Il neoclassicismo: Jacques-Louis David e Francisco Goya

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

IL NEOCLASSICISMO
Il Neoclassicismo è una corrente culturale, che coinvolge tutte le arti, che si colloca tra la metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento (1750 circa). E’ questo un periodo di grande sconvolgimento politico e sociale, basti pensare alla Rivoluzione industriale che portò con sé l’Urbanistica, e alla Rivoluzione francese del 1789, che vide come proprio protagonista il giovane generale Napoleone Bonaparte, diventato in seguito primo ministro ed ancora imperatore.
Il fine del Neoclassicismo è quello di creare un “nuovo classicismo”, mediante il recupero delle civiltà antiche e della cultura classica, greca e romana, che si oppone agli eccessi decorativi del rococò. Importanti sono quindi le scoperte archeologiche d’Ercolano e Pompei, che portarono alla luce numerosi oggetti antichi, divenuti modelli d’imitazione.
I due elementi fondamentali del neoclassicismo sono le idee d’ideale estetico, che si esprime mediante la ricerca del bello ideale, e d’ideale etico, con la rinascita del mito dell’eroe.
Il classicismo si può inoltre distinguere in due fasi: quella prerivoluzionaria e rivoluzionaria, che si rifà alla tradizione greca, e quella imperiale, attaccata alla tradizione romana.
L’URBANISTICA
Dal punto di vista urbanistico è importante notare, durante l’età napoleonica, l’attuazione delle idee illuministe e neoclassiche di chiarezza razionale.
Per esempio Piazza Plebiscito a Napoli fa parte dei progetti per la ristrutturazione urbanistica di alcune zone cittadine (iniziata da Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino Murat durante l’età napoleonica), ristrutturazione che investe anche altre città dell’Italia meridionale, come per esempio Bari. Qui, accanto alla città vecchia, ricca di monumenti, chiusa dentro la cinta muraria, sorge una nuova città, detta “murattiana”, dalle vie ampie e rettilinee, che si intersecano ad angolo retto come in una scacchiera.
Oltre alla pianificazione cittadina è importante ricordare che, per poter mantenere i contatti tra zone così lontane tra loro, Napoleone dedicò molta attenzione alle strade, che sul finire del XVIII secolo apparivano rivestite da ciottoli e raramente avevano un selciato.
JACQUES-LOUIS DAVID
Il David, al contrario di Mengs e di Canova, esprime l’ideale etico: l’uomo eroe, che assume su di sé l’impegno di liberale la patria, con la coscienza della propria dignità e del dovere.
IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI
La scena si svolge in un cortiletto, dove un porticato a tre arcate divide lo spazio in tre zone, ognuna corrispondente a uno dei tre momenti psicologici:
1) al centro, il vecchio padre che esige il giuramento “vincere o morire”, prima di affidare le spade ai figli
2) a sinistra, i tre fratelli Orazi, con la loro adesione totale, senza tentennamenti né rimpianti
3) a destra, le tre donne nella loro angoscia e nel loro dolore.
La determinazione dei tre uomini è data dal rigore geometrico delle linee, costituite dalle gambe, dalle braccia, dalle spade e dalla lancia.
Il dolore delle donne è invece dato dall’andamento curveggiante e dalla disposizione obliqua in profondità.
La luce, provenendo lateralmente, dà statuarietà ai corpi degli uomini, scolpisce il viso del padre, scivola sui corpi delle donne.

LA MORTE DI MARAT
David non presenta l’azione omicida, ma le sue conseguenze. Marat giace riverso sulla vasca, dove era costretto a passare gran parte del suo tempo a causa della psoriasi.
Nella mano destra tiene ancora la penna, nella sinistra la supplica mediante la quale l’assassina Corday si era presentata. Il foglio è parzialmente macchiato di sangue, che intride il lenzuolo nella vasca.
Vi sono pochi elementi essenziali: la vasca con l’ucciso, il lenzuolo, il panno verde, il tavolinetto, il calamaio, una penna, un foglio e il coltello insanguinato.
Lo sfondo nero serve per far risaltare il carisma, la personalità di quest’uomo così dedito alla sua patria.
FRANCISCO GOYA
Dotato di sconcertanti originalità e audacia
LE FUCILAZIONI DEL 3 MAGGIO
Il plotone d’esecuzione sta giustiziando un gruppo di patrioti. I soldati non appaiono come singoli, ma come un’unica macchina mortale, priva di anima e volontà.
La lanterna poggiata a terra proietta una grande luce sul gruppo dal quale spicca l’uomo al centro, inginocchiato, le braccia allargate in un gesto disperato, gli occhi sbarrati. Nel mucchio dei cadaveri, un uomo immerso in un lago di sangue, il viso deformato dalle orrende ferite, rivolto verso lo spettatore.
Si nota chiaramente il terrore negli occhi di coloro che aspettano la morte, occhi che chiedono pietà.
Anche qui c’è l’amore verso la patria, ma c’è anche un forte amore e rispetto verso la vita e la natura.
IL COLOSSO
Per la prima volta nella storia dell’arte, in un paesaggio reale spicca un sogno. La carovana è allo sbando per la minacciosa apparizione del colosso. La folla e gli animali fuggono sovrastati dall’ombra, a parte un asino fermo e tranquillo, che rappresenta la razionalità.
Il mostro, ispirandosi agli orrori della guerra, anima la tela di una straordinaria forza espressiva, infondendovi il senso di un pericolo presente ma ignoto al quale l’uomo tenta di sfuggire.

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