Fascismo e dopoguerra in Italia

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Testo

I PROBL DEL DOPOGUERRA
Il governo Salandra si era illuso di limitare la guerra all’Austria, ma pian piano aveva fatto inserire l’Italia in un contesto internazionale che non era in grado di gestire, perché troppo vasto, con ripercussioni interne molto gravi.
I reduci avevano combattuto a contatto con tante parti d’Italia. Si erano posti la domanda sul senso della guerra, sulle aspirazioni del dopo guerra, sui territori promessi ai soldati.Ci furono sensibilizzazioni provenienti dalla propaganda socialista e cattolica pacifista.Essi uscirono dalla guerra con speranze di cambiamento della società; in realtà l’idea che resta è quella di aver combattuto, di essere morti e rimasti feriti per una “vittoria mutilata”. Inoltre le promesse rimasero promesse e l’impatto con la realtà fu tremendo. I reduci non ottennero le terre, ma andarono a ingrossare le fila della disoccupazione. La società inoltre era cambiata, in essa tutto il paese aveva lavorato per la guerra, anche le donne, che si rendono conto dei problemi sociali, economici del mondo del lavoro. La donna fa esperienza delle problematiche del mondo del lavoro.Con la guerra emerge sempre più uno Stato nuovo, è caduto lo stato liberale giolittiano a favore di uno stato forte, accentratore. Le classi medie del paese cercheranno sempre più che emerga più decisamente uno stato forte ( = Mussolini).Tale prospettiva era già stata creata durante la guerra, fu molto importante la censura contro gli oppositori, che colpiva gli aspetti più semplici della vita (anche le lettere dei soldati venivano censurate), per contro lo Stato faceva anche propaganda per gli ideali della patria, tutto lo Stato doveva essere orientato verso la vittoria, verso l’obbedienza nei confronti dello Stato.Esso diviene anche accentratore soprattutto nel campo socio-economico.Durante la guerra le industrie vengono trasformate da civili a belliche, si crea un settore industriale sempre più legato alle commesse che dava lo Stato, esse sono condizionate.Il problema che sorge dopo la guerra è che le industrie sono abituate a ricevere ordini dallo Stato e non sono più imprenditoriali. Lo Stato però non ha più bisogno di prodotti bellici. Le industrie militari devono essere riconvertite a civili, e per fare ciò sono dipendenti dallo Stato.Esso intervenne soprattutto nel settore della siderurgia e della meccanica.Creò i complessi dell’Ilva e dell’Ansaldo, che però erano disorganizzati e diseguali al punto da non essere in grado di reggere dopo la guerra con la conclusione delle commesse statali. Si auspica quindi che lo Stato intervenga per la sopravvivenza di queste industrie. Tutti gli introiti statali vengono utilizzati per questo scopo e si pregiudica un più normale ed equilibrato sviluppo dell’economia italiana.

