La Massoneria e l'Italia

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Testo

LA M A S S O N E R I A

- Breve inquadramento storico e documentazione sul sabotaggio della guerra 1940/45 -

Nei giorni 19 e 20 settembre 1998 ebbe luogo ad Arezzo il summit della Gran Loggia Massonica Italiana e del Supremo Consiglio di Rito Scozzese Antico ed Accettato per la giurisdizione d'Italia. A conclusione dei due giorni di intensi lavori il Governo dell'Ordine ha proposto la confluenza in un'unica Gran Loggia dei Fratelli liberi muratori della Gran Loggia Massonica d'Italia e della Gran Loggia dell'Unione Universale. Nel summit aretino é stata proposta la ricomposizione della diaspora ed é stato formulato l'auspicio che " la famiglia massonica italiana torni a rappresentare il luogo di aggregazione di quelle forze laiche, intellettuali e spirituali che, in consonanza ed in osservanza delle leggi dello Stato, siano disponibili a favorire la crescita morale e spirituale del Paese. "

Molti si chiederanno se la scelta della città di Arezzo per un convegno di così alto livello di una organizzazione che tanta influenza esercita sulla vita sociale, economica e politica italiana, sia stato casuale oppure sia possibile interpretarla in una chiave di lettura ben precisa. Io, da aretino e da fascista, propendo per la seconda ipotesi. Arezzo, città dell'oro, con una densità di sportelli bancari da City londinese, ma soprattutto da alcuni anni laboratorio politico e quindi luogo della compensazione spartitoria trasversale tra i partiti dei due poli ed il mondo affaristico-speculativo, con una penetrazione massonica a tutti i livelli, rappresenta sicuramente una sede logistica affidabile sul piano della sicurezza e della riservatezza. Da sempre amministrata da giunte socialcomuniste (poi dall'Ulivo e attualmente -2001/2002 - dal centro-destra ), per oltre vent'anni con un sindaco socialista 33 della massoneria e, naturalmente, partigiano ( anche se della sesta giornata perché in prima battuta classificato solo "patriota " !), é sicuramente sito da premiare e gratificare con presenze autorevolissime riunite in occasione della massima importanza quale quella di un progetto di riunificazione delle italiche forze massoniche, che non disdegnano certamente l'ala protettrice di una sinistra di provenienza socialcomunista, dal momento che questa sinistra, oltre ad essere stata nel periodo 1943/45 e nell'immediato dopoguerra il braccio armato della vendetta massonica, fin dagli anni '80 sposa il vitello d'oro della partitocrazia finanziaria grazie alla formula che le consente di divenire " forza di governo " e che vede protagonista, con Gianni Agnelli, l'alta finanza e come garante Bruno Visentini (vedi accordo Corriere della Sera, Calvi e, non a caso, quel Licio Gelli già all'epoca cittadino aretino anche se d'importazione). E' il periodo del comunismo berlingueriano che, persa ogni spinta rivoluzionaria (se mai l'ha avuta ! ), viene cooptato dal capitalismo finanziario perché faccia il cane da guardia al corteo trionfale del " vitello d'oro ". Ad Arezzo quindi esistono tutte le caratteristiche e le componenti per eleggerla capitale virtuale della massoneria italiana.

Sul piano storico la massoneria italiana é caratterizzata da feroci lotte intestine tra le varie logge e, quindi, i tentativi di unificazione - sia pure secondo la filosofia di una pace armata - sono da valutare attentamente perché hanno sempre contraddistinto momenti importanti e caratterizzato passaggi delicati della vita politica, sociale ed economica del paese Italia.

Per tentare di comprendere, da osservatori esterni, la funzione di questa " fratellanza " nell'evolversi dei fatti italiani, é necessario un breve excursus storico sulla massoneria italiana.

In Italia la massoneria, di marca francese o di marca tedesca secondo le influenze politiche nei vari stati, penetra verso la metà del sec. XVIII. La troviamo a Firenze nel 1733, a Roma ( di tendenza giacobina ) e a Venezia nel 1735, in Savoia nel 1739, a Napoli nel 1743 e ancora nel 1750 dove furono promulgate le "Costituzioni dei Liberi Muratori", a Milano nel 1736. Le scomuniche lanciate contro gli appartenenti all'ordine da Papa Clemente XII con l'enciclica In Eminenti Apostulatos Specula ( 28 aprile 1738 ) e da Papa Benedetto XIV con l'enciclica Providas Romanorum Pontificum ( 18 maggio 1751 ) non ne arrestano lo sviluppo. L'Austria favorisce la massoneria negli stati ereditari ed in quelli soggetti, ed alle logge lombarde appartengono alti funzionari civili e militari, ciambellani di corte, intellettuali e uomini di censo. In Toscana Francesco di Lorena ne segue l'esempio e a Napoli, nonostante gli editti Tanucci del 1773 e del 1781, i massoni trovano in Maria Carolina la loro migliore protettrice. Disorientata e disorganizzata durante il primo periodo della rivoluzione francese e più ancora sotto il Terrore, quando anche numerosi " fratelli " caddero vittime della ghigliottina, la massoneria rinasce col Direttorio e raggiunge nel periodo napoleonico la vera età dell'oro. Se pure, come pare ormai certo, Napoleone non appartenne alla massoneria, non pertanto la favorì e la protesse quale comodo strumento di governo per legare alle sue fortune le più differenti categorie sociali. Per meglio dominarla lasciò che agli alti uffici dell'Ordine fossero chiamati i suoi stessi congiunti o i suoi più fidati generali. Giuseppe Bonaparte fu Gran Maestro del Grande Oriente di Francia con il principe di Cambacérès quale " primo aggiunto " ( 1804 ), Eugenio Beauharnais fu Gran Maestro del Grand'Oriente di Vestfalia ( 1811 ), Gioacchino Murat Gran Maestro del Grand'Oriente di Napoli (1812 ). Neppure con la caduta di Napoleone la massoneria francese tramonta, avendo ottenuto, con la pronta adesione ai nuovi sovrani, un certo patronato ufficiale anche sotto la Restaurazione. Non così in Italia. Vietata e bandita dai nuovi governi, al rigoglioso sviluppo succede un periodo di inerzia quasi assoluto che durerà nove lustri ( 1815-60 ). Gli apologisti dell'Ordine negano questa assenza della massoneria dalle lotte che prepararono l'unificazione d'Italia e sostengono che tutte le società segrete che ebbero vita in quegli anni altro non furono se non filiazioni massoniche, alle quali l'Ordine diede con i suoi riti anche i suoi uomini migliori. Affermazione esatta soltanto in parte, poiché se é indiscusso che le società segrete degli adelfi , dei filadelfi, dei Sublimi maestri perfetti e qualche altra minore, furono semplici travestimenti massonici nei quali durò inalterato lo spirito dell'Ordine, é anche certo che l'influenza di queste sette sulla vita politica italiana fu assai modesta ed in ogni caso ristretta ai primi decenni del sec. XIX (1810-30 ). Una insormontabile barriera separò poi fin da principio Carboneria e massoneria nonostante le notevoli analogie formali. La massoneria era laica, materialista, cosmopolita, bonapartista. La Carboneria sorgeva come movimento di reazione alla tirannide dei napoleonidi, con aspirazioni nazionali, con atteggiamenti di rigida ortodossia per la religione cattolica. Pretendeva anzi di essere stata approvata da una Bolla di Pio VII e furono necessarie una proclamazione del Cardinale Pacca ( 1814 ) e la fulminante Enciclica dello stesso Pio VII, Ecclesiam a Jesu Christo (13 settembre 1821 ) per smentire la diceria. Né vale a sostenere la tesi di influenze massoniche sulla Carboneria l'addurre che ad essa aderirono anche numerosi massoni, in quanto questa constatazione, potrebbe dimostrare proprio il contrario: essere stata l'inerzia dell'Ordine e la mancanza di concrete aspirazioni di riscatto nazionale a spronare un certo numero di " fratelli " non vili né opportunisti, a cercare altrove quelle possibilità d'azione che, comunque la massoneria come istituzione non riusciva a creare.

