Michelangelo Buonarroti

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

MICHELANGELO BUONARROTI (1475-1564)

Nato a Caprese vicino ad Arezzo.
Il principale biografo era il Vasari.
A Firenze andò a studiare nella bottega del Ghirlandaio e si formò copiando affreschi di Giotto (S.Croce) e Masaccio (Carmine) e la scultura di Nicola e Giovanni Pisano,infine di Donatello.
- 1469 passò a Roma e in seguito tornò in Toscana.
- 1505 il Papa Giulio II lo chiamò a Roma dove in seguito
si trasferì definitivamente.
Michelangelo si dedicò tutta la vita alla pittura,alla scultura e all’architettura.
-1564 morì mentre lavorava alla Pietà Rondinini.

Per Michelangelo non era sufficiente l’imitazione della natura anche se inizialmente ne era convinto (MATURA), ma bisognava trarne le cose migliori tramite la fantasia.
Il corpo umano secondo lui è la bellezza divina. In seguito al Sacco di Roma (1527) diventò più religioso e la bellezza fisica passa in secondo piano. Nei suoi ultimi ani di vita pensa addirittura che la sua arte e la sua fantasia lo possano condurre alla dannazione.
Per i tracciati preliminari ha usato lo stilo di metallo calcato sulla carta; rappresenta le figure singole, staccate dal fondo e incise sulla carta come le 2 seguenti:
San Pietro copiato dal Tributo di Masaccio (MONACO)
Studio di figura nuda (LOUVRE).
Maturando il segno diventa più dolce leggero e sfumato come nel:
Cristo risorto
Ratto di Ganimede

Nel 1498 fu incaricato di scolpire un gruppo marmoreo rappresentante la Pietà. Nel 1499 l’opera fu terminata.
Il tema della “Pietà” consiste nel rappresentare la Vergine Maria che tiene fra le braccia il corpo senza vita del figlio deposto dalla croce. ( Vesperbild).
Il volto della Vergine è velato di tristezza e sorregge il corpo con amore esprimendo dolore. Le ombre profonde ricorda quello di Maria nell’Annunciazione di Leonardo, il corpo di Cristo è liscio e perfetto.
Con il ritorno a Firenze nel 1501 l’Opera del Duomo lo incarica di scolpire per la Cattedrale di santa Maria del Fiore una statua: il David. Gli diedero a disposizione un blocco di marmo che era già stato scolpito inizialmente da Agostino di Duccio 40 anni prima. Michelangelo ne ricavò un lavoro stupefacente definito dal Vasari un miracolo poiché sembrava avesse fatto risorgere un morto. Il giovane pastore, futuro re di Israele è colto nel momento che precede l’azione: la fronte è leggermente aggrottata in un gesto che indica concentrazione e valutazione delle proprie forze rispetto all’avversario. I muscoli sono in tensione e nelle mani si notano le vene in superficie. Il rapporto chiastico ( rapporto fra le parti del corpo che compiono un’azione e quelle in riposo) è di tipo plastico e la superficie della scultura è liscia. La statua fu in seguito collocata al Palazzo Vecchio diventandone il simbolo.

Sempre a Firenze Michelangelo dipinse la Sacra Famiglia (1504) nota come Tondo Doni perché richiesta in occasione del matrimonio di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi. Questa è l’unica tavola finita. In primo piano vengono raffigurati in un solo blocco Maria Giuseppe e Gesù; al di là di un muretto, sulla destra, troviamo San Giovannino dietro il quale disposti su delle rocce stanno dei giovani nudi. A Michelangelo interessano molto la raffigurazione del corpo umano. La scena familiare segue un andamento elicoidale ( dal basso verso l’alto) mentre il gruppo di giovani nudi seguono movimenti in senso orizzontale. La prima rappresenta il mondo cristiano, i secondi quello pagano e San Giovannino è l’elemento mediante fra l’uno e l’altro.
I colori sono cangianti ( sovrapposti e sfumati) e vivaci,i corpi in chiaro-scuro e con una linea di contorno decisa (al contrario di Leonardo che sfumava il contorno).

Il Mosè (1513-1515,Tomba di Giulio II), lo Schiavo morente (1513, Parigi), lo Schiavo ribelle (1513, Parigi).
Il primo ha nella vesta un moto rotatorio che si posa nella gamba destra, la barba accentua la saggezza e vecchiaia di Mosè. Nei secondi è accentuata l’anima prigioniera del corpo alla libertà abbandonati allo sfinimento (pensiero neoplatonico).

