La Sinistra Comunista e la Guerra di Spagna

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Testo

La Sinistra Comunista e la Guerra di Spagna

Nel panorama editoriale riguardante la guerra di Spagna esistono testi di varie tendenze: dall'antifascismo generico - la difesa della repubblica - a quello più radicale, all'esaltazione delle milizie anarchiche con tutte le loro differenziazioni, gli estremisti, i giustificazionisti per la partecipazione della CNT alle attività governative, la descrizione delle autogestioni e delle "collettivizzazioni", fino ai critici dell'autogestione.
In genere, però, non si può non constatare l'assenza di testi di e su una corrente che si è distinta per originalità e per la sua capacità di navigare controcorrente e che in seguito a questa prova sarà l'unica ad analizzare e ad agire correttamente nella resistenza antifascista in Italia e in Francia. Ci riferiamo alla Sinistra Comunista, a quella che corrente che viene definita "bordighista" dal nome di Amadeo Bordiga fondatore e dirigente del PCd'I poi estromesso dal partito ormai stalinizzato.
Le case editrici, anche quelle dette militanti, hanno accuratamente taciuto questa esperienza, ed in Italia i primi a pubblicare una serie di testi della Sinistra Comunista è stata la Rivista Internazionale organo teorico in lingua italiana della Corrente Comunista Internazionale nel suo n.1 del 1976, dopo un'analoga iniziativa in lingua francese sulIa Revue Internationale della stessa CCI. Finalmente nel 1979 in Francia esce un testo curato da Jean Barrot, Bilan - Contre-révolution en Espagne, un'importante raccolta ragionata dei testi della Sinistra Comunista, recentemente, a cura del Centro Pietro Tresso, è comparso un opuscolo tal titolo I bordighisti nella guerra civile spagnola scritto dallo spagnolo Iborra, che ha il difetto di non presentare un'appendice con i testi originali. Testi della Sinistra Comunista sono stati riportati nella stampa detta "bordighista" come ad esempio "Il Partito Comunista", ma la difficoltà sta nel reperirli visto che sono dispersi in tanti numeri in tanti anni.
Se qui vogliamo ripresentare le posizioni della Sinistra Comunista, non è per spirito polemico, cosa che sarebbe fuori posto in un'iniziativa di un Centro di Documentazione e di un Archivio Storico, ma perché si vuole che i compagni riflettano su certe posizioni che oggi come allora possono sembrare provocatorie.
I "bordighisti" si erano costituiti in Frazione di Sinistra del PCd'I (noi chiameremo la Frazione indifferentemente Sinistra Comunista come si sarebbe chiamata successivamente), in Francia nel 1928 e in breve tempo erano divenuti un punto di riferimento delle minoranze rivoluzionarie in tutto il mondo financo in Messico con il Gruppo dei Lavoratori marxisti. Nel 1928 inizia a uscire in lingua italiana a Bruxelles la rivista Prometeo e dal 1933 in Francia, in lingua francese, la rivista Bilan che vuole essere un bilancio e un esame critico del fallimento della rivoluzione in Occidente e del riaccartocciarsi su se stessa della rivoluzione russa.
E' proprio la rivista Bilan che si occupa degli avvenimenti spagnoli con maggiore intensità. I punti caratterizzati di Bilan sui fatti di Spagna sono:
1) in Spagna manca un partito di classe in quanto la pur generosa lotta degli operai spagnoli negli anni precedenti non aveva fatto prodotto un simile organismo che in ogni caso non poteva che essere la sezione territoriale di un partito rivoluzionario mondiale;
2) in Spagna i compiti della rivoluzione democratica-borghese erano già assolti, l'unica rivoluzione possibile è la rivoluzione comunista;
3) le parole d'ordine democratiche vengono denunciate come parole d'ordine favorevoli alla borghesia; di qui la diversità di vedute con Trockij e col POUM;
4) l'antifascismo è una formula borghese che serve per sviare il proletariato dai suoi compiti comunisti. (vedi gli articoli di Bilan dal 1933).
Allo scoppio del sollevamento militare di Franco in Spagna, la Frazione prende decisamente le parti degli operai che si sollevano sia contro i militari che contro il governo del Fronte Popolare. Ma il problema stava altrove, il periodo era definito di aperto ciclo controrivoluzionario e, parafrasando Marx, la rivoluzione non poteva avere luogo che una volta compiuta la controrivoluzione. In Spagna non esiste situazione rivoluzionaria, manca il partito di classe, ma, attenzione, Bilan non afferma che la situazione è controrivoluzionaria perché manca il partito di classe - visione sottoleninista - ma la mancanza del partito di classe, nonostante il coraggio e la combattività operaia, è dovuta alla situazione controivoluzionaria che può essere rovesciata solo a livello internazionale.
