Mar Morto

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura

Voto:

2 (2)
Download:86
Data:16.01.2008
Numero di pagine:8
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
mar-morto_2.zip (Dimensione: 9.14 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_mar-morto.doc     36.5 Kb


Testo

SCHINZEL ERIKA CLASSE 2^D
ANALISI DEL LIBRO “MAR MORTO“ DI GEORGE AMADO
1.Esponi in 25 righe la trama del libro letto
Il libro “Mar Morto” è stato scritto nel 1936 da Gorge Amado, autore bahiano vissuto nel Novecento conosciuto soprattutto per il suo impegno sociale e politico. E’ ambientato a Bahia, città marittima brasiliana affacciata sull’Oceano Atlantico. Attraverso la vita di Guma, coraggioso marinaio mulatto, lo scrittore narra la condizione del popolo del mare e le vicende del porto.
La sua vita si intreccia con quella di altri personaggi che, anche se secondari, hanno un ruolo fondamentale nelle vicende. Il destino occupa un posto preminente: “Le donne del mare sono donne dall’uguale destino: attendere in una notte di tempesta la notizia della morte di un uomo”. ”Gli uomini del mare hanno soltanto una strada nella loro vita: la strada del mare. Entrano in questa, perché questo è il loro destino.” Tra uomini e mare c’è quindi un legame inscindibile, infatti “Il mare è incostante. E come lui è la vita degli uomini di saveiros” “Ciascuno ha qualcosa in fondo al mare:un figlio, un fratello, un braccio, un saveiro che ha fatto naufragio, una vela che il vento della tempesta si è portata via”.
La vita ha un valore diverso dal nostro, non ci appartiene, è breve e fuggente, per questo va vissuta appieno, con onore e rispetto. Infatti gli uomini del mare hanno un loro “codice d’onore”, la legge del porto. Chi non lo rispetta non merita di essere considerato.
La vita ha un ritmo diverso che è scandito dal ritorno dei saveiros, dai balli del porto ed è ricca solo di miseria. I bambini divengono uomini presto perché la vita non li aspetta e affrontano le perdita dei familiari nel mare; questa è la normalità. Ma tra questa povertà e crudeltà del fato c’è ancora qualcuno che aspetta un miracolo, qualcosa che cambierà in futuro il corso dei fatti: il miracolo è la lotta contro il destino, la forza di una giovane vedova di affrontare la realtà.
2. Delinea il profilo del protagonista e di un altro personaggio scelto tra quelli principali
GUMA
Il protagonista del romanzo è Guma, coraggioso ragazzo del porto di Bahia; mulatto chiaro, ridente, con lunghi capelli neri e occhi come fari che avevano il sapore della morte. Le sue mani avevano un grande taglio dovuto ad una lite dell’adolescenza ed erano sempre ferme sul timone. Aveva il corpo muscoloso, con il nome di Livia, sua sposa, e del Valente, la sua imbarcazione, tatuati sul braccio. Ricordava ben poche cose della sua infanzia, finita molto presto. Non era riuscito a viverla spensieratamente poiché aveva dovuto badare presto a molte cose. Aveva pochi ricordi anche della sua famiglia; rammentava di aver visto per la prima volta suo padre entrare in casa in una notte di tempesta dopo molti anni dalla sua nascita e di aver conosciuto sua madre solo dopo la morte di Frederico, suo padre. L’aveva vista e desiderata; non considerandola sua madre un momento. Dopo il loro primo incontro non ce ne furono altri e chiese a Janaìna, la Signora del Mare, una donna bella, buona e vergine per dimenticare l’immagine della madre perduta. Le grandi strade del mare lo attiravano e il vecchio Francisco, lo zio che lo aveva cresciuto, era la sua unica ancora che lo teneva saldato al porto. Molte erano state le sue imprese di coraggio: aveva rischiato più volte la vita per gli amici, passeggeri di navi in difficoltà e sconosciuti fermi al largo, incapaci di proseguire la navigazione. Grazie al suo eroismo divenne il prediletto di Janaìna, che mantenne la sua promessa facendogli incontrare e sposare, non senza peripezie, Livia. Erano una coppia felice ed avevano avuto un figlio. Purtroppo Guma non riuscì a vederlo crescere perché, come tutti i marinai coraggiosi, viaggiò per le terre di Aiocà con Janaìna. Questo è il destino degli uomini del porto: morire nel mare, inizio e fine di tutto.