Scarsamente operosa durante la rivoluzione siciliana del 1848 e subito nuovamente sommersa dalla reazione borbonica, rinasce a Torino nell'ottobre 1859 con la loggia Ausonia, elevata pochi mesi dopo, col favore del governo, a Grand'Oriente italiano. Sperava il Conte di Cavour, ispiratore di questa politica, di riuscire a disciplinare la rivoluzione attraverso una massoneria nazionale, affidata a uomini di sua fiducia, Costantino Nigra e Felice Govean, scongiurando così anche i pericoli dell'attiva propaganda murattiana della consorella di Francia. Ma dalla restaurata massoneria poteva uscire bensì uno spirito di più acceso anticlericalismo, che la questione romana avrebbe sempre più inasprito, non la tanto desiderata unità di propositi. Quelle stesse discordie che nel campo politico travagliavano la vita della giovane nazione italiana si ripercuotevano, accresciute da gelosie personali e da competizioni di primato, in seno alle logge, dove i " fratelli " si azzuffavano tra loro, offendendosi, denigrandosi e spiattellando gli aspetti meno puliti della loro politica senza la minima carità di patria. Contro la massoneria piemontese, d'ispirazione governativa e di tendenze monarchiche, prendeva posizione la massoneria siciliana, antigovernativa, repubblicana, rappresentata dal Grand'Oriente di Palermo, creato il 10 agosto 1860. Tutto concorreva a separare tra loro le due massonerie: il rituale, aderendo la prima al " rito simbolico francese ", la seconda al "rito scozzese antico ed accettato "; la politica, avendo l'una aspirazioni unitarie, l'altra tendenze separatiste. Di qui una serie di persecuzioni reciproche contro i " fratelli " del rito opposto. Clamorosa l'espulsione dalla Sicilia, loro terra natale, del La Farina e del Cordova ( settembre 1860 ), colpevoli di aderire alla massoneria torinese e di essere quindi gli esponenti della corrente monarchica cavouriana. Nell'agosto del 1861 anche il Grand'Oriente di Napoli, allora costituito, scende nel campo delle competizioni massoniche sconfessando per bocca del suo Gran Maestro Domenico Angherà, un prete avventuriero, il " vanitoso municipalismo " della massoneria palermitana e le " buffe e ridicole questioni delle logge siciliane e torinesi a danno della cosmica famiglia dei massoni ". Neppure il gran nome di Garibaldi, eletto Gran Maestro della massoneria italiana dalla IV costituente di Firenze nel 1864, riuscirà a comporre gli screzi ed a portare, tra la discordia dei riti e le animosità personali, una parola pacificatrice.

Alla massoneria, Garibaldi, già affiliato alla setta fin dal 1844, aveva nuovamente aderito nel 1860 a Palermo, sperando soprattutto di trovare in essa una forza operosa per ricevere aiuti nel risolvere la questione romana. Ma i soccorsi massonici, modestissimi nel 1862, mancarono del tutto nel 1867, quando il Gran Maestro Frapolli non esitò a dichiarare che la questione non poteva interessare l'universalità massonica. " La questione di Roma - scriveva alle logge - é per noi italiani una questione interna. L'ordine massonico anche in questa questione ha stretto dovere di mantenersi in quella sfera elevata che gli permette di essere sempre alla testa del progresso, senza discendere in piazza. La massoneria non ha da occuparsi del potere temporale dei papi, poco le cale vi sia un principe di più o di meno, combatte il pontefice e non il papa-re; questo abbandona al braccio secolare; spetta alla nazione perennemente tradita il provvedere . " Coerente a questa dichiarazione di principi l'Ordine rimase estraneo a tutte le vicende politiche del decennio 1860-1870 e mentre i grandi eventi della nazione maturavano, le logge offrivano all'Italia lo spettacolo miserevole di quel continuo succedersi di discordie che alcuni chiamarono " lotte di gnomi " ( Luzio ) ed altri, con pietoso eufemismo " lavoro assiduo e tormentoso " per raggiungere l'unità massonica ( Bacci ). Né può condurre a diversa conclusione il fatto che nelle file garibaldine abbiano militato numerosi massoni, alcuni dei quali portavano nomi illustri e gloriosi ( Bixio, Missori, Nullo, Medini, ecc. ) essendo stato questo un contributo di singoli, non della massoneria come associazione.

La tanto attesa unità massonica fu raggiunta circa un ventennio dopo la liberazione di Roma ( 1887 ), per opera di Adriano Lemmi, Gran Maestro ma soprattutto gran restauratore finanziario dell'ordine. Domate le velleità di indipendenza e di oligarchia dello " scozzesismo ", eliminati gli aderenti morosi e dissestati - pesi inutili per lo sviluppo massonico - il Lemmi poteva lanciare il grido della vittoria e fissare gli obiettivi verso i quali doveva tendere la restaurata massoneria: " Usare la libertà che conquistammo per avere voce ed autorità in tutte le pubbliche amministrazioni; in esse e specialmente nei corpi legislativi sta la forza necessaria a compiere praticamente l'umana evoluzione. Per quanto, dunque, é da noi, curiamo che questa forza cada nelle mani dei nostri fratelli, però di quei fratelli ai quali le vette del potere non danno le vertigini dell'oblio; noi dobbiamo essere sicuri che gli uomini portati dalle logge ai pubblici uffici adoperino la nuova autorità ad applicare nelle leggi civili i principi e le aspirazioni della massoneria. " ( in Rivista massonica, 1892, p. 36 ). Queste aspirazioni riguardavano l'assoluta e completa laicità dello stato, l'abolizione delle guarentigie, la riforma dell'istituto familiare per fondarlo sull'unico sacramento dell'amore, con possibilità quindi di divorzio, la conquista dell'esercito quale via di influenza per l'educazione delle masse. Aiutata da una situazione politica particolarmente propizia, la massoneria riuscì a realizzare in buona parte il suo programma collocando " fratelli " nelle alte sfere della politica, nei sommi gradi dell'esercito e della marina, alla testa di pubbliche e private amministrazioni. Il " paese " potè quindi constatare ben presto come la tanto vantata solidarietà massonica si realizzasse in forme concrete di " assistenza per i fratelli ", favorendoli immeritatamente nella loro ascesa a scapito anche di elementi migliori, con grave danno per l'integrità del costume politico e più ancora per gli interessi della nazione.

Nel 1908 la massoneria italiana si divide in due branche fondamentali: quella di Palazzo Giustiniani, che prende il nome dalla sua sede in Roma ed il Supremo Consiglio d'Italia di Rito Scozzese Antico ed Accettato a cui fa capo la Grande Loggia nazionale italiana.

A sconfessare le forme ormai sorpassate, il segretume, la gerarchia occulta e più ancora lo spirito democratico, internazionalista e pacifista dell'Ordine, sorse per primo il nazionalismo col Congresso di Roma del 1912 e più ancora con il referendum bandito dalle colonne dell'Idea Nazionale nel luglio 1913. A senatori, deputati, magistrati, ufficiali, insegnanti, professionisti, studiosi vennero posti tre quesiti:

- 1° Crede ella che la sopravvivenza di una associazione segreta quale é la massoneria sia compatibile con le condizioni della vita pubblica moderna ?

- 2° Crede ella che il razionalismo materialistico e la ideologia umanitaria e internazionalistica a cui la massoneria nelle sue manifestazioni si ispira, corrispondano alle più vive tendenze del pensiero contemporaneo ?

- 3° Crede ella che l'azione palese ed occulta della massoneria nella vita italiana e particolarmente negli istituti militari, nella magistratura, nella scuola, nelle pubbliche amministrazioni si risolva in un beneficio o in un danno del paese ?

I giudizi furono concordemente negativi: non avere la massoneria, per lo spirito che la informa e per le finalità d'ordine pratico che si prefigge, alcun diritto giuridico o morale di sussistere, ma rappresentare l'ostacolo maggiore alla formazione di una salda e forte coscienza nazionale.

Una bufera antimassonica si era scatenata anche nel Congresso socialista di Reggio Emilia di quello stesso 1913 e se allora la tendenza massoneggiante aveva evitato un voto esplicito di sfiducia, la questione ripresa l'anno dopo al Congresso di Ancona portava per merito di Benito Mussolini, allora direttore dell'Avanti, alla dichiarazione dell'incompatibilità tra socialismo e massoneria definita "incubatrice di mescolanze politiche ".

La prima Guerra Mondiale sopì gli antagonismi e la massoneria italiana sperò di aver migliorato le proprie sorti con l'ostentata propaganda interventista e, in seguito, con l'adesione - peraltro molto prudente - al fascismo. Ma nel movimento rinnovatore della vita politica non c'era posto per la massoneria. I valori dello spirito esaltati sulla materia non avrebbero potuto conciliarsi con il contenuto anticattolico, materialista, internazionalista dell'Ordine che in nome di " immortali principi" avrebbe voluto alzare sulle frontiere degli Stati i simboli della fraternità massonica universale. La legge del 1925 sulle associazioni segrete ne decretò la fine ufficiale anche se non riuscì, purtroppo, a determinarne la scomparsa per la sua diffusione capillare Anzi a questo proposito é bene precisare che già alla vigilia della Marcia su Roma l'Italia era uno dei paesi più massonizzati a causa della forte penetrazione dei " fratelli " nei gangli vitali dello Stato e dell'attività economica italiana e specialmente in alcune banche di interesse nazionale. La stessa dichiarazione di incompatibilità tra l'appartenenza al partito fascista e la massoneria servì soltanto a rendere più invisibile la " setta ", la quale serrò le sue file e i " fratelli " continuarono a restare collegati con la massoneria internazionale, costituendo un formidabile cavallo di Troia che, nei momenti decisivi della vita nazionale, agì in conseguenza degli ordini ricevuti dall'estero e contro gli interessi dell'Italia.

