsa dei palazzi che c’hanno fornito informazioni sulla politica ma non sui miti della civiltà cretese. Il sillabario miceneo, esclusi alcuni ideogrammi, è costituito quasi esclusivamente da segni per vocali isolate e per sillabe del tipo consonante più vocale.
IL DISCO DI FESTO
A Festo è stato ritrovato, nel 1908, un disco in argilla cotta, non perfettamente rotondo e il cui diametro varia dai 158 ai 165 mm. Esso rappresenta un unicum assoluto nella storia dell’archeologia mondiale. Le linee furono tracciate a mano libera con uno stile duro e sottile simile a quello utilizzato dagli scribi per la redazione delle tavolette in geroglifico cretese, lineare A e lineare B. Il disco poggiava sul suolo ed era in posizione obliqua inclinato
verso nord e mostrava la faccia A. Lo strato di terra nella quale si trovava il disco non sembrava corrispondere a uno vero e proprio, poiché la terra non era neppure battuta e conteneva, sia al livello del disco che sotto, resti ceramici. Pochi centimetri più in là giaceva invece una tavoletta in lineare A, catalogata come PH I. Questi frammenti ceramici sono attribuiti alla fine del MM. Il luogo di ritrovamento, la tavoletta in lineare A e la maggioranza dei reperti ceramici, indurebbero a datarlo alla fine del MM. Il disco di Festo anticipa di millenni la stampa a caratteri mobili anch’essa basata su un numero fisso di caratteri a rilievo, che venivano però impressi con l’inchiostro sulla carta. Bisognerà aspettare 2500 anni per i primi tentativi in Cina, e 3100 in Europa. Lo spessore è anch’esso irregolare e va dai 15 ai 21 mm.
Il disco ha due facce, entrambe decorate, che non sono del tutto piane: la faccia A presenta un ingrossamento lungo quasi tutto il bordo esterno mentre la faccia B ha un modesto rigonfiamento al centro. Ciò significa che il disco non deriva da una matrice bensì è stato realizzato a mano. L’artigiano che lo creò lo ottenne comprimendo una palla d’argilla ancora fresca su una superficie piana.
Anche una serie di piccolissime spaccature nell’argilla testimoniano che il disco fu modellato a mano libera.
Abbiamo quindi di fronte un pezzo unico e non una copia di qualche altro manufatto. Per modellare il disco di Festo fu utilizzata un’argilla di grana di prima qualità estremamente fine. Una volta stampati i caratteri dell’argilla, il disco fu colto intenzionalmente e alla perfezione, dando alla creta la levigatezza della maiolica e del colore giallognolo. Le facce del disco sono coperte di linee e di caratteri pittografici. Le linee furono tracciate a mano libera con uno stile duro e sottile. Su ogni lato questa linea fu incisa dall’esterno del disco verso l’interno. Per affermare ciò il suo scopritore osservò come sulla linea ci siano delle sottili graffiature che rappresentano le deviazioni della punta dello stilo che corre verso il centro. Ma riflettendo siamo sicuri che i segni incisi sul disco costituiscono una scrittura? I segni tracciati sul disco, la loro attestazione in gruppi precisi, la ripetizione di determinate sequenze, e il parallelismo con le scritture cretesi e il geroglifico egiziano hanno indotto gli studiosi che se ne sono occupati per primi ad approfondire l’argomento perché si dimostrava interessante. Pernier ed Evans pensarono che si trattasse di un’iscrizione. Ma sorse un problema: il senso di lettura del disco. Secondo questi due archeologi il disco dovrebbe essere letto da sinistra verso destra, cioè seguendo il senso nel quale sono rivolte le figure umane: l’uomo che cammina, la donna ritta, la testa umana, il prigionero. Sul disco sono stati impressi quarantacinque misteriosi segni con il punzone che poteva essere di legno, avorio, pietra, metallo, ( e questa è una certezza). Alcuni hanno pensato persino all’argilla. Godart è però giunto alla cunclusione che non poteva trattarsi che di oro. Proprio per questo le figure impresse sul disco presentano contorni netti. Parzialmente ciò è dovuto al fatto che i caratteri vennero impressi sull’argilla molle. I segni sono stati posti su un “percorso” a spirale sulle due facce del disco che si ripetono in modo perfettamente identico.
