I Malavoglia

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Testo

I MALAVOGLIA
Notizie biografiche sull’autore
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri e cresce educato secondo gli ideali romantico-risorgimentali. Nel 1869 si trasferisce a Firenze dove trascorre alcuni anni fino al 1872. Al termine di quest’anno si trasferisce a Milano, dove rimane fino al 1893. Proprio in questa città Verga viene a contatto con gli ambienti letterari d’ avanguardia: qui avviene la sua adesione al Naturalismo francese e la nascita del Verismo italiano grazie alla collaborazione con G. Capuana. Dopo il 1893 Verga torna a Catania dove muore il 24 gennaio 1922. L’adesione di Verga al Verismo avviene tra la fine del 1877 e la primavera del 1878. La sua prima raccolta verista è “Vita dei campi” ,uscita nel 1880. Essa riunisce racconti scritti tra il 1878 e il 1880 e racchiude il primo grande capolavoro, “Rosso Malpelo”. Nel gennaio 1881 esce a Milano “I Malavoglia”, il primo romanzo del progettato ciclo dei “Vinti”. Dopo l’insuccesso dell’opera, scrive “Il marito di Elena”, romanzo in cui abbandona definitivamente il Romanticismo e i suoi valori. Infatti le opere successive saranno basate tutte sul tema della “roba” come fine ultimo a cui aspirare da parte dei personaggi. Il secondo romanzo del ciclo dei “Vinti” esce nel 1888, mentre un’opera che riscosse grande successo di pubblico fu “Cavalleria rusticana”, dramma uscito nel 1884.

Presentazione del testo
I Malavoglia Giovanni Verga
Edizione Principato £18.000 1881 prima pubblicazione per conto di Treves
Sintesi del contenuto del romanzo
Il romanzo è formato da 15 capitoli. La vicenda si svolge tra il 1863 e 1877 ed è totalmente imperniata sulla storia di una famiglia di pescatori siciliani, i Toscano, e sulle conseguenze che su di essa provoca il progresso. La famiglia è composta dal nonno, padron N’toni, un piccolo proprietario (possiede una casa e una barca, la “Provvidenza”), dal figlio Bastianazzo, dalla nuora Maruzza la Longa, e dai nipoti N’toni, Luca, Alessi , Mena e Lia. Padron’ N’toni compra un carico di lupini per poter accumulare la dote per la nipote Mena. Durante il trasporto dei lupini la barca affonda e Bastianazzo muore in mare. Dopo un periodo di miseria tutto sembra riprendersi, ma la situazione crolla con la morte di Luca nella battaglia di Lissa ed un nuovo naufragio della Provvidenza: padron N’toni è costretto a vendere la barca e la casa per pagare i debiti. N’toni, dopo il servizio militare, attratto dal progresso, si reca in città, ma torna più povero di prima e comincia a frequentare dei contrabbandieri disonorando la famiglia. Una notte N’toni e i contrabbandieri, scoperti dai carabinieri mentre scaricano la merce, fuggono ma N’toni accoltella Don Michele, un brigadiere con cui non aveva buoni rapporti. Dopo cinque anni di carcere, Ntoni ritorna a casa dove la situazione è migliorata: Alessi si è sposato ed ha riacquistato la casa del Nespolo. Tuttavia il nonno è morto all’ospedale e Mena ha rifiutato di sposare compare Alfio perché disonorata dal fratello e dalla sorella (Lia infatti viveva ora a Catania dove era diventata una prostituta). Il giorno seguente, all’alba, N’toni riparte perché capisce di essere fuori luogo in quella casa.

