La Normandia, l'Inghilterra e i loro re

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Testo

LA NORMANDIA,
L’INGHILTERRA E I LORO RE.
Storia degli uomini del Nord e dei loro sovrani, che conquistarono le terre inglesi e normanne.
Fonti:
I Normanni. Storia di una dinastia / David Crouch / Newton & Compton Editori / Roma 2004.
Alla fine del IX secolo erano in atto grandi invasioni vichinghe nell'Europa settentrionale. Queste popolazioni scandinave imperversavano incontrastati in quei mari sulle loro particolari navi piatte; erano grandi navigatori ed audaci avventurieri, visti dagli abitanti dell’Europa continentale come rozze e barbare tribù pagane che venivano a razziare i loro territori.
Tra queste genti crebbe il mitico Hrolfr Ketlisson, meglio noto come Rollone, il capostipite di una dinastia che avrebbe conquistato una buona parte dell’Europa del Nord, e addirittura sarebbe giunta a colonizzare il Sud Italia. Questo testo però, tratterà solo di quei sovrani che conquisteranno la Normandia e l’Inghilterra.
Rollone era uno Jarl vichingo, comandante di un esercito che sbarcò alla fine del IX secolo sulle coste francesi dell’Atlantico. Rollone guidò i suoi soldati facendogli attraversare l’insenatura della Senna, e una volta giunti al suo estuario risalendo il fiume sino a raggiungere lo scoperto ed esposto entroterra francese, lì l’esercito vichingo conquistò senza sforzo la città di Rouen, quella che sarebbe diventata una specie di capitale del ducato di Normandia. Hrolfr, insediatosi nella zona, fondò una sorta di colonia vichinga che si estendeva lungo la valle della Senna, da Rouen sino al mare, ci sono anche fonti che attestano la presenza normanna nel Payx de Caux, tra la Senna e la costa della Manica, e ad Est, nella regione attorno a Dieppe.
Da parte del regno francese, non vi fu alcuna reazione ostile a quell’insediamento, anzi, i Franchi erano interessati ad estendere la loro autorità ai coloni Vichinghi perché questi avrebbero potuto difendere il regno dalle incursioni di altri eserciti di uomini del Nord.
Con questa colonizzazione inoltre, il paesaggio preesistente in Normandia non fu cancellato e ricostruito dai Vichinghi, ma i coloni si limitarono a prendere il possesso delle cariche politiche (ed in seguito anche religiose) precedenti, ed in breve tempo acquisirono anche i costumi franchi e si convertirono al Cristianesimo.
Il successore di Rollone fu Guglielmo, soprannominato Lungaspada, egli stabilizzò il potere del padre, lo ridefinì e gli conferì continuità.
Guglielmo era cresciuto nelle terre scandinave ed era stato educato da Vichinghi pagani, può considerarsi dunque il legame tra il vecchio mondo vichingo dei colonizzatori scandinavi e il nuovo mondo dei principati franchi in competizione, in cui aveva assunto il potere.
Il principe normanno estese il controllo a nuovi terreni della Normandia, e plasmò per lui e per il suo regno una nuova identità, che si allontanava dalle antiche radici scandinave.
Lungaspada si sposò nel 937 con Liutgarda, donna di discendenze imperiali che permisero al marito di entrare a far parte di quell’elite di principi che si divideva la Francia occidentale; fece in tempo a generare un erede (con una concubina bretone) prima di morire il 17 dicembre 942 vittima di un agguato del conte Arnolfo, esponente della nobiltà Fiamminga, in lotta con i Normanni per conquiste territoriali.
Dopo la morte di Guglielmo vi fu un periodo di scontri da una parte con i Vichinghi stranieri che tentavano una conquista e dall’altra con il re di Francia Luigi che però furono risolti, dunque salì al trono di duca dei Normanni il figlio del defunto sovrano, Riccardo I.
