Landolfo Rufolo

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

NOVELLA A PAGINA 502 DI GIOVANNI BOCCACCIO
LANDOLFO RUFOLO
Riassunto
Landolfo Rufolo è un mercante di Ravello, una piccola cittadina sulla costa d’Amalfi. Benché ricchissimo, egli desidera raddoppiare i suoi averi, per questo motivo acquista una gran nave da mercanzia in cui carica varie merci da rivendere a Cipri. Arrivato a destinazione si accorge di non aver tenuto conto della concorrenza che lo obbliga a rivendere le sue mercanzie ad un prezzo estremamente basso, ritrovandosi in miseria. Essendo partito con lo scopo di raddoppiare la sua ricchezza, Landolfo, non può permettersi di tornare da poveraccio. Decide, allora, di vendere la sua nave per acquistarne una agile e veloce adatta alla pirateria. Incomincia a saccheggiare navi, soprattutto arabe, e nel giro di un anno arriva ad accumulare averi di gran lungo superiori alle sue aspettative iniziali. Soddisfatto del guadagno preferisce far ritorno a casa con la barchetta. Quand’è ormai nei pressi dell’arcipelago delle isole eoliche si scatena una tempesta alla quale l’imbarcazione non può resistere. Non gli resta che approdare su di un’isola ed aspettare che il vento si plachi. Da lì a poco trovano riparo nel medesimo luogo delle navi mercantili genovesi. I mercanti capiscono immediatamente chi è Landolfo e conoscono le sue ricchezze; passano, quindi, all’attacco dell’imbarcazione saccheggiandola e facendo prigioniero il comandante. Il dì seguente, il tempo migliora e le navi genovesi proseguono il loro viaggio, ma verso sera il mare grosso le sorprende nuovamente e l’imbarcazione, in cui era tenuto prigioniero Landolfo, urta violentemente un bassofondo. La nave affonda e il mercante riesce ad aggrapparsi ad una cassa. La mattina seguente si perviene al litorale dell’isola di Gurfo dove una giovane donna lo vede e lo trascina a riva. Accorta delle sue condizioni lo ospita in casa e lo rimette in sesto. Dopo qualche giorno Landolfo ha recuperato le forze e sta per partire per casa, ma la buona donna gli restituisce la cassa che lo ha salvato. Decide allora di aprirla e all’interno trova pietre preziose in gran quantità. Con molta cautela riparte per la via di casa. Arriva, costeggiando la costa sino a Trani dove incontra dei concittadini che per carità lo rivestono e gli donano un cavallo con il quale può far ritorno alla città natale. Tornato a Ravello esamina attentamente il contenuto di quella cassa e smerciando le pietre ne ricava una somma doppia al patrimonio iniziale. Manda una gran somma di denari alla donna che lo aveva aiutato dopo in naufragio e ai concittadini che lo avevano aiutato nel ritorno a casa. Con il resto dei valori vivrà per tutta la vita senza dover più lavorare.
Commento
La novella di Giovanni Boccaccio intitolata “Landolfo Rufolo” ha una morale, un significato molto chiaro: l’uomo con la propria abilità e astuzia può ben poco di fronte al caso. Landolfo ha, infatti, perso per due volte i suoi averi e per altre due volte ha recuperato un patrimonio doppio e, benché lotti in tutti i modi, è sempre la casualità che prevale sul risultato d’ogni azione. Egli sfida la fortuna, come ogni buon mercante dell’epoca, ed essa lo ricompensa, finalmente, aiutandolo. Da questo e da altri aneddoti, presenti nella novella, si possono percepire le origini da mercante di Boccaccio: in poche righe descrive minuziosamente, ma con molta semplicità, la situazione di Landolfo quando perde, per la prima volta, i suoi denari per colpa di una concorrenza spietata. Personalmente ho trovato la novella realmente molto simpatica e di mio gradimento, anche se in alcuni tratti ho faticato a comprendere con precisione il racconto poiché scritto in un italiano Medioevale. In generale però è comprensibile anche senza soffermarsi troppo.
Giovanni Boccaccio nacque quasi certamente a Certaldo, in Valdelsa, nel 1313, figlio illegittimo del mercante e cambiavalute Boccaccio di Chellino. Ricevette a Firenze i primi rudimenti del sapere, fu poi mandato dal padre ad apprendere l’arte della mercatura e inviato, in seguito, a Napoli a lavorare in casa di commercio. Odiava questo impiego e il padre gli promise studi, ma di carattere pratico e non poetico come piaceva a Giovanni. Si fece, allora, autodidatta e iniziò a studiare su testi poetici con grande interesse e approfondimento. Visse, a Napoli, una vita gaia e piena, con amori e delusioni di cui racconta nei suoi testi. Dal 1341 per una decina d’anni non si hanno informazioni precise sulla sua vita. Si sa che aveva comunque raggiunto un ruolo di prestigio fra i propri concittadini. Conobbe Petrarca di cui era ammiratore fin da giovane età e mantenne con lui una frequente e affettuosa corrispondenza per anni. Nel 1362 ricevette una profezia che lo dava vicinissimo alla morte e che poneva come rimedio all’eterna condanna lasciar gli studi poetici e profani: bruciò i suoi libri e si diete ad opere di devozione. Fu Petrarca che lo convinse che non v’era conflitto fra religione e poesia. Gli ultimi anni della sua vita passarono in povertà e malattia sino al 21 dicembre 1375 anno in cui morì a Certaldo.

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