La lingua ebraica
Gli antichi ebrei parlavano l’ebraico, lingua del gruppo semitico nord occidentale.
Questa presenta caratteristiche che la rendono simile a quella fenicia.
Per la scrittura, infatti, inizialmente si usò l’alfabeto fenicio, sostituito in un periodo successivo da quello “ quadrato “ ; ancora tutt’oggi in uso. Per le complesse vocali ma anche per il semplice sistema di consonanti, il sistema morfologico, rispetto quello di altre lingue antiche, si presenta relativamente semplice, senza casi di declinazione e senza congiuntivo del verbo.
La maggiore causa che fece arrestare l’evoluzione linguistica fu la dispersione degli ebrei. Non è mai stata una lingua morta, è stata la lingua di una grande religione e per tale motivo è stata sempre praticata, per scopi prevalentemente liturgici ma anche letterari.
È stata completamente codificata. Grazie a questo processo è stato possibile scoprire che la letteratura ebraica è prevalentemente sacra.
La Bibbia, che è la raccolta di tutti i libri comprende però anche generi diversi. Vi si trova tutto: la storia e il diritto, il costume e la religione, la prosa didattica e dei sapienti. È stata scritta da un gran numero d’autori vissuti tra il 1200 e il 200 a.C.
La lingua egizia
La scrittura egizia nacque presumibilmente nella regione del Delta del Nilo intorno al 3000 a.C., nel periodo anteriore all’unificazione del Paese sotto un unico sovrano. Gli ultimi esempi di geroglifico appartengono al III secolo quando progressivamente questa scrittura fu sostituita da quella copta, il cui alfabeto era derivato da quello greco.
Il linguaggio parlato e quello letterario erano nell'Antico Egitto notevolmente diversi. La maggior parte delle iscrizioni su tombe, templi, colonne e statue era scritta in stile arcaico, mentre al linguaggio parlato si avvicinavano solo alcuni documenti. Sulla base della lingua letteraria prevalente, la lingua egizia è stata suddivisa in cinque periodi.
L'Antico Egiziano (da prima del 3000 al 2200 a.C. circa) è la lingua scritta del Periodo Predinastico e dell'Antico Regno (I-VI dinastia).
Il Medio Egiziano (dal 2200 al 1600 a.C.) è la lingua letteraria classica. Il suo periodo di massimo splendore coincise con il Medio Regno e i periodi di transizione che lo precedettero e seguirono; inoltre, essa continuò a esistere come lingua letteraria fino verso il 500 a.C.. Intorno al 1380 a.C., all'inizio del Nuovo Regno (XVIII-XXVI dinastia), il Faraone Akhenaton oltre alle innovazioni religiose introdusse il tardo egizio (dal 1550 al 700 a.C. circa) come nuovo modello per la lingua letteraria. Probabilmente basato sulla lingua parlata intorno al 1550 a.C., esso mostra notevoli cambiamenti grammaticali e fonetici rispetto alla lingua precedente.
Poco prima che il Nuovo Regno cedesse alla dominazione persiana, l'egizio demotico, (dal 700 a.C. al 400 d.C. circa), divenne la lingua letteraria d’ uso, e così rimase attraverso la dominazione persiana, greca e romana. Questa lingua letteraria aveva una particolare forma di scrittura, detta anch'essa demotica, e sembra rappresentare la lingua parlata intorno al 700 a.C.