DONA DULCE
Nella rozza casa dietro il porto utilizzata come scuola i bambini trascorrevano poco tempo della loro vita. Imparavano a leggere e scrivere, tornando poi al loro destino: la vita del mare. L’insegnamento era affidato a Dulce, religiosa ragazzetta venuta dalle magistrali. Era la sostituta di una zitellona isterica e voleva fare del suo corso la casa allegra dei bambini del porto. Tutti la chiamavano buona, era allegra, dolce, gentile e convinta che un giorno il suo vero amore sarebbe arrivato su di una nave nella sempre misteriosa notte del mare. ”Sognava un mare pieno di lindi saveiros, con marinai ben nutriti, che guadagnavano il dovuto, le spose con l’avvenire assicurato, i figli a scuola non solo per sei mesi ma per la sua intera durata”. Non comprendeva la vita del porto. I suoi alunni frequentavano poco la scuola e li perdeva di vista; quando li rivedeva non li riconosceva più, erano grossi uomini col petto scoperto e il volto bruciato, sempre timidi e in soggezione davanti alla buona Dulce. Inizialmente gioiva di essere chiamata “buona”, ma col tempo la miseria del porto aveva riempito i suoi occhi. Vedeva i suoi alunni morire nel mare, le tragedie del porto; Dulce si dedicava allora alla preghiera, aspettando un miracolo che avrebbe cambiato la vita del porto. Non si sentiva più degna del nome che portava perché non riusciva ad aiutare il popolo del mare. Si era stancata di sperare e non aveva più parole di conforto né di speranza; fin quando, con la morte di Guma, la sua sposa Livia affrontò con coraggio la vita, la morte, il mare e il suo destino. Il coraggio di cambiare era il miracolo che Dulce aveva tanto atteso, ciò che davvero poteva cambiare le sorti del popolo del mare.
3. Articola una trattazione sugli ambienti (interni ed esterni) che fanno da sfondo alle vicende più importanti.
Le vicende più importanti del racconto si svolgono fondamentalmente nel porto, nel mare e nella città. Il nero porto di Bahia, città delle sette porte affacciata sull’Atlantico, era debolmente illuminato da lampade elettriche ed era il punto d’incontro del popolo del mare, sempre animato da tristi canti nostalgici, racconti di avventure pericolose, sorsi di cachaça, scommesse e mercati popolari.
Il mare e la città sono ambienti opposti e lo comprendiamo in modo chiaro quando lo scrittore mette a confronto i due luoghi: “La città, più rumorosa, era però molto più quieta. Là c’erano belle donne, tante cose, cinema e teatri, bar e molta gente. Nel mare non c’era niente di tutto ciò. La musica del mare era triste e parlava di morte e amori perduti. Nella città tutto era chiaro e senza mistero come la luce delle lampade. Nel mare tutto era mistero come la luce delle stelle. Le strade della città erano molte e ben lastricate. Nel mare vi era una sola strada e oscillava, era pericolosa. Le strade della città erano già state conquistate da molto tempo. Quella del mare era conquistata giornalmente, partire era ogni volta andare all’avventura. E sulla terra non c’era Iemanjà, non ci sono le feste di donna Janaina, non c’è musica tanto triste”. La città è divisa in due zone: la parte alta, abitata principalmente dagli uomini della terra, ricca di negozi e divertimenti, e la parte bassa, patria di navigatori e pescatori. Esse sono collegate da ripide strade chiamate ladeiras e da un grande ascensore. I pochi ambienti chiusi presenti nel racconto coincidono con le case di Guma, Judith, Rufino, le case chiuse e il bar “Il faro delle Stelle”. Nel racconto non sono presenti descrizioni precise a riguardo, tuttavia possiamo immaginarli come luoghi poveri e consunti, privi di qualsiasi sfarzo e ricchezza; luoghi semplici, come semplice ed essenziale è la vita dei marinai.

