Michelangelo e Tondo Doni

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Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

La vita di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti nasce il 6 Marzo del 1475 a Caprese, vicino a Firenze, figlio di Ludovico, appartenente a famiglia fiorentina di piccola nobiltà.
I primi studi li compie nella Bottega del Ghirlandaio, col quale non andò molto d’accordo.
L' attività della bottega non corrispondeva al carattere di Michelangelo che lavorava sempre in solitudine, è in questo periodo in cui egli studiò la cultura quattrocentesca fiorentina e in particolare pittori come Filippo Lippi, il Verrocchio, il Pollaiolo ma soprattutto Masaccio.
Dopo un solo anno nella bottega del Ghirlandaio, Michelangelo si allontanò per accedere al giardino di casa Medici dove era conservata una collezione di oggetti d'arte, numerose medaglie e camei antichi e dove si riunivano uomini illustri del panorama italiano della fine del quattrocento, tra i quali Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. E' proprio in questo ambiente che l'artista matura la sua idea della bellezza dell'arte: anche per lui come per gli altri artisti rinascimentali l'arte è imitazione della natura e attraverso lo studio di essa si arriva alla bellezza, ma a differenza degli altri lui pensa che non bisogna imitare fedelmente la natura ma trarre da questa le cose migliori in modo da arrivare ad una bellezza superiore a quella esistente in natura.
Nel 1496 lasciò la città di Firenze e si trasferì a Roma dove su commissione del cardinale Jean Bilheres realizzò la Pietà. Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonna con in grembo Cristo senza vita. Per Michelangelo la scultura era una pratica particolare secondo la quale l'artista aveva il compito di liberare dalla pietra le figure che vi sono già imprigionate, per questo egli considerava la vera scultura quella "per via di togliere" cioè di togliere dal blocco di pietra le schegge di marmo.
Nel 1501, tornato a Firenze, gli viene commissionata una scultura rappresentante il David che doveva essere collocata presso il duomo.
Per la sua realizzazione gli venne affidato un blocco di marmo che era già stato
usato da Agostino di Duccio. L'opera rappresenta David nell'attimo precedente lo scaglio della pietra, sono evidenti nelle membra, nelle vene a fior di pelle la tensione e la concentrazione che precedono l'azione. Il David fu collocato davanti il Palazzo Vecchio, oggi il suo posto è occupato da una copia, mentre l'originale si trova all'Accademia di Belle Arti.
Sempre a Firenze, per il matrimonio di Agnolo Doni, eseguì una tavola rappresentante la Sacra Famiglia, conosciuta con il nome di Tondo Doni.
Le figure eseguite con un colorismo cangiante, sono rappresentate come sculture; in primo piano, al centro, vi è la rappresentazione della Sacra famiglia, alle spalle della quale, al di la di un muretto è posto San Giovannino, ancora alle spalle del quale, a occupare lo sfondo, sono figure di giovani nudi, ritenuti anticipazione di Prigioni eseguiti per il mausoleo di Giulio II.
Nel 1503 Michelangelo si recò nuovamente a Roma dove il Papa Giulio II della Rovere gli commissionò il suo mausoleo, al quale l'artista lavorò dal 1503 al 1545.
Nel 1508 inoltre gli furono commissionati gli affreschi per la cappella Sistina ai quali lavorò fino al 1512.
La decorazione della volta si organizza in finte strutture architettoniche, nei pennacchi angolari sono raffigurati: Giuditta e Oloferne, Davide e Golia, Il serpente di bronzo e la Punizione di Amon. Nel primo registro della volta, in grandi troni di marmo dalimitati da sculture, sono rappresentati Profeti e Sibille. La superficie centrale è divisa in nove riquadri separati da archi, cornici marmoree e medaglioni bronzei raffiguranti scene bibiliche, culminanti nella Creazione di Adamo nel riquadro centrale.
Poco dopo la morte di Giulio II Michelangelo concluse le sculture dello Schiavo ribelle, dello Schiavo Morente e del Mosè di San Pietro in Vincoli.
Il nuovo Papa Leone X inviò Michelangelo a Firenze per completare la facciata di San Lorenzo e per la costruzione della Sagrestia Nuova, della Biblioteca e delle Tombe dei Medici, per le quali eseguì le sculture del Giorno e della Notte.
Nel 1534 si stabilì definitivamente a Roma accettando l'incarico di dipingere il Giudizio Universale nella parete di fondo della cappella Sistina.
