L'abbigliamento

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Testo

Abbigliamento
Insieme di indumenti indossati dai popoli di tutte le culture, nei vari continenti, sin dall'epoca preistorica.
Fattori che determinano il tipo di abbigliamento
Il principale fattore che determina il tipo di abbigliamento in uso nei diversi periodi e nelle diverse parti del mondo è il clima. Altro elemento di grande importanza sono i dettami della moda, che influiscono sullo stile tanto quanto la disponibilità di materiali e le tecnologie, i costumi sessuali, la posizione sociale, le migrazioni e le usanze tradizionali o religiose.
Il clima
La funzione originaria dell'abbigliamento fu forse quella di proteggere il corpo dalle avversità del clima. Nei paesi caldi uomini e donne indossano gonnellini morbidi e drappeggiati e perizomi. In generale gli abitanti delle zone calde non portano mai più di due strati di vestiti. Al contrario, nei luoghi dove il clima è più rigido sono diffusi abiti aderenti e a più strati. Comune alle due tradizioni è tuttavia l'abitudine di ricorrere a mantelli per ripararsi dagli elementi.
In Occidente l'incontro tra questi due stili diede luogo a un'evoluzione complessa che non è ravvisabile nel resto del mondo.
La tradizione
Nell'antichità l'abbigliamento greco e romano fu accolto per secoli con grande favore in tutto il bacino mediterraneo. La tradizione mediorientale fu tuttavia quella che esercitò maggiore influenza sugli abiti occidentali.
Le migrazioni
Nel I millennio d.C., con il declino della potenza di Roma anche il tradizionale abbigliamento latino entrò in crisi e nel Medioevo lo stile greco-romano nell'Europa occidentale venne sostituito dagli abiti aderenti e cuciti tipici dell'Europa settentrionale e orientale, da cui partirono le ondate di migrazioni che attraversavano quanto ancora restava dell'impero romano d'Occidente.
L'integrazione di stili diversi in Occidente
Intorno al VI secolo d.C. gli spostamenti dei popoli europei giunsero al termine, segnando l'inizio del processo di integrazione culturale e di conseguenza l'uniformazione del gusto nell'abbigliamento. L'espansione musulmana nell'impero romano d'Oriente e nell'Europa del sud incise solo in parte sulla moda occidentale; maggiore impatto ebbero invece le crociate, che tra l'XI e il XII secolo fecero conoscere agli europei i nuovi tessuti provenienti dal Medio Oriente. Sugli abiti aristocratici e da cerimonia influirono infine l'abbigliamento sacro di origine romana e gli stretti legami con l'impero bizantino, dalle tendenze molto conservatrici.
Gli stili e le mode
Fino all'Ottocento il rispetto dei dettami della moda era prerogativa dei ceti aristocratici, mentre gli abiti delle classi popolari variavano molto più lentamente. Occorre inoltre ricordare che la storia dell'abbigliamento fu ricostruita in gran parte attraverso i ritratti di personaggi celebri, che ostentavano sempre gli indumenti più sfarzosi e raffinati. I cambiamenti radicali nella moda furono rari fino all'Ottocento, quando la rivoluzione industriale rese più semplice ed economica la produzione di tessuti e indumenti.
L'abbigliamento nell'antichità
I reperti ritrovati nel bacino mediterraneo dimostrano che il clima caldo di quella regione indusse le popolazioni locali a preferire capi d'abbigliamento leggeri, morbidi ed essenziali.
Egitto

