Statue equestre di Marco Aurelio

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Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

STATUE EQUESTRE DI MARCO AURELIO

L’opera è una scultura intitolata “Statua equestre di Marco Aurelio” e il suo autore è tutt’ora ignoto.
Datata tra il 161 e il 180 d.C. e alta 5 metri e 35 centimetri, nel XVI secolo era stata spostata in Campidoglio ma ora è stata collocata all’interno dei Musei Capitolini per sottrarla a danni ulteriori e in piazza è stata posta una copia fedele all’originale.
La statua è di bronzo d’orato ed è stata realizzata a tuttotondo. Sembra in uno stato di conservazione abbastanza buono, è un raro esempio delle numerose state equestri che ornavano piazze e archi di trionfo, infatti fu salvata solamente perché al tempo si credeva che vi fosse raffigurato non Marco Aurelio ma Costantino, il primo imperatore cristiano.
Al tempo la costruzione della statua fu ordinata dallo stesso Marco Aurelio, era una delle statue che ornavano l’intera città romana nella sua epoca e in quella di Costantino.
Marco Aurelio era un uomo di superiori qualità morali e di grande cultura, era un filosofo e anche uno scrittore, seguace della filosofia stoica, cerca l’unità, vive la vita con serenità e crede in un dio superiore che agisce all’interno delle vite umane.
Il soggetto è di tipo soprattutto simbolico, infatti vuole rendere la serenità di Marco Aurelio e la sua fermezza d’animo.
Il segno è invisibile mentre la linea descrittiva si presenta continua e morbida, la superficie invece è diversificata con un colore acromatico tranne in alcune parti dove il dorato del bronzo non è ancora scomparso del tutto.
La luce è molto chiaroscurata mentre lo spazio si presenta realistico, come il volume.
Nel complesso la composizione è statica mentre le forme sono dinamiche e in movimento.
L’artista voleva far intendere la gloria e la potenza di Marco Aurelio, infatti sembra anche che sotto la zampa sollevata del cavallo ci fosse la figura di un barbaro vinto.
Il passo del cavallo e il deciso chiaroscurato dell’imperatore esprimono anche il senso del moto nello spazio.
Come si può notare l’imperatore è nell’atto di parlare con la gente, non combatte o impugna la spada: questa mancata attività bellica indica una nuova concezione della maestà imperiale ed è la rappresentazione della divinità dell’imperatore piuttosto che della sua umanità.

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