Le Scritture
Gli Egizi svilupparono tre forme di scrittura:
i geroglifici (usati per le iscrizioni formali) e due derivazioni corsive, la scrittura ieratica (fino al 650 a.C. circa) e quella demotica (dal 650 a.C. al 450 d.C. circa). In tutti e tre i sistemi, i
segni potevano rappresentare ideogrammi, sillabe (solo consonanti), lettere singole, e determinativi (ausili interpretativi per segni dotati di più di un significato). La scrittura non rappresentava le vocali, e pertanto (tranne che per il copto) gli studiosi ricostruiscono l'evoluzione fonetica della lingua solo attraverso le consonanti.
Il dio Thot e l'alfabeto
L’autore di questo mito è Platone, un filosofo greco del IV secolo a.C. Il mito esprime la realtà sociale dell’Antico Egitto, dove i potenti ostacolarono la diffusione dell’alfabeto. Infatti, la scrittura alfabetica è semplice: se tutti l’avessero imparata, non sarebbe più rimasta una conoscenza riservata ai sacerdoti a agli scribi, come al tempo dei geroglifici.
Udii che presso Naucrati, in Egitto, visse un tempo uno dei loro vecchi dei, a cui è sacro l’uccello che chiamano ibis; questo dio aveva nome Thot. E aggiungono che egli inventò i numeri, il calcolo, la geometria, l’astronomia e anche i giochi del tavoliere
e dei dadi e per di più la scrittura. Faraone dell’Egitto era allora Thamus. Thot venne a trovare costui, gli mostrò le arti e disse che conveniva farne dono agli altri Egiziani. Il sovrano s’informò dell’utilità di ciascuna arte, e mentre l’altro gliene faceva l’esposizione, egli approvava ciò che gli pareva ben detto e disapprovava ciò che gli pareva negativo. Così Thamus fece a Thot, per quel che si narra, pro e contro ciascun’arte molte osservazioni che sarebbe troppo lungo ripetere. Il dio Thot fu anche un dio creatore. La leggenda dice che sotto forma di babbuino, stava originariamente seduto su uno sperone di roccia che emergeva dalle acque primordiali. Le lacrime che scendevano dai suoi occhi caddero ai quattro angoli del mondo e formarono quattro coppie di divinità che aiutarono a popolare la Terra.
I Geroglifici
La parola significa ''sacra incisione''. Si conoscono circa 3000 caratteri di scrittura in uso nell'antico Egitto, in parte ideografici o pittografici (ossia rappresentanti simbolicamente l'idea o l'oggetto), in parte fonetici (ossia rappresentati sottoforma di sillaba o lettera). L'oggetto di cui si voleva parlare era rappresentato in forma stilizzata (il sole per esempio, era indicato da un disco). Se ne trovano impressi sui muri dei templi o sullo zoccolo delle statue, oppure possono essere scritti con l'inchiostro sui papiri.
Queste figure vengono ancora oggi chiamate impropriamente geroglifici, dal nome greco dato da Clemente Alessandrino "grammata ieroglifica", cioè lettere sacre incise; mentre in realtà non avevano nulla di sacro infatti erano impiegate per qualunque argomento e non limitate al linguaggio religioso. Ma la scrittura geroglifica, pur avendo un numero notevole di ideogrammi, permetteva una limitata capacità espressiva; non era per esempio possibile trovare un segno che esprimesse parole astratte. Per sopperire alla necessità di una più ampia espressione scritta fu adottato un sistema acrofonico di scrittura.
Ogni rappresentazione ideogrammatica possibile aveva un suono corrispondente, per esempio: l'ideogramma della parola casa corrispondeva al suono "per". Questo suono acquistò il valore di una sillaba e fu usato per comporre parole che non potevano avere un'espressione ideogrammatica, in cui appunto ricorresse il suono "per". Si estendevano così le possibilità di espressione della scrittura ideogrammatica. La scrittura ieratica, usata nei manoscritti, è una abbreviazione corsiva dei geroglifici. Ulteriormente abbreviata e facilitata ad uso popolare è la scrittura demotica. La chiave per decifrare i geroglifici fu trovata dal francese Champollion nel XIX secolo in seguito alla scoperta di una iscrizione (Stele di Rosetta) redatto in tre alfabeti:
geroglifico, demotico e greco.