Per Bilan la guerra in terra di Spagna è confronto fra le borghesie imperialistiche mascherato da confronto fascismo-antifascismo a cui si sarebbe opposta la mistificazione della dialettica rivoluzione-controrivoluzione intendendo con il primo termine le collettivizzazioni.. Il Fronte antifascista in Spagna ha consolidato dei Fronti antifascisti in Francia e in Belgio, certamente strumenti del capitale nazionale ma con un occhio rivolto all'URSS nella contesa con la Gran Bretagna. L'URSS appoggia in armi la Spagna repubblicana dietro il compenso dell'oro della Banca di Spagna e al tempo stesso vende petrolio all'Italia che interviene militarmente con i franchisti, Londra fornisce capitali a Negrin e a Franco: la Spagna è un ottimo mercato. Per la Germania il problema immediato non è vincere la guerra con l'appoggio a Franco, ma, come afferma Hitler, farla durare più a lungo possibie per accentuare le sue pressioni su Chamberlain e la Gran Bretagna. Questa è la tesi di Bilan epressa sul n° 44 dell'ottobre 1937 (riportata nel testo di Barrot già citato). Dunque il problema non è quello di non porsi o porsi, sia pure in maniera critica, dalla parte del Fronte Popolare partecipando alla guerra di posizione contro Franco, ma nei ristretti limiti del possibile intervenire in maniera internazionalista favorendo, dove possibile, l'enuclearsi di gruppi su posizioni di classe per il disfattismo rivoluzionario, per la trasformazione di una guerra fra i fronti in un guerra civile rivoluzionaria ma soprattutto, dato il periodo di depressione proletaria, fornire dei puntelli teorici necessari per favorire successivamente la massima chiarificazione fra le avanguardie.
Per Bilan i fronti territoriali si oppongono alla guerra di classe. E la guerra di classe comincia non con le collettivizzazioni perfettamente conciliabili e funzionali alla guerra imperialista in atto, ma con l'iniziare a rivendicare, da parte degli operai, migliori condizioni di vita. Esattamente contrario il modo di vedere degli anarchici che il 10 agosto 1936 durante un comizio a Barcellona dichiarano che: "Non è questo il momento di di andare a chiedere settimane di 40 ore e aumenti del 15%. No. Se per sconfiggere il fascismo è necessario lavorare di più di quanto si lavori adessso, ebbene, lavoreremo" (intervento di Vazquez). "Saremo leali al patto stipulato con gli altri settori antifascisti, però chiediamo altrettanta lealtà" (intervento di F. Montseny) (citati in Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, pp.255,256) Durruti non è da meno e poco prima di morire dichiara: "Un solo pensiero, un solo obiettivo: schiacciare il fascismo. Che nessuno si sogni di presentare aumenti salariali o riduzioni di ore lavorative ... sacrificarsi, sacrificarsi, lavorare quanto è necessario ... occorre formare un blocco granitico: E' venuto il momento di invitare le organizzazioni sindacali a finirla una volta per tutte. Nelle retroguardie occorre sapere amministrare. ...Non provochiamo con la nostra incompetenza, dopo questa guerra, un'altra guerra civile fra noi. Di fronte alla tirannide fascista dobbiamo opporre una sola forza; non deve esistere che una sola organizzazione con una disciplina unica" (da "La révolution prolétarienne" n.236 del 10/12/1936, ora in Jean Barrot, op. cit.).
Per quanto riguarda gli avvenimenti specifici, al momento immediatamente successivo al pronunciamento di Franco, gli operai scendono in sciopero armati e Bilan riconosce che all'inizio gli operai si muovono autonomamente incamminandosi verso un intenso riarmo politico prima di essere inghiottiti nella difesa del Fronte Popolare sotto la direzione degli anarchici. Di fatto oggi sappiamo che il 16 luglio 1936, di fronte alle notizie su un imminente colpo di stato militare, Luis Companys, della sinistra catalana, chiede aiuto - a difesa della democrazia - agli anarchici i quali accorrono formando un Comitato di Collegamento con con la Generalità composto dai futuri anarchici governativi Santillan e Garcia con il radicale Ascaso per la FAI e Durruti per la CNT. A questo comitato il presidente Companys rifiuta le armi: per Durruti e gli altri anarchici questo diniego sembra ragionevole (Semprun Maura, Rivoluzione e Controrivoluzione in Catalogna pp.22,23), non per gli operai che le armi se le conquistano sul campo, entrano in sciopero su rivendicazioni di classe e si scontrano con la polizia del Fronte Popolare oltre che con i golpisti. A Barcellona Garcia Oliver e Durruti impediscono gli scontri tra polizia e operai e convincono questi ultimi a riconsegnare le armi di cui si erano impossessati. A Valencia un sedicente Comitato di Sciopero (non espressione della volontà operaia, ma costituito da accordi di vertice tra i sindacati) il 27 luglio ordina la ripresa del lavoro, gli operai non l'accettano e questo Comitato di sciopero deve adeguarsi: ci riuscirà solo dopo avere logorato gli operai con la campagna antifascista (Broué-Temime, La rivoluzione e la guerra di Spagna, p.143).
