Differenze di genere

Materie:Riassunto
Categoria:Sociologia

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Testo

Parte 9: le differenze di genere
Capitolo 1: il sesso e il genere
1.1 Le differenze sessuale: il dato fisico e il dato sociale
UOMINI E DONNE
Quando si incontra una persona la prima cosa che si nota è l’identità sessuale. Infatti essa è un punto di riferimento per capire come comportarci.
La caratterizzazione sessuale è un dato fondamentale della nostra esperienza. Essa è presente in ogni essere umano ed è data da tratti biologici, anatomici e sociali.
L’IDENTITÁ DI GENERE
Con l’identità di genere si indicano i tratti sociali e culturali che qualificano il comportamento e i ruoli della persona in termini si mascolinità e femminilità.
È la cultura di una certa società e di un determinato periodo storico a selezionare solo alcuni aspetti dei due sessi.
Anche le caratteristiche fisiche vengono plasmante socialmente e culturalmente al fine di creare l’identità sociale (essere e sentirsi maschio o femmina).
LE DIFFERENZE DI GENERE
Il concetto di genere viene introdotto dalla femminista Gayle Rubin per indicare l’insieme di processi, adattamenti e di rapporti con i quali la società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana organizzando la divisione dei compiti degli uomini e delle donne.
L’imporsi della dimensione di genere ha permesso di mostrare l’intreccio fra le diverse forme della differenziazione sociale.
GLI STUDI DI GENERE
Genere significa ampliare le categorie attraverso cui interpretiamo i problemi della relazionalità fra i due sessi (Gender Studies).
Si deve alla costante posizione di potere dell’uomo la tendenza a considerare l’uomo come il modella e la norma di riferimento denigrando cosi la donna.
1.2 Le differenze biologiche
LE DIVERSITÁ ANATOMICHE E GENETICHE
Dal punto di vista anatomico tra uomo e donna sono gli organi sessuali e la struttura somatica.
Dal punto di vista genetico uomo e donna hanno un diverso corredo cromosomico. In tutti gli individui della specie umana i cromosomi sono 46 divisi in 23 coppie. Il carattere sessuale è determinato da queste coppie, ed è sempre maschile o femminile a seconda del tipo di cromosoma che viene portato dallo spermatozoo.
1.3 La socializzazione di genere
LE DIFFERENZE DI ORIGINE CULTURALE
In ogni società i comportamenti e gli atteggiamenti di tipo culturale vengono tramandati attraverso processi di socializzazione ( socializzazione = introduzione di un individuo nella società).
Il fatto che in ogni società uomini e donne abbiano certi comportamenti e atteggiamenti, dipende dalla socializzazione.
I RUOLI PROPOSTI DALLA SOCIETÁ
In ogni società il bambino viene socializzato ai comportamenti e ai ruoli sociali che nella visone collettiva sono ritenuti adeguati agli individui del suo sesso.
a. A due anni il bambino ha la percezione della differenza di genere sulla discriminazione visiva (es: acconciatura);
b. A quattro anni il bambino distingue i sessi e si percepisce appartenente ad uno dei due generi;
c. A sei ani comprendono le differenze anatomiche di genere.
La socializzazione di genere tende a celare se stessa, a fare passare in un certo senso per naturale e fisiologico anche ciò che è culturalmente determinato.
UNO STRUMENTO DI RAFFORZAMENTO DELL’ORDINE SOCIALE
Attraverso la socializzazione di genere la società tende a biasimare comportamenti che percepisce sbagliati con il sesso di chi li mette in atto.
La socializzazione di genere è un fortissimo strumento a favore dell’ordine sociale: per far si che l’individuo non si trovi i contrasto con la società, essa finisce per rendere eterne le tradizioni sociali anche quando esee vanno a scalpito dell’individuo.
1.4 Le differenze di genere nel dibattito recente
ESISTONO UNA NATURA MASCHILE E UNA NATURA FEMMINILE?
Si definisce di matrice determinista tutte quelle posizioni che hanno ritenuto che la mascolinità e la femminilità fossero dimensioni naturali dell’individuo, immodificabili perché originate da caratteristiche anatomiche e ormonali.
Mentre sono di matrice costruttivista quelle posizioni secondo cui le differenze di genere sono frutto di una costruzione storico-sociale, cioè di una stratificazione di significati e di idee accumulatisi nel tempo senza legami con dati analogici.

