riassunto "promessi sposi" cap.1-7

Materie:Riassunto
Categoria:Lettere

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Testo

Capitolo 1
Il 1° capitolo inizia con una descrizione a volo d’uccello, cioè lo scrittore vede le due catene di monti che si restringono e lì c’è il lago di Como. Sulla riva di questo lago c’è Lecco, un piccolo borgo con un grande vantaggio: ospitare un comandante e dei soldati spagnoli i quali però violentano le donne, picchiano gli uomini e saccheggiano le vigne circondate da molte stradine. In una di queste stradine passeggia, leggendo abitualmente il suo breviario Don Abbondio, quando ad un certo punto, dove la strada si divide in due, Don Abbondio vede seduti sul muro dei Bravi, con aria molto seria. Hanno entrambi lunghi baffi arricciati, una cintura di cuoio, due pistole portano dei larghi calzoni. Appena visti Don Abbondio si guarda intorno per vedere se c’è qualche via di scampo, ma niente, così si fece coraggio. Arrivato in prossimità dei Bravi, Don Abbondio si chiede se avesse fatto qualche errore, ma subito si accorge di non aver fatto niente. Così i Bravi, in nome di Don Rodrigo dicono al prete che il matrimonio tra Renzo e Lucia non si doveva fare, e se l’avesse detto a qualcuno sarebbero stati guai. Essendo Don Abbondio un tipo molto timoroso, (infatti dava sempre ragione al più forte per evitare guai) obbedisce senza contraddire. Così si avvia a casa, più morto che vivo. Entrato in casa, chiama subito al sua domestica Perpetua, una donna molto pettegola; Don Abbondio si fa portare da bere. Perpetua lo vede strano e gli chiede cosa gli fosse successo. Dopo attimi di silenzio e l’insistenza di Perpetua, Don Abbondio confessa tutto alla domestica che rimane stupita e gli dice di raccontare tutto all’arcivescovo, ma Don Abbondio non può, altrimenti i Bravi gli avrebbero fatto del male. Poi si avvia verso la sua camera e scompare.
Capitolo 2
Nel secondo capitolo abbiamo l’inserimento delle due figure protagonista del romanzo: Renzo e Lucia. In questo episodio Renzo si recò da Don Abbondio per chiedergli l’ora del matrimonio con Lucia e Don Abbondio, pur avendo fatto tutte le ricerche e i preparativi gli disse che non li poteva sposare, perché aveva da fare altre ricerche, ma la sua vera intenzione era quella di far passare più tempo possibile, per arrivare nel periodo dell’avvento, perché durante questo periodo i matrimoni non si potevano fare. Colto alla sprovvista Renzo chiese spiegazioni a Don Abbondio gli disse di pazientare per una settimana. Renzo se ne andò verso casa di Lucia, e ripensava al colloquio con Don Abbondio. Durante il suo tragitto incontrò Perpetua, che dopo tanti indizi, gli fece capire che c’era sotto qualcosa di più grosso e che non era colpa di Don Abbondio. Renzo tornò infuriato da Don Abbondio e minacciandolo per sapere come stavano le cose. Così D. Abbondio, convinto da Renzo fece il nome di Don Rodrigo. Renzo se ne andò e arrivò a casa di Lucia, dove gli spiegò come stavano i fatti. Lucia, che conosceva Don Rodrigo, non pensava che potesse arrivare fino a questo punto. Don Abbondio arrivò a casa e litigò vivacemente con Perpetua, la cui aveva detto tutto a Renzo. Così dopo un litigio aspro Don Abbondio prese la febbre e se ne andò a letto.
