Giuseppe Ungaretti

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Testo

Ungarйtti, Giusиppe
poeta italiano (Alessandria d'Egitto 1888-Milano 1970). Di famiglia lucchese, trascorse
l'infanzia e l'adolescenza ad Alessandria d'Egitto. Nel 1912 si recт a Parigi per perfezionarsi
negli studi e strinse amicizia con Apollinaire. Il porto sepolto (1916) и l'opera prima di U., dove le
cadenze crepuscolari e futuriste delle precedenti Poesie disperse si sono dissolte in un nuovo
contesto morale: la liberazione dalla costruzione sintattica tradizionale и il segno piщ vistoso di
una poesia essenziale, volta alla riscoperta del valore primordiale della parola. La prima
stagione lirica ungarettiana и raccolta ne L'Allegria (1931; giа Allegria di naufragi, 1919): un titolo
paradossale, nato dal fondo di disperazione della guerra di trincea del 1915-18. Il paesaggio
costante di questa raccolta и il deserto, nella sua duplice dimensione fisica e spirituale. Solo in
un'"intima comunione" con le cose il poeta puт appagare il suo anelito di "sentirsi in armonia"
con l'universo. Ne scaturisce la tensione a una parola incorrotta, a uno stile scabro che affida
ogni capacitа di suggestione all'evocazione degli oggetti e alla loro forza analogica. Nella
seconda raccolta, Sentimento del tempo (1933), all'ipotesi di una parola preistoricamente vergine
si sostituisce la convinzione che non c'и purezza fuori della storia; и necessario, allora,
ricuperare la tradizione poetica, da Petrarca a Leopardi, ed и necessario, di conseguenza,
ricuperare un discorso piщ largo e disteso, non frantumato, mediante il ritorno all'endecasillabo
classico. Nel 1936 U. accetta la cattedra di letteratura italiana all'Universitа di San Paolo, in
Brasile; il soggiorno americano и tragicamente segnato dalla morte del figlio di nove anni, nel
1940: tale luttuosa circostanza, unita alla tragedia corale della guerra, ispira i versi de Il Dolore
(1947), dove l'intimismo della rievocazione si fonde con il turgore del paesaggio tropicale e
l'intensitа della sofferenza si placa in una tristezza senza lacrime. L'ansia di giungere a un
"paese innocente" ha il suo approdo nei versi della Terra promessa (1950), un'opera di rigore
classico e mallarmeano, in cui la pena di vivere si cristallizza nella limpiditа dello stile. A tale
lucida esperienza poetica segue Un grido e paesaggi (1952), nuova testimonianza della profonda
umanitа del poeta, includente un testo di notevole rilievo quale il Monologhetto, tutto giocato sul
tema della memoria, in chiave di ironica saggezza. L'itinerario poetico di U. si chiude con gli
scintillanti frammenti del Taccuino del vecchio (1960), dove il paesaggio и ormai assorbito in un
ragionamento teso e rigoroso, e con il Dialogo d'amore (1968), ultimo esempio di quell'inesausta
vitalitа e di quella lucida ebbrezza che rendono esemplare la lezione poetica di Ungaretti.
Meritano infine di essere ricordate le traduzioni di U., da Gуngora a Mallarmй, da Shakespeare a
Blake, i saggi su Petrarca e Leopardi, e le colorite prose raccolte in Il povero nella cittа (1949) e Il
deserto e dopo (1961).BibliografiaM. Petrucciani, La poetica dell'ermetismo italiano, Torino, 1955; O. Macrм, Caratteri e figure della
poesia italiana contemporanea, Firenze, 1956; G. Cavalli, Ungaretti, Milano, 1958; G. Barberi
Squarotti, Astrazione e realtа, Milano, 1960; L. Rebay, Le origini della poesia di G. Ungaretti,
Roma, 1962; F. Portinari, Ungaretti, Torino, 1967; L. Piccioni, Vita di un poeta, Giuseppe Ungaretti,
Milano, 1970; G. Cambon, La poesia di Ungaretti, Torino, 1976; M. Forti, Ungaretti girovago e
classico, Milano, 1991.

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