Il modello di base dell'abbigliamento maschile nell'antico Egitto fu il kalasiris, un panno di lino drappeggiato sui fianchi, lungo fino alle ginocchia, fermato da una cintura annodata sul davanti e talvolta accompagnato da un mantellino che copriva le spalle. Le donne indossavano invece una tunica lunga e aderente, sorretta da cinture e bretelle che si incrociavano tra i seni o li nascondevano. Il materiale più usato per la fabbricazione del vestiario era il lino perché la lana, come tutte le fibre di origine animale, era considerata impura.
Creta
Si sa poco della moda della civiltà minoica; è tuttavia certo che gli indumenti femminili cretesi costituirono un esempio unico nel bacino del Mediterraneo. Le donne indossavano infatti vesti a campana guarnite da volants e accompagnate da corsetti scollati e copricapi a tiara o a tocco.
Mesopotamia
La tipologia fondamentale del vestiario in uso in Mesopotamia fu il kaunakès, una gonna frangiata adottata per la prima volta dai sumeri intorno al 3000 a.C. I vari modelli di questo capo di abbigliamento indicavano il rango sociale e alla decorazione a frange veniva attribuito un significato simbolico legato ai rituali della fertilità. Presso gli ebrei, gli assiri e i babilonesi entrarono in voga lunghe tuniche provviste di maniche, che venivano abbinate a mantelli. Tipicamente babilonese era un abito sacerdotale formato da un triangolo di tessuto e drappeggiato in modo tale che l'orlo sfrangiato si avvolgesse attorno al corpo in senso diagonale e ricordasse le rampe a spirale delle ziqqurat.
I medi e i persiani
I persiani indossavano abiti stretti e aderenti adatti ai climi freddi, calze, o una sorta di pantaloni, abbinati a una tunica aperta e fissata da una cintura. I medi amavano vesti lunghe e ampie, le cui maniche erano strette sulla spalla e si allargavano sull'orlo. I persiani furono i primi ad adottare capi d'abbigliamento color porpora per i sacerdoti.
I greci e i romani
Le tre tipologie di base del vestiario greco, noto per la sua semplicità, furono il chitone, la clamide e il peplo. Il chitone era una stoffa chiusa sulle spalle, disponibile in versioni corte, adottate dagli uomini, e in modelli più lunghi, preferiti dalle donne e dai personaggi di rango elevato. La clamide era una sopravveste ricavata da un panno rettangolare tagliato a semicerchio su uno dei lati corti e trattenuto da un fermaglio sul petto o su una delle spalle.
Esistevano altri due tipi di mantelli: l'himátion, un panno di lana, e il peplo, chiuso da fibule sulle spalle, aperto sul fianco destro, lungo fino alle caviglie e stretto sotto il petto da una cintura; la tradizione voleva che durante le feste panatenaiche le donne ateniesi offrissero un peplo giallo ricamato ad Atena Poliade, la patrona della città.
Gli indumenti tipici del mondo romano furono la tunica e la toga. Questa era formata da un semicerchio di stoffa appoggiato sulla spalla sinistra, lungo sino alla caviglia e disposto attorno alla persona in modo da lasciare libero il braccio destro. Era un capo d'abbigliamento destinato solo ai cittadini romani e vietato agli schiavi e ai liberti. La tunica sopravvisse in varie forme e si arricchì di ornamenti. La stola era una seconda tunica senza maniche indossata dalle matrone sopra la tunica, riccamente decorata e a sua volta coperta da un ampio mantello in lana detto palla.
I romani ereditarono le calze dalle tribù nordeuropee di cui conquistarono i territori e in tutto l'impero (a eccezione di Roma, dove l'uso delle calze era vietato dalla legge) si diffuse l'abitudine di indossarle nei periodi più rigidi dell'anno o come parte dell'abbigliamento militare. Nello stesso modo furono introdotti anche i primi esempi di calzoni.
L'antica India
Da sempre l'abbigliamento indiano presenta uno stretto legame con la suddivisione sociale in caste. Un tratto comune a tutti i ceti è tuttavia rappresentato dal perizoma maschile o dhoti e dal sari femminile, la cui esistenza è testimoniata dalle sculture sin dal II secolo a.C..
Altro elemento tipico dello stile indiano furono il turbante per gli uomini, lunghi scialli e ricchi gioielli per le donne. Tali forme rimasero in voga fino alle conquiste islamiche del XII secolo d.C. Il turbante è tuttora uno dei segni distintivi dei sikh.
L'antica Cina