Fuori d'Italia la massoneria continuò ad esistere e ad espandersi rigogliosa soprattutto in America, dove conta tuttora numerosissime logge e milioni di aderenti. In Europa, minata da dissensi interni, dove l'Internazionale massonica sorta nel 1921 si sforza inutilmente di portare l'accordo fra la Grande Loggia d'Inghilterra e il Grand'Oriente di Francia, vale a dire tra la massoneria anglosassone e la massoneria latina, l'attrito si risolve temporaneamente con una pace armata che stabilisce sfere di influenza territoriale. Il Grand'Oriente di Francia, a cui rispondono in un primo periodo le logge segrete della sopravvissuta massoneria italiana, é completamente asservito al sionismo internazionale e al bolscevismo moscovita, e svolge il compito primario di insidiare con ogni mezzo e attraverso le varie logge nazionali l'affermarsi di tutti i movimenti fascisti che sorgono in Europa tra le due Guerre.

La massoneria quindi fin dai primi anni della conquista del potere da parte del fascismo prepara il rovesciamento del regime attuando e perfezionando il piano massonico tracciato a Parigi e conosciuto in Italia fin dal 1927. In Francia, sotto gli auspici della Lega dei Diritti dell'Uomo, era stato costituito il " Comitato Internazionale di Azione Antifascista " con la partecipazione della Gran Loggia di Francia della massoneria mista detta " Il Diritto dell'Uomo " e di una rappresentanza della " Confederazione Generale del Lavoro ". Scopo preciso del Comitato Internazionale di Azione Antifascista era la soppressione di Mussolini e il rovesciamento del fascismo. Tra il fascismo e la massoneria era quindi guerra aperta e i termini dell'aspro conflitto sono ampiamente riportati nel seguente documento:

" Il fascismo ha voluto stoltamente affermare e ribadire, con due distinte dichiarazioni del suo Gran Consiglio, la propria ostilità verso la massoneria. Ha fatto di peggio, é trasceso a provocazioni ed a persecuzioni, quali solo l'intolleranza religiosa aveva osato compiere contro la massoneria in tempi che sembrano ormai tramontati per sempre. Senza preoccuparsi della impressione che siffatti atti avrebbero suscitato all'estero e delle rappresaglie a cui potevano esporre l'Italia, i fascisti, con la cecità e l'incoscienza che caratterizzano tutta la loro opera, hanno dato l'assalto alle Logge, ne hanno asportato i simboli sacri, per profanarli nelle pubbliche vie; hanno stampato sui loro giornali liste di proscrizione, additando in ogni massone un nemico della Patria; hanno interpretato, come solo il livore clericale avrebbe saputo farlo, frammenti di nostri rituali, che il tradimento o la violenza hanno fatto cadere nelle loro mani...............Non é costume della massoneria di perdonare gli attentati compiuti contro la sicurezza sua, contro il segreto di cui circonda i suoi lavori, contro la reputazione di coloro che inizia ai suoi misteri, perché li considera i più degni, per intelletto e per carattere, fra i loro contemporanei. ..............Altri regimi più potenti del fascista, circondati dal prestigio di secolari tradizioni, protetti da memorie di passate benemerenze nazionali, sostenuti dalla forza del costume e dalla solidarietà degli interessi morali e politici che rappresentavano, sono caduti per avere sfidata la giusta vendetta della massoneria. Anche il fascismo, dunque, dovrà cadere, per la stessa causa e sotto la stessa reazione...........Alla massoneria spetta il compito di permeare del suo spirito questa vasta insurrezione di coscienze, di indirizzare ai propri obiettivi queste correnti partite da opposte direzioni che affluiscono, per la forza stessa delle cose, verso uno sbocco comune. Ogni massone può contribuire a quest'opera, pur rimanendo sempre fedele alle sue particolari vedute politiche. "

Mussolini, nell'aprile del 1926, insediando il Direttorio del partito, dette una risposta indiretta ed affermò:

" Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l'antitesi netta, categorica, definitiva della democrazia, della plutocrazia, della massoneria di tutto il mondo, per dirla in una parola, degli immortali principi dell'89. "

Immediata fu la reazione massonica che dette vita all'Unione Democratica Italiana i cui membri costituivano la sezione italiana della " Lega dei Diritti dell'Uomo ". L'Unione, sotto gli auspici del Grande Oriente di Francia, prese le sue decisioni consacrate nel documento che affermava fra l'altro:

" L'Unione intende liberare l'Italia dal giogo dell'ignobile fazione fascista, quale che sia la maschera con la quale intende coprirsi. " Nel precisare le vie da seguirsi per raggiungere lo scopo stabiliva varie ipotesi che, poi, gli avvenimenti successivi si sono incaricati di confermare come tentativi messi in atto scrupolosamente e con determinazione fino al definitivo risultato finale :

" Il fascismo dovrà essere abbattuto o con la soppressione del suo capo, o con l'intervento della monarchia e dell'esercito, o in conseguenza di una guerra perduta o per effetto di situazione economica disastrosa. " Lo stesso documento tracciava anche le linee che il restaurato governo democratico avrebbe dovuto adottare:

" Il nuovo governo dovrà immediatamente abrogare tutte le leggi, ordini, decreti e disposizioni d'ogni genere presi dal governo fascista. Nuove disposizioni saranno d'urgenza emanate per assicurare la continuità della vita nazionale. Tutti gli impieghi e favori concessi ai fascisti saranno ipso facto annullati. Tutte le persone che avranno partecipato alle responsabilità del fascismo saranno imputate e giudicate con rapida procedura. "

La storia delle vicende belliche e politiche legate alla seconda Guerra mondiale ( la guerra del sangue contro l'oro ! ) e gli anni del dopoguerra fino al momento attuale, hanno dimostrato che la pianificazione progettata tra gli anni '20 e '30 dalla massoneria italiana e internazionale, é stata attuata con meticolosa puntigliosità.

Il 13 febbraio 1944 sono stati pubblicati in " Repubblica Fascista " sette documenti massonici, i quali sono altrettanti ordini diretti dal " Supremo Grande Oriente del Grande Oriente Universale " alla massoneria italiana. Si tratta di vere e proprie disposizioni che rappresentano un notevole contributo storico alla chiarificazione dei punti ancora oscuri sul sabotaggio allo sforzo bellico, sulla congiura del 25 luglio e sul tradimento dell'8 settembre. I documenti rivelano infatti i retroscena della crisi politico-militare culminati negli avvenimenti sopra citati e sono una testimonianza eloquente ed inconfutabile che la massoneria italiana é rimasta attiva nonostante la soppressione sancita dalla legge del 1925 e che, anche i cosiddetti fascisti ex massoni, dichiaratisi tali dopo la dichiarazione d'incompatibilità tra massoneria e fascismo, nella maggioranza dei casi hanno continuato ad essere massoni a tutti gli effetti al servizio della massoneria internazionale con lo scopo preciso di abbattere il fascismo ed eliminare Mussolini.