Capitolo 2 : La divisione sessuale del lavoro
1.2 La divisione del lavoro tra uomini e donne
UNA PRATICA UNIVERSALE MOLTO DIFFUSA
L’idea della divisione del lavoro è legata alla grande industria.
Gli antropologi hanno provato ad indagare in 185 società di tipo preindustriale chi, tra uomini e donne, svolga abitualmente determinate attività.
La divisione sessuale del lavoro presenta un certo margine di variabilità culturale, manifestandosi in modo diverso in culture diverse.
LA SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE
La distinzione tra funzioni maschili e femminili ha assunto una connotazione sociale che si è sovrapposta a quella naturale.
Nelle società moderna e più evolute sono andate ulteriormente diffondendosi l’idea e la prassi della separazione tra lavori ritenuti più adatti agli uomini e attività più adatte alle donne,creando cosi la segregazione occupazionale femminile.
LA DIVISIONE SESSUALE DEL LAVORO E IL LIBERO MERCATO
Si parla di una segregazione occupazionale orizzontale, per indicare la concentrazione delle donne in certe aree di lavoro a confronto di altre mentre si parla di segregazione occupazionale verticale per indicare la concentrazione delle donne in un certo ambito lavorativo nei posti gerarchici inferiori.
2.2 Il ruolo della donna nelle società arcaiche e nelle società preindustriale
L’ORIGINE DELLO SQUILIBRIO
C’è stata una tendenza costante a legittimare una posizione di inferiorità della donna rispetto alla donna.
Nelle società orticole e pastorali la condizione della donna comincia a peggiorare: la donna tende ad accudire i bambini mentre l’uomo si dedica ai lavora ritenuti economicamente fondamentali.
Questo squilibrio tra i ruoli maschili e femminili raggiunge il massimo nelle società agricole dove i lavori più pesanti e importanti vengono svolti solo dagli uomini, che godranno di una posizione sociale superiore.
UN POTERE CIRCOSCRITTO ALL’AMBITO FAMILIARE
L’inferiorità del ruolo della donna si incontra anche nell’ Europa medievale e moderna. Anche se la donna comincia a partecipare ai processi produttivi, la donna è esclusa da qualunque decisione.
Le posizioni di potere che la donna ottiene partecipando alla produzione della ricchezza restano circoscritte in ambito familiare.
2.3 Il ruolo della donna nella società industriale
L’ALLONTANAMENTO DAI PROCESSI DI PRODUZIONE DEL REDDITO
L’industrializzazione ha introdotto la separazione della fabbricazione dal luogo di residenza dei lavoratori, per questo stato difficile conciliare la funzione produzione economica con quella biologica.
Parallelamente gli economisti elaborarono la teoria del doppio salario in cui gli uomini dovevano essere retribuiti per mantenere la famiglia mentre la donna andavano a retribuire solo in funzione della loro sopravvivenza.
L’IDEALE DI DONNA CASALINGA
Nella società industriale la donna lavoratrice diviene un soggetto anomalo, un problema sociale da risolvere, perché le due condizioni della donna e del lavoro industriale sono inconciliabili. A questo si aggiunge la diffusione dell’ideologia familista che identifica nel lavoro della donna una delle principali cause di quelli che sono i mali della società.
L’EVOLUZIONE NEL NOVECENTO
Nel Novecento i ruoli lavorativi delle donne si ampliano in 3 dimensioni:
a. L’incremento del lavoro femminile in ambiti considerati maschili;
b. La presenza femminile aumenta anche nei lavori impiegatizi;
c. Nuove figure professionali tipicamente femminili (esempio:infermiere, insegnante).
2.4 Il ruolo della donna nella società contemporanea
DAGLI ANNI CINQUANTA AD OGGI
In Europa aumenta in numero delle donne sposate lavoratrice e si allunga il loro periodo di attività, ma la maternità continua a rappresentare un ostacolo notevole.
Dagli anni ’70 si registrano alcuni cambiamenti. Negli ultimi anni è aumentato il numero delle donne che occupano ruoli dirigenziali. Ciò ha dato vita ad una forma di segregazione informale fra compiti più o meno prestigiosi all’interno di una medesima mansione da cui si fanno dipendere significative differenze retributive fra sessi.
