Castel Del Monte

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte
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La Storia

In assoluto una delle più interessanti ed intriganti costruzioni del medioevo. Il 29 gennaio 1240, da Gubbio, l’imperatore Federico II firma un decreto diretto a Riccardo di Montefuscolo, giustiziere di Capitanata, in cui ordina di predisporre il materiale necessario alla costruzione di un castello situato presso la chiesa (oggi scomparsa) di Sancta Maria de Monte. Opera di architetto ignoto, anche se si ritiene che sia stato ideato direttamente da Federico II, il castello fu edificato in brevissimo tempo tra il 1240 e il 1250 (anno della morte dell’imperatore). L’originario nome di Castello di Santa Maria del Monte, dovuto alla presenza dell’abbazia benedettina, venne mutato in un decreto di Ferdinando d’Aragona del 1463. L’opera deve la sua fama alla particolare struttura cui numerosi studiosi hanno attribuito un significato simbolico. Il castello si regge, infatti, sul costante richiamo all’ottagono.
Il maniero, dopo Federico II – che pare vi giungesse spesso per potersi dedicare al suo passatempo preferito, la caccia con il falcone- passò di proprietà in proprietà. Ospitò feste in occasione di nozze tra esponenti di famiglie nobili, fu un luogo di meditazione concepito per riunire gli studiosi dell’epoca, e spesso fu utilizzato come carcere. Servì anche da rifugio durante la pestilenza del 1656, e per gente perseguitata in cerca di nascondigli.
Dalla fine del ‘600 l’edificio fu abbandonato e divenne rifugio di pastori e briganti. Spogliato dei suoi arredi e delle decorazioni marmoree, visse un periodo di completo degrado fino al 1876, quando il Ministro della Pubblica Istruzione, Ruggero Bongi, con una spesa di 25.000 lire lo rese dello Stato italiano. Questo gioiello architettonico, classificato nel 1996 patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, è stato integralmente restaurato con un paziente e lungo lavoro.
PRIMO PIANO
Sale terminali
Camini
Percorsi principali
PIANO TERRA
Sale terminali
Camini
Percorsi principali
La Struttura
E’ uno dei massimi esempi di architettura militare del XIII sec in Europa.
Di forma ottagonale, con otto torri ottagonali agli angoli e cortile interno pure ottagonale, spicca sopra una vasta area verde.
L’altezza media dell’edificio è di 25 metri; le pareti fra le torri sono di 10 metri e mezzo; tra gli spigoli di due torri opposte c’è una distanza di 56 metri. Il castello è diviso in due piani, all’interno di ciascuno di essi vi sono otto stanze trapezoidali con volte a crociera; nelle torri si trovano locali di servizio o scale a chiocciola.
Nell’edificio è interessante un complesso sistema di condutture per l’utilizzazione dell’acqua piovana raccolta sul terrazzo dalla sommità grazie ad una particolare copertura: si tratta di uno dei pochissimi esempi medievali di questo tipo nell’edilizia civile.
Castel del Monte contiene elementi gotici accostati liberamente a quelli romanici con richiami anche a modelli classici romani poi ripresi durante il Rinascimento.
I materiali
Tre sono i materiali da costruzione utilizzati nel castello; la loro combinazione e la loro distribuzione nell’edificio non è casuale ed ha un ruolo importante nella nostra percezione cromatica.
• Pietra calcarea locale, bianca o rosata a seconda dei momenti del giorno e delle situazioni meteorologiche;
• Marmo, bianco o leggermente venato, in origine doveva costituire gran parte dell’arredo del castello;
• Breccia corallina, usata nella decorazione delle sale al piano terra e nelle rifiniture di porte e finestre, oltre che nel portale principale.
In origine tutti gli ambienti dovevano essere rivestiti di lastre in breccia rossa, e il mosaico illuminava non solo la pavimentazione che era costituita da motivi geometrici in marmo bianco e ardesia o pasta vitrea e ceramica smaltata, ma anche le volte delle stanze.
L’esterno
Ogni parete del castello compresa tra due torri presenta due finestre in asse tra loro; si tratta di una monofora a tutto sesto in corrispondenza del piano inferiore, e di una bifora al piano superiore. Queste finestre costituiscono l’elemento che spezza la compattezza e la massa delle pareti.
