Il Tassocommento del canto III

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Testo

COMPITO IN CLASSE
1)introduzione
Nella GL, opera del tardo ‘500, il Tasso esprime con molta intensità e struggimento d’animo i motivi più profondi della sua epoca: quelle contraddizioni insolubili e quella religiosità sofferente e pensosa tipiche del periodo di passaggio dal Rinascimento al Manierismo.
Caratteristiche salienti del poema sono, a livello stilistico, il lirismo e, a livello ideologico, il contrasto tra i valori delle due diverse correnti di pensiero.
2)lirismo
La Gerusalemme Liberata è un’opera lirica in quanto analizza il piano introspettivo e sono proprio le vicende personali degli eroi e delle eroine ad occupare di più la fantasia del poeta. Queste pagine appaiono profondamente scavate e penetrate nella psicologia umana che il Tasso sente e descrive triste e dolorosa.
Il cuore del poeta palpita e partecipa assai di più al racconto delle pene dei suoi personaggi che alla narrazione delle grandi gesta.
Si può distinguere nel poema una parte strutturale (la guerra Santa), che costituisce l’argomento programmatico, e una parte intima (gli affetti individuali), vissuta con struggente intensità dall’autore perché riferita a elementi personali e autobiografici. Pertanto, a ben considerare, il Tasso non è un poeta epico ma un poeta lirico che tratta un argomento epico. Esclusivamente epico e oggettivo è l’Orlando Furioso per il sereno distacco e l’atteggiamento estroverso con cui l’Ariosto tratta la sua materia. Infatti vi è un distaccamento da questa ottenuto per mezzo di un abbassamento prodotto dall’utilizzo dell’ironia. Si può quindi definire lirica la GL poiché il poeta non è più il signore e il sereno artefice del proprio mondo ma rivive e patisce sentimentalmente la passione dei propri personaggi.
Il lirismo del Tasso è ben evidente fin dal Proemio, in cui viene mostrato che il “cantare è più importante che la materia del canto”.
Nella protasi troviamo poi l’accostamento tra oggettivismo e soggettivismo, amplificato ed evidenziato dalle antitesi presenti nel testo (“….Inferno/Ciel…,….Arme pietose/ Popol misto…., ….Capitano/Compagni erranti…, …..oprò/soffrì…..”).
Il momento lirico è ben evidente anche nel canto III° in cui viene analizzato il pathos che caratterizza l’arrivo dei crociati a Gerusalemme.
La forte introspezione psicologica e l’approfondita descrizione degli stati d’animo di entrambe le parti in lotta avvicinano Tasso a Virgilio in quanto, allo stesso modo dello scrittore dell’Eneide, questo esprime i sentimenti delle proprie creature come se vi partecipasse in prima persona e il momento soggettivo prevale su quello oggettivo.
Per cogliere l’empatia è importante la figura dell’anafora della 3° ottava giustapposta ad un climax ascendente “….ecco apparir Gierusalem si vede, ecco additar Gierusalem si scorge, ecco da mille voci unitamente Gierusalem salutar si sente….”.
Il tutto è potenziato dal diverso punto di vista che vede lo stato d’animo dei cristiani combattuto tra gioia e afflizione (….ali ha ciascuno al core ed ali al piede…osano apena d’innalzar la vista…rotti singulti e flebili sospiri….) e quello dei pagani allarmato per l’arrivo ormai imminente dei nemici.
3)amore
Il carattere autobiografico della GL si riflette, oltre che nell’utilizzo del lirismo, anche nel tema che domina tutto il romanzo: l’amore.
Questo si riveste di un velo dolente in cui ad emergere è il peso della debolezza umana e il contrasto tra dovere e passione.
Tale contrasto è giocato sulle figure di tre personaggi, in una catena che pare non aver fine: Erminia è innamorata, ma non corrisposta, di Tancredi, e questo è nella stessa condizione nei confronti di Clorinda.
L’amore è quindi vissuto in maniera altamente drammatica, in una situazione di sofferenza per cui nessuno è felice e corrisposto, ma ognuno lotta contro se stesso. Un ulteriore accrescimento del conflitto consiste poi nel fatto che , mentre Tancredi è cristiano, le due ragazze sono pagane.
Erminia è la fanciulla più inquieta e malinconica del poeta. A lei Tancredi ha ucciso in guerra i familiari, a lei ha tolto la città ed il regno, ma ella è innamorata del guerriero; e vedendolo dall’alto della torre avverte nel cuore un palpito di commozione. Dovrebbe odiarlo, invece lo ama. Ma le parole dell’odio e dell’amore sono le stesse, esposte con l’artificio retorico dell’enjambement con cui ella può dare sfogo al suo affetto senza che il re comprenda ciò che si nasconde nel suo animo.
(“…..egli è il prece Tancredi: oh prigioniero
Mio fosse un giorno!………
……..vivo vorrei perché in me desse al fero
Desio dolce vendetta alcun conforto….”).
La situazione è poeticissima, di una complessità ed intensità psicologica che nell’Ariosto non era immaginabile. E l’amore (conforme al sentire del Tasso) si manifesta come peccato, come colpa, sofferenza e struggimento interiore.