I sette documenti massonici furono tutti dettati da Londra e cifrati in francese; portano date che vanno dal 1 settembre 1935 al 15 dicembre 1936. Chi li legge vede chiaramente come il tradimento fu meticolosamente preparato dalla massoneria universale ed é stato non meno meticolosamente attuato dai " fratelli " massoni italiani che ricoprivano i posti più alti del governo, dello Stato Maggiore e delle gerarchie statali. Il primo dei documenti, datato da Londra 9 settembre 1935, é diretto al " Potentissimo Fratello Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente Italiano di Rito scozzese ed Accettato e della Grande Loggia di Rito Simbolico " al quale viene comunicata la decisione del " Gran Congresso Massonico Universale " . Ecco alcuni brani significativi del documento:

" L'odio profondo che il fascismo, nelle sue concezioni dottrinarie e per le azioni dei capi e gregari a noi avversi, ha dimostrato verso di noi con la distruzione degli Orienti più prosperosi a lui soggetti, ci autorizza ad essere inesorabili nella lotta e nella scelta dei mezzi da impegnare, verso di esso e verso i popoli che lo sostengono e lo nutrono con la loro sopportazione, con la loro fiducia..........Il Congresso, accolta la relazione che i Potentissimi Fratelli Vostri rappresentanti hanno ampiamente illustrata, dalla quale risulta la completa ripresa di ogni Vostro lavoro, esprimendo il suo compiacimento, ha esultato nell'apprendere la inconcussa fede massonica di tutti i Vostri Fratelli partecipanti al fascismo e come essi siano disposti a tutto osare per l'affermazione dei nostri ideali. Il giuramento da essi rinnovato nelle Vostre mani ed in quelle dei Potentissimi Fratelli del grado 33° da Voi delegati, dimostra che avete saputo ben operare per la nostra causa e che inoltre possiamo anche contare su tutti i Fratelli partecipanti nell'esercito e nel suo Stato Maggiore da Voi dipendenti. "

Il secondo documento, datato 15 ottobre 1935, si riferisce direttamente a Mussolini e dice tra l'altro:

" Il satanico creatore del fascismo, governa sul territorio del Vostro Oriente principalmente per spegnere ogni traccia del nostro potere. Costui vuole ignorare la nostra potenza e la forza insopprimibile del nostro giuramento ! Dopo averci lottato da socialista ed essere assurto in virtù della nostra credulità e dell'azione fattiva e concreta dei nostri Fratelli migliori, vorrebbe, distruggendoci, ricondurre la sua Nazione all'oscurantismo, ma ignora di essere in nostro potere e le nostre irrevocabili decisioni per il suo annientamento. "

Senonché la conquista dell'Impero segnò, nel primo semestre del 1936, la sconfitta del disegno massonico e dell'assedio economico decretato dalla plutocratica Società delle Nazioni dominata anch'essa dal Supremo Ordine massonico internazionale. In conseguenza di ciò, il terzo documento, datato da Londra 20 maggio 1936, comincia con queste parole:

" Da tutti gli Orienti ci pervengono osservazioni tutt'altro che benevole per i risultati ottenuti sullo sviluppo della campagna italiana di Etiopia! E' la prima volta che il nostro Supremo potere viene messo in scacco da un avversario che non avrebbe avuto la capacità ed i mezzi di poterci resistere. Questo prova che in tutti i Fratelli dell'Oriente Italiano é mancata la volontà di essere soprattutto massoni, come il sacro giuramento prestato imponeva loro di dimostrare con i fatti. "

A questo perentorio richiamo al giuramento massonico fa seguito il documento datato 15 dicembre 1936 e diretto espressamente ai Fratelli massoni appartenenti ai Ministeri militari. Ecco i brani più significativi che rappresentano vere e proprie istruzioni di massima da attuare meticolosamente:

" Sabotare per via capillare ogni intendimento fascista e, soprattutto, il sentimento tedescofilo principalmente fra gli ufficiali subalterni che sono più a diretto contatto con la truppa, creando lentamente rancore per Mussolini. Far giungere alle Nazioni amiche, attraverso il nostro tramite, tutte le notizie interessanti macchine di guerra veramente utili e qualsiasi progetto geniale che i nostri Fratelli avessero studiato e volessero, dietro adeguato compenso, cedere ai nostri alleati. Provvedere a porre, fin da ora, a capo del S.I.M. e specie della Divisione Contro Spionaggio, dei Fratelli di Vostra completa fiducia, che al momento giusto sappiano neutralizzare gli effetti, per noi deleteri, di quei servizi, allontanandone accortamente tutti gli elementi fascisti ed i filofascisti, ponendo i volenterosi che intendessero collaborare col " Servizio per amor patrio " nelle condizioni di perderne la voglia. I Fratelli dello S.M. requisendo per le Forze Armate più del necessario, ostacoleranno lo svolgimento della vita civile, creando quello stato di disagio necessario a far odiare il fascismo ed a porre la Nazione in stato di marasma e poi di collasso. A questo riguardo tenete presente che la deficienza dei viveri influisce più sulla popolazione civile che sull'elemento militare, sorvegliato e guidato dalla disciplina e che quindi, sottraendo al consumo civile la maggior quantità di viveri e di altri generi necessari, porremo il popolo nelle condizioni di risentimento diminuendone la capacità morale e togliendogli la volontà di incitamento alla resistenza militare. Anche se i magazzini dell'esercito verranno a trovarsi ben forniti, si dovrà cercare il modo di far mancare alla truppa i rifornimenti necessari, specie nell'equipaggiamento personale, in quanto questa deficienza apparente é, da sola, sufficiente a far ritenere certa la mancanza delle scorte. Una volta create le deficienze, con propaganda molto accorta e facendo in modo che siano i militari, specie di truppa, a farlo conoscere al popolo; occorre farne ricadere la colpa sul Capo del governo e sugli eventuali militari che possono essere scambiati per fascisti. I nostri Potentissimi Fratelli dello Stato Maggiore debbono trovare il modo plausibile che non urti, almeno inizialmente, la suscettibilità di Mussolini, per trovarsi a diuturno contatto col Sovrano verso il quale, rammentando le sue innate fobie tedesche, useranno una persuasione lenta, accorta e sottile, per addebitare le varie cause, sorgenti col tempo, al Capo del governo, del quale però si dichiareranno, tuttavia, entusiasti ammiratori e questo fino a quando non sarete ben certi di avere completamente il Sovrano dalla parte vostra. A questo riguardo rammentate che egli, da Principe ereditario, é stato nostro simpatizzante, accolto da noi quale " gradito visitatore."

Che il piano delle disposizioni sopra enunciate sia stato, negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale e durante tutta la durata della guerra, diligentemente attuato dai " Fratelli " italiani impegnati nei Ministeri militari, fa parte ormai della Storia conosciuta, e l'art.16, inserito nel Trattato di pace, ne é la prova inconfutabile. Adesso sappiamo anche che già fin dal 1939, in una riunione che ebbe luogo a Lione tra i massimi vertici massonici ed in presenza di un autorevole Fratello italiano, il Grande Oriente di Francia poteva con sicurezza comunicare che, con la collaborazione dei Fratelli italiani, l'Italia si sarebbe liberata del fascismo, si sarebbe sganciata dall'Asse e, in un momento successivo, sarebbe addirittura intervenuta in guerra contro la Germania. Scrive in proposito Carlo De Biase nel capitolo " L'inizio della Fine " inserito nel terzo volume della " Storia illustrata della guerra italiana ": " Guido Cassinelli ( l'avvocato di Pietro Badoglio ), in un opuscolo sparito dalla circolazione dal titolo: ' Appunti sul 25 luglio ': Di fronte alle impazienze di taluni ambienti..... chiesi al Maresciallo se poteva precisare il momento, sia pure soltanto indicativo, per agire. Mi rispose: ' O dopo la perdita della Tunisia o dopo lo sbarco in Italia '. Sarà il Badoglio, più preciso nel determinare il momento quando nel novembre del 1942, davanti ad una carta geografica, ad esponenti del partito d'Azione guidati da La Malfa e del partito Comunista guidati da Amendola, sentenzia: ' Prevedo la caduta di Tripoli, poi sarà la volta della Tunisia, quindi le città italiane subiranno tremendi bombardamenti; infine ci sarà un'azione aero-navale e lo sbarco terrestre '. Arte divinatoria dell'anziano Maresciallo ? No, si tratta del piano della Massoneria Universale concordato con i Fratelli italiani. Ma non ci furono soltanto la massoneria laica e gli ambienti intorno e dentro casa Savoia a complottare contro la Nazione in guerra; si mosse puntualmente anche la massoneria clericale. Scrive sempre De Biase: " Anche il Vaticano fece le sue congiure e le sue proposte al Maresciallo Badoglio (é solo una coincidenza che tutte le congiure ruotino intorno a Badoglio ? ). Una strana missione con a capo l'onorevole Amato e formata da un frate, un generale a riposo e un avvocato della Sacra Rota, avvicinò Badoglio a nome e per conto del Segretario di Stato, Cardinale Maglione, con l'incarico ' di conoscere se Badoglio avrebbe aderito ad un movimento promosso dal Vaticano per defenestrare Mussolini e formare un governo con lui a capo. ' Questo complotto clerical-militare non ebbe poi nessun seguito. Ma - é sempre De Biase che ci informa - ben altri agenti clericali lavoravano contro il fascismo e contro la nostra Patria; ce lo rivela Kurt Emmenegger: " Posso dire che Mayer, agente segreto svizzero al soldo degli americani, aveva informatori in tutti gli ambienti diplomatici, politici, industriali italiani. Un costruttore di aerei, antifascista, era ad esempio una delle nostre migliori fonti. E poi una linea molto importante era quella che ci collegava col Vaticano. In particolare il generale dei Gesuiti di allora comunicava puntualmente al Superiore dell'Ordine a Zurigo, tutto quello che riusciva a sapere e non era poco, sulla situazione interna, militare ed i piani del Governo Fascista; informazioni che finivano regolarmente, qualche ora dopo, a Mayer. " E non erano solo i gesuiti - continua De Biase- ad informare gli agenti segreti svizzeri. La spia inglese Roxanne Pitt, conosciutissima in Italia per avervi soggiornato lungamente con un nome falso e per aver denunciato e fatto fucilare dagli inglesi il Generale Nicola Bellomo, parlando della sua attività di spia a Roma, ha scritto: " Avrei ben presto scoperto che il Vaticano non soltanto era decisamente antitedesco, ma era strettamente legato a Londra e agli uomini che dirigevano il mio lavoro." Roxanne Pitt non ha neanche il pudore di nascondere, anzi racconta con abbondanti particolari, come la sua centrale di spionaggio risiedesse nella Biblioteca vaticana, centro propulsore e ambiente preferito di tanti uomini clericali ed ex appartenenti al partito di don Luigi Sturzo.