Durante il suo regno Riccardo dovette risolvere numerosi problemi legati all’identità della Normandia, l’idea stessa di “Normandia” e lo status del suo sovrano si definirono infatti durante il suo periodo al potere.Il compito di Riccardo deve essere stato quello di convincere i sudditi scandinavi della necessità di riconoscere e mostrare rispetto verso un governo legittimo, anche in assenza di una minaccia militare. Il 21 novembre 966, un attacco improvviso portò via sessantenne il duca dei Normanni.
L’erede alla carica lasciata vacante era Riccardo II, questi regnò da 996 al 1026. Al nuovo duca spettò il compito di fronteggiare la crisi d’identità che si era sviluppata nel regno, in questo periodo vi era una certa ambiguità della natura normanna, divenendo meno francesi i Normanni stavano compromettendo le loro ambizioni di integrazione nella nobiltà dell’Europa medioevale, e quelle del loro duca di mantenere una posizione tra gli altri principi francesi.Stava passando un momento in cui si susseguivano scontri di conquista e difesa territoriale con posizioni ora favorevoli ai Vichinghi stanziatisi in Inghilterra, ora ai Franchi e ai Danesi.Questi problemi vennero risolti da Riccardo con la decisione finale di mantenersi alleati dei franchi, distaccandosi totalmente dalle origini vichinghe.
Alla morte di Riccardo II, avvenuta per una lenta e dolorosa, malattia il più prossimo erede era il figlio Riccardo III, che però veniva osteggiato dal fratello minore Roberto, difatti questo non riconobbe la successione di Riccardo avvenuta il 23 agosto 1026. Questi dissidi familiari mettevano a rischio l’unità della Normandia appena conquistata dai sovrani precedenti. Si verificarono scontri armati tra le fazioni guidate dall’uno e dall’altro contendente al ducato, che portarono alla sconfitta di Roberto che dovette riconoscere l’autorità del fratello maggiore. Ad ogni modo i dissidi familiari terminarono, poiché Riccardo III morì di morte improvvisa (gli storici dell’epoca sospettavano l’avvelenamento) probabilmente per dissenteria.
Morto il fratello Roberto poté immediatamente insediarsi al potere. Il regno del nuovo duca fu caratterizzato da continui conflitti con l’aristocrazia che aveva appoggiato il fratello maggiore durante le loro ostilità. Oltre ciò Roberto diede appoggio al nuovo re di Francia , spodestato dalla matrigna che tentava di porre sul trono proprio figlio Roberto; da quest’aiuto ad Enrico, il duca guadagnò il dominio su tutto il Vexin.
Dopo queste campagne militari Roberto decise di partire in pellegrinaggio per la Terra Santa, quindi presentò il figlio Guglielmo, avuto dalla concubina Herleva, come suo erede in caso egli fosse morto durante il suo viaggio; cosa che sfortunatamente per lui avvenne per una malattia improvvisa durante il viaggio di ritorno.
A quell’epoca Guglielmo era ancora molto giovane per regnare e perciò il potere venne gestito dai suoi tutori come Turoldo e Rodolfo le Moine, durante la minore età di Guglielmo II si verificarono scontri interni nell’aristocrazia smaniosa di potere, in cui vi s’inserì anche il re francese Enrico; scontri che continuarono anche dopo la maggiore età di Guglielmo che ,forse nel 1044, prese le redini del ducato.
Guglielmo II ebbe a che fare oltre che con questi odi familiari da parte degli zii, che durante la sua fanciullezza si spartivano il potere, e che ora ne erano stati esclusi, anche con la minaccia di Goffredo d’Angiò che dalla sua contea in pericolosa espansione sconfinava nel ducato di Normandia. Tuttavia Guglielmo dimostrò di possedere eccezionali doti militari e strategiche che gli permisero di superare indenne questi conflitti.
Nel 1051 prese in moglie Matilde, nipote del re di Francia Enrico, matrimonio che si tradusse in una sicurezza ai confini del nord del ducato.
Terminato l’assestamento del potere e la definizione dei confini del ducato, Guglielmo si dedicò appieno alle vicende inglesi, che lo interessavano in modo particolare ; instaurò una relazione di alleanza e di amicizia con l’allora re Edoardo, tanto da riuscire, secondo alcuni ad ottenere dal re inglese in persona la promessa della sua successione al trono d’Inghilterra.
