I Malavoglia

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Testo

I Malavoglia
Giovanni Verga
Il naufragio della provvidenza
I Malavoglia, per cercare di migliorare le proprie condizioni economiche, tentano, con la loro barca "La Provvidenza", un'iniziativa commerciale con un carico di lupini presi a credito. Ma la barca naufraga per una tempesta, durante la quale trovano la morte Bastianazzo, il figlio di Padron 'Ntoni, e Menico, un giovanotto che lo accompagnava. Per i Malavoglia questo evento rappresenta la fine dell'iniziativa commerciale e l'inizio di una serie di sventure. L'episodio del naufragio della Provvidenza и narrato attraverso la testimonianza degli abitanti del paese. Lo scatenarsi della tempesta dopo mezzanotte, la furia crescente del vento, il gionno che si fa sempre piщ nero, in quella terribile domenica di settembre, annunciano la disgrazia, e l'imminente disfatta. La storia si costruisce poi pian piano, da sй, attraverso le battute e i gesti dei vari personaggi. Padron Cipolla, interpretando il giudizio comune, esprime la generale disapprovazione per il tentativo operato dai Malavoglia. Seguono poi i commenti all'osteria e, in chiesa, quelli delle comari, che sembrano tutte coalizzate contro i Malavoglia, colpevoli solo di aver tentato di mutare le proprie condizioni economiche. E mentre il paese esprime un unanime giudizio contro i Malavoglia, questi restano soli col loro dolone e con le loro preoccupazioni: vorrebbero sperare ancora e non sanno rassegnarsi ad accettare il destino che si и furiosamente scagliato contro di loro. Quando scende la sera, Maruzza, la moglie di Bastianazzo, che con i suoi figli si stava recando ad aspettarlo, capisce, dai gesti e dal silenzio delle comari che le si fanno incontrove la sollecitano a ritornare a casa, di essere diventata vedova, e cade in preda alla disperazione. Ma la preoccupazione delle comari, mentre si allontanano da quella casa, non и nй per i Malavoglia, nй per quei bimbi orfani, ma per i lupini, per il valore del carico perduto, a dimostrazione di come in questo tipo di societа, dominata dalla dura lotta per la sopravvivenza, le cose che possiedono un valore economico, che si possono trasformare in denaro, sono piщ importanti delle persone stesse.
Il punto di vista
Il punto di vista narrativo non si colloca all'interno dei protagonisti, rappresentando il modo con cui essi vivono il loro dramma, ma all'esterno, utilizzando l'ottica deformante degli abitanti del villaggio, che assistono al dramma come spettatori indifferenti o malevoli. La voce narrante, prima di cedere la parola alla collettivitа, opera questa prospettiva di distacco e di estraneitа (Sulla riva c'era sotanto padron 'Ntoni per quel carico di lupini); il narratore valuta quindi la realtа in base ad un criterio di rigida economicitа, attribuendo l'angoscia di padron 'Ntoni prima alla perdita del carico di lupini, e solo in seguito, e per giunta, di suo figlio Bastianazzo, capovolgendo cosi l'ordine affettivo dei valori e deformando la figura del vecchio patriarca, a cui attribuisce il suo modo di vedere la realtа. L'ottica del narratore si trova cosм in sintonia con quella del viliaggio, che antepone i valori economici a quelli del dolore e del sentimento (-Che disgrazia! dicevano sulla via. E la barca era carica! Piщ di quarant'onze di lupinil). И questo un esempio di artificio della regressione: l'autore si abbassa di livello, identificandosi con un narratore popolare dello stesso livello culturale dei protagonisti. Attraverso questa tecnica Verga, secondo i canoni del Verismo, cerca di ottenere una rappresentazione oggettiva e impersonale, come se l'opera si fosse fatta da sй.