La massoneria italiana ricompare alla luce del sole ( insieme alla mafia ! ) di pari passo con l'occupazione della penisola da parte delle truppe " alleate " e nel 1944 viene riportato a Roma il Supremo Consiglio d'Italia, senza peraltro che si dia luogo a quella riunificazione adesso auspicata nel recente summit aretino. Potendo vantare effettive e concrete benemerenze antifasciste nonché stretti legami con le forze plutocratico-massoniche vincitrici della 2a Guerra mondiale, ha potuto riprendere, senza più ostacoli, la capillare penetrazione nei gangli vitali del " paese " Italia, condizionandone le scelte legislative, politiche, militari, sociali, economiche e finanziarie.

Ma anche durante i 20 mesi della Repubblica Sociale Italiana, metastasi massoniche riuscirono ad infiltrarsi in posti chiave e ad operare contro il fascismo repubblicano e , quindi, contro gli interessi degli italiani. Riportiamo in proposito quanto pubblicato sul " Corriere della Sera " del 3 dicembre 1944 a firma di Giovanni Preziosi. L'articolo in questione era intitolato: " Rivelazioni sul Tradimento - L'Ambasciatore segreto della massoneria. "

" Il prossimo numero della " Vita Italiana ", che conterrà fra l'altro 16 lettere autografe dell'ex re sotto il titolo: Attenzione - riporterà anche le seguenti rivelazioni: ' Camicia Nera ' , organo ufficiale dei volontari della G.N.R. ( 15 novembre 1944 ) ha reso di pubblica ragione l'arresto di un alto funzionario del Secret Service inglese e ha pubblicato alcuni documenti che provano come, anche dopo il 25 luglio, i traditori italiani abbiano agito dietro precisi ordini del Grande Oriente Universale della Massoneria. La pubblicazione dimostra come l'opera della giudeo-massoneria continui anche nel territorio della R.S.I. Nella pubblicazione ' Il tradimento di Badoglio ', Italicus, riassumendo una serie di articoli comparsi nel ' Volkischer Beobachter ', sciveva, fra l'altro: All'indomani del processo per l'attentato alla vita del Duce compiuto da Tito Zaniboni, Il Mezzogiorno e La Vita Italiana iniziarono la pubblicazione di una serie di documenti, dai quali risultava come l'attentato per abbattere il Fascismo era stato preparato in Francia dietro il grande paravento della ' Lega dei Diritii dell'Uomo ', istituzione di tipo giudaico-massonica. Le rivelazioni del Preziosi culminarono nella pubblicazione di un documento segretissimo che svelò come, sotto gli auspici della ' Lega dei Diritti dell'Uomo ', presieduta dall'ebreo Viktor Basch, era stato costituito il ' Comitato internazionale di azione antifascista ', con la partecipazione della Gran Loggia di Francia della massoneria mista, detta ' Il diritto dell'uomo ' e di una rappresentanza della Confederazione Generale del Lavoro. Il documento conteneva le istruzioni per un piano circostanziato per il rovesciamento del Fascismo. (Nell'articolo viene ripetuto il primo documento riportato sopra. nd.r. ). La ' Vita Italiana ', tra gli altri documenti, pubblicava il resoconto delle riunioni della ' Lega dei Diritti dell'Uomo ' che si iniziarono a Metz (Francia ) il 25 dicembre 1926. Erano presenti alla riunione di Metz tutte le forze coalizzate contro il Fascismo. L'ebreo Viktor Basch sentenziò: ' Il fascismo, questa malattia, questa peste, questa lebbra che si é abbattuta sull'Europa, deve essere eliminato. ' L'altro giudeo, Emile Kahan (o Coen - n.d.r. ) disse: ' Tutto deve essere fatto contro il fascismo, vero flagello internazionale. ' In quella riunione furono gettate le basi per potenziare una speciale associazione: 'Unione democratica italiana ', i cui membri costituivano la sezione italiana della ' Lega dei Diritti dell'Uomo '. L'Unione, nata sotto gli auspici del Grande Oriente di Francia, prese queste decisioni: l'Unione intende liberare l'Italia dal giogo dell'ignobile fazione fascista, quale che sia la maschera con la quale intende coprirsi. Fin qui Italicus. La documentazione completa di quanto é sopra accennato é contenuta nel capitolo 15 del libro: ' Giudaismo, Bolscevismo, Plutocrazia, Massoneria ' (Mondadori). Nel quale capitolo é così illustrata la figura del giudeo Elile Kahan ( o Coen ): docente di storia, é milite del partito socialista, del quale é membro della Commissione amministrativa permanente. Entrato nella 'Lega dei Diritti dell'Uomo ' fin dalla sua fondazione é forse il più ardente animatore......Fin dal 1921 indusse i democratici tedeschi della ' Neue Vaterland ' ( Nuova Patria ) a creare una Lega germanica dei diritti dell'uomo, e si adoperò poi per la fondazione di quella Internazionale. Per Kahan la ' Lega dei Diritti dell'Uomo ' é il supremo tribunale che deve travolgere il fascismo...' Ed ora fatta la conoscenza di Emile Kahan, ecco quanto pubblica l'organo dei volontari della G.N.R. ( Camicia Nera - n.d.r. ) :

" L'arresto e l'ampia deposizione del Colonnello Arden del Secret Service: ( nota 1 )