Il geroglifico si cominciò ad utilizzare intorno al 3200 a.C. ed è una delle più antiche scritture della Terra.
Nel corso dei secoli gli Egizi modificarono la loro scrittura in modo tale da poter rappresentare anche i concetti astratti. Il geroglifico può essere letto sia da sinistra verso destra che viceversa a seconda della parte verso cui sono voltati gli uccelli. Se ad esempio gli uccelli sono girati verso destra, la lettura inizierà da destra, mentre se essi sono voltati a sinistra si comincerà da sinistra. Accanto a quella geroglifica esisteva un’altra scrittura chiamata dai greci ieratica, che significa "sacra" anche se non aveva niente di religioso.
Lo ieratico era un geroglifico corsivo e più sbrigativo utilizzato per gli atti non ufficiali. Contrariamente a quanto si possa pensare, era questa la grafia ordinariamente impiegata dalle persone colte in epoca tolemaica romana. Con successive semplificazioni la scrittura ieratica sfocerà in quella chiamata dai Greci, ancora una volta erroneamente,
demotica, cioè "popolare" in uso dall’VIII secolo a.C., alla fine dell’Impero Romano, così detta per distinguerla dalla scrittura precedente, propria della casta sacerdotale.
Il copto, invece, era un insieme di dialetti, con aggiunte di grecismi e di parole orientali, scritti con i caratteri greci, con l’aggiunta di sette segni in più per indicare suoni che il greco non aveva. Era la lingua tardo-egizia adottata dai cristiani indigeni che non amavano usare il greco perché "lingua dei pagani" e nella quale si conservano moltissime traduzioni di testi sacri. In ogni caso è una lingua che presenta legami abbastanza stretti con l’antico egizio per la facilità di comprensione grazie alla presenza di vocali.
Forma Ieratica
Nella scrittura egiziana lo ieratico era uno sviluppo corsivo della scrittura geroglifica, quindi una semplificazione dei segni originali per poter aumentare la velocità durante la scrittura. Questo tipo di scrittura appare durante la III Dinastia e regolarmente usata fino alla fine del Nuovo Regno. Veniva usata specialmente per redigere tutti i documenti che riguardavano la vita pubblica e religiosa.
All'inizio il suo utilizzo prevedeva una tipo di scrittura sviluppato su colonne verticali ma successivamente lo ieratico tende ad essere scritto orizzontalmente da destra verso sinistra.
Con il passare del tempo questa forma abbreviata di scrittura si allontanò sempre più dai segni originari sviluppando un proprio stile rendendo sempre più difficile la lettura. Esiste anche una forma tarda dello ieratico chiamata "ieratico anormale" che è molte distante e molto diverso dal tipo originario ed estremamente difficile da comprendere. In epoca tarda lo ieratico fu usato solo in campo religioso e Clemente di Alessandria lo chiamò lingua "Sacerdotale".
Forma Demotica
Come lingua scritta il demotico ebbe origine intorno alla XVI Dinastia e deriva da un'ulteriore semplificazione dello ieratico solo che, in questo caso, anzichè semplificare e abbreviare singoli segni, venivano abbreviati dei gruppi interi che in demotico appaiono come un unico segno.
Questa tipo di scrittura fu la sola forma che venne ampiamente usata per i successivi mille anni. Il termine demotico va riferito alla lingua scritta che traduceva la parlata in uso dalla XV Dinastia alla fine del periodo romano. Spesso legato a elementi classici, il demotico riflettè sempre più la lingua popolare ed era il tipo di scrittura favorito dal Governo e dagli scribi legali. Proprio per questo motivo la scrittura demotica è identificata come la scrittura "popolare" con un proprio vocabolario, una propria grammatica e molti nuovi segni addizionali ed abbreviazioni. E' molto più difficile da leggere rispetto al geroglifico ed allo ieratico.
