Il romanzo nell'800

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Testo

Il Romanzo nell'Ottocento
Nell' Ottocento il romanzo è il genere letterario più seguito e diffuso
in tutta Europa,anche nei Paesi,come l' Italia,in cui ha tardato ad affermarsi.
La vita dei sentimenti, delle passioni, delle idee e l' analisi dei
comportamenti morali continuano ad essere centrali nella produzione di
tutto il secolo nelle forme già definite nel Settecento.
Si affermano però sottogeneri nuovi come il romanzo storico, il romanzo
sociale, il romanzo d'appendice. Anche nel romanzo storico e nel
romanzo sociale l'analisi psicologica ha comunque sempre una parte di
rilievo: così in Manzoni, Stendhal, Balzac, Hugo, Dickens, Tolstoj, per
citare solo alcuni dei maggiori romanzieri del secolo.
Nei primi decenni dell' Ottocento il romanzo in voga è quello storico,
di cui l' inglese Walter Scott ha diffuso il gusto in tutta Europa.Già
in precedenza c' erano stati romanzi che avevano per protagonisti
personaggi storici (per esempio La principessa di Clevès di Madame de La
Fayette del 1678, ambientato nella corte dei Valois) o le cui vicende si
svolgevano su uno sfondo storico, come con quello vagamente medievale
dei romanzi "gotici", o che si proponevano come documenti storici
simulati ( per esempio il Diario dell' anno della peste di Daniel De
Foe). Ma Walter Scott è il primo romanziere che consideri la storia non
come semplice sfondo o scenario pittoresco bensì come elemento
essenziale nel determinare gli atteggiamenti e le scelte dei
protagonisti e perciò come protagonista essa stessa.
Il Medioevo, punto d'origine delle singole fisionomie nazionali, è il
periodo storico a cui si rivolgono con particolare interesse gli
scrittori del tempo con rievocazioni però spesso più improntate
all'amore per il pittoresco che all' approfondimento storico.
Ben più rigorosa è la ricostruzione storica di Alessandro Manzoni che,
pur partito dai modelli offerti da Walter Scott, pone su tutt' altre
basi il rapporto tra invenzione letteraria e realtà storica,
accompagnando la stesura dei Promessi Sposi a un lavoro approfondito di
ricerca e di documentazione.
Per i romantici la ricostruzione della storia passata, la
rappresentazione di episodi decisivi della storia nazionale sono utili
alla comprensione del presente.
Con questo intento scrittori quali Francesco Domenico Guerrazzi, Massimo
D' Azeglio, Cesare Cantù rievocano nei loro romanzi storico-patriottici
le lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra i Comuni e l'Impero, le congiure
anti-tiranniche, gli episodi di resistenza contro gli invasori
stranieri.Ai fatti storici realmente accaduti si intrecciano avventure
immaginarie e vicende melodrammatiche. E fu proprio la presenza di
questi elementi a determinare il successo commerciale del genere che,
nell' Italia ottocentesca, costituì il primo esempio di letteratura
popolare moderna.
Una polemica esplicita contro il facile gusto del pittoresco a cui
inclinavano i romanzi del tempo, non solo in Italia fu condotta da
Stendhal.Il suo romanzo La Certosa di Parma (1839) rappresenta un
momento decisivo nella crisi e nel rinnovamento del sottogenere "romanzo
storico".
Questo romanzo apre la strada a tutta una serie di opere narrative che,
pur non rientrando completamente nel sottogenere "romanzo storico",
rappresentano il presente o un passato molto recente come storia.
Anche il romanzo di Ippolito Nievo, Le confessioni di un Italiano (1858)
si colloca su una linea di rinnovamento-superamento del romanzo storico.
Nel romanzo di Nievo la forma autobiografica, e quella dell' "educazione
esemplare" del protagonista divengono interpretazione della storia e
della coscienza nazionale, come dichiarato dall' autore.
Ma probabilmente proprio a causa della loro novità le opere di Stendhal
e di Nievo incontrarono poco favore del pubblico del tempo.
La stagione del romanzo storico "classico", alla Scott, fu breve: nel
giro di pochi decenni, il romanzo tornò a soffermarsi sul presente,
rappresentando la società borghese contemporanea, o assunse la
fisionomia del romanzo sociale o ebbe una dominante funzione politica o
abbandonò qualsiasi autentico impegno storico.
Nell' Ottocento un canale importante per la diffusione delle opere
narrative fu la stampa quotidiana: molti scrittori, anche di alto
livello, pubblicavano i loro racconti e romanzi su giornali, prima di
raccoglierli in volume. Si costituisce anche un sottogenere di romanzo
"popolare", che viene pubblicato a dispense o a puntate sul quotidiano.