Nel 1508 Giulio II offrì a Michelangelo di affrescare la volta della Cappella Sistina e vi lavorò per oltre tre anni da solo. Nella volta c’è un’illusione prospettica attraversata trasversalmente da archi che appoggiano su una cornice al di sopra delle vele triangolari e sorretta da pilastrini che affiancano i sette profeti e le cinque sibille. Sono 9 riquadri con scene ritratte dal libro della Genesi e 5 di questi sono rimpiccioliti lasciando spazio a dieci coppie di ignudi che rappresentano scene bibliche. Nelle vele sono rappresentate le generazioni degli antenati di Cristo e nei pennacchi angolari si trovano raffigurazioni di 4 eventi miracolosi per la salvezza di Israele. L’opera è stata restaurata e i colori sono cangianti e accesi come nel Tondo Doni.

La scena più importante è La creazione di Adamo. A destra Dio in volo sorretto da angeli avvolto in un manto gonfiato dal vento; a sinistra Adamo disteso in terra che si solleva attratto dalla potenza di Dio. Le dita si sfiorano in uno sfondo di cielo chiaro. L’artista vuole realizzare corpi perfetti,proporzionati, atletici e maestosi ( bellezza divina ).

Giudizio Universale (1536-1541) realizzato sulla parete dietro l’altare della Cappella Sistina. Gli venne commissionato dal papa Clemente VII dei Medici. Non viene rappresentata la bellezza ideale: i corpi sono tozzi e pesanti; a destra vengono raffigurati con disperazione i dannati trascinati verso il basso da creature diaboliche precipitando verso l’inferno. Michelangelo segue la descrizione degli inferi attraverso Dante nell’ “Inferno”. Cristo è al centro attorniato di santi al di sopra dei quali sono dipinti due gruppi di angeli che simboleggiano la passione. Nei volti dei salvati c’è terrore. E’ il giorno dell’ira dove i corpi seguono un movimento vorticoso, con grida disperate e urla dei demoni che annunciano l’arrivo del Giudice divino.

Tra il 1520 e 1534 progettò la Sagrestia Nuova di San Lorenzo e la Biblioteca Laurenziana. La prima per accogliere le tombe dei Medici, la seconda per conservarne i libri.
La Sagrestia Nuova ha una pianta composta da due quadrati adiacenti uno più piccolo dell’altro e coperti da cupole emisferiche. La continuità verticale di archi e cornici è interrotta da una fascia bianca che divide in due lo spazio. Nella Biblioteca Laurenziana una scalinata porta nell’ampio salone della biblioteca; anche qui lo spazio viene diviso in due parti, le colonne sembrano poggiare su mensoloni e l’effetto complessivo è quello di trovarsi in un cortile dove si affacciano 4 facciate di edifici.

Michelangelo avrebbe voluto che fosse in legno ma il Duca Cosimo I impose l’uso della pietra serena, presentandosi come un fiume in piena dove superando la soglia del salone della biblioteca, straripa dividendosi in 3 parti: lateralmente con i gradini squadrati e in quella centrale dove domina la curva. Dei sepolcri previsti vennero realizzati solo quelli del Duca d’Urbino e del Duca Giuliano.

Il Giorno (1526-1531 Sagrestia di San Lorenzo ). Molte parti sono state lasciate incomplete, specialmente la testa il cosiddetto NON FINITO di cui Michelangelo si serve volontariamente scaturendo il fascino delle sue realizzazioni.

Con la morte di Bramante, Raffaello gli succedette come architetto della Basilica di San Pietro. Dalla pianta centrale di Bramante, Raffaello passò ad una longitudinale a croce greca e a tre navate. Dopo di lui il progetto fu affidato da Paolo III a Michelangelo, il quale propone una pianta centrale con 4 pilastroni già costruitie nella zona absidale tramite una struttura muraria avvalendosi del paraste di ordine gigante alla quale sovrappone una cornice. Il tamburo ha colonne con la funzione di irrigidire la struttura e affianca immensi finistroni. La cupola è a doppia calotta conclusa da una lanterna.

Nella Pietà Rondanini (1552-1564 Castello Sforzesco, Milano) dove lavorò dove lo colse la morte. Il gruppo è nello stato di abbozzo (non finito). Il corpo del figlio è affusolato come se fosse infantile ed è sorretto amorevolmente ma con fatica dalla Vergine.

Esempio