Tuttavia in seguito alla morte di Edoardo, Aroldo Earl del Wessex, abusando del suo ascendente politico a corte si insediò fulmineamente sul trono, prima che Guglielmo venisse a sapere della morte del vecchio re.
Improvvisamente Guglielmo si rese conto di quanto gli interessassero le vicende inglesi, infatti egli preparò immediatamente, ma allo stesso tempo con molta cura, una campagna per togliere dal trono l’usurpatore Aroldo. Il suo esercito era prevalentemente Normanno, ma radunò forze anche dai Fiamminghi, dai Bretoni e dai Francesi.
Con una flotta che ammontava ,secondo un resoconto dell’epoca, a 3000 navi (ma che probabilmente era 1/5 di questa cifra), Guglielmo il Conquistatore salpò verso l’Inghilterra nel pomeriggio del 28 settembre 1066. Dopo lo sbarco, l’esercito si assestò sulla spiaggia di Pevensey Bay, mentre si preparava ad attaccare la città di Hastings, Aroldo si mosse fulmineamente verso il futuro campo di battaglia sperando di cogliere alla sprovvista Guglielmo.
Tuttavia la battaglia non si svolse come era stata pianificata, per entrambi gli schieramenti, l’impressione che forniscono i documenti è quella di una sorta di grande mischia. Nonostante fosse in inferiorità numerica ed in posizione svantaggiata, l’esercito Normanno, dopo un momento di seria difficoltà, riuscì a vincere gli inglesi di Aroldo, ed egli stesso cadde durante la battaglia.
Nonostante la memorabile vittoria, la conquista del regno Inglese non era finita, difatti Guglielmo dovette avanzare molto lentamente e conquistare città per città, finché non arrivò lungo il Tamigi nei pressi di Londra, lì rimase fiche non riuscì a convincere la nobiltà londinese ad accettare la sua incoronazione, che avvenne il giorno di Natale del 1066.
Dopo la conquista del trono Guglielmo tornò in patria per dissuadere possibili attacchi esterni in sua assenza, ma in Inghilterra scoppiarono delle rivolte che lo costrinsero a ritornare in patria. Con una potente armata sottomise i ribelli inglesi che proteggevano le loro terre; queste vennero ridistribuite tra i nobili francesi, e ciò diede motivo di grande preoccupazione ai nuovi sudditi del re Guglielmo.
Preoccupazione che causò nuove rivolte sempre più pericolose, che misero Guglielmo alle strette; il re però riuscì a cavarsela grazie a una fredda strategia militare e diplomatica, e alla fine del 1070, quando le acque si erano calmate, ritornò in Normandia. Ora la sua politica verso il nuovo regno prevedeva l’esproprio delle terre e la loro ridistribuzione, e lo smantellamento delle precedenti strutture del potere. Nel giro di pochi anni non vi sarebbe stato più alcun autoctono negli strati più alti della società inglese.
Dal 1071, cinque anni dopo la conquista dell’Inghilterra, tra il Conquistatore e una nuova generazione di principi, dello stampo del suo secondo figlio, Roberto principiarono ad esserci tensioni e disaccordi di grande importanza e pericolosità per il regno Normanno.
La lealtà e la stabilità, che per due decenni avevano caratterizzato l’aristocrazia normanna, vacillarono per la prima volta nel 1074, quando vi fu una ribellione incitata dal giovane Earl di Hereford, Ruggero. L’anno successivo, dopo aver represso con la forza i rivoltosi, a creare problemi a Guglielmo sarebbe stato il figlio Roberto, questi, come Ruggero e molti altri giovani nobili normanni, era scontento perché si sentiva escluso dal potere che detenevano le vecchie generazioni. Il figlio del conquistatore, alleatosi con il nuovo re di Francia Filippo (tra l’altro anche lui di giovane età), si impose militarmente sul padre e si fece promettere che sarebbe divenuto duca di Normandia alla morte di quest’ultimo. Da allora per Guglielmo i rapporti con la nuova nobiltà normanna non sarebbero più stati molto sereni sino alla sua dipartita.