L'ottica straniata
Ogni personaggio, entrando in scena, presenta il proprio punto di vista: padron Cipolla vede la disgrazia come una meritata punizione (Adesso tutti vogliono fare / negozianti, per arricchire!...e poi quando hanno perso la mula, vanno cercando la cavezza); Piedipapera, come il narratore, attribuisce l'inquietudine dei Malavoglia solo al carico di lupini (I Malavoglia non ci vanno oggi in chiesa; sono in collera con Domeneddio, per quel carico di lupini che ci hanno in mare); anche comare Zuppidda esprime con malignitа il proprio parere (Comare la Longa non ci viene in chiesa, eppure c'ha il marito in mare con questo tempaccio! Poi non bisogna stare a cercare perchй il Signore ci castiga!); la Vespa poi, ossessionata dai beni materiali e dalla proprietа, giunge a stravolgere la realtа dell'accaduto (la vera disgrazia и toccata allo zio Crocifisso che ha dato i lupini a credenza); infine, lo speziale chiude il coro con un cinico gioco di parole (Bella Provvidenza, eh, padron 'Ntoni!). In questo modo la tragedia dei Malavoglia, filtrata attraverso il punto di vista del paese, viene a subire un processo di straniamento, in base a cui ciт che и normale finisce per apparire strano, se osservato da un'ottica deformata.
Per questa narrazione corale Verga si serve di un linguaggio intriso di elementi popolari, a cui si richiamano tutti i soprannomi dei personaggi, i modi di dire (come il giorno и stato nero peggio dell'anima di Giuda) e le espressioni proverbiali, che danno un colore tipicamente locale alla vicenda.
Il ciclo dei "Vinti"
Il romanzo fu pubblicato a Mitano nel 1881 dall'editore Treves; и il primo del progettato ciclo I Vinti, che doveva configurarsi, sulla scia del Naturalismo francese, come una rappresentazione della lotta per il progresso, che investe tulle le categorie sociali, dalle piщ umili, in cui la lotta и limitata al pane quotidiano, fino alle piщ elevate. Del ciclo Verga compose I Malavoglia, storia della famiglia Toscano, i cui membri sono alla fine sconfitti nel loro tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita; Mastro-don Gesualdo, che rappresenta la sconfitta di chi, raggiunta con fatica una migliore condizione economica, aspira ad un innalzamento sociale. Gli altri tre romanzi, mai scritti, avrebbero dovuto trattare il mondo delta nobiltа (La duchessa di Leyra), il mondo della politica (L'onorevole Scipioni) e il mondo dell'arte (L'uomo di lusso).
Il nucleo fondamentale del romanzo и anticipato dal bozzetto Padron 'Ntoni e dalla novella Fantasticheria (che fa parte di Vita dei campi), che presenta gli stessi personaggi e ambienti del romanzo.
La vicenda
Nel romanzo, animato da un grande numero di personaggi, viene rappresentata, nell'arco di 12 anni, dal 1864 al 1876, la vita dei pescatori di Aci Trezza e in particolare della famiglia Toscano (soprannominata Malavoglia), guidata dal vecchio Padron 'Ntoni, che la tiene saldamente unita attorno alla casa del Nespolo e alla barca (la Provvidenza), che rappresentano l'unitд della famiglia e il lavoro, valori essenziali della vita. Una senie di disastri (il tentativo fallito di commerciare un carico di lupini e la morte del figlio di Padron 'Ntoni, Bastianazzo, in un naufragio) conduce alla rovina economica della famiglia e alla sua dissoluzione. Persi la barca e la casa, punti di riferimento e di aggregazione, il nipote 'Ntoni, rifiutandosi dopo il servizio militare di tornare al lavoro tradizionale, si dedica al contrabbando e finisce in carcere; lмaltro nipote Luca muore nella battaglia di Lissa; lia si dа alla prostituzione; solo Alessi, fedele alla tradizione, riesce con sacrificio ed ostinazione a riacquistare la casa del nespolo (dove ritorna a vivere con la moglie e la sorella Mena) e a ricostituire gli antichi vaori famigliari, mentre perт il vecchio 'Ntoni muore lontano da casa e il nipote 'Ntoni, uscito dal carcere, prende coscienza di non poter piщ far parte di quel mondo e lo abbandona per sempre.