Idee guida
Il verismo italiano, che trova in Verga il suo maggiore esponente, ricevette dal Naturalismo francese le fondamentali influenze che lo fecero germinare. Questo movimento letterario transalpino ebbe fra i suoi iniziatori artisti come Zola , Flaubert , i fratelli De Goncourt, che seguono linee di poetiche opposte al Romanticismo: Zola in un saggio del 1877 delinea i punti fondamentali della sua poetica ed implicitamente di quella dei suoi compagni. In
Le roman expérimental elenca e chiarisce cinque punti cardine di questo nuovo movimento nascente:
1. Rifiuto del Romanticismo a causa della sua impostazione sentimentale e della sua negazione della realtà oggettiva
2. Utilizzo del metodo dell’impersonalità che esclude interventi specifici del narratore nell’intreccio
3. Rifiuto del bello e ricerca del vero, sia esso piacevole o volgare
4. Impostazione scientifica della narrazione
5. Solo il romanzo può seguire un metodo scientifico e porre le basi per la moderna sociologia
Questi punti, rintracciabili in opere come il ciclo dei Rougon-Macquart o l’Assommoir influenzano radicalmente gli autori italiani, che però si distaccano dai naturalisti in alcuni aspetti :
1. La riduzione della teoria naturalistica a un metodo di scrittura
2. Maggiore attenzione all’aspetto tecnico-formale
3. Minore importanza dell’impegno sociale
Verga, che è il fondatore del Verismo italiano, nei suoi romanzi rifiuta il rigoroso metodo scientifico dei Naturalisti ma ripropone un’analisi di tutte le classi sociali. Come Zola nei Rougon-Macquart , anche Verga aveva intenzione di dare vita a un ciclo, quello dei “Vinti” che analizzasse ogni aspetto della vita di ogni classe sociale. Purtroppo l’autore catanese non termina questo ciclo perché pervaso da un forte pessimismo di fronte alla constatazione che anche nelle classi sociali più basse il progresso abbagliava le menti umane. I Malavoglia sono la rappresentazione di un mondo rurale, chiuso e tradizionale in cui irrompe prepotentemente la storia e conseguentemente il progresso. Questo riesce a sconvolgere i collaudati sistemi sociali e a provocare l’ascesa e la discesa di determinati personaggi. Questa “fiumana” (non è un caso l’uso dell’ossimoro nella Prefazione al romanzo) fa sorgere nuove figure come Don Silvestro che raggiungono la ricchezza e il successo sociale con metodi moralmente disprezzabili. Al contempo, però, figure legate al lavoro, all’onestà e ad altri valori tradizionali decadono irrimediabilmente: i Malavoglia a causa del progresso e delle sue tentazioni discendono la scala sociale trasformandosi da proprietari di una barca e di una casa a nulla tenenti.
Scavando più a fondo, il contrasto tra progresso e tradizione è rintracciabile anche all’interno del nucleo familiare della famiglia Toscano, i cui personaggi sono rappresentati secondo un sistema di coppie: Padron N’Toni, con il suo carico di principi morali a cui attenersi rappresenta il vecchio, la tradizione, mentre N’Toni, assaggiata la mela del progresso a Napoli durante il servizio militare, cambia i suoi comportamenti fino a diventare un omicida. Nonostante i vani tentativi della sua famiglia N’toni frequenta la bettola, e contrabbanda fino a quando non viene arrestato e non uccide Don Michele. Con il suo arresto, la partenza di Lia per Catania e le morti di Bastianazzo, Luca e la Longa, il nucleo familiare è disgregato e crolla la religione della famiglia. Un noto critico contemporaneo, Romano Luperini, ha teorizzato ed applicato ai Malavoglia una filosofia particolare: il cosiddetto ideale dell’ostrica. Un’ostrica deve rimanere salda e ferma allo scoglio per non perdersi nelle correnti. Così, raffrontando l’ideale dell’ostrica ai Malavoglia, si ricavano interessanti motivi di analisi: lo scoglio rappresenta la famiglia da cui non ci si deve staccare come ha fatto N’toni travolto dalle correnti del progresso. Oltre che nei Malavoglia, Verga presenta questa situazione anche in altre novelle famose come Fantasticheria in cui viene teorizzata l’unità della famiglia per il superamento della selezione naturale. L’egoismo del singolo perde la famiglia e nei Malavoglia con N’Toni
se ne avvertono i primi germi, che poi si svilupperanno del tutto in Mastro Don Gesualdo.
Sistema dei personaggi
Verga volutamente non designa un personaggio protagonista ne I “Malavoglia” ma preferisce affidare il ruolo di primo attore alla collettività, all’insieme delle varie voci dei personaggi. Infatti Leo Spitzer parla di “un coro di parlanti popolari”. Il romanzo è strutturato su delle opposizioni tra personaggi positivi e personaggi negativi: ad una prima analisi si distinguono nella sfera dei “buoni” i Malavoglia, che già travagliati dalla sorte si imbattono in un nuovo nemico: il popolo. Ad attutire l’attacco dei compaesani intervengono personaggi legati ai Malavoglia come Alfio Mosca o La Nunziata. In una prima parte Padron N’Toni trova in Zio Crocifisso il suo diretto antagonista, mentre nella seconda tranche del romanzo si scontra con N’toni. Il contrasto tra i due è carico di significati: uno rappresenta il mondo rurale, il vecchio, la tradizione…mentre l’altro rappresenta il nuovo, la voglia di ricchezza, il progresso. All’interno della famiglia Toscano i personaggi sono in antitesi fra loro: N’Toni contro Alessi, La Mena contro Lia. E’ la rappresentazione romanzata del contesto socio-economico in cui era immerso Verga.
Tempo e Spazio