Nelle prime ore del mattino del 14 ottobre u.s. ( 1944 - n.d.r. ) veniva arrestato, in un cascinale nei pressi di Apuania, un individuo in borghese che, secondo le informazioni di elementi locali, da più giorni stazionava in quella zona con l'evidente intento di varcare le linee. Dalla carta di identità italiana trovata indosso risultava quale Guglielmo Salvatori di Gaetano e di Rosa Marini, nato a Carsoli (L'Aquila ) il 17 ottobre 1905, di professione commerciante. Solo dopo un accurato esame di alcuni documenti rinvenuti in una casa situata in località limitrofa é stato possibile svelare la vera personalità del predetto individuo e ricostruire conseguentemente una oscura vicenda a carattere politico di centrale importanza negli infausti avvenimenti italiani che vanno dal 25 luglio all'8 settembre. Infatti, l'arrestato, come risulta dai documenti personali rinvenuti, é il Colonnello PETER ARDEN, del servizio spionaggio militare del Secret Service di Londra. Grazie esclusivamente a circostanze così fortunate é stato possibile gettare luce completa sulla manovra che trovò la propria conclusiva realizzazione, come si desume dai documenti, nel rovesciamento del 25 luglio e nel tradimento dell'8 settembre. Cosa faceva il Colonnello Arden nei pressi di Apuania ? L'ampia confessione da lui fatta ci permette di precisare che l'agente inglese tentava di varcare effettivamente il fronte avendo terminato - nel territorio della R.S.I. - la propria missione. Ma il sensazionale della vicenda é nell'attività precedente svolta in Italia dal Colonnello Arden, quale risulta dai documenti rinvenuti. Infatti egli era incaricato - sino all'8 settembre - di mantenere il contatto tra il S.I.M. (Servizio Informazioni Militari) del Regio Esercito Italiano ed il servisio di spionaggio militare del Secret Service di Londra. Ben si può comprendere quindi quale importanza abbia l'agente segreto inglese in questi avvenimenti italiani su cui direttamente si riflette l'attività da lui stesso svolta. Nessuno finora sapeva, ad esempio, che in data 28 luglio 1943 il Grande Oriente della Massoneria Universale avesse comunicato al Gran Maestro del Grande Oriente Italiano un segreto ordine del giorno. Nessuno poteva finora dimostrare - prove alla mano - che alla conclusione dell'armistizio (per la verità della ' resa senza condizioni ' n.d.r. ) dell'8 settembre, giudei e massoni stavano intensamente lavorando sin da prima degli avvenimenti del 25 luglio; il che, inconfutabilmente, attesta la continuità e la premeditazione della manovra giudeo-massonica ai danni del popolo italiano. Nessuno sapeva che il Gran Maestro della Gran Loggia di Francia, l'ebreo Emile Kahan ( o Coen - n.d.r. ), fosse venuto a Roma il 3 agosto 1943 insieme ad un agente segreto dello spionaggio inglese suo intimo amico, che é precisamente il Colonnello Arden. Nessuno poteva finora comprovare la diretta appartenenza alla massoneria di Pietro Badoglio. Riportiamo alcuni documenti: Londra, 28 luglio 1943 ( tenere bene a mente questa data ! n.d.r. ) Al Dilettissimo e Potentissimo Fratello Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente Italiano di Rito Scozzese ed Accettato e della Grande Loggia di Rito Simbolico affinché ne renda edotti tutti i Potentissimi Fratelli di tutti gli Orienti, riuniti nel Supremo Grande Oriente Universale, vi esprimiamo - per mezzo del Venerabile Gran Maestro della Gran Loggia di Francia - il loro più vivo compiacimento per il gravissimo colpo inferto al satanico capo del fascismo ed al suo partito, elogiandoVi altresì per l'intensa azione svolta, ed in particolar modo per il prossimo armistizio, alla cui conclusione tanto teneva questo Supremo Grande Oriente del Grande Oriente Universale. Considerato lo stato attuale della situazione internazionale ed in modo particolare quella italiana, considerata la posizione personale di Mussolini la cui cessione nelle mani degli Alleati sarà per nostra volontà contemplata nelle clausole di armistizio, il Supremo Gran Consiglio del Grande Oriente Universale Vi precisa Potentissimo Gran Maestro i compiti che dovete assolvere sino a quando da questo Grande Oriente del Grande Oriente Universale non Vi verranno impartite successive direttive. Pertanto i compiti alla cui realizzazione - Dilettissimo Gran Maestro - dovrete immediatamente dedicarVi, mediante la collaborazione di tutti quei Potentissimi e Potenti Fratelli dell'Oriente Italiano che Voi accuratamente designerete, sono i seguenti: 1) creare caos morale e materiale in tutto il popolo italiano, le cui imperialistiche aspirazioni africane, da noi non dimenticate, saranno soffocate dalla supremazia della nostra Famiglia Universale; 2) prendere sempre più stretto contatto con il servizio di spionaggio militare del Secret Service di Londra, affinché mediante opportune informazioni sullo scacchiere tattico-strategico dell'Italia, si possa addivenire - nel più breve tempo possibile - al massimo annullamento delle forze italo-tedesche. Riteniamo superfluo rammentarVi, Venerabile Gran Maestro, che la Vostra azione e quella dei Potentissimi e Potenti Fratelli del Vostro Oriente, dovrà essere improntata alla massima decisione ed energia nei confronti di una collettività privata ormai dell'unico uomo che potesse garantire i suoi reali interessi (ammissione di grande importanza storica e politica ! -n.d.r. ) e su cui invece - tra breve - ricadrà l'inesorabile castigo decretato dal supremo Gran Consiglio della Massoneria Universale. Nell'eventualità che lo svolgersi degli avvenimenti non fosse conforme ai nostri attuali intendimenti e che le truppe tedesche prendessero in Italia precauzionali misure di carattere militare, Vi sarà tempestivamente trasmesso - Gran Maestro del Grande Oriente Italiano - un preciso piano d'azione affinché l'azione dei Dilettissimi Fratelli del Vostro Oriente si estenda anche in quei territori eventualmente garantiti dall'occupazione germanica ed in cui si insediasse - nonostante la perdita del Despota - un qualche governo fascista. Nell'autorizzarVi ad ogni iniziativa che si dovesse rendere necessaria per la realizzazione dei compiti precisatiVi, Vi rivolgiamo ancora - Venerabile Gran Maestro - il nostro fraterno e vivo compiacimento per quanto finora fatto da tutti i Fratelli del Grande Oriente Italiano e l'incoraggiamento per il proseguimento della Vostra azione il cui successo rappresenterà la fine del nostro più mortale nemico. "

Il secondo documento é la fotografia della lettera credenziale del Colonnello Arden presso il Generale Carboni, capo del S.I.M. Il mittente é Janes Mulrade, capo del Secret Service:

" Egregio generale Carboni, in riferimento agli accordi verbali presi precedentemente a Napoli con Voi e con il Generale Ambrosio, Vi invio il Colonnello Peter Arden, funzionario di elette capacità e di assoluta stima. Egli si adopera in maniera che i nostri contatti siano continui e - con la Vostra fattiva e preziosa collaborazione - spero proficui. Di ogni Vostra eventuale necessità potrete farmene diretta richiesta tramite lo stesso Colonnello Arden. Cordiali saluti - f.to J. Mulrade

Il terzo documento é costituito dall'ultima lettera di Badoglio da cui chiaramente traspare la sua appartenenza alla massoneria. Essa fu scritta molto in fretta e sconsideratamente abbandonata nel carteggio personale del traditore fuggiasco. Si incaricò il Colonnello Arden di recuperarla unitamente ad altri documenti. In essa é scritto:

" Roma 8 settembre 1943 - Il precipitare della situazione - provocato dalla improvvisa comunicazione ufficiale dell'avvenuto armistizio - impedisce la riunione da noi progettata. In ogni modo, nel caso che i tedeschi estendano in Italia la loro occupazione militare, resta fissata la realizzazione delle ultime direttive impartiteci dal Grande Oriente di Londra. Provvederò io stesso a stabilire i contatti con tutti i Fratelli che verranno smistati nei rispettivi posti. f.to Badoglio "

Il quarto documento é una fotografia che mostra Emile Kahan mentre legge l'ordine del Grande Oriente Universale nella riunione avvenuta a Roma nella casa di Tedoro Mayer. E' visibile Pietro Badoglio e suo figlio Mario che vi parteciparono. Il quinto documento é costituito dalla tessera personale di servizio del Colonnello Arden, dipendente del IV Dipartimento della Direzione centrale del Secret Service.

La ricostruzione dei fatti alla luce dei documenti rinvenuti:

" Sulla scorta dei documenti rinvenuti nella casa che serviva al colonnello Arden quale punto di riferimento nei suoi servizi e con l'esauriente deposizione che é stato possibile ottenere dall'agente segreto - prosegue ' Camicia nera ' - siamo ora in grado di ricostruire completamente dei fatti il cui obiettivo esame potrà donare una più panoramica ed esatta visione degli avvenimenti italiani del 25 luglio 1943 sino al settembre della capitolazione regia. Subito dopo l'avvento di Badoglio a capo del governo, il Supremo Grande Oriente Universale di Londra - in data 28 luglio 1943 - emanava un ordine diretto alla massoneria italiana. Di esso fu personale latore il giudeo Emile Kahan, acerrimo nemico del Fascismo e di Mussolini. Egli partì da Londra in aereo il 2 agosto. Lo accompagnava il suo segretario particolare ed il colonnello Arden dell'Intelligence Service, il quale aveva ricevuto il contemporaneo incarico di rafforzare i contatti già esistenti tra il capo del S.I.M. italiano, generale Carboni, e il Secret Service di Londra. Il gruppo arrivò a Roma e fu ospitato nella villa del banchiere ebreo Teodoro Mayer, che fino al 1938 fu presidente dell'I.M.I. ed altresì ministro di Stato. Ivi il 4 agosto avvenne una riunione a cui parteciparono alti esponenti della massoneria italiana fra cui Ambrosio, Roatta, Carboni, Armellini, Acquarone, Favagrossa, Orlando, nonché lo stesso Badoglio con il proprio figlio Mario, che - secondo il colonnello Arden - rivestirebbe un alto grado nella scala delle gerachie massoniche. Fu precisamente a questa riunione, a cui era presente lo stesso Arden, che Emile Kahan diede lettura delle direttive impartite dal Grande Oriente Universale, suscitando il consenso dei presenti. Il colonnello Arden approfittò della riunione per presentare immediatamente al generale Carboni le proprie credenziali e per rafforzare i contatti tra il S.I.M. e l'Intelligence Service. Indi, mentre Kahan e il segretario ripartivano per Londra, il giorno dopo - 5 agosto - egli rimaneva in Italia a svolgere la propria missione. La collaborazione del generale Carboni risultava obbrobriosamente proficua e ciò accelerò lo sviluppo negativo degli avvenimenti bellici in Sicilia: l'epilogo del tradimento era vicino. Esso venne con l'8 settembre, inaspettatamente - in un certo senso - per gli stessi massoni italiani che pur così sadicamente l'avevano preparato, data l'improvvisa comunicazione ufficiale dell'avvenuto armistizio da parte di una emittente radio statunitense. La lettera di Badoglio ci permette di precisare con certezza almeno due fatti: 1) che Badoglio abbandonò precipitosamente Roma tralasciando persino - nella fretta - parte del suo importantissimo carteggio personale, di cui l'Arden fece una cernita prima di lasciare a sua volta l'Urbe col generale Carboni;