La seta fu impiegata in Cina sin dal XXVII secolo a.C. e il monopolio della sua produzione rimase quasi esclusivamente in mano ai cinesi per interi millenni. Il tessuto era adatto alle estati umide dell'Asia orientale e poteva essere usato insieme alla pelliccia come imbottitura per i mesi invernali. Le più antiche raffigurazioni di indumenti cinesi appartengono al periodo della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.) e rappresentano vesti dalle maniche ampie, strette in vita e lunghe fino ai piedi. L'abbigliamento cinese tradizionale servì per indicare il rango all'interno della burocrazia statale, mediante colori e motivi diversi, a partire dal VII secolo, durante il regno della dinastia Tang. I funzionari portavano cappelli neri dalle lunghe tese per indicare la loro posizione e dopo il 1391 la dinastia Ming ideò i distintivi con cui i mandarini potevano indicare il loro rango all'interno della rigida gerarchia di corte. A quel tempo il guardaroba femminile consisteva in genere di gonne a pieghe e giacche lunghe.
Sotto i dominatori mancesi, che fondarono la dinastia Ching nel 1644, furono adottate lunghe vesti (chaofu) con maniche lunghe imbottite di pelliccia e vesti più semplici dalle maniche ampie (jifu). L'abito standard che uomini e donne di tutti i ceti portavano nella vita quotidiana era una lunga veste detta changfu e benché il guardaroba femminile conservasse alcuni tratti della moda Ming, le donne cominciarono a scegliere abiti senza vita e dal collo alto.
Negli anni Venti del Novecento apparve il cheongsam, il capo d'abbigliamento più caratteristico dell'attuale moda cinese, nato come un compromesso tra gli stili tradizionali e l'influenza occidentale. Dopo la presa di potere da parte dei comunisti nel 1949 ai cinesi fu imposto uno stile contadino molto semplice. L'attuale moda cinese si ispira agli abiti occidentali e giapponesi.
L'antico Giappone