Capitolo 3
Il terzo capitolo inizia con Lucia che racconta l’avvenuto incontro con Don Rodrigo a Renzo ed ad Agnese che ascoltano attentamente. Lucia disse che aveva riferito tutto a Padre Cristoforo e che le aveva consigliato di affrettare il matrimonio. Renzo dopo aver sentito il racconto, era invaso dalla collera verso D. Rodrigo e aveva una certa intenzione di fargliela pagare. Agnese lo consigliò di andare dal dottor AzzeccaGarbugli, un uomo che sapeva togliere dall’impiccio molte persone; gli consigliò inoltre di portargli i capponi come regalo (perché da certa gente non bisognava andare a mani vuote) e di raccontargli tutto. Renzo uscì di nascosto di casa e arrivato a casa del dottore, dopo aver consegnato i capponi alla domestica, entrò nell’ufficio. All’inizio il dottore era garbato e sapeva dare buoni consigli, perché pensava che Renzo fosse un Bravo e che dovesse difendersi, ma quando capì come stavano i fatti e sentì nominare che D. Rodrigo era dalla parte del torto, cacciò Renzo dall’ufficio, gli rese i capponi e gli disse che non poteva stare a sentire i poveri. Intanto, alla porta della casa di Lucia, ancora fiduciosa, bussò Fra Galdino, un frate che chiedeva l’elemosina per il convento, raccogliendo le noci. Intanto che Lucia andava a prendere le noci Fra Galdino raccontò a Agnese il miracolo di padre Macario. Tornata Lucia con molte noci, gli disse a Fra Galdino di informare Fra Cristoforo dicendogli di venire subito da lui perché era una cosa molto importante. Poco dopo rientrò Renzo tutto sconsolato e arrabbiato per l’insuccesso con quattro capponi sulle spalle. Lucia lo rassicurò annunciandogli l’arrivo di Fra Cristoforo che avrebbe risolto il problema. Poco dopo si diedero la buonanotte.
Capitolo 4
Era l’alba del 9 novembre, quando Fra Cristoforo uscì dal convento per andare a casa di Lucia. Il convento si trovava fuori del borgo di Pescarenico, lungo la strada per Bergamo. C’era un leggero venticello d’autunno, il cielo era sereno e le vigne brillavano. Lungo il percorso Fra Cristoforo incontrava dei mendicanti che cercavano l’elemosina, dei lavoratori, che controvoglia lavoravano le vigne e una fanciulla molto esile che portava al pascolo la sua mucca rubandole da mangiare. Tutti questi spettacoli aumentavano la tristezza del Padre che pensava di andare a sentire qualche sciagura. [.....] Intanto Fra Cristoforo era arrivato a casa di Lucia, facendo molto felici le donne, Agnese e Lucia.
Capitolo 5
Padre Cristoforo entrò in casa di Lucia e si accorse che doveva esserci qualcosa di importante date le espressioni che avevano Lucia e Agnese. Lucia raccontò tutto al Padre e gli chiese supplicandolo di non abbandonarla. Padre Cristoforo la rassicurò, ma dentro di se era molto preoccupato su come reagire e la migliore idea gli parve quella di affrontare di persona Don Rodrigo. In quel momento il Padre si accorse di Renzo e lo tranquillizzò e durante il discorso, Renzo rese noto le sue idee, cioè di uccidere Don Rodrigo. Padre Cristoforo gli disse che non serviva a nulla arrabbiarsi e, anche se lo avesse ucciso sarebbe stato un terribile guadagno. A questo punto troviamo una descrizione del palazzotto di Don Rodrigo: il palazzo era isolato, e più a valle c’erano le case dei contadini di Don Rodrigo. La porta del palazzo era chiusa e sopra c’erano due grandi avvoltoi con l’ali spiegate e due bravi che facevano la guardia e aspettavano gli avanzi del pranzo. Arrivato all’entrata, Fra Cristoforo viene fatto entrare da un vecchio signore e giunto alla ala da pranzo sentì un gran rumore di posate e di voci discordi. Appena visto, Attilio lo chiamò e Don Rodrigo rimase sorpreso e ne avrebbe fatto anche a meno di questa visita. Seduti alla tavola c’erano tutti i nobili compreso il dottor AzzeccaGarbugli e parlavano di 3 argomenti: della questione della cavalleria, cioè se si doveva uccidere il cavaliere che portava cattiva notizia; della questione della guerra, cioè parlavano della successione per il ducato di Mantova e della questione della carestia e diedero colpa ai fornai. Così dopo questi tre argomenti Don Rodrigo, malvolentieri, andò in un’altra stanza a parlare con Fra Cristoforo.
Capitolo 6
Si apre col colloquio serrato e tempestoso fra Don Rodrigo e Fra Cristoforo. Il duello oratorio tra i due personaggi si conclude con la sconfitta di tutti e due. Fra Cristoforo viene cacciato e non ottiene quello che voleva, inoltre viene insultato e sbeffeggiato. Don Rodrigo è a sua volta sconfitto perché un cappuccio ha osato sfidare uno come lui.
