Claire Buhler e Carl Gustav Jung

Materie:Tesina
Categoria:Psicologia
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Data:19.10.2006
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Testo

Sino a qualche tempo fa gli psicologici prestavano scarsa attenzione alle modifiche che si verificavano negli anni della maturità e della vecchiaia. Esistono delle tappe, come l’unione con il partner, il matrimonio, la nascita dei figli, separazioni, lutti ed altro che rappresentano momenti fondamentali della vita umana. Su questi momenti fondamentali sono state sviluppate delle “teorie sul ciclo vitale” che considerano le varie stagioni della vita, modifiche della personalità, e dei processi emotivi e cognitivi. Le teorie più note sono quelle di Claire Buhler e Carl Gustav Jung.
La Buhler è stata la prima ricercatrice a studiare l’arco vitale raccogliendo centinaia di biografie, che le hanno permesso di suddividere il ciclo di vita in cinque fasi biologiche a cui corrispondono altrettante fasi psicologiche. Le ultime tre sono quelle in cui si arresta il processo di crescita e inizia la fase in cui si fa un bilancio di ciò che si ha realizzato:
- la fase dai 25 ai 45 anni caratterizzata dall’assenza di crescita;
- la fase dai 45 ai 65 anni caratterizzata dall’assenza di capacità riproduttive, e da un bilancio degli obiettivi raggiunti.
- la fase dai 65 anni in poi caratterizzata da avvenimenti regressivi e declino biologico.
La teoria di Jung prende spunto da un ampio lavoro clinico e sostiene che, con l’avanzare dell’età gli individui diventano sempre più attenti alle proprie emozioni, più introversi e riflessivi. Un cambiamento significativo si verifica su 35-40 anni attraverso una lenta trasformazione del carattere e possono allora ripresentarsi alcuni tratti dell’infanzia che erano scomparsi.
Nell’età adulta (50 anni) si rafforzano i principi ed i valori a cui un individuo è affezionato, così in alcuni casi si può diventare intolleranti. Jung sostiene che il disadattamento in un dato stadio dell'arco vitale è legato all’incapacità dell’individuo di adattarsi alla sua nuova situazione. Una persona adulta ancorata a comportamenti ed atteggiamenti tipici dell’età giovanile è disadattata. Il periodo che va dai 55 ai 75 anni, un tempo definito con il termine di terza età, con l’allungarsi della vita media è oggi chiamato tarda maturità. La fase dell’arco vitale dopo i 75 anni viene definita quarta età o senescenza. I cambiamenti fisici più sensibili che si verificano con il procedere dell’età riguardano gli organi di senso e l’aspetto fisico.
- A partire dai 45 anni la vista perde parte della sua funzionalità; si ha una difettosa messa a fuoco degli oggetti.
- A partire da 50 anni circa l’udito comincia a perdere la capacità di percepire i toni molto alti e molto bassi, ciò porta alla difficoltà per le persone molto anziane di comprendere discorsi in ambienti molto rumorosi e affollati.
- Il gusto e l’olfatto sono due sensi che subiscono sensibili trasformazioni. Alcuni studi hanno dimostrato che la sensibilità per il sapore amaro e il sapore salato diminuisce con l’età; l’olfatto presenta un rapido declino non esaltando più l’apprezzabilità delle varie pietanze e limitando uno dei piaceri nel mangiare.
- Per quanto riguarda i cambiamenti dell’aspetto fisico: l’altezza si riduce di alcuni centimetri, il corpo si incurva, la pelle perde elasticità, i capelli si diradano e diventano bianchi e la pelle delle mani e del viso si macchia. Inoltre diminuisce l’energia, quindi si è più lenti nel compiere movimenti. Il sonno subisce un cambiamento fisiologico che comporta conseguenze sociali rilevanti, le persone che hanno superato i 65 anni si svegliano in genere più spesso durante la notte ed evidenziano una diminuzione del sonno più leggero, definito REM, recuperando il sonno perso con dei sonnellini durante il giorno.
Per quanto riguarda i cambiamenti mentali si nota che con il procedere degli anni, le persone anziane mantengono in buona efficienza quella parte dell’intelligenza definita dagli studiosi “intelligenza cristallizzata” legata alla propria esperienza e cultura. Si nota invece un decadimento dei tempi di reazione e risposta agli stimoli, diminuisce la memoria a breve termine, l’attenzione percettiva, la flessibilità mentale, attitudini utili alla soluzione veloce di certi test mentali.
I dati più recenti indicano che, nella soluzione di problemi, sia concreti, sia astratti, gli anziani possono essere superiori ai giovani; quello che cambia è la strategia messa in atto avvalendosi di una esperienza più consolidata e ricca. Durante la vecchiaia, quindi, i fatti e l’esperienza del passato, vengono conservati e ricordati con facilità, mentre è presente un declino nel consolidare e ricordare esperienze recenti.
La tarda età adulta comporta anche una ridefinizione dei ruoli sociali.
