Goldoni-La locandiera

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Testo

CARLO GOLDONI

“La locandiera”

PRESENTAZIONE DELL’OPERA
La commedia de La Locandiera è stata scritta nel 1753 ed è considerata una delle più felici ed equilibrate commedie di Goldoni, esemplare per la giustezza del ritmo, la precisione e l’acutezza con cui sono Ritratti ambiente e personaggi. Inoltre lo stesso Goldoni dichiara di ritenere La Locandiera la più morale, utile ed istruttiva tra le proprie commedie scritte fino a quel momento. Le ragioni dell’utilità e delle moralità stanno per il Goldoni nella denuncia dell’ipocrisia femminile e della sua pericolosità (cfr. L’autore a chi legge). Con quest’opera egli ebbe dunque una duplice intenzione: quella di denunciare un aspetto del comportamento femminile senza negarne il fascino, ma senza per questo approvarlo.
La dimensione descritta in quest’opera è quella tipica del 1700: si osserva una crisi profonda della vecchia nobiltà, che continua a pensare che nulla sia cambiato e che il mondo debba prostrarsi ai suoi piedi in quanto erede e tenutaria di dignità nobiliari. Questa posizione mal si concilia in un tempo in cui allo statico potere della nobiltà sta subentrando il ben più concreto potere del denaro, nuovo valore prettamente borghese. La Locandiera esemplifica infatti in modo altamente tipico ed efficace il problema dei rapporti tra borghesia e nobiltà, nel momento storico in cui la nuova classe si affianca e si sostituisce all’antica nel ruolo di classe egemone, soprattutto a Venezia dove, in anticipo rispetto al resto dell’Europa, una borghesia mercantile si inserisce tra un popolo ancora privo di voce autonoma e un’aristocrazia esautorata e sempre più evidentemente parassitaria. Goldoni si identifica con questa borghesia in ascesa, sposandone le aspirazioni e le idealità, come ad esempio nel matrimonio tra Mirandolina e Fabrizio, dove sottolinea la superiorità di una nuova concezione borghese del matrimonio, fondata su un solido e realistico buon senso, indifferente alle suggestioni dei marchesati e delle contee.
Oltre alla tematica della contrapposizione tra nobiltà e borghesia, è presente nell’opera, in modo quasi predominante, il tema dell’amore e del matrimonio. Per la nuova concezione borghese, l’amore non è semplice attrazione e soddisfazione dei sensi, bensì la via che conduce al matrimonio, alla costituzione di una famiglia, cioè del nucleo sociale fondamentale.
Un altro tema affrontato è quello delle nuova figura femminile, che nel ‘700 comincia la sua lotta per l’uguaglianza. In quest’opera questa nuova figura è rappresentata da Mirandolina (cfr. Analisi dei personaggi).
STRUTTURA: A livello strutturale si differenzia dalle rappresentazioni classiche formate da cinque atti, essendo composta di tre atti. Gli atti sono divisi in scene; all’inizio di ogni atto e di ogni scena sono indicati il luogo e la situazione.
La scena è ambientata a Firenze.
ANALISI DEI PERSONAGGI
MIRANDOLINA: Tutta la commedia si svolge attorno alla figura di Mirandolina, bella e sagace locandiera di 30 anni circa, nubile (segno di una personalità forte, capace di provvedere a se stessa), che se da un lato ricorda la servetta furba ed assennata della commedia dell’arte, dall’altra rivela una figura femminile che ben sa reggere il confronto con il mondo e gli uomini del tempo. Elle infatti è una donna sicura di sé che non ha bisogno di un uomo per costruirsi una vita, al contrario di come accadeva prima del ‘700, quando le donne necessitavano di una figura maschile al loro fianco (il padre o il marito). Mirandolina è una donna d’affari, una tipica esponente della borghesia in ascesa nel ‘700, solida, concreta, senza grilli nobiliari per la testa, che a contee, cavalierati o marchesati preferisce un prosaico ma sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda. Una frase che riassume la mentalità del personaggio è facilmente individuabile quando afferma: .
Mirandolina è però anche l’affascinante incarnazione della femminilità, della civetteria, della malizia, della furbizia, della frivolezza, della crudeltà e della provocazione delle donne.
Caratterizzazione del comportamento di Mirandolina è la sua assoluta assenza di implicazioni e complicazioni sentimentali: . Un’idea dell’opinione che Mirandolina ha degli uomini si può trovare nell’atto I, scena IX.
Il fascino di Mirandolina è rappresentata quindi dalla sua civetteria e (soprattutto) dalla sua modernità, dal suo essere diversa dalle altre, proprio perché donna d’affari oltre che femmina.
CAVALIERE DI RIPAFRATTA: E’ un misogino che disprezza le donne con tutto se stesso. Secondo la sua opinione le donne sono pericolose, infide, frivole, false e bugiarde; una donna per lui non vale un quarto di un buon cane da caccia (cfr. A.I. sc. IV). Se però paragoniamo le sue dichiarazioni antifemministe al comportamento degli altri due nobili, non sembra che la sua situazione di misogino incallito sia poi tanto più riprovevole o esagerata dell’assiduità con cui il Marchese ed il Conte corteggiano Mirandolina.
Alla fine solo Mirandolina con la sua gentilezza riesce a fargli cambiare in parte idea e a farlo innamorare di lei.
IL MARCHESE DI FORLIPOPOLI: E’ un altezzoso senza denaro che per amore di Mirandolina s'indebita maggiormente. Egli pensa quasi che Mirandolina sia un suo possesso e non vuole che nessun altro la corteggi. La cosa che ripete più spesso alla locandiera è che lui può darle protezione.
IL CONTE D’ALBAFIORITA: E’ un parvenu, un nuovo ricco che si è comprato il titolo nobiliare e ritiene che il denaro sia l’unica fonte della sua superiorità sociale. Riempie di regali Mirandolina, della quale è innamorato. E’ convinto che Mirandolina abbia bisogno di denari. Il conte è andato apposta a Firenze ed in quella locanda per vederla. Non pretende, comunque, che Mirandolina lo corrisponda.

FABRIZIO: E’ uno dei camerieri della locanda, anch’esso innamorato di Mirandolina ed è molto geloso di lei. Secondo il defunto padre di Mirandolina è il marito ideale per lei.

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