Il romanzo popolare ha caratteristiche del tutto particolari: la
pubblicazione a puntate e l' amplissimo pubblico a cui era destinato
imponevano regole precise come, innanzi tutto, la creazione di un clima
di suspense tra un episodio e l'altro che suscitasse nel lettore il
desiderio di conoscere il seguito della storia. Particolarmente in
Francia il fenomeno del romanzo d'appendice (così veniva chiamato il
romanzo pubblicato sui quotidiani) assunse proporzioni vistose con le
opere di Eugène Sue (1804-1857), di Xavier de Montepin (1823-1902), di
Octave Feuillet (1821-1891), per ricordare solo alcuni degli scrittori
di maggior successo in questo genere
La storia del romanzo di alto livello letterario è, nell' Ottocento,
strettamente intrecciata a quella del romanzo popolare. Grandi
scrittori, come Balzac, iniziano la loro carriera scrivendo romanzi d'appendice.
Il perno su cui ruota la narrativa popolare è dato dal conflitto eterno
tra Bene e Male, impersonato nella lotta tra l' eroe nobile e virtuoso e
il suo antagonista spregevole e corrotto, fino alla vittoria del "buono"
e la giusta punizione del "cattivo". Ma questo semplice schema è,
naturalmente, arricchito di personaggi, situazioni, peripezie che il
narratore organizza in funzione della curiosità e dell' interesse da
suscitare nel lettore. L'azione è scandita dal susseguirsi di colpi di
scena e da imprevedibili capovolgimenti di situazioni che permettono di
allungare smisuratamente, e a piacere, la narrazione: si ebbero così i
"romanzi-fiume" e quelli raggruppati in cicli, poiché lo sfruttamento
commerciale del successo ottenuto da una prima opera ne imponeva la
continuazione.
Già nel romanzo del Settecento la rappresentazione della società aveva
avuto rilievo, in particolare nel filone del romanzo di costume, ma ora
il romanzo sulla strada aperta da Stendhal diviene un' inchiesta sulla
società contemporanea, di cui sono indagate e analizzate le
interne contraddizioni.
I romanzi di Honoré de Balzac si propongono come studi e interpretazioni
della società moderna, analizzata e descritta nei diversi strati
sociali. I personaggi perciò non sono descritti solo nei tratti fisici e
psicologici ma anche dalle caratteristiche che derivano dalla loro
appartenenza a questa o a quella classe sociale.
Mentre Stendhal e Balzac rappresentano nei loro romanzi soprattutto
costumi e mentalità borghesi, Victor Hugo nei "Miserabili" guarda con
particolare attenzione al mondo dei diseredati e degli emarginati, a
quel proletariato e sottoproletariato urbano che è la nuova realtà
sociale prodotta dalla Rivoluzione industriale. Hugo, a differenza di
Stendhal o di Balzac, non tende tanto all'analisi-descrizione della realtà
sociale quanto alla rappresentazione drammatica di essa. Il suo
romanzo si propone di denunciare le miserie e le sofferenze dei ceti
popolari, e di trascinare il lettore a solidarizzare con i reietti,
facendo appello più al sentimento umanitario e alla commozione
che alla ragione.
Il romanzo realistico attinge il massimo rigore analitico e documentario
con Gustave Flaubert, nella cui opera si afferma quel canone tipico del
naturalismo che è detto dell' "impersonalità". La narrazione impersonale
non prevede più il narratore che interviene talora in prima persona a
commentare le azioni dei protagonisti, introducendo proprie riflessioni
o rivolgendosi direttamente ai lettori (come avviene, per esempio, nel
modello manzoniano). Il narratore naturalista infatti aspira a dare
della realtà una rappresentazione obiettiva, spassionata, "scientifica",
attenendosi il più possibile ai "fatti che parlano da sé". Inoltre
mentre lo scrittore romantico aveva dato voce a personaggi "eroici", di
eccezionale sensibilità e levatura, il romanziere naturalista fissa la
sua attenzione sulla realtà quotidiana, e spesso su quella più umile e
dimessa, grigia e mediocre dei piccolo-borghesi, dei contadini, degli
operai, delle persone qualunque.
I principi del Naturalismo furono enunciati da Emile Zola nel saggio Il
Romanzo Sperimentale del 1880: l' opera letteraria deve essere uno
studio scientifico, una osservazione distaccata e obiettiva dei fatti
comportamentali finalizzata alla loro impersonale e minuta descrizione.
In sostanza scelto un argomento sulla base di fatti personalmente
osservati, lo scrittore collocherà il suo personaggio all' interno di
situazioni diverse, sottoponendolo a una serie di prove al fine di
studiare e mostrare come agiscono sull' uomo i condizionamenti
biologici e ambientali.