2) che - come risulta dalla lettera stessa - il Grande Oriente di Londra, successivamente all'ordine emanato in data 28 luglio 1943, deve avere impartito alla massoneria italiana altre direttive ( forse quelle a cui già accennava il 28 luglio " nell'eventualità che le truppe tedesche prendessero in Italia precauzionali misure di carattere militare e che qualsiasi governo fascista si insediasse in territori garantiti dalle forze germaniche ", a cui Badoglio fa diretta allusione. Il colonnello Arden, ha accennato poi come, tra gli altri, specie Badoglio, Ambrosio e Carboni si dimostrassero - una volta raggiunte le forze alleate - soddisfatti pienamente dell'avvenuto sviluppo degli avvenimenti. Lo stesso Arden ha ammesso come intimamente avvertisse vicino a uomini dello stampo del generale Carboni, sentimenti di viva repulsione. L'agente britannico, stando alle sue successive affermazioni, rientrò nel novembre 1943 in Inghilterra, da cui partì poi per l'attuale missione, male epilogatasi nell'ottobre di quest'anno ( 1944 n.d.r. ) Fin qui la narrazione di " Camicia nera ". Le conclusioni ? Giovanni Preziosi scrive, sempre nell'articolo del 3 dicembre 1944 sul " Corriere della Sera ":
" Le tragga il lettore. A me non resta che avanzare due domande, dopo di aver fatto constatare che i documenti ora resi noti promanano da quello stesso Supremo Grande Oriente Universale dal quale partirono i sette documenti che erano altrettanti ordini pubblicati il 13 gennaio 1944 da " Repubblica Fascista ". Le domande sono queste: 1) con chi si é incontrato nel territorio della R.S.I. il colonnello Arden ? 2) qual'é il riverito nome del Dilettissimo e Potentissimo Fratello Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente Italiano , al quale si rivolge, sia nei documenti odierni, sia in quelli pubblicati in gennaio, il Supremo Gran Maestro del Grande Oriente Universale ? Arden non può certo ignorarlo. Vedremo quante altre cose spiegherà questo nome. " f.to Giovanni Preziosi

Queste le domande poste nel dicembre 1944; non mi risulta che abbiano ottenuto risposta documentata. Certo é che quanto avvenuto a fine aprile 1945 nel territorio ancora sotto il controllo della R.S.I. abbisogna di indagine approfondita perché ci sono molti buchi neri, anche se alcune situazioni si vennero a creare per il tradimento dei massimi vertici politici e militari tedeschi. Resta il fatto che la mancanza di ordini tempestivi in relazione al piano operativo di disimpegno delle FF.AA. e dei collegamenti fra i reparti dislocati sul territorio, provocò situazioni che determinarono un precipitoso sfaldamento dell'organizzazione militare e civile della R.S.I. nel suo complesso (situazioni che sono costate decine di migliaia di vittime nelle "radiose giornate " della mattanza !), fatte salve alcune eccezioni di reparti al cui comando si trovarono ufficiali di provata fede e di capacità decisionale autonoma; senza contare la perdita di contatto con Mussolini e con gli altri membri del governo e del partito che - all'ultimo momento - si trovarono isolati e in balia di gruppi di partigiani comunisti che svolsero il compito di braccio armato - non sappiamo quanto inconsapevolmente - della plutocrazia giudaico-massonica. Nella circostanza ci permettiamo di ricordare quanto affermato in merito all'importanza - per la collettività italiana - della sopravvivenza fisica di Mussolini nello stesso documento massonico riportato sopra, nel quale si afferma: " ...privata ormai dell'unico uomo che potesse garantire i suoi reali interessi e su cui invece - tra breve - ricadrà l'inesorabile castigo decretato dal Supremo Gran Consiglio della Massoneria Universale. " Che un piano di " ritirata " dei reparti ( soprattutto di quelli in camicia nera ! ) con concentramento verso la Valtellina esistesse, é ormai accertato. All'Istituto Storico della R.S.I. di Terranuova Bracciolini ( Arezzo ) abbiamo la testimonianza del Tenente della Confinaria Gianuario Marsicovetere ( due medaglie d'argento in Russia ! ), che ha confermato di avere lui stesso collaborato, nella zona di Sondrio e Chiavenna, per l'approntamento degli alloggiamenti anche per le famiglie dei militari che fossero giunti in zona; abbiamo inoltre la testimonianza dell'Ausiliaria Alda Paoletti, in forza al CXV Battaglione " M " d'Assalto " Montebello " in qualità di interprete, reparto dislocato in Piemonte con alcune compagnie operative. Afferma la Paoletti: " Verso la fine di febbraio arrivò ai Comandi una disposizione del Comando Generale della G.N.R. che stabiliva le direttrici di marcia con cui i vari reparti dovevano convergere su Como per poi dirigersi in Valtellina. Tale disposizione precisava anche che non dovevamo muoverci finché non fossero partiti i tedeschi e comunque che l'ordine di ritirata sarebbe stato impartito dal Comando Generale. Già nell'ottobre 1944 - continua la Paoletti - il Comando tedesco della Piazza di Biella aveva sottoposto, ai Comandi italiani della zona, un documento riservatissimo con le proposte per una ordinata ritirata dalle postazioni periferiche verso il centro, cioè Biella, in modo da poter marciare uniti verso Vercelli. Resta il fatto che l'ordine di ritirata del Comando Generale arrivò solo nella notte tra il 23 e il 24 aprile al presidio di Cossato del Battaglione " Montebello " ( dove si trovava la stessa Paoletti - ndr). Quando arrivammo a Biella scoprimmo che i tedeschi si erano già ritirati e così ci unimmo al Battaglione " Pontida " della G.N.R. ( di stanza a Biella ) e quindi, nel tardo pomeriggio del 24, partimmo tutti per Vercelli, secondo le direttive impartite. "

Che era successo al Comando Generale della G.N.R. ? Bruno Spampanato, nel suo "Contromemoriale " a pag. 1395 del quarto volume, tenta di dare delle risposte. Afferma che " errori, o precipitazioni, o esitazioni non ebbero mai carattere sospetto. " Poi subito dopo precisa: " Solo all'ultimo momento, nella imminenza del crollo, ci furono sbandamenti sporadici e confermarono la diffidenza che qualche nome già incontrava al Nord. Come quello di Nicchiarelli. Il caso di Nicchiarelli va guardato a se, perché il generale Nicchiarelli, come Capo di Stato Maggiore della Guardia, alla vigilia del 25 aprile '45 disponeva di una rilevante massa bene istruita e bene armata, dislocata in tutto il territorio della Repubblica Sociale. Afferma il Maresciallo Graziani in ' Ho difeso la Patria ' che nei giorni precedenti il 25 aprile egli (il Nicchiarelli - ndnr ) si era reso pressoché irreperibile, facendo solo fugaci apparizioni in Milano dove nelle ore più dure fu cercato invano. Il Federale Costa - é sempre Spampanato che scrive - la sera del 25 aprile lo trovò ' titubante ' , quando gli disse di trovarsi la mattina del 26 a Via Dante per seguire con i suoi uomini la colonna che raggiungeva Mussolini. Difatti partì con la colonna, ma giunti a Como non si ebbero più sue notizie. Praticamente - continua Spampanato - la sua irreperibilità prima del 25 aprile, cui accennava Graziani, portò ad un mancato e tempestivo impiego della Guardia. Che il C.L.N. tenesse conto anche di questo, si vide nel trattamento fattogli: processato a Como, ebbe una mite condanna e la revisione del processo con l'assoluzione prima ancora dell'amnistia del luglio '46. Al processo Graziani alle Assise di Roma, il capo delle brigate Matteotti, on. Bonfantini, parlò di un altro generale della Guardia. Depose: il generale Luna era al nostro servizio, e fece altri nomi: il capo provincia Nicoletti, il questore Bettini, il capo Ufficio stampa della Legione MUTI, Gorrieri. Costoro si erano schierati dalla parte della resistenza e lavoravano a sfaldare la Repubblica. Continua sempre Spampanato: ci fu poi un caso di liquefazione con tutti i crismi della regolarità. A mezzanotte del 25 aprile il comandante della Piazza di Milano, generale Diamanti, diramò questo telegramma ai Comandi G.N.R., Decima Mas, Brigate Nere, Legione Muti, Brigata Resega: Come da accordi intercorsi tra Superiori Autorità dalle ore 20 di oggi tutte le truppe passano alle dirette dipendenze del Comando germanico alt Conseguentemente dalla stessa ora ho cessato dal Comando di Piazza - mezzanotte 25 aprile 1945 f.to Gen. Diamanti. In quanto alle superiori autorità - osserva sempre Spampanato - quelle italiane, lasciando Milano contavano proprio sulla disponibilità di quelle forze, e quelle germaniche già nelle trattative di resa, si erano disinteressate delle formazioni fasciste. Nè gli poteva essere venuto ordine dall'O.B. Sudwest. Nel proclama del Maresciallo Graziani alle truppe, il 29 aprile, é detto: Il Comando Superiore germanico in Italia da vari giorni non dà più ordini e s'ignora dove si trovi. Ma quello che importava a Diamanti - é sempre Spampanato che parla - era di passare a qualcuno la piazza, o dire di averla passata a qualcuno; e per conto suo avvertire che la cosa da mezzanotte non lo riguardava più. " E tutto questo avveniva a livello di generali, mentre semplici ufficiali subalterni, sottufficiali e camice nere venivano assassinati nella maniera più atroce !