Dopo la morte di Bramante vari architetti si susseguirono per portare a termine i progetto per la fabbrica di San Pietro e nel 1547 Paolo III affidò i lavori a Michelangelo che intervenne nella zona absidale, ma i lavori vennero conclusi solo dopo la sua morte con la costruzione della cupola che lui aveva progettato, ma che probabilmente fu modificata.
L'ultima delle sue opere è la Pietà Rondanini che non riuscì a completare, oggi si trova al Castello Sforzesco di Milano.
Michelangelo Buonarroti morì il 18 febbraio del 1564 a Roma nella sua casa presso il Foro di Traiano.
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Analisi dell’opera
Data di realizzazione: Tra il 1503 e il 1504.
Tecnica e materiali: Tempera su tavola
Dimensioni: Questo tondo, più alto che largo, ha un diametro di circa 1,20m. La forma del dipinto non è rara, ma neppure consueta perché obbliga ad adattare la composizione al taglio circolare.
Collocazione e Committenza: L’opera prende nome da un ricco fabbricante di tessuti, Agnolo Doni, che presumibilmente commissionò il dipinto in occasione del matrimonio con Maddalena Strozzi, avvenuto nell'anno 1503.
Il soggetto: L’opera rappresenta la Sacra Famiglia, che mostra il bambino sollevato in alto da S.Giuseppe, sopra la Madonna inginocchiata che ha appena terminato la lettura, mentre il secondo piano, delimitato dal basso muretto, vi è rappresentato un gruppo composto da nudi appoggiati ad un costone roccioso e concavo. Al di là dei nudi si intravede un paesaggio spoglio, animato dai cinque ignudi e dalla Sacra Famiglia.
Lettura iconografica: Nel dipinto, pienamente visibile dopo il restauro del 1985, molti sono gli aspetti eccezionali, sui quali si è soffermata la critica a partire dall’insolita iconografia del gruppo.
Fra le ipotesi interpretative appare convincente quella che sostiene l’attesa dei nudi di essere battezzati da S. Giovanni, nelle acque del Giordano. In sostanza rappresenta il percorso spirituale che parte dal paganesimo(i nudi) fino a giungere al battesimo(S. Giovanni)e alla Salvezza cristiana(la Sacra Famiglia).
Colore: Il colore assume una tinta quasi bronzea,assumendo il compito di esaltare il volume di ciascuna figura, dimostrando la concezione propria dell’artista, conservando la tecnica scultorea anche nella pittura.
I colori utilizzati sono simbolici: il blu indica l’animo dell’artista, l’azzurro la purezza, il rosa nelle varie gradazione indica la dolcezza.
Il chiaroscuro conferisce ai loro corpi risalto volumetrico, mentre le tre figure in primo piano esprimono, pur nella serenità dell’abbraccio, la virile coscienza del loro ruolo, sia per la concatenazione rigorosa e reciproca, sia per il vigore del disegno e dell’ombreggiatura, e sia per i colori metallici.
E’ ingiusto perciò dire che Michelangelo non è un colorista certo di scendere dalla tradizione fiorentina del disegno, esalta la forma scultorea e non usa il colore fine a se stesso; ma, proprio per questo il colore ha importanza fondamentale .
Volume e spazio: Nel Tondo Doni vi è un senso di movimento molto accentuato, soprattutto per quanto riguarda il gruppo in primo piano: questo è posto all’interno di una piramide (richiamo al classicismo). Al gruppo sacro l’autore conferisce un movimento che sale a spirale.
Le immagini sembrano uscire dalla tela (ad esempio il braccio della Madonna): infatti in quest’ opera si
denota l’aspetto scultoreo della personalità di Michelangelo.
Nel gruppo Sacro,in primo piano, è evidente una torsione dei tre personaggi attraverso il movimento delle braccia e del corpo della Madonna e del busto di Giuseppe.
Lo spazio è aperto (da notare le montagne alle spalle degli ignudi, simbolo della quiete dell’animo di Michelangelo, in contrasto con i colori cupi dei vestiti di Maria e Giuseppe) ed è quasi emisferico perché diviso in due parti dal cornicione: una parte in primo piano e lo sfondo che vede come protagonisti gli ignudi. L’immagine della Sacra Famiglia è leggermente decentrato verso sinistra per permettere la presenza di S. Giovannino sulla destra.
Il segno: Nelle figure della Sacra Famiglia, così come la linea, è evidente e presenta andamenti curvilinei in contrapposizione alla linea che definisce agli ignudi.
La luce: E’ diffusa dalla sinistra dell’immagine e ciò si nota dalle ombre presenti sulla destra del dipinto.

Istituto d’Istruzione Secondaria A. Pesenti
Analisi grafico strutturale
“Tondo Doni”
Michelangelo
4E 2005/06
Letizia Fillanti

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