Dopo aver superato i problemi urgenti con il figlio, Guglielmo si diede alla realizzazione di un’altra grande impresa del suo tempo, la creazione in Inghilterra di un documento che attestasse tutti i beni tassabili dei suoi sudditi e tutti gli uomini da poter arruolare nel suo esercito; per fare ciò sguinzagliò per tutto il regno i suoi funzionari, questo immenso lavoro durò fino al 1086 quando vennero consegnati al re i rendiconti della mirabile iniziativa, volumi che vennero chiamati in seguito il Domesday Book. Questa sorta di censimento probabilmente non era nuova al popolo inglese, anche se non era mai stato realizzato nulla di così grande fino ad allora. Il progetto del Conquistatore venne ripreso dai successori ed il Domesday Book fu completo solo sotto il figlio del re Guglielmo il Rosso.
Guglielmo II non fece in tempo infatti a vedere la sua opera compiuta, poiché durante una guerra di confine nel Vexin fu colto da un’improvvisa crisi debilitante, dovuta ad una malattia che cresceva in lui da qualche tempo, e che secondo i dottori dell’epoca aveva causato un collasso ad un organo interno. Il re fece in tempo a designare come suo erede il figlio maggiore Guglielmo, a disporre che il secondo figlio Roberto ricevesse il comando sul ducato di Normandia, e che al terzo venisse elargita l’esorbitante somma in contanti di 5000 sterline; prima di spirare il 9 settembre del 1087.
Il figlio maggiore del conquistatore successe quindi al padre all’età di 27 anni, e durante il suo dominio si guadagnò il soprannome di Guglielmo il Rosso, per il colore dei capelli che indicava, secondo la mentalità medioevale, un carattere misterioso e malvagio. In effetti il nuovo sovrano si dimostrò crudele e spietato e dagli storici subito successivi a quel periodo lo considerarono un cattivo re.
Sotto Guglielmo il Rosso si assistette a continui scontri interni alla nobiltà, che si era spaccata in due, con uno schieramento a favore del nuovo re, ed uno che sosteneva il fratello Roberto Courteheuse, duca di Normandia. Queste due fazioni rimasero in conflitto sino a che, dopo numerose battaglie Guglielmo ebbe la meglio sui sovversivi e relegò il fratello minore a ruoli di importanza assai inferiore.
Dopo queste campagne di definizione del potere, Roberto decise di partire alla volta dell’impero Bizantino, dove l’imperatore d’Oriente chiedeva aiuto per fronteggiare i Turchi. Perciò Guglielmo, dopo la partenza di Roberto, enormemente finanziato dal fratello, si ritrovò ad aver ottenuto alla fine dell’anno 1000 il controllo totale sia dell’Inghilterra che della Normandia; dove si insediò, fino alla sua triste morte, avvenuta il 2 agosto del 1100 per un colpo di freccia, scoccato durante una battuta di caccia, che accidentalmente lo colpì al petto.
A questo punto, con il più plausibile dei successori in viaggio per l’oriente, il conte Enrico, il fratello minore di Roberto, approfittò dello svuotarsi del trono, per farsi incoronare il più velocemente possibile.
Sotto il regno di Guglielmo il Rosso, Enrico progettava piani per aumentare il suo potere al livello dei suoi fratelli, si intromise nelle loro guerre, schierandosi ora con il defunto re, ora con il duca Roberto. Dopo la partenza di quest’ultimo, vi fu una riconciliazione con il fratello più grande. Enrico restò nel favore del re ed in quello dei suoi sostenitori anche oltre la sua morte, quando proprio grazie alle amicizie con gli uomini pi fidati dello scomparso fratello, riuscì ad ottenere il regno anglo-normanno.