Forma Copta
Il "copto" è la lingua parlata e scritta utilizzata in Egitto sin dall'epoca cristiana dalla popolazione copta. Questa scrittura non è altro che la trascrizione dell'egiziano in greco elaborata dai cristiani egiziani i cui segni vennero trascritti in un alfabeto che utilizzava delle lettere greche con l'aggiunta di alcune nuove lettere per rendere suoni dell'egizio che non esistono in greco. Questo alfabeto venne adottato per ovviare alla mancanza di vocali nell'egizio e fu utilizzato per scrivere su numerosi fogli di papiro o su altri supporti. Dal III secolo d.C. il copto rimane la scrittura ufficiale e nel 391 quando l'imperatore Teodosio rende il Cristianesimo culto ufficiale dello stato, è proibita l'antica religione e quindi con la scomparsa degli ultimi sacerdoti la possibilità di leggere l'antica sacra scrittura viene persa per millenni. Nel 640 d.C. l'Egitto passa sotto il dominio Musulmano e alle soglie del XVII secolo, l’Arabo sostituira' completamente l'egizio.
L'arte dei papiri
La pianta del papiro, che cresceva nelle paludi del Nilo, era considerata sacra dagli Antichi Egizi per la sua forma e veniva utilizzata per fare corde, barche, sandali, canestri e, soprattutto, la carta. La lavorazione del papiro rivoluzionò il mondo della comunicazione che, fino ad allora, avveniva oralmente o tramite incisioni su pietra o argilla. Il papiro è formato da un fusto a piramide e da foglie che ricordano i raggi solari, entrambe caratteristiche sacre per la civiltà egizia.
Il fusto, alto tra i 3 e i 6 metri e largo fino a 10cm, è formato da fibre lunghe dalla base fino alla cima ed è fasciato da una corteccia sottile e compatta. In cima al fusto vi sono i fiori del papiro che formano una grande ombrella fatta di rametti lunghi e sottili con, alle estremità, delle spighe. Il colore della pianta del papiro è molto elegante: le foglioline alla base sono verdi con tonalità di giallo, il fusto è di un verde smeraldo lucido ed intenso, il bocciolo è verde con tonalità di giallo e rame, l'ombrella è giallo canarino e le spighe sono rossastre. Con il papiro venivano fabbricate anche corde, recipienti, stuoie, barche, vele, lumi e sandali, mentre il succo veniva utilizzato come bevanda e le ceneri come medicamento.
La lavorazione del papiro, descritta in una tomba tebana del 1400 a.C., avveniva in varie fasi: dapprima si tagliava il fusto in parti corte, poi, dopo averlo ripulito dalla pelle verde e tagliato in strisce più sottili, si ricopriva con un panno e pestato con un martello e quindi piallato con una pietra a mattarello in modo da far uscire lo zucchero, dopodichè si immergeva il papiro nell'acqua per almeno una settimana. I vari papiri così trattati venivano messi sfalcati sotto una pressa per un'altra settimana ottenendo interi fogli di papiro pronti per essere disegnati. I fogli di papiro venivano arrotolati e custoditi dagli scribi.
La lingua fenicia
La lingua fenicia appartiene al gruppo semitico occidentale. A prescindere dal fennicio “arcaico” e dal “protofenicio”, che si collocano nei secoli XXI e XIV, il fenicio si distingue in tre fasi linguistiche:
➢ Fenicio antico: dall’ iscrizione d’Ahiram (Biblo) a quella di Kilamu;
➢ Fenicio medio: testi lapidari delle colonie fennicie d’Egitto, Sicilia, Sardegna, Malta,ecc.;
➢ Fencio recente: rappresentato da testi di varia provenienza.