Il tempo e lo spazio ne I Malavoglia interagiscono nelle vicende dei personaggi eliminando l’effetto di idillio che Aci Trezza porta con sé. Sul piano temporale sono distinguibili due soluzioni: la prima riguarda il tempo storico che inserisce l’intreccio del romanzo in un contesto storico delicato come lo era quello di fine Ottocento. I cambiamenti politici dell’età romantica portarono delle conseguenze ben definite: la guerra con l’Austria, la costruzione di ferrovie e di linee telegrafiche in Sicilia, terra borbonica fino a qualche decennio prima. Tutti elementi che si intrecciano con le singole storie dei personaggi. La seconda appartiene al mondo rurale ed è determinata dal tempo della natura, tempo ciclico delle stagioni che passano, tempo scandito dai proverbi, espressione di una saggezza antica che non cambia mai. Nella narrazione si alternano l’imperfetto, il tempo che rappresenta la ripetizione ciclica della natura, ed il passato remoto, che proietta il racconto sul piano aggressivo della storia: l’intromissione della storia è causa della distruzione della società patriarcale del paese siciliano.
Anche lo spazio è disposto su due piani diversi, nettamente contrapposti: spazio del paese e spazio della città. Se da una parte vi è una minuziosa descrizione geografica delle vicinanze di Trezza, dall’altra vi è una certa indeterminatezza nel riferire i particolari del paese, ancor più nel riportare le caratteristiche dei luoghi: le donne si riuniscono intorno alla fontana, gli uomini più importanti alla farmacia e gli sfaticati alla bettola; ma in nessun caso è descritto l’interno di questi ambienti né tantomeno l’interno della casa del Nespolo. La città rappresenta invece il negativo, il luogo della perdizione, del vagabondaggio: in conformità con l’ideale dell’ostrica, Verga connota attraverso l’ellissi narrativa tale spazio antitetico all’ambiente rurale. Anche Manzoni confronta lo spazio idillico del paese (“il mio Resegone” di Renzo) con lo stravolgimento del mondo cittadino (“la gran macchina del duomo”) dove “le cappe si inchinano ai farsetti”.
Secondo alcuni critici lo spazio assume per Verga una valenza simbolica: essi ritengono infatti che lo scrittore verista, basandosi sull’esperienza autobiografica, abbia incarnato la sua figura di emigrante in cerca di fortuna in N'toni. Chi lascia il “nido” in cerca di miglioramenti prima o poi è costretto a tornare, ma risulterà inevitabilmente escluso dall’ambiente di provenienza: perfino il cane abbaia a N’toni quando il giovane ritorna ad Aci Trezza ed il giovane si autoescluderà dalla comunità paesana. Verga ritornò a Catania dopo il successo e per venti anni non scrisse più nulla ma si dedicò alla fotografia, forse deluso o, secondo alcuni critici, consapevole dell’emarginazione e dell’impotenza dell’arte nella società contemporanea .
Tecniche narrative
Durante la narrazione Verga perde la propria identità a vantaggio di un nuovo punto di vista: quello del popolo rappresentato. Infatti, oltre al largo utilizzo di metafore e similitudini inerenti all’esperienza rurale, compaiono spesso tecniche narrative radicalmente innovative. Per rendere con maggiore effetto la voce del popolo senza ricorrere a monotone espressioni del tipo dice che, racconta che…viene qui utilizzato il discorso indiretto libero. Sempre per non fornire un’ottica filtrata dal suo punto di vista utilizza il canone dell’impersonalità: a differenza di Manzoni, che interloquiva con il lettore indicandogli con chiarezza il metro di giudizio, Verga non presenta mai il suo punto di vista né interviene mai durante il corso della narrazione.
Altri due artifici per ricreare il punto di vista del popolo sono lo straniamento e la regressione. Il primo (straniamento=termine coniato dai formalisti russi degli anni ’20) soffoca il punto di vista singolo per dar voce alla collettività. Perciò anche quando qualcosa può sembrare assurdo, Verga non lo elimina, ma anzi lo sottolinea: in particolare la visione utilitaristica della realtà viene proposta in più episodi, come il naufragio della Provvidenza in cui muore Bastianazzo o la morte di Padron N’toni. In entrambi i casi, la perdita o il risparmio di denaro condizionano le scelte dei personaggi, rivelandosi nell’ottica paesana rappresentata ben più importanti dei valori degli affetti. Infine la tecnica della regressione permette al narratore di rinunciare ai propri metri di giudizio per adottare la prospettiva elementare del mondo rappresentato, utilizzarne il linguaggio e quasi, come sostiene Baldi, rifarne il verso. L’uso di proverbi è fondamentale in questa prospettiva: soltanto difficoltà tecniche hanno impedito a Verga di scrivere un romanzo in dialetto siciliano.
Giudizio sul romanzo
I Malavoglia, un romanzo pervaso dal primo all’ultimo attimo di pessimismo, rappresentano l’altro aspetto dell’ Ottocento: se da un lato infatti il Romanticismo aveva imposto nella prima metà del secolo la sua filosofia basata su sogni e speranze, il Naturalismo e il Verismo analizzano la realtà quotidiana nelle sue peculiarità siano esse positive o negative. Questa poetica così concreta credo che sia l’altro piatto della bilancia della vita umana: non ci si può a mio giudizio nutrire di effimere illusioni e negare il brutto e il male. Fondamentale risulta poi la rivoluzione operata da Verga sul piano dello stile ed il suo apporto alla creazione del romanzo moderno.

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