Enrico fece in tempo ad insediarsi al trono, quando rientrò il fratello Roberto. Egli era molto contrariato dal fatto che Enrico gli avesse sottratto il regno, e si preparò ad una nuova guerra tra fratelli; ma con la diplomazia questi riuscirono a raggiungere un accordo che per il momento accontentava entrambe le parti. La tregua tra i due parenti non durò molto, infatti Enrico, dopo aver consolidato il suo potere in Inghilterra estirpando o convertendo i nobili inaffidabili, pose come suo obiettivo la definitiva unificazione delle terre inglesi a quelle normanne, sotto il suo unico comando. Per far questo dovette interrompere la fragile pace che era stata stipulata, e sconfiggere il fratello in una gloriosa vittoria a Tinchenbray nel 1106.
Ottenuto il controllo della Normandia, il re Enrico tornò in Inghilterra dove diede inizio ad un periodo di importanti riforme. Oltre che continuare con le indagini del tipo del Domesday Book, egli, per dare al paese un controllo totale delle sue finanze, creò un organo di controllo, chiamato Scacchiere per il tessuto a scacchi utilizzato per il calcolo,che si riuniva due volte l’anno per redigere un resoconto delle entrate e delle uscite nazionali. Dopodiché modificò la corte rendendola libera da una base fissa, per poter spostarsi dove era necessario; ed infine venne istituito un piccolo esercito fisso alle dipendenze dirette del re, formato da soldati professionisti, che serviva sia da protezione ala corte reale, sia ad un dispiegamento rapido di forze amate in luoghi critici di conflitto.
Dopo questo periodo di riforme in Inghilterra, Enrico volse lo sguardo al continente e decise di intraprendere una campagna di espansione territoriale, ciò andava a spese del re di Francia Luigi, che tentò di opporsi all’invasione dei suoi territori. In un primo momento la superiorità normanna era schiacciante, ma piuttosto all’improvviso la strategia di confine di Enrico crollò: a causa di dissidi interni l’intera marca di Normandia divenne instabile, ed il re aveva perso vaste zone del ducato. La situazione era perciò ribaltata ed il re Luigi colse l’occasione per trasformarsi da preda a predatore del regno Normanno. Tuttavia, quando scese in campo nel Vexin, Enrico con la sua tenacia e la fedeltà dei nobili dell’ovest e del centro del ducato, era riuscito a risolvere i problemi interni ad esso; per cui con una rapida battaglia, tutto si risolse a favore dei Normanni. Alla fine, dopo una mediazione tra le due pari favorita dal papa Callisto II, si raggiunse un equo accordo di pace.
Nuovi problemi sorsero per Enrico, quando una buona parte della sua famiglia rimase uccisa nel novembre del 1120 in un incidente navale nella manica, la questione era data dal fatto che in quel tragico incidente morì Guglielmo Aetheling, suo figlio e tutti i suoi eredi legittimi. In quella situazione il favorito alla successione del re sarebbe stato Guglielmo Clitone, nemico di Enrico, che aveva appoggiato il re francese Luigi durante i loro scontri, e che ambiva ardentemente a prendere il posto del re normanno. Perciò Enrico decise di sposarsi una seconda volta per generare degli eredi che gli sarebbero succeduti. Sposatosi con una nobile di nome Adelisa nel 1121, non riusciva a concepire figli da quell’unione, e ogni anno che passava si rafforzava sempre più il partito di Guglielmo Clitone. L’unica alternativa sarebbe stata il riconoscere come erede Matilde, figlia di Enrico maritata a Goffredo conte d’Angiò, anche lui però possibile nemico dei normanni.
Tuttavia, per un caso fortuito, alla morte di Enrico, verificatasi il primo dicembre 1135, Guglielmo Clitone era deceduto da alcuni anni. E fu così che la corona scese sul capo di Stefano, cugino di Enrico.
Alla notizia della morte del cugino, Stefano, conte di Boulogne e Mortain, partì immediatamente per l’Inghilterra, dove era benvoluto dalla popolazione e noto ai nobili di Londra. Dunque il conte colse l’attimo e si nominò candidato alla successione, venendo infine incoronato il 22 dicembre 1135. Stefano venne contestato soprattutto dai nobili di Normandia che appoggiavano l’imperatrice Matilde, ma non fu nulla di così serio da compromettere al neore la stabilità della sua carica. I veri problemi dovevano ancora arrivare.