Si ha poi il dialetto “punico” cioè il fenincio testimoniato a Crtagine e in altre colonie fenicie occidentali a partire dal V secolo.
ALFABETO FENICIO
La civiltà dei fenici ha lasciato tracce molto importanti nella nostra storia. Le acque del Mediterraneo orientale bagnano una striscia di terra molto montuosa, lunga e stretta nella quale si stabilirono i Fenici. Il terreno offriva scarse possibilità di lavoro. Le foreste dei monti erano ricche di cedri e fornivano legno per costruire imbarcazioni. Così i Fenici divennero marinai e, col tempo, i veri padroni del Mediterraneo. Furono i navigatori fenici ad inventare l’alfabeto, una serie di ventidue segni con i quali esprimevano i suoni del linguaggio umano.
Questo alfabeto è alla base sia dell'alfabeto greco che di quello romano. La più antica iscrizione in alfabeto fenicio risale a 1500 anni a.C. ed è stata scoperta sul sarcofago di Ahiram, re della città fenicia Biblos, contemporaneo di Mosè. Alcune iscrizioni scoperte all' inizio del nostro secolo hanno mostrato come, precedentemente ai fenici, un rudimentale alfabeto fosse in uso presso
i semiti del Sinai, i quali l'avevano derivato da un addattamento alla loro lingua del sistema acrofonico egiziano. Non sappiamo quale influsso questi Sinaiti abbiano avuto sui Fenici; la tradizione classica attribuisce però a questi ultimi tempi l'invenzione di una scrittura fenicia, cioè costituita da segni ognuno dei quali era corrispondente ad un suono della lingua parlata. L'esiguo numero, 22, delle lettere e la possibilità di scrivere chiaramente ogni parola diede all'alfabeto fenicio una diffusione rapida e larghissima che causò l'abbandono dei geroglifici e dei cuneiformi così complicati e di dubbia interpretazione. I caratteri inoltre tendevano alla forma corsiva, più pratica di quella lapidaria delle altre scritture, per l'uso non più di incidere su materiale duro, ma di impiegare pennelli intinti d' inchiostro con cui si vergavano i papiri. Si ignora l'epoca di formazione di questo tipo di scrittura; certamente è da collocare prima del secolo XIII a. C., perchè di quel tempo era la più antica iscrizione funeraria rinvenuta negli scavi della città fenicia di Byblos. Le lettere fenicie presentavano però l'inconveniente di indicare le sole consonanti, essendo sempre sottintese le vocali.
La lingua hittita
Gli Hittiti, Indoeuropei entrati in Anatolia verso il 1800 a.C., usarono due sistemi di scrittura: il cuneiforme e un sistema di geroglifici indigeni. Questi geroglifici hittiti, il cui deciframento non è ancora terminato, sono costituiti da una trentina di caratteri alfabetici, un centinaio di caratteri sillabici, altri per parole, usati sia come ideogrammi, sia come fonogrammi.Quando, poco meno di un secolo fa, un gruppo di archeologi tedeschi cominciò a scavare nelle grandi rovine non identificate presso il villaggio di Bogazköy nel cuore dell’altipiano anatolico, vennero alla luce migliaia di tavolette cuneiformi, scritte per la maggior parte in una lingua che fino ad allora era apparsa solo in alcune tavolette, due delle quali trovate a El Amarna in Egitto. Fin da un primo esame, con l’aiuto dei testi redatti in accadico (babilonese), lingua già ben conosciuta, gli studiosi compresero che si trattava degli archivi della città di Attusas, capitale dell’Impero Hittita, il cui ricordo era già tramontato agli albori dell’età classica. Pochi anni dopo fu avviato il deciframento della lingua hittita, che, risultò essere indoeuropea. Col passare degli anni la comprensione della lingua hittita andò affinandosi, mentre ci si accorse dell’esistenza di altre due lingue indoeuropee nelle tavolette di Attusas: il palaico e il luvio.
