Relazione sul "Saul" di Vittorio Alfieri

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Categoria:Letteratura
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Testo

LIMANA LUCA 4^E 05/05/2001

Relazione del libro: SAUL di Vittorio Alfieri

SAUL: È figlio di Kis e Re di Israele, un tempo grande condottiero ora è un uomo roso dalla gelosia per il successo di David e sospettoso nei confronti di tutti (anche dei figli). Il secondo atto introduce subito un monologo, quello di Saul, che ricorda i tempi felici della sua giovinezza, e si sofferma aspramente sull’"empio spirto", l’oscuro sconvolgimento psicologico, che lo ha portato all’odio verso David, un tempo suo amico carissimo. Infatti Saul guarda con amarezza allo scarto tra il suo glorioso passato di giovane coraggioso e il suo squallido presente di vecchio e folle monarca. Il declino della sua potenza bellica, la consapevolezza dell’ormai assente aiuto di Dio, la vecchiaia alle porte sono per Saul un peso troppo forte e sarà questo peso che lo farà impazzire trascinandolo in un turbine di follia che risulta evidente nei suoi rapporti con David. Il suo obiettivo è quello di riacquistare la grandezza perduta, stroncare qualsiasi cospirazione e mantenere il potere a qualunque costo.
Saul non ha in tutta la tragedia un’antagonista della sua dimensione psicologica o, piuttosto, lo ha in se stesso: egli è, cioè, insieme eroe e tiranno di se medesimo e unisce e fonde nella sua complessa interiorità slanci ed entusiasmi eroici, di un lontano e superstite eroismo, e ombrosità, suscettibilità e malvagità tiranniche. Pertanto quel dissidio tra l’eroe e il tiranno che si rivela così frequentemente nelle altre tragedie, è qui, come nella Mirra, del tutto interiorizzato. Saul è solo perché il vero conflitto lo impegna con se stesso; e la sua solitudine potenzia l’umanità o, meglio, la naturale tragicità del personaggio.
Saul è il tirannicida. Questa affermazione è apparentemente contraddittoria, in quanto Saul stesso diventa in seguito alla sua follia un terribile tiranno. La figura del tiranno come la intendeva Alfieri è l’immagine riflessa della follia di Saul. Saul è un uomo disperso nella sua follia e nella sua paura che sfocia nella tirannia. Saul capisce di avere un unico modo per liberarsi dalla tirannia che c’è in lui: la scelta finale. Scelta che compierà alla fine della tragedia come ultimo disperato gesto di umanità e come unico mezzo per preservare quel poco della sua regalità che gli è rimasto. Saul uccide se stesso rifiutando in questo modo quello che lui era irrimediabilmente diventato: l’espressione della tirannide. In una specie di “muoia Sansone con tutti i filistei” Saul si toglie la vita, liberandosi dalla sua follia e dalla sua consapevolezza di essere pazzo, rimettendosi forse, alla pietà di Dio. Saul, uccidendo se stesso, rinnega e uccide anche la tirannide che lo possiede.
Saul è ormai un uomo accecato dalla sua stessa follia e, quel che è peggio, è che nel temporale furioso delle sue sensazioni sconvolte, lampi di lucidità lo illuminano sulla sua tremenda condizione di pazzo. Non credo che per un uomo ci possa essere niente di peggio che impazzire e rendersene conto al tempo stesso. Saul è ormai un ciclone di sentimenti contrastanti, è dilaniato dalla battaglia tra la sua follia e la sua saviezza. In questa tremenda lotta, Saul sperimenta la solitudine dell’incertezza totale dei suoi giudizi, capisce di non fidarsi ormai più di nessuno. Dirà “Di me soltanto, di me solo io non tremo...” ma si sta sbagliando. Il terrore, la paura degli altri deriva proprio dal fatto che egli non riesce più a fidarsi di se stesso. Per questo Saul diventa timoroso di tutto e di tutti: avendo perso la capacità di scindere anche nella forma più grossolana il bene dal male, egli è ormai un uomo in balia dei nemici e senza la difesa di nessun amico sicuro. Il dramma deve essere stato grande e può aver trovato la sua fine solo nella tragica e folle fine di Saul.
DAVID: È figlio di Iesse. Il primo atto mette subito in scena David impegnato in un accorato monologo. Egli svela ad apertura di sipario di essere perseguitato da Saul, fomentato dal perfido Amner, nonostante il suo valore e nonostante il legame di parentela che lo lega al re, avendone sposato la figlia, Micol. Uomo d'armi, è convinto che Israele abbia bisogno di una guida forte e sicura, ama profondamente sua moglie Micol ed ha un enorme rispetto per Dio e per i suoi sacerdoti. Proprio per questo suo rispetto, il suo rapporto con Achimelec, anziano capo dei sacerdoti d'Israele, è molto saldo. Quest’ultimo considera David come il legittimo successore di Saul a re di Israele seguendo le indicazioni del Signore date tramite il profeta Samuele. Quindi tenta di far diventare David re al posto di Saul e proteggere la casta dei sacerdoti dalle ire di quest'ultimo. L’obiettivo di David è quello di conquistare una forte posizione militare e politica, con o senza l'approvazione del re Saul, e di rafforzare la propria fama.
MICOL: E' la figlia minore di Saul e moglie di David. Proprio per questo è straziata dall'amore per il marito e dall'affetto che prova per il padre. Questi due sentimenti sono di pari intensità. Farà di tutto per proteggere il suo sposo, ma ugualmente si comporterà con Saul. Il suo obiettivo è quello di cercare di riconciliare Saul e David.
GIONATA: E' uno dei figli di Saul. Grande amico di David, rispettoso della religione, ubbidirà sempre al padre tranne quando questo gli chiederà di compiere atti contrari alla sua morale. Anche il suo obiettivo è quello di far desistere il padre dall'odio contro David e riconciliare i due.
ABNER: È figlio di Ner. Generale dell'esercito d'Israele, braccio destro di Saul (è figlio del cugino), nutre un profondo odio per la casta sacerdotale e per David che ritiene essere lo strumento dei sacerdoti per guidare il potere politico. Data la sua posizione difficilmente può agire di persona, ma cerca di assecondare tutte le manie di persecuzione del re Saul. Il suo obiettivo è quello di eliminare dalla scena David ed i sacerdoti (anche fisicamente se necessario). Secondo me Abner è un personaggio negativo, non presentando nessun elemento positivo. E’ il consigliere di Saul. Egli pare voglia aiutare il re, invece intende soltanto agire sulla sua volontà per poter manipolarlo secondo i suoi scopi le sue intenzioni, cioè giungere al potere e cacciare l'odiato David. Abner riesce a realizzare i suoi obbiettivi per mezzo di atti di falsità e menzogna.

Tutta la tragedia si articola in 2 giorni, con le azioni che si sviluppano di notte, di giorno ed infine ancora di notte. Saul durante le tenebre opera delle riflessioni che lo portano ad un dissidio interiore, in cui le sue paure, quelle della vecchiaia, della morte, della perdita del potere, si manifestano ancora di più rispetto al giorno. La notte appare quindi come il momento più tragico per il vecchio re e come preludio alla sua morte liberatoria.

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