Principi giuridici delle imposte

Materie:Riassunto
Categoria:Scienze Delle Finanze

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Testo

I principi giuridici delle imposte
1) La ripartizione del carico tributario
Con la Rivoluzione francese e la proclamazione dei fondamentali diritti di uguaglianza recepiti dalle moderne costituzioni, sono stati aboliti i privilegi fiscali di cui godevano le classi sociali più elevate, nella consapevolezza che non può esistere l’uguaglianza sociale senza l’equità fiscale. Dal secolo XX, la teoria dello Stato assistenziale ha sostenuto la necessità che l’attività finanziaria fosse compatibile con l’esigenza di ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche che esistono nella società, per elevare il tenore di vita dei cittadini più bisognosi.
Gli studiosi delle scienze finanziarie hanno formulato alcune teorie alle quali dovrebbero ispirarsi i governi nella determinazione dei criteri di ripartizione dell’onere tributario.
Le teorie del sacrificio e quella della capacità contributiva hanno influenzato la politica finanziaria degli Stati moderni.
2) Le teorie del sacrificio
Secondo queste teorie, un’equa distribuzione delle imposte può essere ottenuta solo tenendo conto del sacrificio che il carico tributario comporta per ogni singolo contribuente, che è determinabile in base all’utilità economica che il tributo sottrae al soggetto passivo.
I concetti di sacrificio e utilità non si presentano facilmente a una misurazione.
Esistono tre orientamenti per la teoria basata sul principio del sacrificio:
1) La teoria del sacrificio uguale, sostiene che l’imposizione tributaria deve essere tale da comportare per ogni contribuente uno stesso sacrificio. La ricchezza sottratta dall’imposta dovrebbe presentare la stessa utilità marginale per tutti i contribuenti.
2) La teoria del sacrificio proporzionale, l’imposizione deve sottrarre a ogni contribuente una quota di utilità economica proporzionale all’utilità totale di cui esso può godere con la sua ricchezza disponibile.
3) La teoria del sacrificio minimo, seconda la quale le imposte devono comportare il minimo sacrificio possibile per la totalità dei contribuenti. C’era quando lo Stato non doveva intervenire in economia. Per effetto del principio dell’utilità marginale decrescente della ricchezza, tanto più è ricco un contribuente, tanto minore sarà il sacrificio da lui sopportato per la sottoscrizione delle sue ultime quote di reddito per effetto dell’imposizione. Un sistema tributario per essere veramente equo deve colpire maggiormente i redditi più elevati. Ora è noto che un’imposizione eccessivamente progressiva può inasprire la pressione tributaria oltre i limiti di tolleranza.
3) La teoria della capacità contributiva
Secondo questa teoria sostenuta da A.H.G. Wagner, l’onere tributario deve essere distribuito fra i contribuenti in relazione allo loro capacità contributiva, che è la capacità di concorrere alle spese pubbliche. Essa si desume dalle possibilità economiche del soggetto passivo, cioè dal suo reddito e dal suo patrimonio. Nel determinare la capacità contributiva di un soggetto, occorre tener conto anche delle sue condizioni sociali e familiari. Da questa teoria derivano alcuni principi:
1) l’esenzione dall’imposta dei redditi minimi.
2) la progressività dell’imposta perché, solo l’imposta progressiva può consentire un’equa ripartizione del carico tributario.
3) la considerazione delle condizioni socio-familiari del contribuente, infatti il contribuente che abbia familiari a carico non ha certamente la stessa capacità contributiva di quello che non ne ha.
4) la discriminazione qualitativa dei redditi. I redditi devono essere colpiti diversamente dall’imposta non solo in relazione al loro ammontare ma anche in base allo loro provenienza. L’obbiettivo della discriminazione dei redditi può essere raggiunto con un’imposta speciale che colpisca solamente i redditi patrimoniali o quelli d’impresa.
Il nostro sistema tributario ha adottato la teoria della capacità contributiva come criterio di ripartizione del carico tributario. Infatti, l’art. 53 della Costituzione stabilisce che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
Considerazioni sull’art. 53:
1) L’art. 53 impone a tutti l’obbligo tributario, riconoscendo l’obbligatorietà del rapporto giuridico di imposta. Nessuno può essere costretto ad assolvere gli obblighi tributari oltre i limiti della propria capacità di concorrere alle spese pubbliche.
2) L’obbligo tributario sorge anche per i cittadini stranieri, purché il presupposto del pagamento dell’imposta si verifichi nel territorio dello Stato.
4) I principi giuridici delle imposte
I principi giuridici delle imposte sono criteri adottati dai moderni ordinamenti tributari per garantire l’equa ripartizione delle imposte tra i contribuenti. Essi si desumono direttamente dall’interpretazione delle più importanti norme costituzionali in materia finanziaria ed è per questo che si definiscono principi giuridici.
a) art. 2, chiede ad ogni consociato “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Così, la spesa pubblica, il cui onere graverà maggiormente sui contribuenti più ricchi, trasferirà una parte del reddito nazionale a quelli più bisognosi.
b) art. 3, afferma “l’uguaglianza di fronte alla legge e la pari dignità sociale di tutti i cittadini”. Inoltre, in base all’uguaglianza va rispettato lo stesso trattamento tributario ai contribuenti che abbiano la stessa capacità contributiva e che perciò si trovino nelle stesse condizioni economiche e socio-familiari.
c) art. 23 enuncia il “principio di riserva di legge”, cioè la garanzia che i tributi possono essere imposti solo in base a un atto avente forza di legge. L’attività finanziaria deve così adeguarsi al principio della legalità.
d) art. 53, principio della capacità contributiva.
Fondamentali principi giuridici delle imposte:
a) il principio della generalità dell’imposta
b) il principio dell’uniformità dell’imposta
5) Il principio della generalità dell’imposta
Tutti i soggetti che abbiano una capacità contributiva, siano essi cittadini, stranieri o apolidi, sono tenuti a contribuire alle spese pubbliche attraverso il pagamento delle imposte. Non sono ammessi privilegi fiscali giustificabili all’appartenenza a particolari classi sociali, politiche ecc… Sono ammesse invece delle esenzioni temporanee e permanenti, purché giustificate da effettive esigenze di giustizia sociale o convenienza economica.
6) Il principio dell’uniformità dell’imposta
Esso stabilisce che l’onere delle imposte deve essere tra i contribuenti in proporzione alla loro capacità contributiva, in modo che tutti risentano del sacrificio tributario in modo uniforme. Affinché il principio giuridico dell’uniformità dell’imposta trovi un’effettiva applicazione nella realtà finanziaria, i moderni sistemi tributari si sono adeguati al criterio della progressività dell’imposizione e hanno accolto tutti quegli altri criteri ritenuti necessari ala realizzazione di una distribuzione veramente equa del carico tributario (discriminazione qualitativa dei redditi e prevalenza dell’imposizione diretta personale).

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