Mentre Fra Cristoforo esce dal palazzotto incontra il vecchio servitore che si offre per dare utili notizie sui propositi del padrone. Con una lieta speranza Fra Cristoforo si reca da Renzo e Lucia che a sua volta, insieme ad Agnese stavano preparando il matrimonio segreto. L’idea, lanciata da Agnese venne percepita in modo diverso dai 2 sposi, Renzo ne rimase entusiasta e non vede l’ora di cominciare. Lucia è dubbiosa e non è tanto sicura di quest’idea pensando se è lecita o no . Renzo, vedendo una nuova speranza corre in cerca di testimoni. Trova il povero Tonio nella stanza desolato, dove i figlioletti lottano per la fame. Con soddisfazione di tutti Renzo porta Tonio all’osteria. Renzo torna soddisfatto e, con qualche disputa e litigio convince Lucia a fare il matrimonio segreto.
Capitolo 7
Al ritorno dal Palazzo di Don Rodrigo, Padre Cristofaro, senza passare per il convento, andò alla casa di Lucia per raccontarle com’era andato il colloquio con il signorotto. Senza farle sperare niente di positivo, e senza parlare dei minimi particolari, le fece capire che il colloquio era stato una frana e che lui aveva fatto tutto il possibile per aiutarla, e che l’unica cosa che era, in quel momento, utile da fare, era quella di pregare il Signore. Il frate si alzò, e prima di partire le disse che il giorno dopo, poiché lui non poteva ritornare, gli doveva mandare un giovane di sua fiducia per dirle come si doveva comportare. Dopo la partenza di Padre Cristofaro si scatenò l’ira di Renzo, il quale ricattò le donne minacciando di farsi giustizia da solo ammazzando Don Rodrigo. Dopo i pianti e le suppliche di Lucia e della madre con la promessa di Lucia a sposarsi con il rito veloce, Renzo si calmò dicendole, però, che doveva mantenere la promessa. Dopo una notte tranquilla, il giorno dopo, Agnese scelse in Menico il ragazzo da mandare a Padre Cristofaro, promettendo di regalargli al ritorno due parpagliole. Dopo la partenza del ragazzo durante la mattinata la casa d’Agnese sembrava una stazione ferroviaria, nel senso che c’era un entrare ed uscire di persone sconosciute, che per futili motivi, cercavano di rimanere nella casa il maggior tempo possibile per studiarne l’ubicazione. Agnese e Lucia, avendo un po’ di timore di quello che stava succedendo, dopo la tranquillità avuta verso mezzogiorno, tirarono un respiro di sollievo. Sotto questi personaggi sconosciuti c’era Don Rodrigo, il quale, in quello stesso momento, si apprestava a fare una passeggiata verso Lecco, accompagnato da dei bravi. Attraverso le strade che percorreva non rispondeva agli inchini che gli facevano i contadini, ma non poté farne a meno quando incontrò il Signor Castellano Spagnolo. Dopo la passeggiata ritornò al castello e qui incontrò anche suo cugino, il Conte Attilio, che gli fece notare che mancavano ancora solo due giorni alla scadenza della scommessa e che lui era già sicuro di vincerla. Invece Don Rodrigo, da par suo, gli disse che era intenzionato anche a raddoppiarla. Il giorno successivo, poiché lui voleva vincere la scommessa, chiamò il Griso, il capo dei Bravi, e gli ordinò di rapire Lucia, senza toccarle neppure un capello. Il Griso rispose con un secco sì e gli espose, di conseguenza, il piano da lui studiato per rapire la ragazza. Un servo di Don Rodrigo, sentendo queste cose, senza perdere tempo, scese dal palazzo e si recò al Convento per riferire quanto ascoltato a Padre Cristofaro. La sera il Griso fissò assieme agli altri Bravi si recò luogo stabilito. Nello stesso tempo iniziò anche il piano di Renzo e Lucia. Renzo e i due testimoni, che aveva invitato a cena con lui, andarono all’osteria. Qui c’erano tre Bravi: uno faceva da sentinella alla porta e gli altri due facevano finta di ubriacarsi per notare, invece, se tutte le persone del paese erano andate a dormire. Renzo, dopo essere entrato, chiese all’oste chi fossero quelle persone e similmente fecero i Bravi con lui. Durante il pranzo Gervaso, uno dei due testimoni, si fece scappare dalla bocca qualche osservazione sul matrimonio di Renzo ma Tonio, l’altro testimone, lo interruppe bruscamente. Dopo aver finito di mangiare e aver pagato, uscirono dall’osteria, ma si accorsero di essere seguiti dai Bravi. Di contro balzo questi ritornarono indietro e fecero finta di niente. I tre ripartirono e dopo essersi incontrati con Agnese e Lucia andarono da Don Abbondio. Qui Agnese si prese il compito di tenere ferma Perpetua mentre Tonio quello di farsi aprire la porta con la scusa di solvere il suo vecchio debito.

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