Procedimenti e tecniche narrative
La rappresentazione si basa, naturalisticamente, su una precisa documentazione (storica, ambientale e linguistica), ma la scrittura, cala all'interno del valori arcaici di quell'ambiente, non risulta fredda, e offre una visione emotivamente intensa di quel mondo. Lo scrittore non и perт direttamente partecipe; il canone verista dell'impersonalitа viene realizzato affidando la parola ad un narratore popolare, la cui voce tende a coincidere con quella della comunitа; si parla a questo proposito di racconto corale in cui protagonista и l'intera comunitа.
La narrazione si avvale di un impasto linguistico originale, che fonde nelle strutture dell'italiano medio corrente forme sintattiche ed espressioni colloquiali del dialetto siciliano, con risultati di immediatezza narrativa. Caratteristiche stilistiche ricorrenti nel romanzo sono il discorso indiretto libero (o "discorso rivissuto"), che permette al narratore di variare il proprio punto di vista, e la tecnica dello straniamento, secondo cui aspetti abituati e normali vengono presentati come strani, insoliti.
L'addio di 'Ntoni
Il romanzo, dice Vrega nella prefazione ai Malavoglia, vuol essere "lo studio sincero e appassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle piщ umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio". Nel corso del romanzo infatti, i vari componenti della famiglia Malavoglia, spinti dal miraggio del benessere, hanno visto fallire tutti i loro tentavi di miglioramento econornico e sociale; essi restano degli sconfitti, dei vinti, a cui si rtferisce appunto il titolo scelto da Verga per il progettato ciclo di romanzi. Le inquietudini del progresso non hanno portato altro che morte e disgrazie ai Malavoglia, culminate nella vendita della casa del Nespolo, immagine-simnbolo dell'unitа familiare, al di fuori della quale la tragica esperienza della vita ha insegnato che non puт esserci salvezza. Come la sorella Lia (diventata una prostituta), anche 'Ntoni, uno dei nipoti del patriarca padron 'Ntoni, per vaga bramosia dell'ignoto si era voluto staccare dai valori tradizionali del suo mondo, ma sulla nuova strada intrapresa non aveva incontrato altro che disgrazie, finendo coll'essere incarcerato. Uscito di galera, decide di tornare per l'ultima volta al paese natale, per incontrare i fratelli Mena e Alessi (sposatosi intanto con Nunziata), che erano riusciti a ricomprare la casa del Nespolo e a ricostituire un piccolo nucleo famigliare. Piщ che coi famigliari, quello di 'Ntoni и in realtа un incontro con se stesso e col mondo che ha tradito nel tentativo di ribellarsi alle sue leggi. Nonostante la sincera accoglienza, ogni gesto, ogni aspetto concreto della vita e dell'ambiente dimostrano a 'Ntoni la propria condizione di estraneitа e l'impossibiitт di ricucire un rapporto. Egli capisce di doversene andare, di essere diventato ormai per la comunitа paesana uno straniero.
Nel brano, che conclude la vicenda, si concentrano tutte le tematiche dominanti del romanzo: la religione della famiglia, rappresentata dalla casa del Nespolo, simbolo delle antiche tradizioni, in opposizione agli inganni del progresso e all'illusione del benessere; il ritorno e la partenza come momenti simbolici della vita, segni di scelte consapevoli ma diverse: di una ritrovata unitа per alcuni (Alessi e Mena), di coscienza del proprio tradimento e della propria condizione di estraneitа per 'Nton. La sua partenza, il suo definitivo distacco, doloroso ma inevitabile, avviene all'alba, poco prima che il paese cominci a riprendere l'attivitа e le consuetudini di sempre.