Per quanto riguarda le socializzazioni o collettivizzazioni, la Sinistra Comunista (Bilan n° 34 ago-sett. 1936, in Barrot, op. cit.) sostiene che la "socializzazione di un'impresa, lasciando intatto l'apparato statale, è un anello che blocca il proletariato dietro il suo nemico sia sul fronte interno che sul fronte imperialista dell'antagonismo fascismo-antifascismo, mentre la dichiarazione di una sciopero per la più piccola rivendicazione di classe (anche in un'industria "socializzata") è un anello che può condurre alla difesa e alla vittoria del proletariato". E' questa la tesi rivoluzionaria di sempre che il problema, per il proletariato, non è prendere la fabbrica o i campi e gestirli, ma prendere il potere distruggendo lo stato borghese.
La Sinistra Comunista nega che gli organismi delle "collettività" fossero organismi proletari: in effetti i vari comitati sono l'espressione di accordi sindacali di bassa lega, non si tratta pertanto di organismi secreti dalla attività autonoma della classe operaia, ma di organismi la cui composizioni viene decisa in base al numero di iscritti a questo o a quel sindacato. I comitati, come il Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste o il Consiglio dell'Economia, lungi dall'essere organismi simili ai soviet, sono organismi dello stato capitalista, ad esempio il Comitato di controllo delle Asturie è designato dal sindacato e solo chi è iscritto alla CNT o alla UGT può partecipare a questo organismo.
Al di là del fatto che i lavoratori si trovino a lavorare in aziende collettivizzate, il fine è la produzione per la guerra che per la Sinistra Comunista è imperialista e scontro fra frazioni della borghesia nazionale e internazionale; né d'altra parte si può negare che il capitalismo stresso spinge alla collettivizzazione e alla massima socializzazione; non diceva forse Marx che il capitale sopprime, sia pure in maniera contraddittoria, la proprietà privata? Non per questo la Sinistra Comunista rifiuta di rendere omaggio alle vittime dello stalinismo come Berneri, Barbieri e Andres Nin, ma non lesina le critiche, né evita di mettere in mostra gli errori nei quali sono caduti: è questo il modo migliore per ricordarli.
A questo punto per la Sinistra Comunista si pone la necessità di una verifica internazionale, tanto più urgente quanto più ha visto una scissione della minoranza che abbandona l'organizzazione per raggiungere il POUM. Fra parentesi ricordiamo che la minoranza non giudica il POUM un partito rivoluzionario, ma ritiene che in questo partito ci possano essere elementi che possano transcrescere sulla via della rivoluzione, visto - qui sta l'errore -che la situazione sarebbe rivoluzionaria. La minoranza della Sinistra Comunista rivendica la proletariato la direzione nella lotta contro Franco. Non è però precisa nel determinare gli organismi nazionali ed internazionali che divrebbero dirigere questa lotta. Per la maggioranza si tratta di individuare delle organizzazioni politiche internazionali con cui instaurare un dibattito. Solo nella Ligue Communiste Internationaliste del Belgio si trova un referente con cui iniziare un dibattito e difatti in questa organizzazione si provoca una scissione, una minoranza si riconosce nella concezione della Sinistra italiana per formare una organizzazione internazionale. Non si può tacere il GIK olandese, i consiliari, che ha un approccio simile a quello dei "bordighisti", ma l'orrore che i consiliari hanno per la forma partito li tiene prigionieri impedendo loro una crescita politica che senz'altro sarebbe stata foriera di nuovi orizzonti per il proletariato internazionale. Con i trockisti il problema non si pone per il diverso modo di intendere la ricostituzione del partito di classe, ma soprattutto, nel caso spagnolo, perché il trockismo considera progressiva e dunque compito del proletariato la difesa della democrazia. D'altra parte l'Opposizione Internazionale di Sinistra aveva già rotto unilateralmente con la Frazione agli inzi degli anni '30. Trockij stesso sarà definitto un "grande rinnegato dalle piume di pavone" per la sua difesa della Cina nella guerra cino-giapponese.
Solo su questa base la sinistra Comunista saprà mantenere un atteggiamento coerente durante la Resistenza senza cadere nella trappola dell'antifascismo e del partigianesimo e potrà essere punto di riferimento per le future avanguardie.
Mauro Guatelli

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