Conosciamo le antiche fogge degli abiti giapponesi grazie alle statuette funerarie in argilla dette haniwa, appartenenti al III secolo d.C. Questi reperti indossano, per entrambi i sessi, giacche svasate cui si aggiungono calzoni ampi (hakama) per gli uomini e gonne a pieghe per le donne. L'aristocrazia adottò gli abiti di corte cinesi nell'epoca Nara (710-794). Nacque così il kimono, che continuò la tradizione degli abiti femminili cinesi della dinastia Tang. I vestiti dei nobili si svilupparono nell'epoca Heian (794-1185), quando entrarono in voga costumi a più strati con ampie giacche lunghe fino ai fianchi. Le calzature di tutte le classi erano rappresentate da sandali o zoccoli in legno.
Nel corso dei secoli, il kimono con le maniche corte (kosode) allacciato da una cintura in stoffa (obi) e spesso coperto da un secondo kimono, arricchito di un vistoso fiocco sulla schiena, divenne l'abito femminile tipico. Dopo la restaurazione di Meiji del 1868 il Giappone fu il primo paese asiatico ad adottare in via ufficiale gli abiti occidentali, soprattutto per le cerimonie militari e di corte. Sebbene si cerchino tuttora dei compromessi con la tradizione, il Giappone è uno dei maggiori creatori di moda in stile europeo e impone le proprie idee a tutta l'Asia orientale.
L'abbigliamento occidentale
Nella storia dell'abbigliamento il passaggio dal periodo classico al periodo medievale fu piuttosto lento. L'impero bizantino continuò infatti a esistere per altri mille anni dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, e la tunica rimase l'indumento base per uomini e donne delle classi sociali più abbienti, con una continuità di stili testimoniata da numerose opere di pittura e mosaici. In Occidente le invasioni provenienti dal Nord diffusero calzoni, tuniche aderenti e cappucci, ma solo tre secoli più tardi si sviluppò uno stile occidentale vero e proprio, derivato dall'incontro tra i modelli romani e le forme nordeuropee.
Bisanzio
Benché la corte imperiale di Bisanzio fosse l'erede politica e culturale dell'impero romano, il gusto orientale per lo sfarzo determinò notevoli cambiamenti nei costumi. Pur ispirandosi agli abiti greco-romani, i capi d'abbigliamento divennero più rigidi dando un senso di maestosità e imponenza. Si usavano tessuti dai ricami elaborati, anche a rilievo. Le stoffe più diffuse rimasero il lino e la lana, anche se tra i nobili si affermò la seta. Gli abiti di corte subirono l'influsso orientale, testimoniato dalla presenza di mantelli semicircolari fissati sulla spalla destra, dall'introduzione del caftano mediorientale e della veste assira con maniche lunghe.
Alto Medioevo
Le prime invasioni teutoniche determinarono l'introduzione dei calzoni nei territori dell'impero romano. Si ritiene che le invasioni successive abbiano apportato notevoli modifiche al costume del tempo, ma non esistono documentazioni a riguardo.
Dopo che i carolingi imposero il proprio potere in gran parte dell'Europa e dopo l'incoronazione di Carlo Magno a imperatore del Sacro romano impero nell'800 d.C., in tutto l'impero si diffuse uno stile piuttosto uniforme. Carlo Magno nella vita quotidiana indossava una veste, sopra la quale portava una tunica con orlo in seta colorata, e brache o calzoni legati al ginocchio. Il tutto era completato da un berretto rotondo in tela e da un manto semicircolare, bordato di pelliccia in inverno e fissato sopra la spalla. Le pitture dell'epoca rappresentano altri regnanti europei vestiti in modo analogo. Le dame di corte usavano invece una lunga tunica che copriva anche il capo, sormontata da un'altra tunica drappeggiata in vita o ai fianchi da una cintura.
Questi indumenti rimasero una caratteristica costante del guardaroba aristocratico per tutto il Medioevo e tra le classi popolari sopravvissero con minime alterazioni fino al Trecento. L'avvenimento che per la storia dell'abbigliamento rappresentò la linea di demarcazione tra l'alto Medioevo e il periodo romanico fu la prima crociata.
Basso Medioevo: romanico e gotico
Con le crociate, l'Europa conobbe nuovi tessuti quali la mussola, la seta intessuta d'oro, i veli, il fustagno e il velluto. Allo stesso tempo si assistette a una sempre maggiore diversificazione tra abbigliamento maschile e femminile.
Abiti maschili

Gli uomini indossavano brache corte accompagnate da calze aderenti. Nel Medioevo le calze erano ricavate da pezze di lino o lana tagliate in modo da aderire al corpo. Nel XII secolo la lunghezza delle calze raggiunse la coscia in modo da coprire le brache. Fino alla fine del Duecento gli abiti maschili subirono numerose variazioni nella lunghezza, nella larghezza e nella decorazione e spesso vennero adottati nomi diversi per gli stessi capi. Una delle novità più significative fu la trasformazione del cappuccio in un indumento a sé stante, che col tempo diede vita al cappello.
Nel Trecento la tunica maschile divenne più stretta e più corta trasformandosi nel farsetto, un giubbetto con o senza maniche, perlopiù imbottito d'ovatta, i cui derivati moderni sono il panciotto e il gilet.
Abiti femminili
La moda femminile apprezzò modelli orientali quali la cotta, confezionata con tessuti preziosi e chiusa da file di bottoni o magliette d'argento in cui si passavano nastri. Le maniche, di tinte diverse dalla veste, erano talvolta provviste di tagli da cui la camicia usciva a piccoli sbuffi.
Fino al XV secolo gli indumenti femminili ebbero forme meno originali di quelli maschili e furono caratterizzati da modelli aderenti, con le gonne lunghe, ampie e le maniche strette. Verso l'inizio del secolo si affermarono i soggoli, copricapi femminili composti da una benda di lino avvolta intorno alla testa e al mento, con un cerchio di lino inamidato sulla fronte. Nel XV secolo si scoprirono nuove tecniche di tessitura e furono introdotte molte nuove stoffe, che diedero il via alla produzione ricca e complessa del Rinascimento.
Abiti rinascimentali