Il bordo esterno di ogni bifora, riquadrato da una cornice ricavata dal muro, è costituito da uno stretto listello di marmo bianco. Colonne, capitelli e archivolti al di sopra della strombatura sono di breccia corallina. I pilastri che sporgono dal di dietro sono di marmo bianco come le lunette; queste ultime sono caratterizzate da un rosoncino costituito da quattro aperture rotonde disposte intorno ad un oculo colorato.
Sulle torri si aprono numerose strette feritoie che danno luce alle scale a chiocciola interne, ai servizi ed ai vani delle torri stesse.
Il prospetto principale, sul lato est, è dominato da un maestoso portale cui si accede da due rampe di scale simmetriche. Pilastri esili e scanalati, con capitelli corinzi, sorreggono un finto architrave sagomato nella parte inferiore da modiglioni, su cui s’imposta un timpano all’interno del quale, secondo alcune testimonianze d’epoca, campeggiavano in origine le immagini scolpite della famiglia imperiale e della corte. L’apertura esterna dell’arco del portale presenta colonnine con capitelli sormontati da leoni.
Il portale d’ingresso, che unisce elementi gotici e classici, documenta il programma di restaurazione classicistica di Federico.
Sul lato ovest, quello opposto all’ingresso principale, troviamo l’ingresso secondario senza alcuna decorazione.
Il cortile, compatto e severo, che ripete nella forma ottagonale l’impostazione di tutto l’edificio, alleggerisce la sua massa muraria solo in corrispondenza dei tre portali di comunicazione con le sale del piano terra, e delle tre porte finestre corrispondenti ad altrettante sale del piano superiore. La tradizione vuole che in origine al centro di esso si trovasse una vasca di marmo anch’essa ottagonale; leggenda e mistero hanno voluto vedere in essa un simbolo nel simbolo, attribuendole un riferimento alla coppa del Graal in cui, secondo la tradizione cavalleresca medievale, sarebbe stato raccolto il sangue di Cristo; in esso veniva sintetizzata l’idea di sovranità e perfezione. Sulle dimensioni di questa presunta vasca si pronuncia un’altra leggenda, secondo la quale l’architetto del castello vi sarebbe annegato. In realtà di essa non risulta traccia alcuna, come i recenti restauri hanno appurato. Parte del cortile poggia direttamente sulla roccia, mentre parte della zona centrale è occupata da una cisterna sotterranea.
L’interno
Generalmente si possono individuare delle sale terminali, dotate di alcuni conforts ed accessori, e delle sale di disimpegno o di servizio.
Il problema della copertura delle stanza trapezoidali è risolto in modo impeccabile: il trapezio è scomposto in un quadrato centrale, il cui lato corrisponde alla parete della sala verso il cortile, e due triangoli laterali; la parte centrale quadrata è voltata a crociera costolonata, i due triangoli da semibotti ad ogiva. L’uso dei costoloni è una novità in Puglia a quest’epoca, ma essi non hanno alcuna funzione statica; il loro scopo decorativo è sottolineato invece dalla presenza di una chiave di volta figurata, diversa in ogni sala.
Ancora: la pianta del vano quadrato centrale viene messa ancor più in risalto dalle quattro semicolonne che la delimitano lateralmente, le quali, come i rispettivi capitelli ornati da foglie ad apice ricurvo, sono tutte in breccia corallina.
L’abaco dei capitelli corre su tutta la parete, riquadrando porte e finestre; fino a questo livello, in origine, le pareti dovevano essere anch’esse ricoperte di breccia.
Abbiamo detto che ogni sala e torre del castello presenta simili se non uguali strutture e decorazioni, fatta eccezione per la settima torre alla quale si accede dalla scala a chiocciola proveniente dalla sala VIII del piano erra. Sul pianerottolo alziamo lo sguardo per notare la bella copertura esapartita della volta: essa è retta da sei robusti costoloni impostati su mensole rette da telamoni, figure maschili nude differenti tra loro per espressione e atteggiamento, aventi in comune solo la posizione rannicchiata. Tutta concentrata a rendere l’idea dello sforzo e dell’impegno nel sostenere il peso che su di essi si scarica. In queste raffigurazioni ritroviamo da un lato la cultura aulica, fatta di rivisitazioni e reinterpretazioni dell’antico, dall’altro quella popolare, fatta di gesti e atteggiamenti di stampo non propriamente regale, e forse per questo relegata nella semioscurità di questa torre.