La lingua persiana
Il persiano è una lingua appartenente al sottogruppo indoiranico ,(il quale è suddiviso in lingue iraniche, indoarie e kafir o nuristani) del gruppo indoeuropeo (che comprende le lingue italiche, il greco, il latino, le lingue albanesi, anatoliche, baltiche, celtiche, germaniche, slave e il tocario).
Il persiano achemenide, lingua molto affine all’avestico e al sanscrito, era la lingua impiegata nella prima metà del primo millennio a.C.,nelle iscrizioni solenni degli imperatori achemenidi ed è conosciuto grazie alle numerose iscrizioni rimaste. Le più antiche testimonianze sono le tavolette dorate di Hamadān, le epigrafi di Ciro e Persargade, le iscrizioni di Dario Bisutun, a Persepoli, a Susa e sul monte Aluand, presso Hamadān.
La scrittura in uso per questa lingua è di tipo sillabico e cuneiforme. La scrittura cuneiforme persiana era una scrittura sillabica (un po’ come le scritture indiane, giapponese ed etiopica), per cui ogni sillaba è corrispondente ad un simbolo. Anche l’Avesta, il complesso dei testi sacri dello zoorastrismo, scritti in una lingua simile al vedico (flessibile e ricca di coniugazioni e declinazioni) risale al primo millennio a.C. Oltre l’Avesta, libro sacro per eccellenza si trovarono alcuni trattati che hanno tramandato le dottrine e i riti dei magi, quali il Bundahishn, il Menok-i Krat (lo spirito della saggezza), lo Artay Virap, (viaggio al cielo ed all’inferno).
La lingua sumerica
I sumeri utilizzarono circa 1200 caratteri all'inizio (circa 3000 a.C.), 800 nel periodo di Fara (circa 2600 a.C.) e circa 500 intorno al 2000 a.C.La lingua sumerica rimase un misto di logogrammi e sillabogrammi. I pittogrammi vennero sempre più stilizzati, perdendo il loro carattere di rappresentazione naturalistica.I sumeri scrivevano su tavolette di argilla con degli stili che imprimevano delle forme, dapprima pittografiche e poi a "cuneo". Un insieme di vari cunei esprimeva un concetto o un suono.
Occorre distinguere tra scrittura cuneiforme, come strumento di rappresentazione, e lingua sumerica. La scrittura cuneiforme venne adottata da molti popoli di lingua diversa dal sumerico e si diffuse in tutta la Mesopotamia, l'Assiria, l'Elam, l'Anatolia, la Siria-Palestina. Nel XV secolo raggiunse l'Egitto e i suoi sovrani l'adottarono per i rapporti internazionali. Hittiti, Hurriti e Urartei usarono il cuneiforme.
La lingua sumerica
Le parole sumere sono in gran parte monosillabiche. Il sumerico è caratterizzato dalla omofonia, ossia più segni diversi possono avere lo stesso valore fonetico.Avevano 4 vocali (a, i, e, u) e 15 consonanti (b, d, g, "ng", h, k, l, m, n, p, r, s, "sh", t, z).
Il sumerico è agglutinante, ossia le parole sono modificate solo dall'aggiunta di terminazioni specifiche per ogni elemento (numero, caso, ecc.). Gli elementi connessi con il verbo seguivano un rigido ordine: elementi modali, elementi di tempo, elementi relazionali, elementi causativi, elementi di oggetto, radice verbale, elementi di soggetto, elementi di futuro-presente intransitivo. Il verbo può essere distinto, oltre che per persona e numero, anche come transitivo e intransitivo, attivo e passivo, presente-futuro e passato. Non risulta che il sumerico sia legato a nessuno dei gruppi linguistici conosciuti (indo-europeo, semitico, ecc.). Il problema della lingua dei sumeri si collega con quello della loro misteriosa origine, finora non identificata nonostante le molte ipotesi.

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Esempio