Cattolici,socialisti fascisti
Dopo la prima guerra mondiale si assiste in Italia ad un poderoso sviluppo dei sindacati, soprattutto della Confederazione generale italiana del lavoro (C.G.I.L), di ispirazione socialista, e la Confederazione italiana del lavoro (C.I.S.L.), di ispirazione cristiana. I sindacati diventano così masse rappresentative, in quanto aumenta vertiginosamente il numero dei loro iscritti.L’avvenimento più importante è però la nascita di un partito di Cattolici. Nasce così il Partito Popolare Italiano (P.P.I.), il 18 Gennaio 1919. Esso rappresenta il definitivo superamento del non expedit, in quanto il partito che si forma non risente più del divieto per i Cattolici di partecipare alla vita politica in protesta alla perdita del potere temporale della Chiesa.Il PPI è un partito non confessionale, democratico e costituzionale, interclassista, sensibile sia ai problemi del mondo contadino sia alla condizione operaia nella società moderna. Esso aveva una forte base elettorale nel mondo contadino. Si impegnò nella creazione di un programma agrario avanzato, che prevedeva la liquidazione del latifondo e la distribuzione di terre e l’introduzione del criterio della “giusta causa” all’interno dei contratti.Nonostante ciò il PPI non fu un partito agricolo ma di mediazione politica tra le varie classi sociali.Fu Luigi Sturzo a creare tale partito e cercò di attrarre in esso quei ceti medi che auspicavano uno stato più regionalista e meno accentratore.Anche il Partito Socialista Italiano aumentò il numero dei suoi iscritti dopo la fine del conflitto.Il partito però era profondamente diviso al suo interno in quanto nell’ultimo congresso svoltosi a Bologna era prevalsa la corrente massimalista. Un’errata valutazione del potere della borghesia faceva ritenere a tali socialisti che si poteva condurre una rivoluzione anche in Italia. In realtà sarà proprio l’alleanza di Mussolini con la borghesia a favorire l’avvento del fascismo. Inoltre i massimalisti operavano completamente staccati dai sindacati, legati più al socialismo riformista e a concrete rivendicazioni economiche e attuavano una politica utopistica rivoluzionaria di cambiamento dello Stato attraverso la sua distruzione.I massimalisti quindi stavano in attesa di una rivoluzione proletaria che no sarebbe arrivata.Un gruppo di socialisti, con a capo Antonio Gramsci e vicino a lui Palmiro Togliatti, Angelo Tasca e Ottavio Pastore, che si raggruppava attorno alla rivista “Ordine nuovo”, tentò di superare la posizione massimalista. Un altro gruppo che si ispirava alla rivoluzione bolscevica faceva invece capo ad Amedeo Bordiga.È proprio in questi anni che nasce un terzo movimento: il fascismo, guidato da Benito Mussolini. Il nome di tale movimento era inizialmente Fasci italiani di combattimento. Inizialmente tale partito raggruppava una serie eterogenea di forze, nazionalisti, dannunziani, futuristi, profondamente avversi all’età giolittiana e anche socialisti ed ex-sindacalisti. Il fascismo non aveva quindi carattere economico né era l’espressione della borghesia reazionaria e capitalistica. Anche se era un partito organizzato militarmente e poco strumentalizzabile, anche se il Giolitti inizialmente lo appoggiò sperando che la sua veemenza avrebbe migliorato la situazione italiana, nulla faceva presagire che tale partito avrebbe sconvolto in maniera radicale la fragile situazione italiana. Alle elezioni politiche del 1919 i fascisti ottennero poco più di cinquemila voti.

DA NITTI A GIOLITTI(FIUME)

Al governo Orlando subentrò Saverio Nitti, che pensava di governare poggiando su un’industria forte e attraverso un governo democratico, ma in Parlamento, per attuare ciò, aveva bisogno dell’appoggio di socialisti e popolari, non avendo i liberali la maggioranza.
Per cercare l’appoggio dei popolari, Nitti introdusse il sistema elettorale della proporzionale, ma la situazione economica era pesante e manifestazioni e scioperi erano frequenti.
Nel partito socialista italiano aveva inoltre un grosso potere la corrente massimalista.
Infine la situazione politica internazionale non era chiara per l’Italia, c’era il problema di Fiume. Il Nitti non seppe assumere una posizione definitiva, venendo accusato dai nazionalisti di essere contro l’Italia e dai socialisti di non riuscire a risolvere tale problema. Di fronte a questa situazione il Nitti diede le dimissioni e gli subentrò Giolitti.
Giolitti in tanti anni aveva accumulato influenza e prestigio sia nazionale che internazionale. Si sperava che il Giolitti affrontasse i problemi interni e internazionali dell’Italia.
Giolitti attuò quindi, immediatamente, un programma di riforme.
Per prima cosa, memore del Patto di Londra, di cui il popolo era stato tenuto all’oscuro al momento della sua stipulazione, volle che i trattati fossero resi pubblici.La segretezza del Patto di Londra poteva far presupporre un governo autoritario. Ciò serviva anche per rafforzare le autorità statali, messe in dubbio dall’impresa di D’Annunzio.
A livello economico propose la revisione dei contratti stipulati con le grandi industrie in tempo di guerra, perché molte volte i contratti erano stati stipulati in modo molto favorevole per le industrie, a scapito del benessere dello Stato.
A livello fiscale propose la rigida applicazione dell’imposta sul capitale, per quanto riguardava i beni mobili, convertendo i titoli al portatore in titoli nominativi.
Dopo il problema delle fabbriche del 1920, il movimento operaio era uscito deluso dalle promesse dei massimalisti, che non avevano combinato niente, in modo concreto. Giolitti allora cercò di riacquistare consensi all’interno del paese attraverso dei provvedimenti di politica estera.
Quando D’Annunzio aveva occupato Fiume, egli era andato esplicitamente contro gli accordi presi in maniera internazionale a Versailles. Avvicinandosi all’Inghilterra e alla Francia, il 12 novembre 1920 Carlo Sforza (Ministro degli Esteri italiano) stipulò un trattato con la Jugoslavia nel convegno di Rapallo; esso stabiliva che Fiume venisse proclamata stato indipendente, dava all’Italia Istria e Dalmazia e alla Jugoslavia il resto della Dalmazia.
D’Annunzio non accettò tale accordo; Mussolini, invece, preferì non uscire dalla legalità e si dichiarò d’accordo con la soluzione adottata a Rapallo.
Giolitti incaricò Enrico Caviglia di allontanare con le armi D’Annunzio da Fiume, e l’attacco avvenne la vigilia di Natale del 1920, e D’Annunzio abbandonò Fiume.
Questa era la dimostrazione che lo stato liberale sapeva anche comportarsi in maniera forte e difendersi.

