Struttura della pieve di Caviliano.

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

STRUTTURA ARCHITETTONICA DELLA PIEVE

La Pieve di San Polo era chiamata nel Medioevo “San Pietro in Caviano” in base al nome del paese in cui era situata.
Di fronte alla sua facciata settecentesca vi è una cinta di delimitazione anch’essa risalente a tale epoca.
Osservando attentamente la facciata è possibile riconoscere un “trompe l’oeïl” che è l’unico esempio neo-gotico della prima metà dell’Ottocento; inoltre una spaccatura del muro, causata da una giunta dell’antica chiesa romanica.
Nella zona superiore della chiesa è situata una finestrella del 1400 che è possibile ammirare anche nelle pareti laterali in versioni molto simili.
Questa chiesa, all’epoca medievale, era un punto di riferimento per i numerosi pellegrini che si fermavano lungo il loro viaggio. Le direzioni che venivano intraprese erano verso due mete principali: la prima passava per Frassinoro e Carpineti, giungeva fino a San Pellegrino in Alpe, mentre la seconda seguiva la Via Romea fino ad arrivare a Berceto e al valico appenninico di Monte Bardone. Questo edificio, che è stato utilizzato fino a pochi anni fa per battesimi e messe, ha tenuto nascoste tutte le sue ricchezze, che solo ora possiamo ammirare. Dopo il terremoto del 1983 sono iniziati gli scavi per osservare se la chiesa avesse riportato dei danni alla sua struttura. Durante le ricerche sono però apparse nuove testimonianze che hanno originato la curiosità degli archeologi. Sotto al vecchio pavimento sono stati infatti resi visibili tre gradini e dei capitelli romanici che hanno così mostrato che al di sotto della costruzione ve ne era già un’altra, ovviamente più antica. Da questi scavi si è scoperto inoltre che vi sono sette livelli di chiesa , dei quali i più importanti sono il livello romanico, quello medio del quattrocento ed infine l’ultimo del settecento. L’aspetto economico che caratterizza questo impegno è stato coperto dalle offerte dei parrocchiani di San Polo , dalla fondazione Manodori e dalla Cassa di Risparmio.
All’ingresso principale della chiesa, all’interno, sul lato sinistro è situato un bellissimo esemplare di fonte battesimale in scagliola del 1800 .
La struttura interna dell’epoca settecentesca è caratterizzata da decorazioni più antiche e più volte modificate e lavorate . Basti pensare che le travi , al di sotto dello strato di intonaco , sono ricoperte da cinque livelli di decori, il cui secondo settecentesco , è in finto marmo. Osservando la parte superiore della chiesa possiamo notare una bellissima e colorata navata e un arco trionfale gotico e uno settecentesco. Sul lato sinistro della chiesa possiamo inoltre osservare una cappella con un affresco di Giovanni Giarola , pittore del 1500. La curiosità di questa opera è vedere come è stata composta; infatti considerando le diverse date di fattura è ben comprensibile come per comporla sia stato necessario un delicato intervento: hanno estratto l’affresco dal muro per poi inserirlo in una cornice di legno per sostenerlo. Successivamente è stata ricostruita la cappella in modo tale da inserire l’affresco in una cornice di dimensioni superiori .
Nella figura è rappresentata la Madonna fra San Rocco e Santa Caterina , e mentre quest’ultima ha in mano una palma , segno del suo martirio , San Rocco si tocca la ferita che ha sulla gamba , causata dalla peste.
Portandoci verso il fondo della chiesa possiamo osservare la bellissima cappella del presbiterio. I disegni a carboncino nero, detti sinopie, sono la vera ricchezza custodita nella pieve; uno, integro, rappresenta probabilmente la figura di un martire.
Gli affreschi al centro e sul lato sinistro della cappella raffigurano la Crocifissione e San Giorgio e il drago e risalgono alla fine del 1300, inizio del 1400 d.C.
In tutte le parti di quest’ultima possiamo notare un finto esempio di drappeggio decorato che però finisce sollevato da terra in quanto il pavimento era più alto.
Esattamente sotto il presbiterio si trova la cripta che cela affreschi risalenti al periodo romanico, raffiguranti una Madonna acefala (senza testa) affiancata da due figure.
Spostandoci verso destra si può notare la figura di Sant’Antonio Abate affiancato da un maiale nero e non rosa come appare in raffigurazioni più recenti; questo particolare dimostra come l’affresco non possa risalire ad epoche posteriori al romanico.
Proseguendo lungo il corridoio giungiamo in quella che era la “piccola” navata centrale della chiesa romanica e in essa notiamo due fosse comuni , di due metri circa di diametro: quella più vicina al presbiterio conteneva molte ossa, la maggior parte delle quali erano di bambini e risalivano alla peste del 1630 (anche se San Polo fu risparmiato dall’epidemia).
La seconda era stata utilizzata per la fusione della campana che, in quel periodo, veniva fusa prima di chiudere il tetto, dato che questo era di legno e sarebbe bruciato.
Si possono notare tre gradini a scendere e salire nel presbiterio a destra e a sinistra a dimostrazione del livello più basso della parte romanica.
Probabilmente sotto la base romanica si trovano fondamenta longobarde.

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