Classico esempio è il pensionamento, che pur non essendo un evento traumatico, comporta un cambiamento nel modo di vivere, dovuto all’affrontare i fattori legati a questo evento. Tali fattori sono: lo stato di salute precario. L’età in cui le persone vanno in pensione è collegata alle “aspettative” e i “progetti” della persona in questione. La precarietà economica rende problematico lo “status di pensionato” e condiziona pesantemente le scelte e le modalità di vita. I gerontologi sostengono che l’inattività spinge le persone anziane verso una decadenza più rapida. Il mutamento dei ruoli avviene anche nell’ambito familiare in conseguenza di eventi critici come: i rapporti con i figli, la nascita di nipoti che consente all’anziano di rivivere l’esperienza genitoriale, la perdita del coniuge, che è considerata dagli psichiatri la principale fonte di stress ed è messa in correlazione con la comparsa di fenomeni depressivi. Gli studiosi hanno potuto constatare che una serie di fattori predispongono ad un buon invecchiamento. Le abitudini salubri, non fumare, bere moderatamente, una dieta povera di grassi, che mantiene basso il tasso di colesterolo e aiuta a conservare una buona forma fisica. Allenare il corpo camminando per almeno mezz’ora tre volte alla settimana aumenta le probabilità di vivere più a lungo. Spesso però è l’atteggiamento psicologico e culturale ad impedire all’anziano di svolgere una attività fisica adeguata.
E’ importante continuare ad allenare la mente leggendo, facendo cruciverba o giocando a carte. Tali attività costituiscono un fattore di prevenzione nelle forme di decadimento intellettivo.
I principali disturbi psichiatrici dell’anziano riguardano la compromissione delle funzioni cognitive e vengono classificati con il nome di “demenze”.
Le demenze senili sono disturbi che si riscontrano dopo i 65 anni caratterizzati da un insieme di sintomi che possono avere cause diverse e possono essere fatte risalire a patologie più specifiche quali:
- il morbo di Alzheimer che consiste in una compromissione della memoria a breve e lungo termine, accompagnata anche dalla perdita di altre funzioni cognitive quali il ragionamento astratto, il linguaggio, la capacità di calcolo etc;
- il morbo di Parkison che è caratterizzato da tremore, rigidità, lentezza dei movimenti, stordimento;
- la depressione, che risulta uno dei disturbi più comuni e più curabili, ed è riscontrata attraverso una serie di sintomi come ansia, senso di vuoto esistenziale, mancanza di energie, pessimismo e visione negativa di se.
Tali sintomi sono presenti anche in soggetti depressi indipendentemente dall’età.
Gli anziani che hanno parzialmente perso l’autosufficienza hanno delle disabilità più gravi, devono essere aiutati a vivere con le proprie famiglie ed avere rapporti con il mondo esterno.
A tale scopo vengono attivati vari tipi di servizi, quali:
- l’assistenza domiciliare integrata, che consiste in un complesso di prestazioni mediche riabilitative e socio assistenziali prestate presso il proprio domicilio a persone non autosufficienti, con lo scopo di consentire la permanenza nei loro normali ambienti di vita. Questo tipo di compito richiede la presenza di personale specializzato che sappia entrare in contatto con l’anziano e comprenderne le esigenze;
- l’ospedalizzazione domiciliare, in via sperimentale, che ha lo scopo di applicare presso la casa dell’anziano, un proseguimento di cure ospedaliere, sotto la responsabilità assistenziale diretta dal presidio ospedaliero;
- il centro diurno, che offre varie prestazioni: ritrovo, attività ricreative e culturali, servizi di consulenza. Sono tipicamente di due tipologie. Un primo tipo si rivolge ad anziani autosufficienti, che non vogliono o non possono vivere da soli o in famiglia e trovano ospitalità nei “centri residenziali per anziani e adulti inabili” (case di riposo). Un secondo tipo si rivolge ad una utenza con vari gradi di disabilità e a coloro che non possono essere assistiti dalle famiglie ed è denominato “comunità alloggio protetta e residenza sanitaria assistenziaria “ (RSA). In questa ultima tipologia di centro assistenziale vige la presenza di animatori ed educatori che organizzano attività di riabilitazione motoria di socialità e con lo scopo di ridurre l’impatto della malattia sul livello di autosufficienza. A questo fine è adottata “la terapia di orientamento nella realtà” (ROT – Reality Orientation Therapy) tesa a conservare e potenziare più a lungo possibile le capacità cognitive attraverso una serie di stimoli finalizzati all’orientamento personale, temporale e spaziale. Esistono due principali modalità di ROT. La ROT informale prevede un processo di stimolazione continua in cui gli operatori sanitari e i familiari forniscono ripetutamente informazioni circa l’orientamento spaziale e temporale. La ROT formale prevede sedute giornaliere, condotte con gruppi di 4-6 persone, omogenee per grado di deterioramento, nel quale l’operatore impiega una metodologia standardizzata di stimolazione.
Le soluzioni fornite ai problemi dell’età senile nella nostra società, potrebbero consistere nella realizzazione di strutture sociali quali biblioteche, teatri, circoli di quartiere più efficienti con la volontà di garantire un migliore impiego sociale degli anziani in attività stimolanti di tipo ludico e culturale.
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