I saloni interni hanno una struttura gotica schiettamente francese in particolare di matrice cistercense. Alla classicità sono invece ispirate la decorazione a fasce di opus reticulatum nelle lunette e le splendide mensole con teste di satiri. Inoltre le spedizioni crociate in Terrasanta, ad una delle quali partecipa lo stesso Federico, rendono possibile la conoscenza delle tecniche costruttive di tradizione bizantina e araba che svolgono un ruolo determinante nell’adozione di strutture in muratura, terra e legno.
Come accennato prima, il castello è famoso per la sua particolare forma ottagonale, sul suo significato simbolico si è molto insistito, in ragione del significato esoterico del numero otto: ottagono come figura che indica il passaggio tra la terra e il cielo e quindi un avvicinarsi alla divinità.
La mancanza degli elementi difensivi tipici delle fortezze medievali (assenza di dormitori per le truppe, di depositi d’armi, di fossato, torri la cui altezza non supera quella del corpo principale) provano che la costruzione non avesse scopi militari, bensì autocelebrativi e simbolici (a distanza la mole sembra una corona e otto erano le lamine auree che componevano la corona imperiale, per questo motivo il castello è anche
noto come la“Corona delle Puglie”) e che la sua destinazione essenzialmente ludica.
La figura di Federico II
Nacque a Iesi il 26 dicembre del 1194 dall’imperatore Enrico VI di Hohenstaufen e da Costanza d’Altavilla. Quasi un segno del destino, per un imperatore che si considerò secondo solo a Cristo, nascere il giorno dopo di Natale; l’immaginazione popolare del tempo ne fu oltremodo colpita. Fu allora che, a causa delle numerose credenze, Federico nacque non solo come uomo e imperatore, ma soprattutto come mito.
Erede al trono della corona svevo-normanna, dopo la morte dei genitori, nel 1198, fu affidato alla tutela di papa Innocenzo III, e quello stesso anno fu eletto re di Sicilia. Proprio per questa regione si scontrò con Ottone IV di Brunswick; nel 1220 fu incoronato imperatore a Roma; successivamente si volse verso l’Italia centrosettentrionale dove venne a scontrarsi con la coalizione di Comuni (Lega di San Zenone), cui aderirono quasi tutte le città padane. Nel 1227 fu scomunicato da papa Gregorio IX con la scusa di non aver organizzato una crociata promessa anni addietro a papa Innocenzo III. Allora l’imperatore partì immediatamente, e negoziando con il sultano d’Egitto ottenne Gerusalemme ed altri territori. Dopo il matrimonio con la seconda moglie Iolanda di Brienne, si fece incoronare re di Gerusalemme (marzo 1229). Ritornato in Italia emanò l’importante costituzione di Melfi (1231).
Dopo essere stata nuovamente sconfitta, la lega dei Comuni si alleò con papa Innocenzo IV, il quale convocò a Lione un concilio che dichiarò decaduto l’imperatore e lo condannò come eretico. Successivamente si rafforzò l’offensiva dei Comuni che presso Vittoria (1248) sconfissero definitivamente l’esercito imperiale.
Federico II morì improvvisamente il 13 dicembre 1250 nel castello di Fiorentino in Puglia. Dopo questo triste avvenimento, Michele Scoto, il fedele indovino dell’imperatore, proferì: ”La morte è un calice al quale sono costretti ad abbeverarsi tanto l’uomo di scienza quanto l’ignorante”.
Federico II, infatti, è considerato come la figura più geniale e moderna tra gli statisti del Medioevo. La sua attività politica fu volta alla fondazione di un tipo di monarchia assoluta e illuminata, originale per i suoi tempi, e alla lotta per i diritti dello Stato laico contro la teocrazia papale.