LE AGITAZIONI SOCIALI E LE ELEZIONI DEL’19
Il biennio 1919/20 è stato denominato “biennio rosso” per le numerose AGITAZIONI POLITICHE E SINDACALI che sconvolsero la vita italiana e che culminarono nell'occupazione delle fabbriche dell'estate del '20. Fu il periodo in cui si ebbe la forte avanzata e, successivamente, la conquista del potere (MARCIA SU ROMA nell'ottobre 1922) da parte del fascismo. Gli anni 1919/20 furono decisivi nella vita politica e sociale italiana, in cui si manifestò in modo evidente e drammatico la crisi delle istituzioni dello stato liberale e parlamentare.
La nuova scena politica italiana, molto diversa da quella dell'anteguerra, ebbe un suo primo riscontro nelle ELEZIONI POLITICHE del novembre 1919, le prime del dopoguerra. Il governo NITTI modificò nel 1919 la LEGGE ELETTORALE, precedentemente basata sul sistema maggioritario uninominale facendo approvare dal parlamento una legge elettorale basata sul SISTEMA PROPORZIONALE. Nelle elezioni del novembre '19 ottennero un clamoroso successo il PSI ed il PPI, cioè i primi due veri partiti politici di massa; nel nuovo parlamento non era più così FACILE CREARE UNA MAGGIORANZA INTORNO AL PARTITO LIBERALE, il quale uscì ridimensionato e non più in grado di costituire il baricentro del sistema politico italiano. Ciò aprì un periodo di forte instabilità politica: infatti i governi che si avranno in questi anni saranno piuttosto instabili e si reggeranno su maggioranze limitate.
Questa notevole debolezza parlamentare favorì sicuramente l'ascesa e la presa del potere del FASCISMO.

L’OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE E LA RISP DI GIOLITTI

Nel 1920 avvenne un fatto molto importante in prospettiva per la successiva ascesa del fascismo in Italia: l’occupazione delle fabbriche da parte degli aderenti al sindacato della FIOM, che avevano chiesto agli industriali aumenti salariali nel contratto di lavoro. Gli operai pretendevano degli stipendi che potessero fronteggiare l’inflazione postbellica. L’industria, a sua volta, non versava in buone condizioni, a causa delle spese per la riconversione in industrie civili e per le pesanti imposte che gravavano su di loro. Per questo non accettarono le richieste degli operai, che risposero con uno sciopero bianco.Gli industriali risposero con una serrata e la FIOM decise di far occupare le fabbriche dagli operai.
Il problema stava nella diversità di interessi tra l’organizzazione riformista sindacale e l’ala massimalista rivoluzionaria del partito socialista. Infatti, la prima voleva solo degli aumenti salariali, mente la seconda avrebbe voluto che l’occupazione fosse il principio di una rivoluzione, simile a quella russa, che avrebbe portato ad una repubblica socialista.
In realtà i rivoluzionari non diedero alcuna indicazione concreta agli operai su come condurre la rivoluzione e loro si ritrovarono isolati.
Giolitti, alla grande preoccupazione della borghesia, rispose con un atteggiamento neutrale, che scontentò gli industriali e tutti quelli che temevano uno sconvolgimento sociale e una repubblica rossa.
La stessa borghesia che aveva precedentemente appoggiato il Giolitti ora era impaurita e incerta sul da farsi, così come lo erano gli operai, privi di un solido punto di riferimento e di direttive concrete.
Solo quando i socialisti riformisti invocarono il suo aiuto, Giolitti intervenne con una mediazione, promettendo agli operai una legge che gli avrebbe permesso di controllare la gestione amministrativa delle fabbriche, ma che non fu mai approvata.