La seconda parte del canto è incentrata invece sullo scontro tra Tancredi e Clorinda. Tancredi è valoroso ed eroico guerriero, ma perduto e affascinato dietro gli occhi di una nemica pagana, Clorinda. Innanzi a lei egli si sofferma nel poema mobile come pietra, oppure arretra, preso da attonita stupefazione d’animo. Anche questa passione tempestosa, che rende incapaci di reagire e allontana dal dovere, è ben tipica della poesia del Tasso. Il suo dramma è ben connotato delle antitesi presenti nel testo (“……percosso/ non ripercuote… ..l’assale/ s’arretra….pauroso/ audace….”).
Vediamo poi come ogni personaggio sia chiuso nella sua solitudine e si trovi in una condizione di incomunicabilità che lo allontana sempre di più dalla persona amata.
4)contrasto ideologico
Il Tasso esprime con intensità questa sua concezione dell’amore, caratterizzata da incomunicabilità e contrasto interiore. E il suo dramma consiste proprio nel vivere con intensità sia i moduli rinascimentali sia quelli repressivi sorti con la Controriforma.
Vorrebbe infatti creare, da una parte, una poesia morale e decorosa e, dall’altra, un’arte libera che canti l’amore e celebri una vita all’insegna della felicità.
Quindi la psicologia del Tasso è caratterizzata da sentimenti contrastanti di attrazione e repulsione, come commenta il Getto, nei confronti di istituzioni quali la Corte, l’Accademia e la Chiesa in quanto sente contemporaneamente il bisogno di adattarsi a certe regole ma anche di evitarle.
E sono proprio i temi della pazzia e del viaggio a connotare il suo stato di profonda inquietudine.
Fondamentale per comprendere questo modulo è indubbiamente l’analisi interpretativa de “La Gerusalemme liberata” del giovane italianista, Sergio Zatti.
Questo critico commenta in maniera figurale quello che è lo scontro tra Pagani e Cristiani, che potrebbe rappresentare rispettivamente i valori delle due correnti letterarie. Nel poema la lotta per la conquista di Gerusalemme metterebbe in scena lo scontro fra due ideali diversi: il mondo pagano pervaso da un umanesimo laico e materialista, e quello cristiano della nuova cultura della Controriforma.
Il contrasto fra i valori Rinascimentali e controriformistici si esplica a tre livelli: troviamo la lotta tra Dio e Satana, proprio per evidenziare il fatto che le due ideologie sono inconciliabili e si escludono a vicenda, tra Pagani e Cristiani, e tra Goffredo ed i compagni, di cui egli è guida spirituale.
Questa tripartizione indica il ritorno alla religiosità medioevale e una repressione dell’individuo per ottenerlo. Sappiamo, infatti, che il periodo della Riforma religiosa è un intervallo di tempo in cui si cerca di riportare l’uomo a delle norme morali e religiose che Umanesimo e Rinascimento avevano perso. Viene così ridimensionata la figura dell’essere umano come fabbro del proprio destino e si ritorna ad un concetto di individuo sottoposto alla volontà divina e dipendente dal caso e dalla Fortuna.
A questo proposito abbiamo il processo di riduzione dal vario all’uno che esplica la condanna degli angeli ribelli alla legge divina, la sconfitta storica degli infedeli e la subordinazione politica da intendersi come scala gerarchica dei compagni erranti, cioè fuorviati moralmente.
Analizzando il I° e il III° canto cogliamo infine il tema dell’errare. Il vagare nel Tasso può essere inteso non tanto in senso spaziale, come accadeva per Ariosto, dove secondo la tradizione cavalleresca, aveva il significato di girovagare alla ricerca di avventure, ma più decisamente in senso religioso. Infatti l’errare, nel senso di allontanarsi dal posto in cui avviene la battaglia e soprattutto il distaccarsi da quelli che sono i propri doveri è visto dal Tasso come una deviazione morale che porta alla colpa (“…..compagni erranti…..peregrino errante…..”).
5)stile
Il contrasto caratteristico del Tasso è ben evidente anche grazie alla struttura adottata per la stesura del suo poema.
Trovandosi di fronte ad un bivio, da una parte l’unità dell’Ariosto, e dall’altra la varietà di Aristotele e, volendo conciliare i due predecessori, Tasso elabora un poema che ruota intorno ad una vicenda principale, la liberazione di Gerusalemme, dalla quale partono diversi episodi.
Abbiamo così una struttura a “lisca di pesce”, contrapposta a quella circolare utilizzata dall’Ariosto e mediatrice di questo e della concezione dell’antico filosofo dell’Accademia.
Anche nello stile della GL si possono ben distinguere nel Tasso due diverse tendenze che dopo di lui dettero origine a due filoni diversi della nostra letteratura. Da una parte sono il senso del magnifico e del grave, l’aspirazione a uno stile « eroico », che dia luogo ad un verso solenne, con un lessico scelto e aulico (“…..già l’aura messaggera erasi desta a nunziar che se ne vien l’aurora; che intanto s’adorna, e l’aura testa di rose colte in paradiso infiora……ali ha ciascun al core e al piede……”); dall’altra parte invece, c’è un tono lirico sospiroso, musicale, da un lessico sentimentale e, nello stesso tempo, teso (“…..rotti singulti e flebili sospiri…..ognun se stesso accusa…pianger ben merti ognor, s’ora non piangi….”). Risultato ne è uno stile in cui grave e patetico, eroico e pastorale, solenne e commosso, si alternano e si intrecciano in ogni passo, proprio in seguito dell’architettura barocca.

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