4. Cogli ed esplicita l’intenzione comunicativa dell’autore
L’autore vuole farci conoscere attraverso il suo racconto la vita del porto di Bahia, le storie che lui stesso ha sentito nelle notti di luna allo scalo del mercato, nelle fiere e nei piccoli porti del golfo. Attraverso un flashback rivive la vita di Guma e di altri personaggi del porto, tutti legati dallo stesso destino. Amado ci mette di fronte ad una situazione di profonda sofferenza, quasi come fosse una prova. In quei paesi le perdite umane descritte nel libro avvengono giornalmente e noi soffriamo con i personaggi, proviamo le stesse loro emozioni. Così come nella vita reale, dopo aver superato la fase di dolore che la morte porta con sé, si torna a vivere più forti. Ogni perdita subita fortifica, questo possono saperlo solo coloro che hanno perso una persona a loro vicina. E’ anche un insegnamento per la vita, infatti fa capire che il coraggio di affrontare la realtà è il miracolo che può cambiare le sorti del tempo.
5. Presenta alcune tra le pagine più belle attraverso citazioni
A mio avviso una delle parti più belle del romanzo è stata la morte di Traìra, l’amico di Guma ferito durante una lotta. E’ straordinario il modo con cui noi, attraverso la descrizione delle visioni del moribondo, riusciamo a metterci nella sua posizione, in una condizione di oblio totale. “Nel suo delirio vedeva una nave enorme, un transatlantico, ancorato nel porto. Veniva a prenderlo per portarlo in fondo al mare, non era più una nave, era una nuvola nera di tempesta che ancorava nel porto. Una nuvola aveva gettato l’ancora nel porto. La tempesta era arrivata per portarsi via Traìra, che aveva ucciso un uomo. Dov’è la sua donna, dove sono le sue figlie per dirgli addio? Lui va sulla nave, lui va sulla nuvola. No, lui non ci va, perché sua moglie non è lì, lì non ci sono le sue figlie per dirgli addio. Traìra già a bordo della nave, già a bordo della nuvola, al centro della tempesta, parla ancora delle moglie, della famiglia, delle tre bambine: Marta, Margarida, Raquel.”Portato dal dottor Rodrigo per estrarre la pallottola che aveva nel petto si tentava un’operazione. A nulla servivano gli sforzi: erano arrivati troppo tardi per salvarlo. “Poi, calma, venne la morte. Ora Traìra non sarebbe più andato su una nave. …Vedeva le sue tre figlie attorno al letto, le tre figlie che lo svegliavano perché il mattino era avanzato (il sole invadeva la stanza) e bisognava uscire con la barca. Stese la mano, sorrise dolcemente (Rodrigo si torceva le mani), mormorò i nomi Marta, Margarina, Raquel, poi ancora Raquel e salì sulla sua barca. Salì sulla sua barca.”Anche la parte finale del racconto è molto suggestiva. Livia, ormai vedova di Guma, viene rappresentata come la personificazione di Janaìna, attraverso il coraggio e la forza affrontava la vita, la morte, il mare e il destino. Questo era il miracolo tanto atteso. “Uccelli marini volteggiavano intorno al saveiro, passavano accanto al capo di Livia. Lei va dritta e pensa che nel suo prossimo viaggio porterà con sé il figlio, il suo destino è il mare. La voce di Maria Clara rimane sospesa d’improvviso. Perché nell’alba che irrompe, un negro canta dominando il mare misterioso: Salve! Stella del mattino. Stella del mattino.Nel porto il vecchio Francisco scuote il capo. Una volta, quando lui fece quello che nessun mastro di saveiro avrebbe mai fatto, lui vide Iemanjà, la signora del mare. E non è lei che va ora in piedi sul Battello volante? Non è lei? E’ lei, si. Lì è Iemanjà che va. E il vecchio Francisco grida agli altri del porto:
Guardarono e videro. Anche Dona Dulce guardò dalla finestra della scuola. Vide una donna coraggiosa che lottava. La lotta era il suo miracolo. Cominciava a realizzarsi.”
Interessanti sono anche le credenze del popolo del mare e il modo di considerare le forze della natura. Ad esempio: “Il vento è il più terribile dei dominatori del porto. Increspa le acque, ama giocare coi saveiros, farli volteggiare nel mare, stroncando i polsi di quelli che stanno al timone.”, “Non c’è vento che possa resistere a una canzone, quando è bella”, “le parole di questa vecchia canzone dicono che sfortunata è la donna che va con un marinaio. Non avrà buona sorte, infelice destino è il suo.” Straordinari sono i riferimenti a Janaìna, che ha un ruolo fondamentale nel racconto. A lei si facevano offerte “Le donne gettano i regali, recitano le richieste…e restano a lungo con gli occhi fissi per vedere se affondano. Perché se galleggiano vuol dire che Iemanjà non ha accettato il regalo e allora la disgrazia cadrà su quella casa” ”E’ Iemanjà che viene a guardare la luna. Per questo gli uomini rimangono a spiare il mare argenteo nelle notti di luna. … I negri suonano le chitarre, le fisarmoniche, battono batique e cantano. E’ il regalo che essi fanno alla signora del mare. Altri fumano la pipa per illuminarle la strada, così Iemanjà ci vedrà meglio. Tutti l’amano e dimenticano persino le mogli quando i capelli della Madre-d’acqua si allargano sul mare” ”ascolta le preghiere delle mogli dei marinai, scatena le tempeste, sceglie gli uomini da portare con sé per il viaggio senza fine sul fondo del mare”.

6. Elabora un commento personale
Inizialmente il libro non aveva destato alcun interesse in me a causa dello stile con cui è stato scritto e del tema trattato. Proseguendo con la lettura ho compreso che in realtà le ripetizioni dei concetti in più punti del romanzo non sono casuali. Ogni riflessione presente ha un suo fine, ossia quello di rendere più efficace il messaggio e di farci meglio capire le scelte prese dai personaggi. Non essendo il primo libro analizzato sul Sudamerica avevo già un’idea di come dovessero essere le condizioni di vita di quei paesi, ma non avevo mai letto storie simili a questa. E’ stato utile leggere questo libro perché ho conosciuto una realtà diversa dalla mia, la vita dei marinai e credenze popolari interessanti e fantasiose.

Esempio