L'estraneitа di 'Ntoni
La breve permanenza nel paese, dove giunge tardivamente, per non essere visto (Una sera, tardi) offre a 'Ntoni la possibilitа di prendere coscienza della sua condizione di estraneitа e dell'impossibilitа di ripristinare un rapporto col paese e con la sua famiglia, nella casa del Nespolo. Tale senso di esclusione, annunciato dall'abbaiare del cane, si manifesta nell'atteggiamento del fratello, che non lo riconosce (tanto era mutato; Ei non sembrava piщ quello) e infine nella coscienza del protagonista. 'Ntoni capisce di non appartenere piщ a quel mondo, a quella casa: si siede in un cantuccio, guardando le pareti come se non le avesse mai viste; il suo incontro con i familiari и basato su brevissimi scambi di battute e su significativi silenzi (non osava dirgli nulla; non osavano fiatare; Gli altri stettero zitti; Alessi non rispose; non rispose nemmeno), attraverso cui 'Ntoni e gli altri capiscono che egli deve andarsene (Gli atri capivano...che egli faceva bene a dir cosм; -Addio addio! Lo vedete che devo andarmene?). Prende forma nella coscienza di 'Ntoni il divario tra il passato (prima d'andarsene voleva fare un giro per la casa, onde vedere se ogni cosa fosse al suo posto come prima) e il presente (ora che so ogni cosa; adesso che sapeva ogni cosa). Solo nella notte, con la porta che gli si chiude alle spalle e il cane che abbaia, 'Ntoni rimane fino all'alba a pensare a tutta la sua storia, a guardare i luoghi noti del paese, che non gli appartiene piщ. Gli aggettivi possessivi sottolineano l'appartenenza o meno dei personaggi ad un tempo e ad un luogo precisi: il tempo di 'Ntoni (con la sua storia) non и piщ quello del paese, pronto come sempre a cominciare la sua giornata; 'Ntoni и presente ma и come se non ci fosse (Ma il primo di tutti a cominciare la sua giornata и stato Rocco Spatu).
Il linguaggio
Sul piano stilistico si osservano le caratteristiche presenti in tutto il romanzo: il tentativo di ricalcare le strutture del linguaggio popolare parlato, con andamento prevalentemente paratattico dei periodi e presenza di costrutti impropri (nella camera accanto, che vi dormiva la Mena; poi, quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi); ampio uso del discorso indiretto libero, attraverso cui viene accentuato il dolore e l'amarezza del protagonista.
Il senso compiuto della storia и sottolineato dal prevalere del passato remoto (segno di un avvenuto distacco) e dalle continue iterazioni (tanto era mutato...tanto suo fratello era mutato, non osava dirgli nulla...non osava fiatare; ma ora che so ogni cosa...adesso che sapeva ogni cosa; il verbo cominciare che ricorre sette volte nell'ultimo capoverso). In opposizione, il tempo imperfetto sottolinea la ciclicitа e l'immutabilitа degli eventi naturali (il mare che gli brontolava...; Su.la riva... cominciavano a formicolare dei lumi...., i Tre Re che luccicavano, e la Puddara che annunziava l'alba...).

Giovanni Verga (1840-1922)
1. Romanzi d'argomento patriottico.
2. Romanzi d'amore sullo sfondo di una societа vuota di ideali e polemici contro un contesto sociale che, sazio di benessere, ha perduto il gusto del Bello e disprezza l'arte (contatti ed influenza con gli "scapigliati".
1874 Nedda. Storia di miseria e di sfruttamento, inizio di una nuova tematica e di un nuovo stile.
1880 Vita dei campi. Raccolta di novelle d'ambientazione siciliana di ispirazione verista. Rappresentazione di vicende individuali di un'umanitа guidata da istinti elementari, passioni violente, legata ad abitudini arcaiche, immodificabili.
1883 Novelle Rusticane. Rappresentazione anche di vicende collettive. L'agire umano и sollecitato da interessi economici, che travolgono ogni sentimento ("la roba").I rapporti di forza ricchi/ poveri, potenti/ umili sono immodificabili, nonostante il cambiamento politico ("Libertа").
Prefazione all'amante di gramignana (lettera a S. FARINA)
1. L'opera deve sembrare essersi fatta da sй (impersonalitа = oggettivitа).
2. L'approccio scientifico; la realtа non и deformata dalla "lente" dello scrittore.
3. L'opera deve essere una testimonianza di vita.
4. L'autore deve servirsi di espressioni dialettali.
Ciclo dei Vinti: progetto (incompiuto) di una serie di romanzi in cui analizzare, in ogni ceto sociale, il fallimento esistenziale di chi cerca di emergere per desiderio d'arricchirsi.
Ideale dell'ostrica. И una metafora (novella Fantasticheria) per spiegare che ogni uomo и destinato a rimanere legato al contesto socioeconomico in cui и nato: quando cerca di staccarsi, illuso dal desiderio di migliorare la propria condizione, и travolto, inghiottito dal pesce vorace, il mondo.