Sulla scia del Naturalismo francese, ma con caratteri ben originali, si
afferma in Italia la corrente del verismo, che ha il suo maggior teorico
nello scrittore Luigi Capuana (1839-1915) e raggiunge i massimi
risultati artistici nelle opere di Giovanni Verga. Secondo i presupposti
della poetica verista, il romanzo deve ritrarre la vita dal vero ed
essere un' opera di studio e di inchiesta sulla realtà sociale
contemporanea. La tecnica narrativa dello scrittore deve essere
impersonale e obiettiva, la lingua deve aderire all' oggetto della
rappresentazione e pertanto accogliere anche elementi dialettali. Il
problema del popolo e delle sue condizioni è perciò l' oggetto
principale della narrativa verista.
Alla fine dell' Ottocento si diffonde nell' Europa occidentale la
conoscenza del romanzo russo e, più in generale della letteratura e
dell' arte russa, prima con le opere di Nikolaj Gogol', e di Ivan
Turgenev; poi con i capolavori di Ivan Goncarov, di Fedor Dostoevskij e
di Lev Tolstòj. I temi e i moduli rappresentativi sono, in linea
generale, quelli del realismo, con la descrizione della società russa
contemporanea nelle sue varie componenti popolari, borghesi,aristocra-
tiche con un linguaggio volutamente dimesso, lontano dallo slancio
lirico e sentimentale che era stato tipico della letteratura romantica.
Ma per certi aspetti queste opere presentano grandi elementi di novità e
si distaccano dal modello del romanzo naturalistico occidentale.
Innanzitutto perché sono opere pervase da una fortissima tensione etico-
politica, e spesso anche religiosa; poi perché specialmente nei romanzi
di Goncarov e di Dostoevskij, alla rappresentazione storico-sociale si
intreccia, fino a diventare dominante, l' analisi psicologica volta a
scandagliare in profondità l'anima umana, nella sua misteriosa e
contraddittoria complessità.
Anche nella tecnica del narrare, Dostoevskij introduce elementi che
avranno grande sviluppo nel secolo successivo, come il forte rilievo
dato al "monologo interiore" (cioè il discorso per mezzo del quale un
personaggio esprime i suoi pensieri e rivela la propria interiorità); la
creazione di una scrittura "analitica", ora lucida ora allucinata, che
mescola realtà e delirio, ricognizioni sociologiche e ossessioni
individuali, per rappresentare gli stati patologici e malsani dell'
individuo e della società.
Anche per i romanzieri dell' area americana parlare semplicemente di
realismo sarebbe insufficiente ed inesatto. Alcuni, come Edgar Allan
Poe, ne sono del tutto fuori perché seguono un ispirazione prevalente-
mente visionaria, fantastica. Altri come Nathaniel Hawthorne (La
lettera scarlatta, 1850), Herman Melville, Henry James (Il giro di vite,
1898) tendono a tradurre la loro profonda inquietudine morale in situa-
zioni simboliche e allegoriche, pur attraverso personaggi e vicende
rappresentati in modo realistico e concreto.
Il romanzo psicologico, il romanzo dell' interiorità, di ascendenza
romantica, giunge così alla piena maturità, concludendo il processo
iniziatosi con il romanzo sentimentale e di formazione di Rousseau e di
Goethe e proseguito con il romanzo analitico di Constant e di Stendhal.
Ma il romanzo psicologico dell' Ottocento è centrato sul dissidio del-
l'anima: dissidio che nasce dalla percezione di un grave disagio
esistenziale, dalla coscienza di un' intima insanabile contraddizione.
La novità più grande del romanzo psicologico dell' Ottocento è la
presenza di un protagonista che scopre di non saper più distinguere tra
ciò che è bene e ciò che è male, e soffre per questo suo essere
inevitabilmente e irresolubilmente contraddittorio e problematico.
Nel romanzo diviene sempre meno importante l' intreccio, pochi sono gli
avvenimenti, mentre dominante è la creazione di corrispondenze simboli-
che fra i protagonisti e la natura o la realtà circostante con l'evoca-
zione di atmosfere angosciose, oppressive, inquietanti, notturne, atte a
suggerire il senso di una realtà misteriosa e inafferrabile. L' attra-
zione per tutto quello che appare strano, diverso, complicato, eccezio-
nale si esprime anche nella caratterizzazione dell' eroe decadente,
quale è data per esempio dai romanzi di Joris-Karl Huysmans (A ritroso ,
1884), di Gabriele d' Annunzio (Il piacere , 1889), di Oscar Wilde (Il
ritratto di Dorian Gray , 1890). In essi compare la figura del puro
esteta, colto, ricco, ma annoiato, inquieto, insoddisfatto, che vive nel
culto esclusivo della bellezza estraniandosi dalla vita comune. Ma la
bellezza che egli ricerca è anch' essa del tutto particolare: artifi-
ciosa, deformata, costruita e "strana", lontanissima dall' ideale di
bellezza armoniosa e naturale perseguito dagli artisti
del primo Ottocento.

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