Articolo sulla guerra e la situazione afgana

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Testo

UN SILENZIOSO E ANGOSCIANTE BIANCO E NERO
Guerra, Terrorismo:la psicosi

Padova – 11 Settembre. Una giornata come le altre, per tutti, se non fosse per quella manciata di minuti che ha cambiato il Mondo, bruciando le basi di carta di una pace aleatoria.
Terrorismo. Il terrorismo è una lotta che conducono con atti illeciti coloro che vedono negati i propri diritti. E se quella fazione di islamici, i talibani, ha cerato di far ciò, ci è riuscita, facendo dilagare tra la gente la psicosi.
La guerra.Una situazione con conseguenze disastrose ma che nemmeno nel XXI secolo ha come padrona la ragione.
Questi saranno i temi trattati domani sera presso l’auditorium della nostra scuola alle ore 21 un convegno che ha come fine quello di informare e sensibilizzare anche noi giovani studenti riguardo a quello che accade non molto distante da noi.
E’ questo ora il nostro dovere: parlarne e conoscere ma soprattutto diffondere.
Ricordiamo quindi quel vicino 11 Settembre e chiediamoci cosa preoccupa di più ora.Credo non siano solo i capitali andati in fumo, i grattacieli sgretolati al suolo, ma la psicosi che dilaga tra gli uomini in cerca di un rimedio; e allora c’è chi si rifugia in una maschera antibatteriologica, c’è chi teme di ricevere lettere impolverate.
Una psicosi nata nello stesso momento in cui si è visto che anche i giganti non sono inattaccabili. Nessuno pensava che qualcuno, tanto meno una fazione di islamici, sperduta tra le montagne dell’Asia, potesse attaccare il colosso dei colossi: gli USA.
Con tutti i loro sistemi di sicurezza, con spie e investigatori sparsi per il mondo, gli USA hanno rischiato un brutto KO senza rendersene conto. Se non fosse per la foga con cui gli USA stanno cercando di rialzarsi, riuscendoci per molti aspetti, si direbbe proprio che il terrorismo è riuscito nell’intento.Il terrore lo vediamo ora, lo vediamo in quelle illimitate immagini dell’11 Settembre, nei volti della gente che inerme e impotente ha assistito alla tragedia delle torri.Quel che rimane ora delle torri gemelle è un mucchio di macerie che rende di nuovo attuale il famoso quadro di Picasso , l’immensa tela intitolata Guernica dipinta dall’artista nel 1937 in seguito ad un bombardamento che rase al suolo la città.
Guardiamo questa tela e ancor di più per noi del liceo artistico non è difficile vederne una stretta connessione con quel che accade oggi.Le donne dipinte in uno straziante delirio non sono diverse dalle donne fotografate ed immortalate in quelle espressioni disperate della caduta delle torri.Il surrealismo di questo quadro che sintetizza un duro atto d’accusa contro la guerra è un simbolo purtroppo validissimo oggi.
Ma la Guernica è anche contro la dittatura e se c’è chi spera che almeno questo tema non sia oggi mirino d’accuse si sbaglia.Questa piccola e potente fazione di talibani non dall’11 Settembre ma da anni sta terrorizzando il suo paese ed oggi questa situazione è ovviamente in primo piano quanto la guerra.
Chi sono le vittime di questo regime?In assoluto le donne che hanno avuto la sventura di nascere in Afghanistan.
Dietro ai loro burqa, i soffocanti veli integrali che le ricoprono da capo a piedi, non possono neanche vedere, respirare, parlare, ridere liberamente e se malauguratamente i loro passi giungono all’udito di un uomo, rischiano di essere fustigate pubblicamente per il ludibrio delle folle.
Sembrano comunque insoddisfatti i talibani che da quando hanno instaurato il loro regime hanno nascosto queste donne, prima avvocati, dottori, impiegate dietro i loro burqa e le hanno segregate in casa, dietro finestre oscurate (in modo tale che nessuno le veda) e sotto l’asfissiante controllo del sesso dominante.Moltissime sono le regole imposte con la forza alle donne e per quanto possano stupirci e sconvolgerci bisogna rendersi conto che alcuni tra i gesti per noi più semplici e quotidiani, in Afghanistan sono per le donne motivo di pena di morte.
Alle donne è vietato andare a scuola, ridere ad alta voce, praticare sport, vestirsi con colori vivaci, apparire ai balconi, essere visitate da dottori uomini, lavorare, viaggiare insieme a uomini nei bus, indossare pantaloni larghi, fotografare, filmare e addirittura usare cosmetici.
Anche il popolo è vittima di regole simili:è vietato ascoltare la musica, guardare film, televisione e video, sono stati vietati giochi, libri e molto altro ancora.
E le minoranze non musulmane?Come nel periodo nazista della persecuzione ebrea, questa gente deve portare un contrassegno per differenziarsi ed essere identificata.
Questa situazione priva di una via d’uscita soprattutto per le donne consegue in scelte comprensibili: alcune si lasciano morire, alcune si suicidano...persino dandosi fuoco come fece nel 2000 Laida Omid che lasciò un segno di protesta:una poesia.
Non potendo trascriverla interamente ho scelto alcuni versi.
“La penna è la mia spada
Anche se mi prendi la vita
Ascolta il mio grido
Che ti maledice.”
Parole di una ventenne vittima di persecuzioni e decisa nella sua unica via d’uscita.......

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