La moda rinascimentale si sviluppò in Italia e si diffuse nel resto del continente dopo l'invasione della penisola da parte di Carlo VIII di Francia nel 1494. La tipologia di base furono le tuniche scollate e le camicie. Nel Cinquecento i vestiti divennero invece più elaborati: l'Europa fu travolta dalla moda degli spacchi, nata probabilmente nella Germania meridionale e rimasta in voga fino al XVII secolo. Nella stoffa esterna dei costumi venivano praticati tagli da cui si lasciava fuoriuscire il tessuto della fodera per creare un contrasto decorativo.
La maggiore prerogativa del periodo fu forse l'uso di camicie in lino da parte di entrambi i sessi. Poiché veniva spesso lasciato scoperto, questo capo di abbigliamento si arricchì ben presto di ornamenti quali trine e bordi in pizzo, che in meno di cinquant'anni si trasformarono nelle gorgiere alte e inamidate, rimaste di moda fino all'inizio del XVIII secolo. Le versioni morbide e rigide di tali colletti ispirarono poi lo jabot e più tardi il fazzoletto da collo e la cravatta.
Gli abiti persero parte della loro rigidità solo dopo l'avvento dei busti con ossa di balena al posto delle stecche di metallo, ma divennero ancora più scomodi in seguito all'abitudine di gonfiare le gonne con l'aiuto di sostegni.
Il Seicento

Durante il Seicento nella moda comparve un concetto del tutto nuovo: la stravaganza. Ora l'abito doveva stupire e meravigliare, seguendo l'esempio delle costruzioni barocche della seconda metà del secolo. Per le donne rimasero in voga il corsetto a punta, la gorgiera e la gonna fino a terra, cui se ne sovrapponeva una seconda, sostenuta e allargata da una struttura in vimini e ferro detta guardinfante. Più tardi si impose il mantò, abito largo sui fianchi, dotato di strascico e aperto sul davanti per lasciare scoperta la veste sottostante.
Nell'abbigliamento maschile comparve la casacca, indumento dalla linea ampia e diritta, largo sui fianchi e svasato in basso, a volte stretto in vita da una cintura. Altra componente dell'abbigliamento maschile fu il giustacuore, giacca attillata e preziosa, caratterizzata da una lunga abbottonatura con alamari e applicazioni di passamaneria. Da questa derivarono prima la giacca da cavallerizzo e in seguito il moderno giubbotto. Entro il 1680, dunque, esistevano già tutti gli elementi all'origine della moda maschile moderna, fatta eccezione per i pantaloni, che non avevano ancora sostituito le brache.
Le parrucche maschili potevano essere di grandi o piccole dimensioni, semplici o molto elaborate e accompagnarono gli uomini in ogni occasione importante fino alla rivoluzione francese. Da allora rimasero in uso durante le cerimonie di corte per altri trent'anni e si possono ancora vedere nei moderni tribunali britannici.
Il Settecento
Il Settecento fu un secolo di colori chiari e tessuti leggeri. Rimasero in voga i corsetti, che però si alleggerirono grazie all'uso di sete colorate e divennero la base dell'abbigliamento femminile elegante poiché gli abiti venivano indossati direttamente sopra il busto. Le gonne, sostenute dal panier in tela cerata e stecche di balena, acquisirono una forma tondeggiante e talvolta si allargarono tanto da rendere necessaria l'applicazione di due cuscini sui fianchi in modo da appoggiarvi le braccia. Molto curiosa la passione femminile per i nei finti, che riscossero grande successo a Venezia e Milano. In taffetà nero, avevano varie forme e creavano un piacevole contrasto con la carnagione chiara. Nell'ambito maschile si registrò la comparsa di pantaloni aderenti (detti culottes) che terminavano sotto il ginocchio e di gilet in seta multicolore completati da pizzi leggeri al posto delle vecchie gorgiere.
Se per quasi tutto il Settecento fu la Francia a dettare all'Europa le regole nell'abbigliamento e nella moda, verso la fine del secolo si impose il gusto inglese. Gli indumenti acquistarono una nuova semplicità perdendo gli ornamenti e i volumi dei decenni passati.
Sulla scia della rivoluzione francese due importanti cambiamenti investirono i costumi dell'epoca: tra gli uomini si diffuse la preferenza per i pantaloni lunghi, fino ad allora indossati dai ceti sociali meno abbienti, e le donne riscoprirono lo stile classico dell'abbigliamento greco-romano. Sotto la spinta dello stile Direttorio e del neoclassicismo sorse un rinnovato interesse per le linee sciolte e diritte, i punti vita alti, i decolleté profondi e le maniche corte o a sbuffo.
L'Ottocento