Principe coltissimo (parlava il latino, il volgare, il francese, il tedesco, il greco e l’arabo), affiancò alla sua azione politica un’intensa opera di mecenate. Tra le sue opere civili spiccano la fondazione dell’Università di Napoli, gli aiuti alla scuola medica di Salerno, l’impulso agli studi scientifici e speculativi. La sua vocazione scientifica è attestata dal trattato di ornitologia, De arte venandi cum avibus. Poeta egli stesso (il suo nome appare in testa a tre composizioni), Federico II raccolse intorno alla “magna curia” di Palermo la scuola poetica siciliana, alla quale è riconosciuta la priorità storica nell’avvio a poetare in lingua volgare e nella formazione del nostro linguaggio poetico.
Il mezzogiorno d’Italia vive una straordinaria stagione politica e culturale durante il regno dell’imperatore Federico II, che raccoglie e contribuisce a diffondere nella penisola gli stimoli più vivi provenienti dall’architettura transalpina e dal naturalismo di derivazione francese –come mostrano i numerosi castelli che fa erigere nell’Italia meridionale, il più celebre dei quali è proprio Castel del Monte- e dall’Oriente bizantino, con cui era venuto a contatto durante una crociata.
E’ lui, inoltre a favorire dal 1224 l’espansione dei cistercensi nell’Italia meridionale, dove risiede la sua corte, ed è loro tanto devoto da chiedere di venire seppellito nella loro umile veste.
Uomo dotato di notevole cultura, Federico attua un programmatico recupero della cultura classica, volto alla restaurazione del mito imperiale, di cui è così pervaso da far battere una moneta aurea, l’augustale, a imitazione di quelle romane.
E’ nell’età federiciana che si forma lo scultore Nicola de Apulia, detto Nicola Pisano; fondendo elementi gotici con altri di derivazione classica, egli crea un linguaggio di grande realismo, capace di influenzare in profondità i futuri sviluppi dell’arte plastica italiana.
La Profezia
…Ma male seppe interpretare la parola mendace del demonio che gli disse si guardasse che morrebbe in Firenze, e egli non si guardò da Fiorenzuola…
Alla fine di novembre dell’anno 1250, Federico era a caccia, uno dei suoi ozi preferiti, ma un attacco di dissenteria lo costrinse a rientrare, le sue viscere erano dilaniate da un fuoco che le rendeva incandescenti. Le febbri non tararono ad arrivare, era in preda al canto della morte e talmente grave da non poter tornare a Foggia, si fermò in un elegante domus imperiale presso Castel Fiorentino.
Adagiato su un letto dai guanciali cuciti con fili dorati e dai pregiati ricami orientali era circondato dalla sua corte, dai suoi fedeli amici, ai medici della prestigiosa scuola Salernitana. L’imperatore da valoroso guerriero aspettava il suo nemico, determinato con coraggio, ma all’improvviso riecheggiò la profezia, una voce, quella del suo fedele indovino Michele Scoto morto anni prima: morirai davanti a mura di ferro in una città dal nome di un fiore.
All’improvviso il suo sguardo si rivolse verso una piccola porta con i battenti di ferro, con sforzo sussurrò per conoscere il luogo i cui si trovava, sentendo il nome Fiorentino capì che la profezia si stava avverando. La morte come una spietata fiera giocava con la sua preda, Federico resisteva con tenacia ai suoi attacchi, ordinò di indossare il candido saio dei monaci Cistercensi, era pronto.
L’indomani, il 13 dicembre, circondato dai suoi fedeli e dall’arcivescovo di Palermo, spirò. Il sole della giustizia e della pace che illuminava le genti era tramontato.
Tra i vari ornamenti ritrovati nella sua tomba vi era qualcosa di alquanto misterioso: un anello. Un grosso smeraldo circondato da petali molto probabilmente dorati, il cui numero corrispondeva ad otto. Una coincidenza? L’uomo che era stato incoronato imperatore nella cappella di Aquisgrana dalla forma ottagonale, che aveva realizzato l’opera di Castel del Monte pure dalla forma ottagonale, che indossava per il suo ultimo viaggio un anello con otto petali.
Troppe coincidenze per un numero che compare troppo spesso nella sua vita e nella sua morte. Sommando anche le cifre dell’anno in cui muore 1250, dà sempre come risultato il misterioso otto. L’anello identifica forse il simbolo dell’adepto? Colui che era iniziato alla piccola corte del saper e della conoscenza che aveva il suo cuore in Castel del Monte?