Ma esiste anche un altro documento che, indirettamente, conferma che il sabotaggio della " guerra del sangue contro l'oro " e tutti gli accadimenti nefasti e luttuosi che ne caratterizzarono lo svolgimento dall'inizio alla fine, furono programmati e predisposti a livello internazionale ed attuati con l'aiuto dei traditori interni. A pagina 224 del volume di Renzo De Felice " Mussolini l'alleato - La guerra civile 1943/45 " viene riportata la lettera che John McCaffery - responsabile dei servizi dell'Oss e del Soe per l'Italia - ( e con il quale era in contatto da almeno un paio d'anni lo stesso Badoglio ), inviò a Parri nel luglio del 1944, in risposta alle lamentele del CLNAI per il non sufficiente impegno, in armi e denaro da parte degli alleati, a sostegno delle bande partigiane: " Non ricevete abbastanza armi ? Lo so. Anche nella Francia, nel Belgio, nella Polonia, nella Grecia, nella Jugoslavia, nell'Olanda, nella Danimarca, nella Norvegia, nella Cecoslovacchia, non hanno mai avuto abbastanza armi. Ma da nessuna parte in un periodo di quattro anni ho avuto più lamentele che da Voi. E nessun altro ha mai sognato di parlare di mire macchiavelliche da parte nostra.

Io nei riguardi dell'Italia, come Le ho detto altre volte, ho sempre agito da amico. Adesso parlo anche da amico; ma non per questo, anzi precisamente per questo, devo parlare chiaro.

L'Italia ha subìto il fascismo. Va bene. L'Italia é entrata in guerra contro di noi. Va bene. Malgrado tutta la buona volontà di Lei, dei Suoi amici sappiamo benissimo quanto ci é costato in uomini, in materiale ed in sforzi quell'entrata dell'Italia.

A causa delle nostre operazioni difficilissime ma riuscite, siete stati in grado di avere un colpo di stato. Che non é andato bene é dovuto in gran parte alla mancanza di preparazione ed alla mancanza di reciproca fiducia che c'era tra gli elementi favorevoli laggiù. Chi scrive ne sa qualcosa.

Adesso avete avuto la possibilità di ritrovarVi e di finire accanto a quelli a cui l'Italia ha causato così gravi danni. Nessuno più lieto di noi di questa possibilità; nessuno più pronto ad aiutarVi. Ma, diamine, non pretenderete Voi adesso di dirigere le operazioni militari invece di Eisenhower o di Alexander....omissis. "

Dedichiamo questa - sia pur sintetica e senz'altro lacunosa - ricostruzione storica, a quanti, militari e civili, uomini e donne, giovani e anziani, inconsapevoli delle trame messe in atto vigliaccamente alle loro spalle in odio ad un Uomo e ad un regime responsabili soltanto di aver sognato una Patria grande e rispettata nel mondo, hanno con onore, fierezza, dignità e valore e, molti con il sacrificio della vita, contrastato per cinque anni, nella guerra del sangue contro l'oro, lo strapotere plutocratico massonico che, senza il tradimento interno, con molta probabilità non avrebbe potuto prevalere o, quanto meno, non avrebbe fatto uscire dalla Storia con disonore la nazione Italia, come ammettono adesso gli storici più seri ed obiettivi anche di parte antifascista.

E quando, a completamento di questo studio, decideremo di scrivere, senza remore ed omissioni, la storia del Movimento Sociale Italiano e della sua classe dirigente, che é poi la storia del cosiddetto "neofascismo " in questo lungo dopoguerra che dura da oltre cinquant'anni, dimostreremo che, nei passaggi delicati della cosiddetta "'evoluzione ed integrazione nel sistema" di questo Movimento politico ( in cui inizialmente era riscontrabile un tasso di " fascismo " ancora accettabile, ma che si é nel tempo diluito e annacquato fino a scomparire ignominiosamente del tutto ! ) e caratterizzati da " compromessi " " strane commistioni ", "collusioni", " contiguità ", "scissioni " ed " abiure ", ci troveremo - ancora una volta - di fronte ad un disegno massonico predisposto per annientare quanto era rimasto in vita di quella forza autenticamente nazionale e popolare sopravvissuta in Italia allo sfacelo morale ed al collasso materiale che ha fatto seguito all'esito della 2a guerra mondiale. Perfino sul piano nominalistico, nella trasformazione del Movimento Sociale in Alleanza Nazionale, dopo le varie fasi involutive della deriva destrorsa e filo atlantica, si é riproposto e ripreso il nome di quella stessa formazione antifascista formata negli anni '20/'30 da massoni italiani di tendenza monarchica. Non possiamo ignorare che la stessa scissione di "democrazia nazionale" venne finanziata da un tal Silvio Berlusconi, allora ignoto personaggio ma già affiliato alla P 2, e che sempre lo stesso piduista ha gestito il cosiddetto " sdoganamento " del MSI D.N., secondo i piani atlantici del progetto Gelli. (e non mi si dica che la P 2 rappresenta la solita deviazione massonica, perché si tratta, viceversa, della nota loggia coperta " propaganda 2. Questa " favoletta " della devianza ha la stessa valenza di quella sui " servizi segreti " ! ). In queste ignobili operazioni trasformistiche sono rimasti coinvolti anche uomini della struttura periferica del Movimento che, bonariamente, vogliamo ancora considerare in buona fede; anche se - a mio parere - i tempi per una riflessione seria che porti a riconsiderare certe scelte stanno per scadere definitivamente. Comunque tutto ciò é stato possibile perché nella melassa bipolare della politica italiana che si svolge nell'ambito di una nazione a sovranità limitata, anche uomini considerati di fede hanno perso di vista l'essenziale, e cioè non hanno più saputo individuare, neutralizzare e combattere " il nemico " che, viceversa, é sempre in agguato e pronto a colpire alle spalle.

- A futura memoria e permanente vergogna di tutti i traditori e degli antifascisti di ogni colore, di tutte le chiese e di tutte le "logge", riportiamo il testo dell'articolo 16 inserito nel Trattato di pace imposto all'Italia, ricordando che gli stessi vincitori della 2a Guerra mondiale hanno coniato un verbo: " to badogliate ", quale marchio di infamia perenne per questi " italioti " e per i loro successori: " L'Italia non perseguirà né disturberà i cittadini italiani,

particolarmente i componenti delle Forze armate,

per il solo fatto di avere, nel corso del periodo compreso

fra il 10 giugno 1940 e la data dell'entrata in vigore del

presente Trattato, espresso la loro simpatia per la Causa

delle Potenze Alleate ed Associate, o di aver condotto

un'azione a favore di detta Causa. "

Firmato a Parigi dal governo italiano il 10-2-1947

- Di contro riportiamo quanto scritto nel suo " Diario di guerra " dal Gen.le Dwight Eisenhower, Com.te supremo delle Forze Alleate in Europa, Presidente USA dal 1953 al 1961:

".....la resa dell'Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano

nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia é la sola ad

aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal

sacrificio dei Combattenti della REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. "

nota 1) la notizia venne trasmessa dal servizio di controinformazione e controspionaggio; pertanto può darsi che nella realtà non corrisponda il nome dell'Agente inglese né il luogo della cattura, per evidenti ragioni di sicurezza, considerato il periodo bellico. La reazione all'epoca di " Radio Londra" la rende però, oggi come allora, " veritiera " nella sostanza, considerati anche i numerosi riscontri oggettivi di cui siamo attualmente in possesso.

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