La moda dell'Ottocento fu discreta e austera, ma allo stesso tempo elegante e raffinata. Se fino al 1820 ca. le signore continuarono a subire l'influsso neoclassico, a partire dalla metà del secolo vi fu un ritorno all'abbigliamento ricercato. Ritornò la gonna ampia e rigida, detta crinolina perché la sottogonna di sostegno era imbottita di crine, e si accrebbe l'importanza di tessuti quali il raso, la seta, il taffetà e il tulle. Fondamentali divennero anche gli accessori, soprattutto i guanti e il cappello, senza i quali le dame non uscivano mai di casa.
I vestiti maschili si orientarono invece verso una sempre maggiore semplicità e attribuirono grande valore a dettagli quali la cravatta e il bastone. L'Ottocento vide infine la prima definizione degli abiti infantili con lo sviluppo dell'uniforme dei collegi inglesi e del modello "alla marinara".
Il Novecento
I primi anni del Novecento lasciarono i vestiti maschili quasi invariati e arricchirono il guardaroba femminile di completi con gonne alle caviglie.
La prima guerra mondiale determinò tuttavia una vera e propria rivoluzione nella storia del costume: dovendo ora svolgere ruoli che in passato erano sempre stati prerogativa maschile, le donne imposero abiti pratici e funzionali. Le gonne cominciarono ad accorciarsi, le camicie acquisirono colli liberi e maniche comode e le scarpe si fecero leggere e dai tacchi bassi. Per la prima volta le signore portarono i capelli corti e indossarono i pantaloni. Con il secondo dopoguerra si affermò progressivamente lo stile casual, molto più comodo e informale, improntato alla funzionalità dell'abbigliamento sportivo, in cui primeggiavano le stoffe morbide come il jersey e trionfava definitivamente il jeans, resistentissimo tessuto di cotone impiegato originariamente da marinai e operai.
L'abbigliamento nel resto del mondo

Al di fuori del mondo occidentale i vestiti mantengono ancora stretti legami con le forme tradizionali e le variazioni rispetto a queste ultime si devono perlopiù a migrazioni e conquiste territoriali. In molti casi in cui le tradizioni locali vennero a scontrarsi con le regole europee, gli abiti del passato finirono per scomparire, come accadde ad esempio con i costumi precolombiani dell'America centrale e meridionale. In Africa, nel Medio Oriente e nell'Asia sudorientale sono tuttavia ravvisabili ancor oggi gli elementi della moda tradizionale ed è facile riconoscere anche l'influenza dell'occupazione musulmana.
Africa

I vestiti africani tradizionali appartengono più alla categoria dell'abbigliamento a drappeggio che a quella dell'abbigliamento attillato e tale preferenza è dovuta soprattutto a fattori climatici. Le tipologie variano dal semplice perizoma alla tunica molto elaborata, talvolta sormontata da una sopravveste drappeggiata o da un indumento simile al caftano.
India

L'impero Moghul ebbe sulla moda indiana un impatto molto maggiore rispetto al gusto occidentale importato dall'espansione coloniale britannica. Benché nell'antichità le donne preferissero indossare calzoni, camicie lunghe e giacche corte, più tardi entrarono in voga le gonne portate sotto il sari e abbinate a camicie corte e attillate, un'abitudine diffusa ancora oggi.

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