Sotto Stefano infatti, scoppiarono numerose rivolte di conti, vescovi e cavalieri che avevano visto deluse le loro ambizioni di potere a causa dell’ascesa al trono del nuovo re, oltre ciò vi fu nel 1136 l’inizio di una lunga ribellione dei Gallesi che condurrà il re anglo-normanno a perdere territori che erano stati ottenuti dal Conquistatore, questi avvenimenti portarono quindi Stefano a spostarsi da una parte all’altra della manica, per cercare di sedare le rivolte, che nel frattempo si erano trasformate in una guerra civile.
Sebbene in un primo momento l’esercito normanno riuscì a domare gli insorti ed i rivoltosi nel 1138, poco tempo dopo le ribellioni ripresero più energiche di prima. A scontrarsi con il re Stefano era Roberto, conte di Gloucester. Egli era il principale comandante dei ribelli, egli era riuscito ad accogliere le lamentele dei nobili anglo-normanni, ed appoggiandosi alla casata d’Angiò, aveva organizzato un partito ed un esercito in opposizione al re.
Il corso degli eventi portò Stefano a combattere una battaglia campale a Lincoln contro Roberto di Gloucester, scontro che ebbe un esito disastroso, dato che comportò oltre che la sconfitta normanna, anche la cattura del loro sovrano.
In seguito alla cattura di Stefano, il comando del regno anglo-normanno venne preso dalla fedele moglie Matilde, che si doveva difendere dagli attacchi dell’imperatrice omonima, figlia di Enrico I, che da quando Stefano si insediò al potere rivendicava il trono reale. La regina Matilde giocò bene le sue carte, mentre l’imperatrice con la sua arroganza e la sua presunzione, dopo essere arrivata ad un passo dall’incoronazione, venne sconfitta a Winchester nel 1141. In quella battaglia venne anche catturato Roberto di Gloucester; con questo ostaggio la regina Matilde propose all’imperatrice uno scambio con il re Stefano. Lo scambio avvenne e alla fine di quell’anno Stefano era nuovamente re.
La guerra però non era ancora finita e si dovette continuare a combattere. Il conflitto proseguì a favore di Stefano, anche se con momenti di stallo, fino a che l’esercito regio non arrivò alle porte di Gloucester, dove si tenne una conferenza di pace che però non portò a nulla. In ogni caso la guerra si concluse nel 1147, quando l’Earl Roberto conte di Gloucester morì quasi sessantenne. La fine della guerra è dovuta al fatto che non c’era nessun comandante al pari di Roberto che l’imperatrice Matilde potesse mandare a combattere per la sua causa; e così ella rinunciò al trono e si ritirò nel monastero di Notre-Dame-du-Pres, dove morì nel 1167.
In seguito alla fine della guerra, Stefano poté dedicare la restante parte del tempo in cui rimase al trono, a lottare perché suo figlio Eustachio gli succedesse, quando fosse giunta l’ora di lasciare il mondo terreno. Per fare sì che questo accadesse, il re Stefano doveva affrontare il contendente di suo figlio, Enrico (figlio dell’imperatrice Matilde), e possibilmente ucciderlo, perché non potesse più ostacolare la regolare successione di Eustachio.
Stefano tuttavia non aveva fatto i conti con la morte, perché in quegli anni, dopo una catastrofica carestia, la popolazione povera – ma anche quella ricca – era colpita continuamente da malattie come il tifo, la dissenteria o l’influenza. Proprio una di queste malattie causò il decesso della moglie Matilde e dell’erede Eustachio.
Dopo una tale perdita, Stefano non poté far altro che accettare come figlio adottivo Enrico e di concedergli il passaggio del trono, una volta morto.
Infine l’affranto Stefano morì, per le stesse malattie dei suoi cari, lunedì 25 ottobre 1154. In tal modo si estinse l’originale dinastia degli uomini del Nord, fatta di grandi re che cambiarono il volto della Normandia e dell’Inghilterra.

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