Rimane uno dei tanti misteri ancor oggi irrisolti.

L’Ottagono
In Castel del Monte nulla è stato lasciato al caso anche il più piccolo pezzo di roccia è stato inserito in uno schema logico e razionale, in un secolo XIII dove attraverso l’architettura si trasmettevano messaggi in codice racchiusi nel castello ancor oggi irrisolti.Rimane al primo acchito il numero pietrificato reso immortale trasformato in forma, il numero “otto”.
La costruzione di Castel del Monte nasconde numerosi segreti ma l’unico messaggio visibile a tutti è quello tramandato con la geometria delle sue forme. Infatti Castel del Monte antico maniero dalle varie e numerose interpretazioni è caratterizzato da una pianta ottagonale circondata da otto torri ottagonali, con otto sale al piano inferiore ed otto sale al piano superiore e con un cortile interno ottagonale al centro del quale vi era una vasca ottagonale.
La forma ottagonale è il simbolo della resurrezione, la forma ottagonale è usata in edifici dal significato cosmico. Molti sono i templi religiosi dove è presente una forma quadrata sormontata da una forma sferica, la terra e il cielo, la terra data dal quadrato e il cielo dato dalla forma circolare.Spesso tra queste 2 figure si pone la forma dell’ottagono, infatti la cupola non poggia direttamente sulla base quadrata ma bensì sulla forma ottagonale,infatti il quadrato simboleggia la terra, l’ottagono l’uomo, il cerchio il cielo.
La figura geometrica dell’ottagono ma anche il numero otto ha carattere di mediazione tra la terra e il cielo, tra il quadrato e il cielo. Il numero otto, segno di pace quaterna bis, segno di resurrezione, Noè è l’ottava persona dell’arca prefigurante il battesimo, perciò il motivo della forma ottagonale dei battisteri dal IV sec. Il vescovo di Milano Ambrogio introdusse la forma dell’ottagono per i battisteri per sottolineare il significato della cerimonia del battesimo l’unione dell’infinito Dio, con il finito l’uomo.
Il numero otto, il numero cardine dell’autorità universale, il numero sempre in rapporto con l’infinito e la morte, il numero che compare innumerevoli volte nella costruzione di Castel del Monte.
In Castel del Monte: 8 fiori quadrifogli sulla cornice destra del timpano sul portale, 8 fiori quadrifogli sulla cornice sinistra del timpano sul portale, 8 fiori quadrifogli sulla cornice inferiore sullo spazio di ingresso, 8 foglie sui capitelli per tutte le colonne del piano terra e del primo piano,8 foglie sulla chiave di volta, 8 petali al fiore della chiave di volta, 8 foglie di vite sulla chiave di volta della prima sala piano terra, 8 foglie di girasole sulla chiave di volta della quarta sala, 8 foglie e 8 petali sulla chiave di volta della quinta sala, 8 foglie di acanto sulla chiave di volta dell’ottava sala, 8 foglie di fico sulla chiave di volta della sala ottava del primo piano , il numero 8 ripetuto in ogni particolare della sua architettura è presente in infiniti particolari all’interno di Castel del Monte.
Bibliografia
➢ “Castel del Monte”, editore Adda
➢ “ Dizionario architettonico illustrato”, società editrice internazionale
➢ “ I luoghi dell’arte, dall’età longobarda al gotico”, Electa-Mondadori
➢ Enciclopedia multimediale “Omnia”, De Agostini
➢ “ Greenways in Italia”, De Agostini
➢ “ Puglia”, Zanichelli
➢ www.CastelloDelMonte.it “I misteri di Castel del Monte, a cura di Giuseppe Conte”
Glossario
➢ Breccia corallina: conglomerato di terra rossa e calcare cementati con argilla.
➢ Fauno: essere mitologico con corpo virile, orecchie a punta, corna e piedi caprini; gli si sono attribuiti astuzia e sensualità.
➢ Ogiva: costolone diagonale di rinforzo, caratteristico delle architetture romanica e gotica. Ogiva deriva dal latino augeo = accresco.
➢ Satiro: divinità greco-latina dei boschi rappresentata come un uomo con orecchie, coda ed estremità inferiori caprine o equine.

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