Linguaggio mimetico. L'autore imita, riproduce il modo di parlare dei suoi personaggi, che non sono presentati con i tradizionali ritratti, ma attraverso i loro progetti, le loro azioni, le voci della gente. La voce narrante non и lo scrittore, ma un "coro popolare", la gente che condivide con i protagonisti la vita e la mentalitа. L'autore regredisce (scompare) al loro livello dando largo spazio ai proverbi (che indicano l'immutabilitа della storia umana), ai termini ed ai costrutti dialettali, al discorso dialogato, cosм come esce dalla bocca (e dalla mente) dei personaggi
Con il tempo l'autore s'accorse che tali tecniche, se erano adatte a rappresentare un'umanitа d'umile condizione, erano inadeguate a raccontare vicende e dinamiche psicologiche di personalitа piщ complesse. Mastro don Gesualdo, infatti, и piщ vicino al modello tradizionale.
Perchй sono importanti le novelle del Verga?
Esse segnano il passaggio, sotto l'influenza degli scrittori naturalisti francesi, dai romanzi mondani (la letteratura come denuncia dell'ipocrisia borghese) ai romanzi veristi (la letteratura come documento umano). Presentano un mondo contadino animato da personaggi in continua lotta per l'esistenza, dominato dall'egoismo individuale e collettivo, che travolge tutti i valori. Se nella prima raccolta l'analisi si volge soprattutto a casi individuali, nella seconda, con la sola eccezione della "roba", si descrivono situazioni collettive di un'esistenza segnata dall'ingiustizia e dal dolore.
Per quanto riguarda lo stile, le novelle presentano le strutture tipiche della tecnica verista: i fatti si raccontano da sй, come se una voce popolare li narrasse, raccogliendoli dalla bocca della gente. Sono introdotti termini dialettali e la sintassi riflette le strutture del linguaggio quotidiano con il largo uso del cosiddetto discorso indiretto libero.
Ci sono differenze tra i due romanzi principali?
V'и una diversa ambientazione storica: le vicende dei Malavoglia si svolgono negli anni immediatamente successivi all'unitа, mentre mastro don Gesualdo и ambientato nell'etа borbonica. Un'altra differenza riguarda il carattere corale della vicenda dei Malavoglia, mentre il secondo romanzo и centrato su una figura singola. Si puт perт rilevare un approfondimento della visione pessimistica della vita, poichй nel primo romanzo s'intravedono alcuni valori positivi (la casa del nespolo и riscattata da Alessi e Nunziata, pronti a ricominciare una nuova vita, una nuova famiglia), mentre nel secondo romanzo il pessimismo и totale. Forse per questo incupirsi ideologico Verga non portт a termine il progettato "ciclo dei vinti".
C'и un legame tra Verga e Manzoni?
C'и la scelta narrativa del romanzo e la ricerca di un linguaggio vivo, concreto, ma vi sono radicali differenze. La visione manzoniana della vita и positiva, religiosamente sostenuta dalla fede nella Provvidenza, che riesce a dare un senso anche al male, alla sventura, alimentando la fiducia e la speranza negli umili. Verga crede, invece, che il progresso, inarrestabile, trascini con sй la dissoluzione dei valori tradizionali, disarticolando la struttura della societа e condannando all'emarginazione certi ceti sociali. I suoi umili sono dei vinti, delusi nella speranza di cambiare la loro condizione, secondo una concezione fatalista dell'esistenza. Lo scrittore siciliano perт non vuole fare opera di denuncia o lotta sociale, ma vuole contemplare questo dramma esistenziale, senza avere nulla da insegnare, da condannare, da offrire in positivo, se non la virile accettazione di questo destino. Bisogna poi ricordare le diverse tecniche narrative. Manzoni и il narratore onnisciente, che interviene con le sue valutazioni nella storia, di cui sa tutto, (non a caso i personaggi sono introdotti da un'accurata descrizione fisionomica e psicologica). Lo scrittore siciliano lascia che la storia si costruisca da sй, attraverso il dialogo e le azioni dei protagonisti e di chi li circonda.
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