La femminilizzazione di un impiego è controproducente per il salario: se una certa professione viene svolta in misura crescente dalle donne, la sua posizione nella gerarchia delle retribuzioni scende.
LA FUNZIONE DELL’ISTRUZIONE
Dopo gli anni ’70 sia la popolazione maschile che femminile cominciò ad andare a scuola. Ciò nonostante, l’accesso al mondo del lavoro, dopo l’acquisizione di un titolo di studio, è ben lunga dall’essere alla pari tra uomini e donne.
2.5 Le donne italiane e il mercato del lavoro
In Italia la partecipazione femminile al mercato del lavoro risente di tratti culturali tipici del nostro paese,che si attribuiscono alle donne maggiori responsabilità nella gestione delle cose.
LE DIFFERENZE DI GENERE E IL TASSO DI ATTIVITÁ
Una prima questione riguarda gli effetti delle differenze di genere sui tassi di attività lavorativa.
Di fatto in tutte le società avanzate le donne presentano tassi di attività più bassi di quelli maschili e tendono a lasciare il lavoro prima degli uomini.
Negli untimi anni le donne italiane sono entrate nel mercato del lavoro anche se il tasso occupazionale femminile è ancora inferiore.
L’INCIDENZA DEI FATTORI STRUTTURALI E CULTURALI SUL MERCATO DEL LAVORO
Le variabili che più influiscono sulle possibilità di partecipare al mercato del lavoro sono lo stato il civile e il livello di istruzione.
LA COMPLICATA GESTIONE DELLA CARRIERA PROFFESSIONALE
La conciliazione fa lavoro domestico ed extradomestico rimane una questione complessa che grava sull’esito delle carriere femminile.
UN SEGNALE DI CONTROTENDENZA
Le donne giovani tendono a ricoprire posizioni lavorative sempre più simili a quelle dei coetanei maschi. Questa tendenza si sta diffondendo sa nel pubblico sia nel privato.
Capitolo 3: La donna e la famiglia
3.1 La famiglia e la donna nel processo di industrializzazione
LA DIFFUSIONE DELLA FAMIGLIA NUCLEARE
Col mutare della struttura economica e lavorativa della società, sono mutate anche la struttura dei nuclei familiari e i ruoli che la donna e l’uomo percepivano come propri all’interno della famiglia. Si è verificata una progressiva contrazione della famiglia e una contemporanea modificazione della struttura. Si è passato infatti dalle famiglie multiple, estese e complesse a quelle semplici, soprattutto nucleari.
L’industrializzazione e l’urbanizzazione avrebbero causato la nascita di queste famiglie.
Le famiglie nucleari sono non tanto una conseguenza della rivoluzione industriale, quanto una loro promessa, in quanto l’industrializzazione aveva bisogno di contare su una manodopera libera dai vincoli familiari.
L’EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA COME UNITÁ ECONOMICA
La produzione e il consumo delle ricchezze erano l’effetto di comportamenti non tanto individuali quanto familiari. La famiglia appariva come un soggetto unitario.
Con l’industrializzazione questo cambia. Il protagonista dell’attività economica è l’individuo.
Le donne si dedicano sempre più all’economia informale.
3.2 La famiglia e la donna nella società postindustriale
Società e povertà
Nella società di oggi complessi fenomeni sociali stanno operando una rapida trasformazione della struttura familiare. Ci sono più famiglie ma più piccole. Questo fenomeno è dovuto a molteplici fattori.
I dati statistici dicono che ci sono differenze di genere nella composizione di certi tipi di famiglia.
Le famiglie monoparentali sono a presenza femminile sono a rischio di povertà.
LA CRISI DEI RUOLI TRADIZIONALI
Oggi il modello della famiglia sta perdendo la sua rigidità e la sua forza, anche se nessuna alternativa sta prendendo il suo posto.
Le decisioni che coinvolgono la famiglia passano attraverso una discussione e quindi attraverso il contributo personale e non di ruolo dei suoi membri

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