FASCISMO AGRARIO E ORGANI DI POLIZIA
Tra la fine del’20 e l’inizio del ’21 il fascismo,abbandonando gli originari caratteri radical-democratici,si qualificò decisamente in senso antisocialista.le azioni squadristiche colpirono sedi ed esponenti del movimento operaio e contadino del Centro-nord,in particolare le leghe rosse in Valle Padana.le cause della repentina crescita del fascismo agrario furono varie:forza militare,connivenza dei pubblici poteri,tentativo di Giolitti di usare il fascismo per ridurre alla ragione socialistie popolari,ma anche consensi di quelle categorie contadine8piccoli propriet terrieri,mezzadri..)che mal sopportavano il controllo esercitato dalle organizzazioni socialiste nelle campagne.l’inserimento nei blocchi nazionali diede al fascismo una completa legittimazione.il fascismo inoltre approffitò della tolleranza e della connivenza di polizia,magistratura,che vedevano nelle violenze fasciste un efficace antidoto contro il “pericolo rosso”.

L’AGONIA DELLO STATO LIBERALE
Approfittando della debolezza dei governi liberali(Bonomi e Facta),il fascismo si rese protagonista di imprese sempre più clamorose ,culminate nella risposta allo sciopero “legalitario” dell’agosto dell’22,estremo tentativo socialista di arginare le violenze squadristiche.

LA MARCIA SU ROMA

Mussolini volle allora dimostrare che i fascisti erano ormai in grado di fare ciò che volevano.
Così, il 24 ottobre 1922 si svolse a Napoli un grande raduno di squadre di camicie nere (militanti del partito fascista, chiamati così per il colore della camicia della loro divisa) sotto la guida dei “quadrunviri” De Bono, Balbo, De Vecchi e Bianchi. Essi, armati come un esercito, partirono da Napoli per raggiungere Roma e prendere il potere il 28 ottobre 1922.L’allora primo ministro Facta cercò di resistere: preparò un decreto che dichiarava lo stato d’assedio e lo porto alla firma del re. Se il re lo avesse firmato, le truppe regolari sarebbero intervenute a fronteggiare le colonne fasciste e la marcia su Roma sarebbe fallita, ma Vittorio Emanuele cedette invece alle pressioni degli ambienti militari e nazionalisti, guidati dal generale Armando Diaz, e chiese a Mussolini di formare un nuovo governo.
La marcia su Roma segnò nel fascismo la fine del periodo rivoluzionario e la sua trasformazione in un borghese partito d’ordine.

VERSO LO STATO AUTORITARIO
Una volta al potere Mussolini attuò una politica autoritaria(sopratt con il movimento operaio) e creò nuovi istituti(il Gran consiglio del fascismo e la Milizia)incompatibili con i principi liberali.Al tempo stesso continuò a promettere la normalizzazione e a collaborare cn forze politiche nn fasciste:Oltre l’appoggio di liberali e cattolici.Mussolini poteva valersi di quello del potere economico,nonché del sostegno della chiesa,che vedeva nel fascismo un baluardo contro la minaccia socialista.un ulteriore rafforzamento il fascismo lo ottenne cn le elezioni del ’24,tenute seconda la nuova legge maggioritaria:da esse le opposizioni uscirono notevolmente ridimensionate.

DELITTO MATTEOTTI

Il socialista Matteotti, alla Camera, denuncia brogli elettorali e viene ucciso per ordine di Filippelli. Non è stata provata responsabilità diretta di Mussolini e sembra che Matteotti nei giorni successivi avrebbe accusato Filippelli di peculato. Mussolini si mostra indignato e licenzia dalle loro cariche coloro che erano sospettati di un coinvolimento e si presenta come tradito da collaboratori. I deputati dell’opposizione reagiscono al delitto abbandonando il parlamento (Aventino delle coscienze). Gli Abventiniani non si rendono però conto che il re non concederà mai nuove elezioni perché gli va bene il governo attuale
Dopo l’Aventino delle coscienze ogni opposizione è soffocata, e si instaura di fatto una dittatura

LEGGI FASCISTISSIME
La prima importante legge del regime fu quella del dicembre ’25 che rafforzava i poteri del capo del governo sia rispetto agli altri ministri sia rispetto al parlamento.nel ’26 una legge sindacale proibì lo sciopero e stabilì che solo i sindacati fascisti avevano il diritto di stipulare contratti collettivi.infine dopo l’ultimo attentato a Mussolini una vera e propria raffica di provvedimenti cancellò le ultime tracce di democrazia.

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